
Una storia unica, una vita forse irripetibile... Gli incontri segreti con Papa Pio XII... Il dogma dell'Assunzione di Maria... Una delle più straordinarie esperienze soprannaturali dei nostri tempi. Le precise parole della Vergine della Rivelazione colme di forza spirituale, cariche di insegnamenti ma soprattutto di enorme portata profetica. Messaggi grazie guarigioni e segni di rilevanza fondamentale per il terzo millennio, di riflesso vissuti da Bruno Cornacchiola con un'incredibile vita al servizio della S. Trinità nel segno della Vergine Maria.
Il nome Borgia accende l'immaginario e rinvia spesso a narrazioni da saga, in cui un onnipresente cocktail fatto di delitti, intrighi, scandali e vizi ha alimentato nel tempo una sterminata letteratura e trasposizioni artistiche di vario tipo. Ma oltre agli arcinoti Rodrigo, Lucrezia e Cesare ? i protagonisti maggiori della «leggenda nera» dei Borgia ?, il celebre casato annovera anche rappresentanti mirabili, tra cui svetta la figura ricca e complessa di Francesco. Da politico di spicco della Corona spagnola a terzo Generale dei gesuiti, la sua fu una vita poliedrica. Uomo pragmatico e di governo, dotato però anche di grande profondità spirituale, è stato decisivo per Ignazio di Loyola e il decollo della Compagnia di Gesù. Dopo una panoramica sul contesto e la storia personale del protagonista, il libro si addentra nella sua interiorità, approcciando l'espressione matura dell'intima fisionomia borgiana: il Diario spirituale. L'Autrice esce dagli stereotipi univoci e riduttivi entro cui il «santo Duca» è stato a lungo costretto, mostrando anche quanto ancora egli sia interessante per l'oggi.
L'Autrice, attraverso i Colloqui Mediterranei", mette in luce l'attualità che caratterizza l'azione politica di La Pira che è possibile condensare in una moralità alta e ben fondata, protesa verso un bene comune. "
Il volume narra, con stile spigliato e raffinato, la vicenda umana e spirituale di Teresa e Francesco Ugenti, umili figli del sud, sposi e genitori del nostro tempo, membri dell’Istituto “Santa Famiglia” fondato dal beato Giacomo Alberione. Essi sono candidati agli onori degli altari perché hanno vissuto, in modo davvero esemplare, la loro vita familiare.
L’autrice ripercorre, anche attraverso numerose testimonianze, l’avventura “pericolosa e spericolata” di Padre Paolino Beltrame Quattrocchi (figlio dei beati Luigi e Maria). Monaco benedettino e poi trappista, fu anche scout, partigiano, parroco, assistente sociale, imprenditore e “manager degli ultimi” e infine “segugio di Dio” sulle tracce della santità.
Questa è la biografia di un giovane prete, stroncato da un male incurabile nel fiore degli anni e del suo ministero di parroco, dedicato in modo particolare ai ragazzi e alla loro formazione mediante il gioco del calcio. Il libro è anche l’occasione per una riflessione sul sacerdozio, un raggio di luce sul Ministero ordinato proprio nel 150° anniversario della morte di san Giovanni Maria Vianney, definito «anno del sacerdozio» da Papa Benedetto XVI mentre proclama il Curato d’Ars «Patrono dei sacerdoti del mondo». È, infine, uno spaccato di storia della Chiesa torinese del dopo-Concilio, con ampie riflessioni sulle aperture, le contraddizioni e i fermenti che contraddistinsero quel periodo e i suoi protagonisti.
Don Paolo Gariglio, per molti anni parroco di un grande centro della prima cintura torinese, da tempo rappresenta un punto di riferimento per intere generazioni di giovani, per i quali continua a suscitare iniziative a vari livelli. È inoltre consigliere nazionale per la Pastorale giovanile degli Esercizi Spirituali presso la FIES (Federazione Italiana Esercizi Spirituali).
Nel centenario della morte del venerabile Paolo Pio Perazzo (22 novembre 1911), terziario francescano conosciuto come il "ferroviere santo", il libro sottolinea alcuni aspetti della sua poliedrica figura di fedele laico.
Filippa se n’è andata, in un incidente stradale, dopo soli cento giorni di matrimonio, lasciando in chi l’ha conosciuta un grande e incolmabile vuoto e un’ultima comunicazione nella segreteria del telefonino: «Non ci sono, ma lasciate un messaggio».
Ma grazie al diario ritrovato dopo qualche mese, Filippa continua a comunicare con giovani e adulti. Aveva otto anni quando iniziò a scrivere il suo diario e diciannove quando vi appuntò l’ultimo pensiero. Su queste pagine ha annotato le gioie e le fatiche di un’adolescente che si affaccia alla vita, suda sui libri di scuola, vive le prime cotte e i conflitti della sua età.
Con il linguaggio tipico dei giovani ha affidato alla parola scritta avvenimenti e incontri: ne traspare il mondo a tratti fiabesco nel quale vive – è una vera principessa, quarta di sette fratelli – ma anche il cuore di una ragazza con una forte spiritualità, una fede non scontata, vivace, critica e capace di cercare sempre la volontà di Dio nelle sue giornate.
Filippa Sayn-Wittgenstein, principessa discendente di un antico lignaggio, quarta di sette figli, è morta a 21 anni in un incidente stradale, il 30 settembre 2001. Era sposata da soli cento giorni con Vittorio Mazzetti d’Albertis, anch’egli discendente da famiglie nobili.
