
Un libro che vuole essere un dono per don Maggioni, che compirà 80 anni il 4 febbraio 2012. Il testo ripercorre la vita di don Bruno, dall'infanzia ad oggi, affrontando temi quale il paese natìo, l'entrata in seminario, il fare il prete, il Vangelo, il Concilio Vaticano II, la vecchiaia, i momenti di solitudine, le rabbie, i viaggi... Lo stile è diretto e colloquiale, l'impostazione a domanda e risposta.
Strano dirlo, ma un eremita non è mai solo. Padre Frédéric cercava un posto in disparte, ma non isolato, abbastanza spazioso per accogliere ospiti e che richiedesse tanto lavoro. «Trovai tutto questo a Sant'Ilarione, più altre due cose: un'antica storia di preghiera, interrotta solo nel 1952, quando un'alluvione costrinse l'ultimo monaco a lasciare il romitaggio, e il fiume, che mi ricorda le vacanze della mia giovinezza». Sì, perché l'eremita non è fuori dal mondo e ha chiarissimi tutti i fotogrammi di quanto accade: le guerre dimenticate, le violenze senza senso, il dolore fisico e morale di tante persone. Un eremita guarda il mondo da un punto di vista diverso: è unito a tutti, proprio perché separato. In questo diario si schiude un percorso interiore di faticoso discernimento sui passi del Vangelo; un cammino emblematico, che si inerpica sulle vette della spiritualità, pur restando saldamente poggiato a terra attraverso un'esistenza operosa e ospitale, piena e libera. Una lettura ricca di storie e di grandi incontri, di riflessioni profonde e illuminanti, di carezze per lo spirito; un libro che ha suoni, colori e profumi, perché realmente la solitudine totale può diventare accogliente e creatrice di bellezza. Prefazione di Giancarlo M. Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano.
Una raccolta di «pensieri» di santa Gemma Galgani, la santa mistica vissuta a Lucca tra il 1878 e il 1903. Riunisce, per argomenti, pensieri, preghiere, poesie della santa, in cui ella confessa, con sincerità e spontaneità, i passaggi del suo vissuto quotidiano, rielaborati e riletti nella preghiera, nella gioia della comunione con Gesù.
È una sorta di «autobiografia spirituale»; l’Introduzione accompagna il lettore alla conoscenza della santa, mentre la lettura dei suoi testi autografi permette di entrare direttamente e nel profondo del suo animo toccando con mano l’intensità dell’esperienza mistica vissuta da Gemma. Al termine del volume, una Cronologia essenziale della vita della santa e del percorso della sua beatificazione. Un libro di meditazione che può essere usato anche come strumento di preghiera.
L'autrice
Gemma Galgani è nata il 12 marzo 1878 a Borgonuovo di Camigliano (Lucca). Nel 1885 riceve la cresima e due anni dopo fa la prima comunione. La morte della mamma (1886), del fratello Gino (1894), del padre (1897) e una serie di malattie, contribuirono a purificare la «povera Gemma». La sera dell’8 giugno 1899 riceve le stimmate. Poco dopo la famiglia Giannini di Lucca la ospita in casa «come una figlia». In questa casa è vissuta circa due anni
e mezzo: favorita da singolari doni mistici, vessata dal demonio, partecipa di tutti i dolori della Passione, fino al supremo abbandono dell’agonia, coronato l’11 aprile 1903 col suo olocausto. È riconosciuta beata da Pio XI nel 1933 e santa da Pio XII nel 1940.
«Così la mia vita passa, come il più bel romanzo del mondo, perché è un romanzo d'Amore»: queste parole scritte da padre Mario nel diario riassumono la sua breve e intensa esistenza. Nato fra le montagne del Trentino, è inviato come missionario fra le montagne del Laos, dove col martirio - a 28 anni - porta a compimento la vocazione e scrive la parola "fine" al suo romanzo d'Amore. Questo è un libro scritto a quattro mani: da padre Ciardi, che è l'autore, e da padre Mario, che si racconta nel suo diario.
Il libro vuole essere un gesto affettuoso nei confronti di San Domenico, il San Paolo del Duecento, l'Apostolo delle genti del XIII secolo, ma vuole anche rappresentare un omaggio all'Ordine dei Predicatori nell'VIII centenario della sua fondazione.
Il testo che viene qui presentato è lo scritto autobiografico di Guiberto di Nogent, abate vissuto in Francia tra l'xi e il xii secolo. Riveste un particolare interesse storico poiché costituisce una vera e propria miniera di notizie sui fatti di quell'epoca, di cui si sono avvalsi soprattutto storici come il Guizot, che lo incluse tra le fonti della sua monumentale raccolta in ben trenta volumi «pour servir à l'histoire de la France». "La mia vita" fu scritta in età avanzata, quando Guiberto aveva già compiuto sessantanni; è suddivisa in tre libri, redatti non di seguito ma in tempi successivi, per quanto ravvicinati: il primo nel 1114, gli altri due fra il 1115 e il 1116. Nel complesso potrebbe sembrare un'opera alquanto discontinua, mancante di un piano organico, ma ciò non toglie nulla al suo interesse; anzi, per l'autore questo andamento costituisce uno stimolo a presentare un'infinità di situazioni, eventi, personaggi, esperienze interiori ed esteriori in un quadro composito che, per esplicita e ripetuta dichiarazione, vuol essere «oggettivo». Un reperto che ci restituisce, come in un'istantanea, tutta la ricchezza e la varietà di un Medioevo nient'affatto «oscuro».
