
La discussione sul giudice ecclesiastico laico è stata da sempre monopolizzata dalla diatriba sulla potestà di governo nella Chiesa. Il presente volume si propone, invece, di analizzare la figura del giudice laico partendo dalla sua vocazione laicale, dal suo essere un Christifidelis che, vivendo la collaborazione con gli altri Christifideles (chierici, religiosi e laici), è chiamato a mettere le sue qualità umane, cristiane e professionali al servizio della comunità ecclesiale: ad essere, cioè, un fedele di Cristo nella Chiesa e per la Chiesa.
Questo volume intende offrire al lettore uno strumento di conoscenza dell'evoluzione dei contenuti e dei metodi delle discipline canonistiche ed ecclesiasticistiche nell'ambito degli studi accademici italiani. Il libro nasce da alcune importanti relazioni presentate a un convegno dell'Associazione dei docenti delle discipline ecclesiasticistiche, canonistiche e confessionali nelle Università italiane (Adec) sotto il titolo "Gl'insegnamenti del diritto canonico ed ecclesiastico a centocinquant'anni dall'Unità". Partendo da quegli spunti e da quelle riflessioni, altri studiosi hanno contribuito ad arricchire il dibattito e a dar forma all'opera, che si completa con saggi di grande interesse con i quali alcuni maestri, negli anni intorno all'Unità d'Italia, avevano preso posizione sui contenuti e sulle reciproche relazioni tra i due insegnamenti dell'antico diritto canonico e del nuovo diritto ecclesiastico. Ne risulta una corposa e articolata ricostruzione, dove non mancano letture originali e dati storici inediti, anche di provenienza archivistica.
Dopo il Concilio Vaticano II si è fatta strada nella Chiesa una maggiore sensibilità verso i Beni Culturali ecclesiali, unita al desiderio di una loro più efficace conservazione, valorizzazione e fruizione. A livello diocesano queste responsabilità sono affidate principalmente all'Ufficio Diocesano per i Beni Culturali, oggetto di questo volume. In particolare, l'indagine verte sui suoi profili storico-normativi e sulle sue competenze, senza dimenticare alcune problematiche attuali con le quali si deve confrontare.
Il presente volume ripercorre le tappe della storia del Diritto Canonico partendo dalle Sacre Scritture e, passando per il Decretum di Graziano, arriva sino al Codice di Diritto Canonico del 1983. Al suo interno è presente anche un esame del periodo storico durante il quale furono introdotte le norme e i precetti per rilevare in che modo il corso della storia abbia influito sulle grandi trasformazioni della Chiesa e nel suo Diritto.
L'interesse del fedele a non essere colpito da pena se non nei casi previsti dalla legge, elevato dal legislatore della riforma al rango di diritto soggettivo, ed il confronto con le esperienze giuridiche laiche aprono nuovi scenari per un ripensamento sul valore del principio di legalità penale nella Chiesa. Il libro, per gli argomenti trattati, è rivolto sia agli specialisti del settore sia a coloro che, affrontando per la prima volta lo studio del diritto penale, desiderano affiancare al manuale istituzionale una lettura complementare utile ad un approccio "utroquistico" alla materia.
Quante volte all'idea di avvocato si associano virtù non proprio cristiane? Eppure l'avvocato svolge nella società l'essenziale funzione di tutela del diritto alla libertà, dell'inviolabilità ed effettività della difesa, assicurando nel processo la regolarità del giudizio e del contraddittorio. Ed è soggetto ad un codice di condotta essenziale alla realizzazione della sua funzione a tutela dell'affidamento della collettività, della correttezza dei comportamenti e della qualità ed efficacia della prestazione professionale. L'entrata in vigore del Nuovo Codice Deontologico Forense (pubblicato sulla GU 16.10.2014 n. 241) ci offre l'occasione di una lettura comparata delle questioni 67-71 della II-II della Somma Teologica. Brilla nell'opera dell'Aquinate quell'autodichìa che regge la prova del tempo e legittima con fondamento teologico ciò che la legge impone con una logica di ordine pubblico e di civiltà giuridica. Introduzione di Iside Pasini, avvocato del Foro di Brescia. Traduzione di Tito Sante Centi e di Roberto Coggi: è presente solo la traduzione italiana delle questioni 67-71 de La Somma Teologica, II-II.
