
Louis Martin e Marie-Azélie Guérin in Martin furono i genitori di Thérèse Martin, più nota come Teresa di Lisieux, e di altre quattro figlie, tutte religiose. Beatificati nel 2008 per l’esemplarità della loro vita di coppia, sono stati canonizzati nel 2015. Luigi e Zelia, malgrado il secolo che ci separa, hanno sperimentato condizioni di vita molto vicine alle nostre. Tutti e due hanno lavorato per allevare i loro figli, sono corsi dietro al tempo, hanno conosciuto le gioie e le pene di una famiglia ordinaria e sono morti di malattie che ci sono familiari. Ciò che ha costituito la loro santità non sono stati gli avvenimenti in se stessi ma il modo in cui li hanno vissuti. In tutti gli aspetti della loro vita essi non hanno avuto che una fonte e uno scopo: l’amore di Dio. Questo orientamento del cuore non li ha disincarnati ma ha fatto della loro vita ordinaria un’avventura d’amore.
Hélène Mongin, laureata in filosofia, lavora presso l’Office Central di Lisieux. Appassionata della figura di santa Teresa di Gesù Bambino, le ha dedicato il volume Une pensée par jour avec sainte Thérèse de Lisieux (Médiaspaul).
Domenico Mondrone, con la biografia di Angiolino, ha voluto dare una risposta non soltanto ai molti sofferenti che nel dolore si accasciano e sentono un peso inutile a sé e agli altri, ma anche alle tante anime che vivono attorno a noi senza afferrare il senso dell'esistenza. la vita di Angiolini è, inoltre, un delicato regalo che il caro padre della "Civiltà Cattolica" ha voluto fare alla famiglia dei Silenziosi Operai della Croce, i quali della propria vita fanno un dono alla Vergine Immacolata per dedicarsi all'attuazione del suo programma, manifestato a Lourdes e a Fatima, specialmente tra i sofferenti.
C’è quello che ha «trovato» Cristo tra le fogne di Hong Kong e quella che, rapita in Sierra Leone, ha visto con i propri occhi atrocità inimmaginabili. C’è il domenicano che predica in ogni angolo del mondo e il poeta-teologo che dialoga con il premio Nobel anticlericale. C’è la suora che è stata al fianco di Madre Teresa di Calcutta e il prete che accompagnava Bergoglio nelle bidonville di Buenos Aires.
I missionari sono sempre persone affascinanti: il loro andare in terre lontane, immedesimandosi in culture diverse, affrontando rischi e rimanendo accanto a chi non ha nulla, li colloca, nell’immaginario collettivo, come le «truppe scelte» della chiesa.
In queste pagine alcuni e alcune di loro si svelano nella loro disarmante semplicità. Raccontano perché si sono consacrati interamente al vangelo, confessano dubbi e fatiche, ripercorrono gioie e sconfitte, manifestano lo stupore di vedere Dio all’opera, sempre e comunque.
Monica Mondo interloquisce in modo autentico con questi uomini e donne che hanno lasciato tutto per ricevere il centuplo quaggiù. Hanno affrontato guerre e trafficanti di uomini, hanno toccato il dolore innocente e l’incredulità delle società benestanti, non si sono arresi di fronte ai muri o al terrorismo.
Le loro parole ci insegnano che la fede cristiana è un’indomabile fonte di speranza che abbraccia ogni condizione umana.
Monica Mondo, giornalista, in questo libro si interroga su alcuni grandi temi che riguardano la fede cristiana e, cosa spesso posta in secondo piano, la fede cattolica. Perché sono cristiana? Perché sono cattolica? Sono le domande di partenza, che man mano si approfondiscono, divengono sempre più radicali e vanno a scavare dentro una vicenda personale di credente donna capace di interrogarsi continuamente, sia a partire dalla professione, che dal lavoro genitoriale, che dalla vita matrimoniale. La vita dei credenti, per poter essere ancora oggi sensata, deve poter ritrovare nella vita quotidiana e nelle attese e speranze di ciascuno le proprie ragioni (ragioni logiche e ragioni di cuore) per non concedersi alle varie mode. Nulla di astratto in questa "teologia della strada" che la Mondo propone, affi ancando a ogni rifl essione un racconto personale, un incontro, un'esperienza. Poiché la fede non è altro che "presenza di Dio nelle nostre esperienze, nei nostri incontri, sulle nostre strade". Un libro appassionato di Dio, ma anche provocatorio, per tutti coloro che cercano di camminare sulla strada di verità, di bontà e di bellezza; un libro appassionato anche della Chiesa, essenza così fragile eppure così necessaria.