«Non riferirò quanto ho fatto io. Registrerò quanto altri da me, o il non altro da me e da ogni altro, hanno scritto in me. Farò memoria di un viaggio partito più o meno dalle caverne e sbocciato per tutti nell’avventura del postmoderno. Annoterò, più che i mutamenti noti a tutti, quegli incontri che mi hanno nutrito di gioia e di libertà». Testimone di una generazione che è passata “dalle caverne al postmoderno”, attraversando guerre, ideologie e rivoluzioni tecnologiche, religiose e culturali, Silvano Fausti, gesuita teologo, consegna ai lettori il suo libro più personale e sincero. I sogni di un nuovo Concilio e di una Chiesa meno clericale e meno occidentale, le (non poche) allergie, le benedizioni ricevute e date dimostrano un grande amore per la libertà e per il futuro. Una vita e un’epoca rilette con una profonda sapienza spirituale, facendo tesoro di ogni incontro e di ogni esperienza, qui e in molti paesi del mondo, in particolare nella comunità di gesuiti e famiglie in cui Fausti vive da trentacinque anni a Villapizzone, alla periferia di Milano. La sapienza spirituale del teologo noto a tutti per le sue letture bibliche trova qui la sua dimensione più personale e politica.
L'AUTORE
Silvano Fausti, gesuita, dopo gli studi di filosofia e teologia – conclusi con un dottorato sulla fenomenologia del linguaggio presso l’università di Münster in Germania – è stato docente di teologia. Ha lasciato l’insegnamento per dedicarsi allo studio e al servizio della Parola. Pur lavorando part-time in vari continenti, vive da trentacinque anni in una cascina alla periferia di Milano (Villapizzone), con una comunità di gesuiti inserita in una più ampia comunità di famiglie aperte ai problemi dell’emarginazione. È autore di numerose pubblicazioni bibliche e teologiche, sia di studio che di divulgazione ed è seguito con attenzione anche dal mondo dei non credenti per la sua profondità di lettura della realtà.
Giovanna Meneghini (1868-1918), figlia di pastori, dai tre anni risiedette a Breganze (VI) con gli zii, lavorando duramente e testimoniando la propria fede in umile spirito di servizio, soprattutto a sostegno delle ragazze e delle donne più svantaggiate. Chiamata ancora giovane da Dio ad avviare una nuova Congregazione religiosa, dopo 19 anni come consacrata Orsolina, nel 1907 diede inizio a una realtà di Sorelle che vivevano, in forma comunitaria, la spiritualità di Sant’Angela Merici: la corrispondenza all’amore di Cristo Sposo, nella fraternità e nella carità verso tutti, con un’attenzione particolare alla promozione del mondo femminile. La povertà, la fragilità fisica, la mancanza di appoggi sociali, il difficile contesto segnato da ostilità verso la Chiesa e conflitti interni ad essa (tra cattolici intransigenti e moderati) non impedirono a Giovanna di realizzare la volontà di Dio fondando le Suore Orsoline SCM per la salvezza e la santificazione della classe popolare femminile.
Dei sette monaci trappisti assassinati in Algeria il 21 maggio 1996, fratel Christophe era il più giovane. Da diversi anni egli teneva un diario, intitolato 'Quaderno di preghiera': annotazioni di fatti, di riflessioni, sentimenti e vibrazioni interiori, molte volte espresse in forma poetica. Cominciato l'8 agosto 1993, il diario giunge fino al 19 marzo 1996, pochi giorni prima del rapimento dei monaci, avvenuto nella notte tra il 26 e 27 marzo, cui seguirono quasi due mesi di prigionia e la tragica fine. Il diario permette anche di ricostruire un periodo travagliato della presenza dei monaci in Algeria, quando già la violenza dell'integralismo e del fanatismo diveniva sempre più incombente. E permette in particolare di capire il motivo profondo della scelta dei monaci di rimanere, nonostante l'aggravarsi delle minacce e il ripetersi delle violenze. Per loro si trattò di una scelta d'amore e di fedeltà appunto all'Algeria e in particolare agli algerini di Tibhirine che sentivano come fratelli. Amore e fedeltà fino al dono totale della propria vita.
Destinatari
L'opera si rivolge in primo luogo a chi segue le vicende della chiesa oggi, in particolare a chi è affascinato dalle grandi figure di credenti che rendono testimonianza con piena coerenza alla loro scelta di fede e di amore. Potrà interessare anche il vasto pubblico dei non credenti per conoscere da vicino una realtà ancora tragicamente attuale come la violenza dell'integralismo e del fanatismo in Algeria.
Autore
Fratel Christophe faceva parte della comunità trappista di Tibherine, nella solitudine delle montagne dell'Atlante algerino. I monaci avevano stabilito dei rapporti di dialogo e anche di amicizia con i loro vicini musulmani. Furono rapiti da una gruppo di terroristi della GIA, imprigionati e infine assassinati.
A duecento anni dalla nascita di don Bosco, ripercorriamo la vita del Santo piemontese attraverso la narrazione degli episodi più significativi della sua storia. Un percorso fatto di illustrazioni, fotografie e parole coinvolgerà bambini e ragazzi nella scoperta del sacerdote amico dei giovani e fondatore della congregazione dei Salesiani. Attraverso il racconto dei miracoli accaduti nella vita di Giovanni Bosco, i lettori potranno conoscere un uomo che ha portato lo sguardo di Cristo alle periferie del mondo. Nella povertà della campagna piemontese da cui veniva, don Bosco, diventato sacerdote, si è mosso verso i margini estremi della Torino pre-industriale per soccorrere i ragazzi abbondati e soli che vagabondavano per le strade. Di periferia in periferia, la storia di Giovanni Bosco ha affascinato grandi e piccini da più di un secolo e ancora oggi continua a incantare chi si lascia provocare dalla vita appassionata di un uomo affascinato da Cristo, che ha speso tutta la vita per i giovani.