La Chiesa cattolica ha: una Pubblica Amministrazione? Un Diritto amministrativo? Una giustizia amministrativa? La possibilità di verificare le decisioni di governo? Sono domande a cui si possono dare risposte differenti a partire da idee differenti che si hanno sia della Chiesa e delle sue dinamiche sia del Diritto e della sua funzione sia dei rapporti tra fedeli e Autorità. L'opera offre una prospettiva globale innovativa e critica per avvicinarsi alla tematica secondo i dettami conciliari e crearsi le categorie fondamentali di riferimento tecnico.
Esiste un diritto minorile canonico? E se sì, quale statuto giuridico è attribuibile ai minorenni? Sono queste le due domande che hanno guidato la ricerca su un argomento trasversale al Codice di Diritto Canonico. Partendo dal considerare lo sviluppo storico dei principali istituti giuridici riguardanti i minori, si è concentrata l'analisi sul diritto vigente, mettendo in luce come il Legislatore abbia considerato i minorenni nel loro ruolo di soggetti attivi. Lo studio è completato dall'analisi della legislazione delle Conferenze Episcopali riguardante i minori di età.
L’antichissima consuetudine di redigere collezioni di leggi fu realizzata nei primi dieci secoli della storia della Chiesa per iniziativa privata. Alla mirabile sintesi operata dal maestro Graziano seguirono altri tentativi di sistemazione di una materia legislativa che, soprattutto con il concilio di Trento e i documenti della curia romana, aveva sommato innumerevoli disposizioni normative.
L’impresa di approntare una nuova e unica collezione di leggi per la cura pastorale del popolo di Dio, suggerita dai vescovi già in occasione del concilio Vaticano I, vide la luce nel 1917 con il primo Codice di diritto canonico, promulgato da Benedetto XIV. A Giovanni Paolo II si devono invece sia il nuovo Codice della Chiesa latina (1983) che il primo Codice delle Chiese orientali cattoliche (1990).
Il testo prende in esame il complesso delle leggi della Chiesa e approfondisce, in particolare, la codificazione latina e orientale; la normativa sui laici, i ministri sacri, le associazioni ecclesiali e la vita consacrata; la funzione dell’autorità; le Chiese particolari e la loro struttura interna; l’iniziazione cristiana e i sacramenti; i beni temporali della Chiesa; le sanzioni, i processi penali e i processi matrimoniali.
Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
Sommario
Sigle e abbreviazioni. I. La codificazione latina e orientale. II. Le norme generali del Codice. III. I fedeli in genere. IV. I fedeli laici. V. I fedeli costituiti ministri sacri. VI. I fedeli e le associazioni ecclesiali. VII. I fedeli nella vita consacrata. VIII. La suprema autorità della Chiesa. IX. Le Chiese particolari e i loro raggruppamenti. X. La struttura interna delle Chiese particolari. XI. La funzione di insegnare della Chiesa. XII. I sacramenti di iniziazione cristiana. XIII. I sacramenti del perdono e della guarigione. XIV. I sacramenti per il ministero sacro e per il ministero coniugale. XV. I beni temporali della Chiesa. XVI. Le sanzioni e i processi penali. XVII. I processi matrimoniali.
Note sull' autore
Luigi Sabbarese, docente ordinario nella Facoltà di Diritto canonico della Pontificia Università Urbaniana, è giudice esterno del Tribunale di prima istanza del Vicariato di Roma, consultore presso la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e Referendario del Supremo tribunale della Segnatura apostolica. Autore di numerose pubblicazioni, è fondatore e direttore dell’annuario Ius Missionale. Per EDB ha curato, con Francesco Catozzella, Arianna Catta e Claudia Izzi, il commento giuridico-pastorale al Codice di diritto canonico e al Manuale del parroco di Luigi Chiappetta.