Alcuni mesi dopo, viene trovato il suo diario, iniziato da Filippa all’età di 8 anni e proseguito sino all’incontro con colui che avrebbe sposato. Fatto circolare prima fra parenti e amici, che rimangono profondamente colpiti dalla carica umana e di speranza che esce dalle sue pagine, viene quindi pubblicato perché più persone possano trarre beneficio da questa lettura.
Il successo sancito dal pubblico di lingua tedesca, e poi da quello spagnolo, conferma la bontà dell’intuizione.
La prefazione per il libro è stata scritta dal Cardinale Christoph Schönborn, parente di Filippa.
In mezzo all’enorme mare degli scritti di Péguy, qual è il punto essenziale? Péguy ha lasciato pagine memorabili di sofferta partecipazione al dramma degli esclusi, di penetrante critica dell’uso ridotto della ragione tipico del «mondo moderno», di veemente ribellione di fronte alla «mistica» rimpicciolita in «politica», di partecipata immedesimazione con passi del Vangelo, di passione per la propria patria: che cosa privilegiare? Péguy ci ha inoltre parlato in modo indimenticabile della «piccola speranza», della nobiltà del «lavoro ben fatto», della grazia che buca le corazze più dure ed è impotente di fronte alle «anime abituate», del padre che è «il più grande avventuriero della storia» e del bambino che è «l’innocenza» che non si recupererà mai più, di Dio quasi imbarazzato di fronte alla libertà umana. Tutto questo ruota attorno al punto infuocato riassunto dalla parola «avvenimento». Péguy, infatti, ci ha aiutato a ricordare che la dinamica dell’avvenimento è essenziale per ogni autentica conoscenza. Alain Finkielkraut lo aveva scritto anni fa e lo ha approfondito nell’intervista che ci ha concesso in occasione della mostra e che pubblichiamo integralmente in questo catalogo. Péguy ci ha anche ridetto, con splendore di parole taglienti, che il cristianesimo stesso è, supremamente, avvenimento e che ridurlo a qualsiasi altra cosa – discorso o morale, organizzazione o devozione, ricordo o utopia – significa immiserirlo fino al punto di soffocarlo.
Lasciate le terre del Tiziano, don Luigi Ciotti, arrivato bambino a Torino, non ha mai dimenticato la montagna, come dimostra questo libro-confessione. "Dio ha usato tutta la sua fantasia per creare le montagne. La montagna fa parte di me. Ha segnato e formato il mio essere più profondo." In questo testo, infatti, emerge la sua passione non solo di curioso esploratore delle vette, ma di attento osservatore delle Terre Alte, con i loro problemi politici, ambientali ed economici. don Ciotti si conferma "guida" che ha saputo e sa accompagnare le persone, e soprattutto i più deboli, sui sentieri della vita, per aiutarli a trovarne il senso più profondo e cercando di perseguire speranza e giustizia.
Stevenson era arrivato sull'isola hawaiana di Molokai nel 1889, qualche mese dopo la morte di Damiano de Veuster, il sacerdote cattolico, di origine belga, "apostolo dei lebbrosi", fatto santo nel 2009. A spingere l'autore dell'Isola del tesoro a scrivere questa "lettera aperta" per difendere l'onore di padre Damiano fu l'indignazione per la lettera che il reverendo Hyde aveva pubblicato su un giornale di Sydney con l'intento di gettare un'ombra d'immoralità sul prete cattolico già venerato come santo ancora in vita. Arrivato nel 1873 a Molokai, padre Damiano visse fino in fondo, con la sua tempra e il suo carattere non sempre accomodante e buono, la condizione dei lebbrosi, morendo anch'egli di quel morbo. Stevenson non nega i limiti dell'uomo, ma il suo cuore puro sa intuire la verità di quella testimonianza, difendendola dalla calunnia in una polemica che mette a rischio la sua stessa immagine. Una storia esemplare. Introduzione di Roberto Beretta.
Monica ha 13 anni e una bella famiglia: papà Christian, mamma Barbara e una sorella maggiore, Vanessa. Le piace correre, fare capriole nell'acqua, andare a scuola, viaggiare e stare con i suoi amici. Ma un giorno la vita si capovolge: a Monica viene diagnosticato un tumore osseo maligno. È una malattia rara e la strada da fare è lunga: operazioni, chemioterapie, esami, tante rinunce. Tra dolore, speranze e desideri Monica non perde mai il suo sorriso: è lei che infonde ottimismo nei suoi cari e li incoraggia a guardare «fino all'infinito e oltre». Ma questa non è soltanto la storia di Monica, è la storia di tutta la sua famiglia - qui raccontata dal papà -, la storia di relazioni fatte di amore e solidarietà, che nel momento più doloroso si rafforzano e fanno scudo per proteggere chi è più fragile. Al legame con i genitori e la sorella, si aggiunge quello con Sabrina (LaSabri di YouTube, tanto amata dai giovanissimi e che qui firma la nota a chiusura del libro), che diventa l'amica del cuore di Monica. Anche lei, con generosità e affetto, le resta accanto fino all'inevitabile epilogo, che giunge tre anni dopo la scoperta della malattia. Monica ci insegna a guardare le cose in un modo nuovo e lo fa attraverso le parole di chi l'ha amata moltissimo. Ci insegna l'amore per le piccole cose, la solidarietà incondizionata, la bellezza di saper guardare oltre le difficoltà, perché, in fondo, felici basta esserlo.

