
Continua la lotta spirituale di Chiara M. Continua il suo interrogare e il suo affidarsi, la sua protesta e la sua lode, il suo oscuro dolore e la sua gioia luminosa. Sono stati in molti, tra i numerosi lettori di Crudele dolcissimo amore, a chiedere a Chiara di scrivere un altro libro per poter sentire ancora la sua voce. Ma se Chiara ha scritto di nuovo non è solo per questo, è anzitutto per un intimo bisogno della sua anima di dare oggettività all’ininterrotto colloquio con Dio. Lei lo chiama il suo Socio. Ma non si tratta di una società tutta rose e fiori, vi sono anche spine, crisi, momenti di buio. Anzi, è proprio la notte la categoria più adatta per descrivere il viaggio di Chiara incontro all’eterno.
«Il 16 luglio 2023 monsignor Luigi Bettazzi ha abbracciato quel Dio in cui ha creduto anima e corpo, senza mai chiuderlo in chiesa, tra candele che si consumano e profumo d'incenso, ma facendolo camminare sulle strade polverose dei diritti, della giustizia, della pace. A un anno dalla sua morte proviamo a scriverne la biografia. Una sfida. Appassionato pastore d'anime, scrittore insonne, don Luigi ha collezionato incontri d'ogni genere e scritto migliaia di pagine. Nei capitoli che seguono offriamo il tanto che abbiamo scoperto da Treviso a Bologna, da Ivrea a Molfetta, sostando a lungo nel Castello di Albiano, sua ultima dimora, graffiata dal tempo e dunque dimessa, nonostante il nome altisonante». Così Alberto Chiara introduce alla lettura di questa biografia, che è una continua riscoperta non solo dell'uomo, sacerdote e pastore Luigi Bettazzi, ma anche delle sue relazioni, in un mondo che, a distanza di un anno dalla sua scomparsa, rivela la sua storia e le sue parole ancora più importanti e profetiche: l'impegno per una Chiesa attenta alla contemporaneità e per una pace che è continuamente offesa, fanno di Bettazzi una voce che, oggi soprattutto, non deve tacere ed essere dimenticata.
Continua la lotta spirituale di Chiara M. Continua il suo interrogare e il suo affidarsi, la sua protesta e la sua lode, il suo oscuro dolore e la sua gioia luminosa. Sono stati in molti, tra i numerosi lettori di Crudele dolcissimo amore, a chiedere a Chiara di scrivere un altro libro per poter sentire ancora la sua voce. Ma se Chiara ha scritto di nuovo non è solo per questo, è anzitutto per un intimo bisogno della sua anima di dare oggettività all’ininterrotto colloquio con Dio. Lei lo chiama il suo Socio. Ma non si tratta di una società tutta rose e fiori, vi sono anche spine, crisi, momenti di buio. Anzi, è proprio la notte la categoria più adatta per descrivere il viaggio di Chiara incontro all’eterno.
Questo nuovo libro contiene delle pagine abissali, folgoranti, indimenticabili. E’ il mistero stesso della vita alle prese con se stessa e la sua fine a venire descritto, quasi inchiodato. Il messaggio è la notte oscura della fede, solo attraversando la quale è oggi sensato parlare di luce.
Il Film:
Chi è Chiara M? Moltissimi dei lettori del suo bellissimo racconto interiore, nato dalla convivenza quotidiana con una malattia terribile, le hanno scritto e continuano a scriverle per solidarietà, per stabilire un rapporto diretto o addirittura per chiederle un consiglio, quasi riconoscessero a Chiara una sorta di leadership dello spirito.
Proprio dalla reazione che la lettura del libro provoca nel lettore è nata l’idea dell’amica regista Cinzia TH Torrini (Elisa di Rivombrosa, Canale 5; Donna Detective, Rai Uno) di raccontare in un documentario originale la storia e l’anima di Chiara.
Ne è nato un film emozionante, ricco dell’umanità e dello spirito Chiara, un documento creato per conoscere e condividere con lei la lotta per la vita ma sorprendentemente proiettato oltre la sua specifica vicenda, per aprire, a chi guarda e ascolta, nuovi scenari di senso, nuova luce su se stessi e sulle proprie speranze.
Chiara M. vive a Trento dove ha lavorato per diversi anni come infermiera professionale presso l’ospedale cittadino. Crudele dolcissimo amore è il suo primo libro.
Cinzia TH Torrini. Diplomata alla scuola di cinema di Monaco, dopo alcuni documentari e cortometraggi, esordisce con Giocare d’azzardo, a Venezia nel 1982. Hotel Colonial, 1986, di notevole sforzo produttivo mostra le indubbie capacità di controllare l’azione e i tempi nella storia. L’ombra della sera, del 1993 è un TV-movie. La regista lavora molto per la televisione italiana e tedesca. Nel 1996 realizza Teo un film drammatico sulla violenza carnale di un patrigno, su un amore sincero tra ragazzi e sulle terribili accuse razziste ad un giovane somalo. Sempre per la televisione realizza, nel 1999, Ombre Film gotico. Ha inoltre realizzato per la TV, Piccolo Mondo Antico (2000) e il grande successo Elisa di Rivombrosa (2003). Suo è anche il film sulla figura di Don Gnocchi (2004).
