
Questo libro vuole portare all'attenzione quanto é stata "devastante" nei confronti del potere mafioso, l'opera di legalità portata avanti da Don Pino Puglisi e Don Peppe Diana.
Padre Giuseppe Puglisi "era divenuto, al pari di altri preti di frontiera impegnati nelle attività sociali, un sacerdote di trincea, trasformando la sua chiesa in una prima linea nella lotta alla mafia.
Il sacerdote da subito aveva cercato di trasformare il quartiere di Brancaccio, da un territorio caratterizzato dal potere mafioso esercitato dalla famiglia Graviano a baluardo delle legalità, combattendo, con la parola di Dio e con l'amore fraterno, ogni forma di violenza e prevaricazione, avviando, altresì, una intensa operazione di risanamento morale e religioso.
Don Peppe Diana, era un sacerdote che amava confondersi tra la gente, la sua "chiesa" doveva essere al servizio dei poveri, degli ultimi ed infatti diceva che "Dove c'è mancanza di regole, di diritto si affermano il non diritto e la sopraffazione. Bisogna risalire alle cause della Camorra per sanarne la radice che é marcia...dove regnano povertà, emarginazione, disoccupazione e disagio é facile che la mala pianta della Camorra nasca e si sviluppi". Entrambi saranno barbaramente uccisi.
Questo volume raccoglie le relazioni tenute nel convegno di studio organizzato dalla Facoltà Teologica di Sicilia per ricordare, nella prospettiva di una riflessione martiriologica, la figura e la testimonianza di Don Pino Puglisi.
Don Giuseppe Puglisi, per tutti Pino, fu ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993 nel quartiere palermitano di Brancaccio, dove era nato e cresciuto. L'impegno, il carisma, la vita esemplare fanno sì che "don Puglisi parli ancora alla coscienza del nostro tempo" come scrive il ministro Andrea Riccardi nella prefazione. "Le pagine di questo volume" continua Riccardi, "danno al lettore un ritratto a tutto tondo del parroco di Brancaccio, un uomo pieno di vita, di sogni e di domande, un cristiano vero, un siciliano non autoreferenziale né complessato", una figura che merita di essere compresa ed emergere "in tutta la sua affascinante grandezza".
Ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993, don Pino Puglisi è stato la prima vittima di mafia riconosciuta come martire della Chiesa. Come ha dichiarato Papa Francesco: "è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto". "Don Puglisi parla ancora alla coscienza del nostro tempo. Nuovi e interessanti elementi vengono da uno studio come quello di Vincenzo Ceruso, che con finezza si è chinato sulla vita di Puglisi per scrutarne l'ordito. Le pagine di questo volume danno al lettore un ritratto a tutto tondo del parroco di Brancaccio, un uomo pieno di vita, di sogni e di domande. È stato un cristiano vero, un siciliano non autoreferenziale né complessato. Questo libro ci aiuta a capire meglio la storia dell'uomo Puglisi, che emerge in tutta la sua affascinante grandezza". Dalla Prefazione di Andrea Riccardi.
Biografia di Don Pietro Pappagallo, vittima dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Don Pietro Pappagallo, di Terlizzi (Ba), fu una delle 335 vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine (24 marzo 1944), l'unico sacerdote ucciso. Egli fu detenuto a Via Tasso (oggi sede del Museo Storico della Liberazione, a Roma) nella cella n. 13, con altri patrioti. Qui subi le atrocita del carcere con gli altri otto condannati a morte; qui fu udito perdonare i suoi carnefici e confortare i compagni di prigionia, pregando il Signore che li aiutasse a sopportare l'inevitabile trapasso. Nel primo semestre di quest'anno sono state realizzate le riprese della fiction televisiva Rai Coprifuoco. Vita di don Pietro", del produttore Roberto Levi, per la regia di Franco Albano. "
Il libro ricostruisce la vita e la testimonianza di don Pierino Ferrari, sacerdote bresciano che, con il servizio in diverse parrocchie e con le opere per gli ultimi e i sofferenti, ha contribuito alla costruzione di quella che Paolo VI ha definito «la civiltà dell’amore». Ha detto di lui monsignor Luciano Monari, vescovo emerito di Brescia: «Don Pierino appartiene alla marea infinita di persone che hanno creduto nell’amore di Dio e speso le proprie energie per far sì che le beatitudini si realizzassero. Nelle sue opere davvero sono beati i poveri, gli afflitti, i miti, quelli che cercano la giustizia, misericordiosi, i puri di cuore e i cercatori di pace».
Un’ampia Appendice riporta alcuni scritti di don Pierino, tratti dalla notevole mole delle sue pubblicazioni, e una ricca sezione fotografica.
Don Peppino Diana era soltanto un giovane prete, affamato di vita. Né cercava la morte né desiderava il martirio. Don Peppino non è stato un funzionario del sacro, un asettico distributore di sacramenti e di certificati, un burocrate della religione, un indifferente celebrante di morti ammazzati. Non ha accettato di tollerare i soprusi, le intimidazioni e la paura che la camorra imponeva a Casal di Principe e non solo. Annunciando il Vangelo in una terra di omicidi e violenza come prete non ha mai potuto predicare la rassegnazione. In una realtà dove la camorra pretendeva di cogestire il sacro e anche di finanziarlo, di governare e controllare bisogni e diritti, don Peppino ha semplicemente offerto la testimonianza sacerdotale che non era possibile nessuna intesa tra chi uccideva e pretendeva di essere il padrone del mondo e un cristiano, tanto più un prete. Don Peppino aveva il senso della missione in quanto parroco al quale è affidato un popolo e per quel popolo mette in conto la propria vita. Non dunque l'eroismo dei super uomini, ma la testimonianza di un semplice uomo, incarnato in una storia comune ma che non ha trovato scuse per tacere e ha cercato di capire cosa andasse fatto in quel luogo e in quel momento.
