
La concomitanza di due eventi: la beatificazione di Teresio Olivelli, martire della Resistenza (3 febbraio 2018, Diocesi di Vigevano) e la commemorazione del centenario della nascita del filosofo Alberto Caracciolo (San Pietro di Morubio - VR, suo paese natale, 21 gennaio 2018) ha riportato alla luce una vicenda lontana nel tempo, ma tuttora densa di significati e degna di essere ricordata. La forza morale, l'intensità di vita, l'alto senso di carità che illuminano la vicenda terrena di Teresio Olivelli possono infatti essere di aiuto come esempio capace di orientare in modo più profondo l'esistenza degli uomini d'oggi, certamente più sfiduciati e forse più inclini a una prospettiva laica, ma pur sempre alla ricerca di un senso fondamentale del vivere.
Il pensiero di Ketteler è fondamentale per cogliere la nascita delle sfide politiche del mondo attuale. Il volume si propone di presentare la genesi e l'evoluzione della sua filosofia, nel crocevia del dibattito ideologico e nella fondazione dello Stato moderno. La sua diffusione offrirà nuovi stimoli all'interpretazione del ruolo della riflessione etica nella ricomposizione della trama della convivenza pubblica nell'era post-ideologica.
"La biografia che stiamo per leggere è quella di un testimone della fede. Fra Giuseppe Girotti, dell'Ordine dei Predicatori, è stato in effetti riconosciuto nella Chiesa come beato e martire, dopo aver dato testimonianza della fede con la vita. Fra Giuseppe è stato arrestato, imprigionato, malmenato e, deliberatamente, condotto alla morte a causa della scelta che aveva fatto 'di aiutare gli ebrei'. La sua pasqua nel campo di Dachau dove era stato rinchiuso con molti compagni, preti e laici, viene a chiudere una vita interamente afferrata dall'esigenza della carità di cui la fragilità stessa fu la sola forza che lo rese capace d'affrontare l'orrore del nazismo. Attraverso la Parola di Dio, lo studio costante della storia del popolo scelto da Dio. Alla scuola del padre Lagrange, lui imparò a scrutare appassionatamente la Scrittura, lasciando il mistero della Verità rivelarsi alla sua intelligenza e nello stesso tempo al suo cuore. Come san Domenico, fra Giuseppe non poteva studiare questa Parola di vita tenendosi a distanza dalle esigenze della carità. Durante tutta la sua vita, è stato condotto a farsi prossimo e amico dei poveri. Martire della fede, il beato Giuseppe lo è stato, per aver desiderato, tutta la sua vita e a causa della carità manifestata nella Parola di vita che è il Figlio, essere predicatore della risurrezione". (Dalla Prefazione di Fra Bruno Cadoré, Maestro dell'Ordine dei Predicatori). In appendice al testo 15 tavole fotografiche a colori.
In questo libro Alberto Meriggi, docente presso l'Università di Macerata, narra la vita straordinaria di Giuditta Montecchiari (1855-1916) vissuta e morta in concetto di santità. La protagonista trascorse la sua esistenza a Treia, una piccola cittadina dell'entroterra maceratese, dedicandosi totalmente alla preghiera e alla sofferenza per la remissione dei peccati dell'umanità. Il Signore le concesse dei privilegi particolari: per quindici anni osservò un perfetto digiuno senza toccare né cibo né acqua e ogni venerdì patì sul suo corpo tutte le fasi della Passione di Gesù con estremo dolore e con manifestazioni visibili come le stimmate alle mani, ai piedi, al torace e alla fronte. Il sangue fuoriuscito dalle stimmate venne raccolto in bende oggi conservate in gran numero presso la Curia di Treia. Sono molte le testimonianze che riferiscono di scampati pericoli e di inspiegabili guarigioni avvenute per intercessione di Giuditta. Dopo la sua morte si tentò di avviare un processo informativo di beatificazione che però si interruppe per motivi estranei alla sua santità. Le vicende narrate in questo libro sono tratte da documenti inediti conservati nell'archivio della Curia di Treia.
