
Il pellegrinaggio cristiano è strumento e metafora di quel “viaggio” che il cristiano, costitutivamente “straniero e pellegrino” sulla terra, compie verso il regno di Dio, la patria del cielo, al seguito di Gesù Cristo che lo precede e, nella forza dello Spirito santo, lo ispira e lo sostiene.
Pubblichiamo qui la conferenza di Enzo Bianchi tenuta ad Assisi il 15 settembre 2017 in occasione della manifestazione culturale Cammino. Dialogo tra credenti e non credenti, organizzata e promossa dal Cortile di Francesco.
Enzo Bianchi riflette sull’incontro di Gesù con la donna samaritana, raccontato nel vangelo di Giovanni (4,5-42), in cui Egli si presenta come “quell’acqua” capace di dissetare la sete di eterno presente in noi e soprattutto le cambia la vita, facendola diventare testimone della sua missione tra i Samaritani.
Il primo volume del percorso di preparazione alla Pasqua guidato dal fondatore della Comunità di Bose, uno degli autori di spiritualità più letti al mondo.
Le meditazioni di Enzo Bianchi sulla crocifissione – dove Gesù, oltre a promettere il paradiso al buon ladrone, pronuncia le famose “sette parole” che nella storia della pietà cristiana daranno origine al pio esercizio di meditazione – sulla Domenica delle Palme e sul Venerdì Santo.
Il secondo volume del percorso di preparazione alla Pasqua guidato dal fondatore della Comunità di Bose, uno degli autori di spiritualità più letti al mondo.
Enzo Bianchi medita sull’incontro del Risorto con i discepoli di Emmaus – narrato dall’evangelista Luca (24,13-35) – in cui il Signore, durante la cosiddetta “liturgia di Emmaus”, spiega ai due il senso vero delle Scritture e si fa riconoscere al momento dello spezzare il pane.
Il terzo e ultimo volume del percorso di preparazione alla Pasqua guidato dal fondatore della Comunità di Bose, uno degli autori di spiritualità più letti al mondo.
Queste pagine vogliono accompagnare il lettore lungo il Tempo ordinario, in ascolto degli insegnamenti di Gesù che ci vengono proposti dai Vangeli. Dio parla: questa è l'affermazione fondamentale che attraversa tutte le Sante Scritture, è la «cosa grande» (Dt 4,32) senza la quale non potremmo avere nessuna relazione personale con lui. Con assoluta decisione, con libera e gratuita iniziativa, Dio ha alzato il velo su di sé, ha scelto di uscire da sé e di autocomunicarsi, si è rivelato agli uomini per entrare in relazione con essi e offrire loro i suoi doni meravigliosi. E la storia del manifestarsi di Dio all'umanità trova il suo vertice in Gesù Cristo, Parola definitiva di Dio, Parola che comunica pienamente la volontà d'amore di Dio nei confronti di noi uomini.
Le riflessioni qui raccolte vogliono accompagnarci nella lettura dei molteplici segni operati da Gesù e narrati dai Vangeli che ascoltiamo la domenica. Sono segni di guarigione e di salvezza, annunci eloquenti della vittoria del Signore sul male e sulla morte. Il Vangelo di Marco ce ne parla sin dall'inizio, riproducendo il vissuto del Maestro di Nazaret con straordinaria immediatezza.
Le riflessioni che proponiamo in queste pagine vogliono aiutarci a pregare, approfondire e meditare gli incontri di Gesù riportati dal Vangelo domenicale. Sono tanti i personaggi evangelici che possono testimoniarlo: incontrare Gesù è incontrare Dio; è incamminarsi su una via sicura che conduce a lui. Gesù è la via verso il Padre: ce lo ricorda un brano del Vangelo di Giovanni che ci sembra utile riportare di seguito.
Come seguire il Signore Gesù, come camminare «sulle sue tracce» (1Pt 2,21)? A questa domanda cerca di dare risposta Enzo Bianchi attraverso le sue profonde riflessioni qui raccolte. Esse vogliono accompagnare la meditazione dei vangeli domenicali, seguendo idealmente i passi del Signore.
La preghiera, proprio perché accompagna il cristiano per tutta la vita, dall'infanzia alla morte, cambia forma, anzi implica dei mutamenti a seconda delle età. Ma ciò che è determinante è che non venga mai meno, che non ci si stanchi di pregare, che si preghi sempre e in ogni situazione. Può darsi che il Signore ci faccia la grazia di diventare vecchi e di arrivare a un'intensità spirituale in cui sembra di non pregare più ma che le nostre persone stesse siano diventate preghiera, come avvenne a san Francesco d'Assisi. In ogni caso, che si sia piccoli o anziani, dotti o semplici, per pregare basta semplicemente dire a Dio: «Abba! Papà caro!». E al Figlio: «Gesù Signore, vieni!». Basta questo per dire che lo Spirito prega in noi e che in noi per grazia c'è l'arte della preghiera.
Appartengo all'ultima generazione che ha conosciuto l'insegnamento dell'arte della lotta contro le tentazioni, un'arte che ci veniva trasmessa insieme alla fede cristiana. Ho assistito alla progressiva scomparsa di questa pedagogia che ho sperimentato come una grazia, un aiuto durante tutta la mia esistenza. Nella vita monastica che conduco, nella ricerca di una fedeltà rinnovata al Vangelo, ho raffinato questa lotta e ho tentato a mia volta di trasmetterne l'arte ai più giovani. Vorrei solo essere un fratello anziano che ha camminato guardando come maestri ad altri che lo precedevano e che ora si volge verso quanti vengono dopo di lui, per offrire loro, senza ambizione, ciò che lo ha aiutato a vivere e a costruirsi.
Oggi siamo chiamati a riscoprire nella fede cristiana ciò che è davvero vita: vita più vivente del semplice esistere biologico, vita che si è manifestata nel Verbo-Parola Gesù Cristo. La conversione che ci occorre non è a una dottrina, a delle formule teologiche, ma, appunto, alla vita, come testimoniano i primi cristiani di Gerusalemme. Si tratta di rimettere al centro della fede innanzitutto Gesù Cristo, colui che ci ha narrato il Dio invisibile, vivente e vero. Solo Cristo è il fondamento della "differenza cristiana", il Cristo del Vangelo, nato da Maria, vissuto in Palestina, morto e risorto. Senza la morte e la resurrezione, Gesù Cristo non può essere il destinatario della nostra adesione-fede, colui nel quale abbiamo speranza perché è la nostra speranza. Noi cristiani non abbiamo molto di specifico da dare agli altri, ma questa buona notizia della resurrezione di Gesù, quindi anche nostra, sì! Proprio per questo il cristianesimo non può attestarsi in modo definitivo, ma può sempre e solo rinascere, ricominciare: il cristianesimo ricomincia sempre e apre davanti a noi un futuro inedito.