Don Giuseppe Diana fu ucciso il 19 marzo del 1994 nella sua chiesa a Casal di Principe. A vent'anni da quel delitto di camorra, il libro racconta, attraverso il dialogo tra don Diana e il padre Gennaro, cosa è avvenuto dopo la morte del sacerdote. Una storia tra romanzo e cronaca che descrive le tappe più significative di una vicenda che ha fortemente segnato un territorio che oggi tenta il riscatto proprio nel nome di don Diana. I capi camorra sono tutti in carcere e le nuove generazioni cercano altri punti di riferimento. La camorra e la violenza sono i protagonisti di ieri. I giovani e le associazioni che gestiscono i beni confiscati sono i protagonisti di oggi. L'eredità del passato è pesante e la crisi sociale non aiuta a scegliere nuove strade. Il rischio di tornare indietro è concreto. Un argine lo sta faticosamente costruendo un popolo nuovo. È il popolo di don Peppe, che vuole trasformare quelle che una volta erano conosciute come le terre della camorra, nelle terre di don Diana.
Attraverso la raccolta dei testi pronunciati dall'arcivescovo di Napoli su don Giuseppe Diana, l'autore desidera tenere viva la memoria di questo giovane sacerdote di Casal di Principe che, sfidando apertamente la camorra dei casalesi, nel 1994 pagò con la vita il suo amore per la Verità.
Il libro racconta la caduta di Gomorra innescata dal martirio di don Giuseppe Diana, il 19 marzo 1994, dal contesto sociale in cui maturò il suo omicidio – in quegli anni una piccola parte del Casertano era come l’Iraq durante la guerra all’Isis, realtà di cui ancora il nostro Paese non si rende conto – alla rivolta culturale e umana di una piccola fetta di resistenti che hanno creato un mondo diverso con cooperative sociali di ragazzi disabili o disagiati o ex detenuti che sono diventate ristoranti o vere e proprie imprese.
Un impegno che dopo venticinque anni comincia a diventare evidente e che si oppone al ritorno concreto della camorra, non solo nel Casertano ma nel resto d’Italia. Perché se i Casalesi, il più violento e potente clan di camorra mai esistito, sono stati sconfitti militarmente, il loro tesoro economico e il mondo dei colletti bianchi collegato non è mai stato scoperto, ma chi fa fruttare per il bene i loro patrimoni toglie le radici
al ritorno del male.
LUIGI FERRAIUOLO, giornalista, è redattore di Tv2000. Nato a Lodi, è diventato professionista al Corriere della Sera/Corriere del Mezzogiorno e ha pubblicato, tra l’altro: San Rocco, pellegrino e guaritore per le Paoline; Viva Salgari e Le parole che uccidono per Guida; Il museo di strada per Cuen Edizioni; Da Pietrelcina, l’altro Padre Pio per la Fontana di Siloe, con cui ha vinto il Premio «Giordano» per il miglior saggio ecclesiale italiano nel 2014; La pancia della mamma, la nuvola e la macchina da scrivere per Buone Notizie Edizioni.
Ha realizzato tre docufilm: Sui passi di Abramo, che racconta degli ultimi cristiani in Iraq a dieci anni dalla fine della guerra; Padre Pio: tornerò tra cent’anni, sulla profezia del ritorno a Pietrelcina dopo cento anni di San Pio, campione di ascolti su Tv2000, e Libera nos a malo: la musica di Sant’Antonio contro il diavolo, unico documentario proiettato all’assemblea mondiale delle Ngo Unesco.
Biografia di DON OTTORINO ZANON (1915 - 1972), fondatore della Pia Società San Gaetano di Vicenza. Umile prete vicentino capace di cose straordinarie, ha cambiato il cuore di tantissime persone grazie al suo profondo amore al Signore e alla sua generosa donazione verso i bisognosi del suo tempo; ha attirato tanti con il sorriso contagioso, la comunicativa immediata e credibile, il suo stile geniale e intraprendente tutto rivolto alla diffusione del Regno di Dio. Il lettore attento non mancherà di provare gioia e desiderio di imitarlo nella sua spiritualità semplice, profonda e alla portata di tutti. Scopo della biografia, oltre a far conoscere un prete ‘rivoluzionario’, è quello di suscitare nel lettore una spinta interiore ed una risposta generosa a fare di Cristo il centro della vita, il motore di tutte le sue azioni e provare la gioia di lasciarsi trascinare nel suo progetto di amore.
Il Servo di Dio Don Ottorino Zanon (1915-1972) fondò l'Istituto San Gaetano, scuola di formazione cristiana per giovani poveri da avviare al lavoro. Diede vita anche a una Famiglia Religiosa, la Pia Società San Gaetano, composta di preti e diaconi, per il ministero pastorale in diocesi particolarmente bisognose, oggi presente in diversi paesi soprattutto dell'America Latina. Il libretto illustrato racconta questa vita operosa e intensa, stroncata da un tragico incidente stradale.