Nelle lacrime di Terek e Asli, scappati dall'Eritrea, respinti con i tre bambini nel cuore della notte mentre cercano di attraversare il confine. Nel sorriso di Mohammad e Ismail, arrivati dal Mali, con cui mangiamo qualcosa al rifugio "Massi" dove la folta schiera dei volontari della speranza ti prepara il letto, la doccia pulita, un pasto caldo, vestiti e scarponi per affrontare il passaggio. Nella voglia di vivere di Yzraak, siriano, che incontro alla stazione di Oulx e finisce per raccontarmi del sogno di andare a studiare e lavorare in Germania. Nel volto di Yassir, afghano, che sul pullman verso la frontiera di Claviere mi mostra le foto delle lastre al ginocchio massacrato di botte in un lager di Tripoli, in Libia, mentre condividiamo alcuni crackers. Nella pazza voglia di giocare di Amina, sei anni, metà dei quali passati in viaggio dal Pakistan con papà per raggiungere il sogno di una terra, non certo promessa, ma tanto desiderata.
Incontrare, ascoltare, entrare in relazione, conoscere, accogliere e accompagnare sono i segni distintivi e unici della testimonianza del luogo che va oltre le mura ed una prima e doverosa assistenza: coinvolge realtà del territorio, associazioni di volontariato, professionisti, politici, la chiesa locale. Inoltre sensibilizza le persone comuni al valore della vita, della fratellanza e della solidarietà, mettendosi "al servizio" a chi è in difficoltà e soffre.
La chiesetta nel parcheggio di Claviere è emblematica. Quando scendi dall’autobus la sera per iniziare il cammino della notte è regolarmente chiusa. Tu lo sai! Come sono chiuse tante chiese in giro per piazze e strade del mondo. O la mia chiesa, quella che abiti, diventa il sentiero della notte verso la Francia, il riparo dei pini del bosco, le rive del fiume che attraversa la valle, i rifugi di Oulx e Brancon, oppure non ti trovo. O il mio ostensorio (l'arnese dove mettiamo l'ostia consacrata, il corpo di Gesù) ovvero là dove tu abiti, sono i corpi dei miei fratelli e sorelle che hanno attraversato il deserto, la rotta balcanica, conflitti alimentati dalle nostre armi e fame e sete di terre e risorse, violazioni di diritti umani, o anche soltanto il sogno di una vita diversa oppure di te non ho capito nulla, non ti ho mai incontrato. E neppure mi interessa.
Una raccolta di scritti di padre Chevrier che segue, in successione cronologica, le grandi tappe del ministero sacerdotale dell’apostolo della Guillotière. Si intravvede in essi un cammino di santità, caratterizzato dall’esperienza di Dio e da una grande sensibilità missionaria a contatto con i poveri. Nel corso della lettura di questi scritti, si può constatare come padre Chevrier sappia indicare vie possibili, valide ancora oggi, da percorrere per vivere e annunciare il Vangelo, nonostante i mezzi indicati, inevitabilmente, portino con sé le tracce del tempo.
Autore
ANTONIO CHEVRIER (1826-1879), vicario parrocchiale a Saint-André, quartiere povero alla periferia di Lione, nel 1886 avviò al Prado, una vecchia sala da ballo ristrutturata, una «Scuola clericale» dove invitò giovani operai e apprendisti delle botteghe artigiane a vivere una vita consacrata a servizio di Cristo e dei poveri: furono i primi passi dell’«Associazione dei Preti del Prado». Morì all’età di 53 anni il 2 ottobre 1879. Nel 1986 Giovanni Paolo II lo ha proclamato Beato.
Dai primi riferimenti a Thomas More e ai martiri inglesi del periodo precedente la conversione al cattolicesimo fino agli ultimi anni coincidenti con la canonizzazione dello statista martire, ogni qualvolta che Chesterton chiamerà in causa il suo eroe lo farà per sottolineare - attualizzando le parole di More - quanto l'Europa sia legata a Cristo non meno di un figlio al proprio padre naturale. Indubbiamente la difesa e la promozione delle comuni radici cristiane fu la più profonda passione di Chesterton. Era impensabile nella sua visione spirituale della società che l'Europa e l'Inghilterra potessero assumere una forma diversa da quella civiltà mediterranea e cultura latina che ha permeato la Britannia fin dalle origini. "Se questa verità venisse taciuta - scrive - le pietre stesse la griderebbero, non soltanto le rovine, le pietre lungo le vie romane".
