
Questo testo, che inaugura la quarta serie della collana «Pensieri e Consigli spirituali», contiene testi assolutamente inediti di Dossetti. Si tratta di manoscritti, trovati casualmente dopo la sua morte, che raccolgono riflessioni, esami di coscienza, approfondimenti e propositi fatti in occasione di momenti di particolare raccoglimento, e in periodi di esercizi spirituali. Non hanno una continuità cronologica, anche se hanno una continuità profonda ininterrotta. Coprono un arco di tempo particolarmente importante della vita di Dossetti: dal 1939 all’aprile del 1955. Questi scritti non fanno quasi mai riferimento diretto ai molti e vari avvenimenti della vita pubblica di Dossetti, perciò si è ritenuto necessario accompagnare con quattro schede biografiche i diversi periodi di questa raccolta.
Punti forti
Per la prima volta il grande patrimonio spirituale di Dossetti, nel quale molti scritti inediti, è reso pubblico in una collana articolata secondo la natura degli scritti. E' un volume che fa luce sulla scelta dell'autore di lasciare la politica.
Destinatari
Cristiani «adulti», quanti vogliono conoscere o approfondire la figura umana e spirituale di Dossetti.
Autore
Giuseppe Dossetti (1913-1996), giurista, canonista, professore di diritto ecclesiastico all’Università di Modena, dirigente politico nella Resistenza, deputato all’Assemblea Costituente e nella I Legislatura, vicesegretario della Democrazia cristiana, lascia la vita politica nel luglio del 1952. Nei mesi successivi promuove un progetto per la formazione, a Bologna, di una biblioteca per la ricerca storica e teologica per laici (Centro di documentazione). Nel 1956, ancora laico, dà vita alla comunità Piccola Famiglia dell’Annunziata, con l’assenso dell’allora arcivescovo di Bologna card. Giacomo Lercaro. Nel 1957 lascia la cattedra universitaria. Nel 1959 viene ordinato sacerdote. Diventa stretto collaboratore, durante il Vaticano II e il post-concilio, del card. Lercaro, fino alla conclusione del suo episcopato bolognese nel 1968. Dal 1968 fino alla morte, avvenuta il 15 dicembre 1996, ha vissuto come monaco nelle comunità della Famiglia da lui fondata, in Italia e in Medio Oriente.
Nel 1972 don Giuseppe Dossetti si trasferisce in Terra Santa, con i fratelli e alcune sorelle della sua comunità, poiché sente che per la spiritualità della Famiglia è essenziale il contatto con la Terra della Rivelazione e delle grandi tradizioni monoteistiche. Da Gerico, dove risiederà, scrive alle sorelle rimaste in Italia. Il volume raccoglie le lettere dei primi anni e in esse scorrono le vicende esteriori di un popolo senza pace (vivrà il dramma della guerra del Kippur del 1973), e quelle interiori di una vita sempre più concentrata sulla Parola di Dio e sull'Eucaristia, celebrata periodicamente a Gerusalemme nella Chiesa del S. Sepolcro. Ma le lettere saranno anche il mezzo per continuare a esercitare la paternità spirituale nei confronti di tutta la comunità. La guida alla lettura dell'introduzione al volume è di Tommaso Bernacchia, superiore della comunità dal 2014 al 2018.
Nel testamento di don Primo Mazzolari si trova una dichiarazione: «Ho inteso rimanere in ogni circostanza sacerdote». Il sentirsi prete in tutte le evenienze di vita fu una connotazione essenziale della sua personalità. Fu anche scrittore, poeta, uomo politico…, ma prima di tutto sacerdote. Era il parroco, autentico punto di riferimento per i suoi parrocchiani e per tutti i parrocchiani d’elezione che, in ogni parte d’Italia, a lui si ispiravano. Nel presente libro si è voluto centrare l’attenzione su Mazzolari sacerdote, dalla personalità ricca e complessa, poliedrica. Affascinato dal mistero di Dio e carico di amore per i fratelli, egli prodigò le sue attenzioni pastorali per i vicini e per i «lontani», categoria di persone, questa, che divenne il cuore del suo apostolato: tutti, comunque, abbracciava nel cuore sacerdotale e guidava con fiducia all’incontro con il Cristo amico, fratello, compagno di viaggio.
L'arcivescovo Desmond Tutu ha dato un contributo importante ai cambiamenti, basati anche sui principi evangelici, che hanno interessato la società in Sud Africa.
Dalla lettura e dallo studio dei suoi discorsi può venire un grande aiuto per superare mentalità ormai non più in linea con i tempi, anche nella Chiesa, e rendere tutti capaci di scoprire la meravigliosa opera d’arte che Dio ha realizzato nella creazione dell’uomo.
Don Antonio Dora è nato a Napoli nel 1941.
Ordinato sacerdote nel 1971, é missionario in Swaziland dal 1974. Ha lavorato in Canada, Inghilterra e Sudafrica.
