
Padre Pippo (1915-1993) è stato un uomo di Dio: aveva una personalità eclettica ed era dotato di una grande umanità. Visse lunghi periodi della sua vita in missione in Burundi. Fu un uomo normale, con le sua passioni, il suo orgoglio, i suoi attacchi d'ira, ma anche con una straordinaria capacità di dare e di darsi, di fare e di farsi prossimo: un piccolo grande strumento nella mani di Dio per il bene degli uomini.
Uomo di studio, cui unì sempre la carità silenziosa e assidua, padre Girotti (1905-1945) durante la guerra portò soccorso e asilo agli ebrei perseguitati: per ciò fu deportato nel lager di Dachau, dove trovò la morte.
Questo libro rappresenta un'incredibile testimonianza che, attraverso l'esperienza personale dell'autore (ausiliare prima di padre Amorth e ora di don Patrizio Milano), gli insegnamenti di due grandi esorcisti e il commovente racconto di chi ha dovuto vivere gli esorcismi sulla sua pelle e della persona che gli è sempre stata accanto, ci fornisce tutti gli strumenti per conoscere e proteggerci dalle insidie del maligno. Ci conforta scoprire che, dal Paradiso, il caro padre Amorth continua ad intercedere negli esorcismi e a portare avanti la sua missione "speciale".
Grazie alla sua prossimità al religioso paolino Gabriele Amorth, l'autore di questo libro è in grado di descrivere con rigore e precisione quanto avviene nel corso di un esorcismo, per aver vissuto in prima persona la liberazione della sorella e coadiuvato Amorth in altri esorcismi. Il volume riporta anche una sezione di interviste di padre Amorth e di testimonianze dirette sulla sua opera, assieme a un'appendice fotografica.
Su quanto descritto in queste pagine si è basato anche William Friedkin, già regista de "L'esorcista" (1973), per la realizzazione del documentario "The Devil and Father Amorth", reperibile anche con sottotitoli italiano.
Quando conosciamo le figure dei santi, rimaniamo meravigliati delle grandi opere che Dio realizza tramite loro. Padre Félix de Jesús Rougier (1859-1938) non si distinse per eventi straordinari, né trovò nella preghiera le esperienze privilegiate dei mistici. Egli fu un sacerdote del tutto normale, un modello alla portata di tutti. Ed è proprio l'ordinarietà piena di fede, di speranza e di carità che ne fanno una figura eccezionale. Nato in Francia da una famiglia di contadini, da adolescente rimase incantato dai racconti di un vescovo missionario e decise di seguire le sue orme. Entra nella Società di Maria e diventa sacerdote. Viene inviato prima in Colombia e poi in Messico, dove, pur in mezzo a innumerevoli difficoltà di ogni tipo, fonda i Missionari dello Spirito Santo. In seguito fonderà altre tre congregazioni religiose.
Incontrare una figura in cui si fanno visibili la relazione profonda con Dio e l’aiuto alle persone in difficoltà è realmente una grazia della vita spirituale. E’ come trovare una stella che orienta il cammino. Leggere queste pagine ci fa scoprire un piccolo gigante! La sua vita continua a lasciare una traccia di devozione profonda e silenziosa nelle persone che lo hanno incontrato e ancora oggi sostano presso il suo confessionale.
Nell'Oratorio torinese dell'Ottocento padre Felice Carpignano (1810-1888) decisamente richiama la grande figura del Beato Valfré per una serie di significative coincidenze: l'umile origine contadina; la seria preparazione culturale conseguita attraverso studi condotti fino al conseguimento del titolo dottorale nonostante la ristrettezza delle risorse economiche; la decisione di entrare nell'Oratorio con una scelta che, se per il Valfré fu coraggiosa fino all'eroismo, non fu certo determinata da aspirazioni di comodità per il Carpignano; la profonda fede in Dio e nella Sua Provvidenza, lo spirito di preghiera, la carità tenace e umilmente esercitata, la straordinaria dedizione nel compiere la missione, il dono dell'intelletto nel comprendere le situazioni e del discernimento nel guidare le persone... Nella Torino del secolo XVII il Valfré fu l'animatore di tante iniziative di bene; il Carpignano - in una Torino caratterizzata dai profondi cambiamenti del XIX secolo - fu un nuovo Valfré.