In questa brillante raccolta di saggi, G. K. Chesterton analizza, con la sua ironia colta e pungente, i mali del suo e del nostro tempo: l'individualismo, il materialismo, il relativismo, l'edonismo, il consumismo, oltre a una rassegnata disperazione che sembra invadere l'animo dell'uomo, ormai privo di valori, fede e religione. Secondo l'autore esiste un solo antidoto per questo smarrimento etico, per le aberrazioni del comunismo, le intemperanze del capitalismo, le distorsioni dell'agnosticismo, l'esasperato modernismo e giovanilismo, la mania dei culti spiritici e le mode fuggevoli e insignificanti: è la Parola di Gesù, unica fonte di vita vera. E la Chiesa cattolica è l'ultimo baluardo rimasto a difesa dell'uomo comune, normale ma non banale, alla ricerca della propria felicità in questo e nell'altro mondo. Della Chiesa Chesterton riconosce gli errori, anche gravi, ma sottolinea l'importanza e il valore del suo messaggio, che ha attraversato i secoli e che ancora oggi è vivo e presente in mezzo a noi. I giudizi dello scrittore, così come gli argomenti che affronta, in particolare quelli riguardanti la famiglia, appaiono davvero di una sconcertante attualità; egli si fa portavoce di una fede convinta, alla quale ha aderito con la ragione e con il cuore e che ha una portata e un valore universali.
Chesterton scrisse questo testo nel 1923, poco dopo il suo passaggio al cattolicesimo. Ma la figura di Francesco gli era familiare fin dall'infanzia. Non è una biografia di stile classico, la sua: è piuttosto un'introduzione a Francesco e al suo mondo, una sorta di «invito alla lettura per gli scettici, a partire da ciò che essi possono comprendere». È quasi una "lezione su san Francesco": ricca, arguta, argomentata. Il lettore, dunque, non vi troverà tutto ciò che si deve sapere sul Santo di Assisi, ma rintraccerà molte cose che potranno permettergli di riscoprirlo in una luce nuova. Francesco, per Chesterton, fu quasi la sintesi di una trasformazione, l'uomo che cambiò con la propria vita il concetto stesso di spiritualità cristiana nel Medioevo, inventandosi una nuova forma di consacrazione, riportando (letteralmente) la fede sulle strade dell'uomo comune e annunciando l'imitazione di Gesù come reale possibilità. In Chesterton Francesco d'Assisi incarna una provocazione assolutamente attuale, per nulla superata; e restituisce anche a noi qualcosa della genuina spontaneità di un mondo di cui abbiamo profondamente bisogno: quello di una fede semplice, libera da troppi orpelli, restituita alla sua essenzialità.
Uomini purificati, riusciti, divinizzati: così sono definiti i protagonisti di questo libro, monaci del Monte Athos vissuti nella prima metà del XX secolo come Gioacchino di Sant'Anna, Atanasio di Grigoriu e Callinico l'Esicasta, che hanno fatto della ricerca del volto di Dio attraverso la lotta ascetica il loro programma di vita. Non si tratta di semplici biografie, ma di esempi e insegnamenti che sono veri e propri percorsi spirituali. Un libro da meditare e distillare con pazienza, che invita a salire con fede le pendici della Santa Montagna per purificare il proprio cuore e contemplare con occhio puro il mistero profondo del Creatore. Introduzione di padre Michele Di Monte.
Nella notte tra il 26 e il 27 marzo del 1996, sette dei nove monaci trappisti che formavano la comunità del monastero di Tibhirine, vicino alla città di Médéa, a sud di Algeri, furono rapiti da un commando armato. Il 30 maggio furono ritrovate le teste decapitate, non i loro corpi. Sulle circostanze della loro tragica morte non è mai stata fatta piena luce.
Frère Christian de Chergé era il priore della comunità. Per attuare la sua vocazione di monaco evangelicamente solidale con i Musulmani dal 1972 al 1974 egli studiò a Roma presso il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica. Qui fu suo professore Maurice Borrmans. L’amicizia spirituale e la consonanza intellettuale germinate in quegli anni sono all’origine delle 74 lettere che Christian indirizzò al suo ‘ex’-Professore. La prima già nel 1974, appena raggiunta l’Algeria, l’ultima solo qualche mese prima del martirio.
Pubblicate dall’editrice Bayard nel 2015 a cura dello stesso M. Borrmans, le lettere vengono ora proposte in traduzione italiana. Si tratta di una corrispondenza ventennale del tutto eccezionale: il lettore diviene l’amico fraterno al quale Christian partecipa, emotivamente e lucidamente, il suo itinerario di uomo di preghiera che cerca e onora il dialogo con gli uomini di preghiera dell’Islam; lo stesso lettore diviene così testimone della fecondità di una profezia difficile, generosa e coraggiosa.
Un cas important dans l'histoire du jansènisme