Matilde di Canossa ha esercitato grande fascino nei secoli, attraendo un pubblico formato anche da non specialisti. Se possiamo conoscere e far rivivere ancora oggi il mito di Matilde lo dobbiamo soprattutto a Donizone, che nella Vita Mathildis ha descritto i momenti salienti della sua esistenza, dei suoi antenati, e insieme le tappe fondamentali del dissidio tra impero e papato che è stato alla base della nascita dell'Europa medievale. Il codice miniato di Donizone, elaborato nel monastero di Canossa nel 1115 e ora conservato nella Biblioteca Vaticana, viene qui edito sia nel testo latino, completamente rivisto, che in una nuova traduzione poetica, verso perverso, di Paolo Golinelli, autore anche dell 'Introduzione e delle note esplicative. Completa il volume un saggio di Vito Fumagalli, a ricordo del grande medievista e della precedente edizione di commento al Facsimile del codice stesso, pubblicato da Jaca Book e Belser Verlag nel 1984.
Non si può parlare di Chiara senza parlare di Francesco e viceversa. La loro esperienza spirituale è inscindibile e rappresenta un esempio luminoso di reciprocità e di amore. La tradizione agiografica del tempo però potrebbe suggerire un ritratto di Chiara subalterno a Francesco, in linea con la mentalità dell'epoca. In realtà Chiara ha scelto di vivere come Francesco non in nome della subalternità, ma come scelta di indipendenza, infrangendo così il modello culturale del suo tempo. Questo ritratto di Chiara d'Assisi ha lo stile accattivante del romanzo e, nello stesso tempo, si basa sulle Fonti Francescane e sulle testimonianze raccolte nel Processo di canonizzazione; si tratta quindi di una biografia, come già quella di Francesco dello stesso autore, scrupolosamente storica, a indicare l'impegno di R. Doni per una aderenza alle fonti e ai documenti autorevoli che permettono una ricostruzione fedele di Chiara.
Il libro non vuole essere una biografia secondo il modello classico, ma un percorso nella memoria di chi l'ha conosciuto direttamente e con lui ha lavorato. In dodici capitoli viene presentata la figura di Giorgio La Pira, segnalando le tappe più significative della sua vita e soprattutto illustrando il pensiero e le scelte di questo grande uomo politico che ha saputo coniugare impegno pubblico e vita cristiana, intuizioni politiche e esigenze evangeliche.
Il ritratto di una vita missionaria feconda, raccontata con un linguaggio semplice e colloquiale.
Antologia di scritti raccolti e selezionati da mgr. Andrea Gemma con introduzione bio-bibliografica.
Pablo Domínguez Prieto si trovava a Tulebras (in Navarra) a predicare gli "Esercizi spirituali" alle monache cistercensi quando trovò la morte mentre si dedicava a una delle sue grandi passioni: l'alpinismo. Il Moncayo, il monte che domina tutta la valle, diventa inconsapevolmente metafora della vita dell'uomo, che deve scalare ogni giorno le montagne che Dio costruisce per consentirgli di arrivare fino in cima, cioè in cielo. Questo lavoro è composto dalla rielaborazione delle parole di don Pablo che le monache poterono sentire quasi fossero il suo testamento spirituale. Parla di temi complessi come la Parola, la vita, la morte e le difficoltà della vita in cui anche un buon cristiano inciampa, affrontati con l'ironia e l'umorismo che da sempre hanno caratterizzato la sua persona e l'hanno resa tanto amata dalle persone che incontrava. Pablo ci ha lasciato la migliore eredità che si possa lasciare a una famiglia: la sua fede allegra e fiduciosa; la sua speranza entusiastica; il suo amore senza limiti per Cristo e per la sua Chiesa.
Josef Schmidt (1929-2010) entrò nelle Guardie Svizzere nel 1950. Al servizio del Papa trascorse quindici anni partecipando ad alcuni momenti epocali della storia della Chiesa del XX secolo, come il Concilio Vaticano II e il Conclave del 1958. Ebbe la ventura di incontrare personaggi quali Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer, Eisenhover, De Gaulle, Kennedy, la Regina Elisabetta. Tra i famosi generali in visita da Pio XII, scortò Montgomery e Alexander. All'inizio del 1960 conobbe l'Opus Dei e qualche mese dopo vi chiese l'ammissione come aggregato. Il motivo per cui nel 1965 si congedò dalla Guardia Svizzera era il desiderio di lavorare nel Centro Elis, la grande opera sociale promossa da san Josemaría Escrivá nella periferia di Roma.
11 dicembre 1949: la croce della chiesetta del piccolo villaggio boemo di Cíhost' si muove durante la messa. Il parroco, don Toufar, viene accusato di aver inscenato il "miracolo" ed è arrestato dalla polizia segreta cecoslovacca. Fin da bambino aveva desiderato diventare sacerdote, a servizio di Dio e degli uomini. Morirà il 25 febbraio 1950 in seguito alle torture subite per aver voluto testimoniare la sua fedeltà a Cristo e alla Chiesa cattolica. Il libro, a seguito del quale la Chiesa ceca ha avviato la causa di beatificazione, ne ripercorre la vita, la vocazione, il ministero, fino agli eventi che seguirono il "miracolo" e che fanno di don Toufar uno dei primi e sicuramente più noti martiri cattolici cechi del regime comunista. "Il tempo è un bene prezioso. Perciò viviamo come se dovessimo morire oggi, vigilando da uomini saggi". (Josef Toufar)