Nel suo "Trattato di diritto ecclesiastico italiano" Pietro Agostino D'Avack afferma che "il problema dei rapporti tra ordine spirituale religioso e ordine temporale politico e delle relazioni conseguenti dello Stato con le confessioni religiose in genere e con la Chiesa cattolica in specie ha sempre costituito una di quelle questioni fondamentali nella storia e nella vita dell'umanità, che più sono state e continuano a essere considerate, analizzate e dibattute nella teologia, nella filosofia, nella sociologia, nella storia e nel diritto". V'è addirittura chi ritiene che forse la materia dei rapporti tra Stato e confessioni religiose "è stata la questione politica culminante nella storia dei popoli fino al punto in cui questa fu dominata dalla questione sociale". In effetti per secoli potere temporale e potere spirituale si sono combattuti nel reciproco tentativo di prevalere l'uno sull'altro o comunque allo scopo di affermare la rispettiva autonomia di fronte alle ingerenze altrui, sino a dar vita a vere e proprie guerre nei momenti di maggiore tensione.
Lo studio storico-giuridico di alcune province ecclesiastiche dell'Italia meridionale (Santa Severina, Otranto, Conza e Acerenza-Matera) mostra come anticamente l'ufficio ed il ruolo del metropolita non sia stato quello di un semplice primus interpares. Al contrario, viene dimostrata la superiorità e l'auctoritas di alcuni metropoliti sui loro vescovi suffraganei in virtù di consuetudini lungamente osservate. In particolare il volume è dedicato al diritto di spoglio esercitato da alcuni metropoliti sui loro vescovi suffraganei, diritto di natura consuetudinaria consistente nell'incameramento, da parte della mensa arcivescovile, di determinati beni mobili appartenuti ai vescovi defunti. L'opera analizza anche il rapporto tra la fiscalità metropolitica e la fiscalità pontificia facente capo alla Nunziatura di Napoli quale collettore delle entrate papali spettanti alla Reverenda Camera Apostolica. L'analisi delle fonti manoscritte inedite (di cui gran parte trascritte in integrum nell'appendice documentaria) e la lettura sistematica della legislazione e della giurisprudenza canonica e civile offrono l'occasione per conoscere uno dei più significativi istituti del diritto canonico precodiciale, la cui storia rende palpabile il divario tra legge universale e consuetudine in alcune porzioni di Popolo di Dio. Dalle vicende dello ius spolii pontificio e del metropoliticum spolii ius in suffraganeos episcopos emergono inediti scenari per la storia tra Chiesa e Stato.
A partire dalla seconda metà del secolo scorso, il tramonto della stagione degli opposti totalitarismi ha visto il crescente affermarsi dei diritti umani come linguaggio universale e comune fondamento etico delle relazioni internazionali. Questo processo di affermazione è culminato nella Dichiarazione Universale del 1948. Come affermava Benedetto XVI nel suo Discorso alle Nazioni Unite del 2008, questi diritti "sono basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell'uomo e presente nelle diverse culture e civiltà. Rimuovere i diritti umani da questo contesto significherebbe restringere il loro ambito" e mettere in discussione la loro universalità che "verrebbe negata in nome di contesti culturali, politici, sociali e persino religiosi differenti". Al giorno d'oggi quasi ogni rivendicazione sociale, etnica o tecnica è qualificata in termini di diritto fondamentale e viene invocata come diritto umano. Ne sono esempio i "diritti riproduttivi" e il "diritto a non nascere", ormai universalmente e mediaticamente sostenuti. Si tratta di istanze che hanno una radice profondamente ideologica, indebitamente affermate come diritto fondamentale e che finiscono per mettere in discussione l'universalità stessa dei diritti umani. Siffatta universalità, invece, non può che fondarsi sul rispetto e sulla salvaguardia della dignità fondamentale della persona umana e delle sue convinzioni prima, durante e dopo la sua vita...