Don Giuseppe Bernardi era il parroco e don Mario Ghibaudo il viceparroco di Boves (Cuneo). Il 19 settembre 1943 entrambi i sacerdoti, mentre cercano di portare aiuto e conforto alla popolazione, vengono barbaramente trucidati dalle SS che seminano morte e distruzione nel paese.
"Questo libro Leonardo lo scrisse per una necessità. Lui non era un predicatore. Faceva qualcosa di meglio: insegnava con il suo modo di comportarsi. Senza volerlo - almeno esplicitamente - apparteneva più alla categoria dei testimoni che a quella dei propagatori. Per questo il libro che scrisse non è lo scintillante discorso di una teoria ma un pezzo di vita vissuta." Così, a dieci anni dalla scomparsa di Leonardo Mondadori Joaquín Navarro-Valls commenta, nell'introduzione che accompagna la nuova edizione di questo volume, il racconto del suo ritorno alla fede. Ciò che colpisce è l'autenticità della testimonianza di un uomo che, a un certo punto della propria vita, sentì il bisogno di "recuperare ogni giorno se stesso". E di mettere a nudo il proprio cammino interiore in pagine che - sempre nelle parole di Navarro-Valls - sono divenute "verità fatta vita e non una lectio magistralis teoretica, da accademia". Eppure la sua conversione sembrò a molti, ieri come oggi, qualcosa di "inopportuno". Ancor più se si considera che non fu solo la generica riscoperta della religione ma piuttosto l'accettazione piena del cattolicesimo più ortodosso. Un'educazione non strettamente religiosa, due divorzi, tre figli, gusti e abitudini della borghesia laica milanese, il ruolo di presidente nella grande azienda che porta il nome del nonno Arnoldo. Ma poi, per Leonardo "qualcosa" avvenne. Un imprevisto che diede senso nuovo e luce insperata alla sua vita.
Biografia dei coniugi Angelina e Ignazio Paternò, Carmelitana e Barnabita.
Una raccolta di riflessioni di Madre Maria Candida Casero, per chiunque voglia comprendere e vivere nella sua vita il dono di questo corpo dato e questo sangue versato" per la salvezza dell'umanità."
Questo è il secondo dei tre volumi che raccolgono le lettere del domenicano p. Molinié ai suoi amici. Lettere valide per tutti, in questo mondo in cui i valori naturali stanno naufragando a dimostrare che appunto questi valori non bastano. È vero, siamo tutti orgogliosi. Ma questo non vuol dire che sia normale. Su questo siamo ciechi. Non è affatto normale che la confessione dell'orgoglio possa essere così facile, mentre quella dell'alcolismo così terribile. Se uno dice "Sono un alcolista" è una vergogna, anche se è una persona perbene. L'orgoglio, invece, non sembra grave, perché non è motivo di vergogna. L'orgoglioso non si vergogna di dire: "Sono orgoglioso." La dottrina della Chiesa però è molto chiara. L'alcolismo è una malattia che porta alla morte e che comporta certamente un decadimento psichico, ma non uccide che il corpo. L'orgoglio, invece, è la morte dell'anima, che di per sé è eterna.E allora, ecco la domanda: perché la confessione dell'orgoglio non fa lo stesso effetto? Perché ci si può permettere di dire: "Sono orgoglioso," senza che ciò sia drammatico? Rispondo: perché non è umiliante, e quindi non ce ne curiamo... Una lettura che ci aiuta a vivere la nostra realtà di cristiani.
Sentinella nella notte è la luminosa esperienza di suor Serafina Gregoris, francescana di Cristo Re che, sin da giovane, ha accolto la sua esistenza come dono di Dio. Nel corso della sua malattia ha saputo squarciare le tenebre della sofferenza senza interrompere il miracolo della vita. In queste pagine è tracciato il suo cammino spirituale, un percorso che mostra come nelle vicende ordinarie della vita si possa scoprire l’amore vero alla sequela di Gesù Cristo.