La religiosa ungherese suor Maria Natalia Magdolna, al secolo Kovacsics Maria Natalia (1901-1992), ricevette messaggi profetici sia da Gesù che dalla Vergine lungo tutta la sua esistenza, con indicazioni pratiche e urgenti per la salvezza propria e del mondo. La sua vita si intreccia misticamente con quella di straordinarie figure sia dell'antico passato, come re Stefano d'Ungheria, sia a lei contemporanee, come il cardinale József Mindszenty, presto beato, martire dei totalitarismi nazista e comunista di stampo sovietico. Suor Maria Natalia ne sostenne la missione con preghiere e sacrifici, su esplicito invito della Vergine. Il cardinale studiò attentamente le sue rivelazioni profetiche e le accolse senza riserve. Persino papa Pio XII sperimentò in prima persona la loro veridicità, salvando la propria vita grazie ad esse. Queste profezie si collocano sulla linea delle grandi apparizioni mariane dei tempi moderni, iniziate a Parigi in Rue du Bac e proseguite a Lourdes e a Fatima fino alle attuali e si riferiscono agli Ultimi Tempi: il Tempo di Maria. Sottolineano l'urgenza e l'attualità dei suoi accorati appelli celesti che, pur evidenziando risvolti inquietanti e drammatici per questi nostri giorni, appaiono ricolmi di luminosa e certa speranza. prefazione di Serafino Tognetti.
Il volume, scritto in occasione del centenario della nascita di Madre Maria Teresa Tosi, fondatrice delle Piccole Sorelle di Maria, Madre della Chiesa, è nell’intenzione dell’autrice, suor Eliana Pasini, attuale Madre delle Piccole Sorelle di Maria e responsabile dell’Eremo della Trasfigurazione di Collepino, un riandare tra storia, carisma e profezia alla vita della fondatrice dell’Opera, nata nella primavera del Concilio Vaticano II, una tra le più peculiari e innovative forme di vita contemplativa postconciliari.
Il racconto è un intreccio tra la storia dell’Opera – documentata da importanti documenti anche eccezionali e inediti –, la vita di Madre Maria Teresa, la presentazione del carisma suscitato da Dio per mezzo suo: una vita integralmente contemplativa vicina ai fratelli che si fa sia condivisione dei valori contemplativi sia accoglienza delle solitudini e dei drammi del mondo e dei singoli, rimanendo al tempo stesso presenti e immerse in Dio nella fedeltà alla vita contemplativa.
Sono pagine nate nel silenzio pieno e vivo di Dio dell’eremo, che hanno la fragranza semplice e austera delle veglie notturne o la freschezza delle prime ore del mattino, emergenti dalla preghiera e dal colloquio interiore, mai interrotto, dell’autrice con la Madre fondatrice, la cui figura e il cui messaggio di stringente attualità per la vita consacrata e della Chiesa tutta e per il mondo degli uomini ad oggi rimangono ancora in gran parte da scoprire, accogliere e diffondere.
Il volume narra con precisione e discrezione la vita e gli incontri della nuova beata Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso. Il libro la cui autrice è una monaca che vive nello stesso monastero di Giuseppina dedica l'ultimo capitolo al processo di beatificazion ed è corredato da inserti fotografici a colori e in bianco e nero per entrare meglio nella vita di questa nuova Beata.
Sebbene non nasca da nuove ricerche d'archivio, la presente vita di san Juan de la Cruz affonda le sue radici nelle principali biografie dell'ultimo secolo. Arricchito anche di passi significativi delle Opere del Santo, il profilo del santo carmelitano, mistico e poeta spagnolo, dall'infanzia a Fontiveros di Castiglia, sino alla sua morte a Úbeda in Andalusia, si va stagliando attraverso una trentina di tappe (30 agili capitoli). «A sfondo del suo racconto», scrive il cardinale Arborelius, «padre Moriconi pone il carcere di Toledo e commuove il modo di condurre il lettore a scoprire che, proprio in quel buio ripostiglio, Giovanni della Croce, spoglio di qualsiasi consolazione e affetto umano, riesce a far sgorgare, dalla sua anima ferita, il più bel canto all'Amore».
Le pagine del volume sono costruite a dittico. La prima sezione presenta una "Galleria di ritratti": una quarantina di quadri biografici di figure dai lineamenti spirituali abbozzati con finezza e incisività. Il secondo quadro è affidato ai "Padri della Chiesa" dei quali viene offerta una selezione di pagine provenienti dalle Chiese d'Oriente e d'Occidente. C'è, poi, la voce del "Magistero ecclesiale", sia dei Papi che della Chiesa italiana. Spesso le nostre orecchie sono ostruite da chiacchiere e banalità che ci invitano a volgere lo sguardo altrove rispetto alle "periferie" umane. Questi scritti ci aiutano a squarciare questa cortina grigia di indifferenza nella consapevolezza che "c'è più gioia nel dare che nel ricevere" (dalla prefazione del Card. Ravasi).
Nel passato la missione voleva dire portare il Vangelo ai pagani. Ma l'Abissinia era terra cristiana fin dal IV secolo come Roma. San Giustino de Jacobis comprese che prima d'insegnare doveva imparare. Invece che imporre il rito latino, si fece insegnare a pregare nel rito gee'z. È venerato come il Padre di quelle genti. La sua missione fu, come il volo della fenice, un ritorno alle sorgenti perenni del Cristianesimo.