Padre Cappello, sacerdote gesuita, è stato per quarant'anni un eccezionale confessore, che soccorreva con la medicina della misericordia chi era rimasto ferito nelle battaglie della vita. Padre Pio ai romani che andavano da lui diceva: «Perché venite da me, quando a Roma avete padre Cappello?». Tutti coloro che lo hanno conosciuto lo ricordano come un uomo buono, mite, sorridente, sapiente e umile. Chi si rivolgeva a lui restava colpito dal suo sguardo: non si soffermava sui limiti e sui peccati, che appartenevano al passato, ma su ciò che il Signore poteva fare con ognuno. Leggendo queste pagine, anche noi possiamo incontrare un vero uomo di Dio, per lasciarci afferrare dal suo sorriso rassicurante e dalla sua illuminante saggezza.
E' la biografia di Padre Fedele da Fanna, della storia delle origini e dello sviluppo dell'edizione dell'Opera omnia di Bonaventura e della fondazione del Collegio di Quaracchi, e offre uno spaccato vivissimo della storia dei frati minori nel XIX secolo.
"Insomma, sebbene mi trovi, per usare una qualifica ormai desueta, in zona laica, non mi sposto di un capello dal mio asse evangelico. Più che di una transizione alla laicità [...] si tratta di una immersione della laicità nella profezia, di una iscrizione della razionalità comune dentro il cerchio di un orizzonte che ha misure ben più vaste di quello della ragione; è lo stesso orizzonte dell'uomo possibile, su cui batte la stessa luce che, nei momenti di preghiera, illumina il mio occhio contemplativo. La mia è, dunque, per usare l'espressione di un Padre greco, una fuga immobile!" (Padre Ernesto Balducci) La complessità degli avvenimenti che videro padre Balducci fra i protagonisti della seconda metà del Novecento nel nostro Paese non può esaurirsi in una biografia dalle connotazioni di sintesi come l'attuale. Queste note rappresentano piuttosto la testimonianza di chi visse accanto al padre scolopio per lunghi anni, condividendone la quotidianità nell'amicizia e nella collaborazione. Si tratta dunque di uno spaccato biografico per certi versi inusuale, perché teso a valorizzare soprattutto la dimensione amicale e spirituale di padre Balducci.
Un libro che raccoglie testi scritti e predicazioni svolte in varie occasioni da padre cappuccino Filippo Braghini (padre Emmanuel) e che compongono un ricco commento ai temi dell'anno liturgico. Cappuccino del convento di viale Piave a Milano, collaborò con don Giussani alle origini di Gioventù Studentesca e poi di CL. è stato una guida spirituale per molti e di grande testimonianza di fede per quanti lo hanno conosciuto.
Settembre 1954. Un prete entra in un convento dei frati cappuccini a Milano e chiede di confessarsi. In quel momento è presente solo un "padrino", da poco ordinato sacerdote. I due si ritrovano poco dopo sul tram. Inizia così l'amicizia tra don Luigi Giussani e padre Emmanuel. «Un semplice incontro, una "storia particolare" è diventata la chiave di volta di tutta la sua esistenza. La sua vocazione si è identificata sempre più con l'avventura di don Giussani tra i giovani di Milano che ha segnato l'inizio della storia del movimento» (don Carrón). Questo volume ci offre un ritratto di padre Emmanuel, «cappuccino intenso e creativo» (mons. Scola), «condito di profonda letizia» (padre Bertani), «uomo e frate profondamente amante della vita» (mons. Martinelli), costantemente teso a obbedire a Dio attraverso la circostanza. Così è diventato fedele e appassionato compagno di strada di quanti lo hanno incontrato e suscitatore di tante vocazioni, perché lui per primo viveva la vita come vocazione.

