
Questo libro di parole e di immagini è il racconto del viaggio dalla malattia alla guarigione e, anche, del cambiamento che quest’ultima ha provocato nei tanti guariti al San Gerardo di Monza. Quasi 30 storie, trame e orditi di un’unica grande storia, che ci ricorda quanto preziosa e gioiosa sia la vita. Storie di prima linea, di medici e di pazienti nell’emergenza di salvare la vita e nella gioia della guarigione: il professor Masera, il dottor Jankovic, i loro colleghi, le infermiere, insieme ai volontari del Comitato “Maria Letizia Verga” e quelli dell’ABIO che, da sempre, ognuno con le proprie armi, combattono ad oltranza tutti i tipi di leucemia.
Il lavoro nasce dall’esperienza diretta dell’autore, che ha voluto vivere dall’interno la realtà del carcere minorile dell’isola di Nisida (Napoli), mangiando e dormendo dietro le sbarre, facendo la stessa vita dei ragazzi detenuti. Struttura piccola, con un sano rapporto tra operatori e ragazzi, Nisida si presenta come un carcere che mira ad educare e riabilitare più che punire. Il reportage ha spesso la forma del dialogo e ci mette in diretto ascolto dei protagonisti di questa particolare realtà educativa.
Prefazione di don Luigi Ciotti
Reportage giornalistico che dà voce ai protagonisti
Nisida è una delle 19 prigioni per minori in Italia […] dove negli anni Settanta e Ottanta è soffiato, lieve, il vento riformista che immaginava di sorvegliare e punire un po’ di meno, ed educare e riabilitare un po’ di più. Anche grazie a quel vento, oggi a Nisida ci sono un teatro nuovo di zecca (finanziato da Luca De Filippo e dal Comune di Napoli, con un laboratorio di scenotecnica, che quando funziona fornisce le maestranze al teatro San Carlo), un forno per cuocere la ceramica, un reparto di falegnameria. E poi una sartoria e una scuola di pasticceria per le ragazze, perché come negli anni Cinquanta gli uomini imparano a costruire un muro e le donne a cucire un vestito.
«La Repubblica»
Documentare e riflettere criticamente sull’alto senso di responsabilità, sul nobile impegno educativo-sociale sottesi all’organizzazione sia di una Casa Famiglia per minori dai 12 ai 18 anni sia del Movimento Famiglie Affidatarie – sorti entrambi dalla sinergia dei Salesiani del Borgo Ragazzi Don Bosco e dei loro Collaboratori – significa far conoscere un’importante e concreta via di realizzazione del bene-essere sociale.
Le famiglie affidatarie e il loro Movimento, mentre danno corpo a politiche sociali più commisurate ai bisogni delle persone, specie dei minori, contribuiscono efficacemente alla produzione di un nuovo welfare qualitativo e relazionale e, quindi, alla realizzazione del bene comune, in linea con una corretta interpretazione della solidarietà e della sussidiarietà.
In questo lavoro si vogliono recuperare le radici, le ragioni e i fondamenti delle azioni educative con i disabili, dialogando con i grandi personaggi che hanno saputo indicare strade e percorsi innovativi per il lavoro con le persone con deficit. Le loro idee continuano a vivere silenti nelle azioni formative, nelle proposte didattiche e nei percorsi scolastici che si propongono oggi, ma per renderle efficaci è necessario proiettare continuamente queste basi nel futuro, e questo è ciò che si propone il volume: valutare il passato nella prospettiva positiva del futuro.
I media raccontano ogni giorno prepotenze, furti, molestie, stupri di cui si rendono protagonisti ragazzi all'apparenza "normali". Serpeggia, tra i nostri giovani, una carica di violenza spesso alimentata dall'abuso di alcol e, peggio ancora, dal consumo di droghe più o meno pesanti. Che fare? Don Mazzi lo spiega in modo chiaro e franco a tutti coloro che hanno o dovrebbero avere a cuore il bene della gioventù. E lo fa con l'autorevolezza, la credibilità, la passione di chi si occupa da anni dei problemi dei giovani, dalla tossicodipendenza ai disturbi psichici, e lotta per il recupero dei più deboli. Suffragata dall'esperienza sul campo e da episodi di cronaca emblematici, la diagnosi del fondatore di Exodus chiama in causa, anzitutto, la famiglia e la scuola, denunciando le loro gravi carenze educative. Se tanti ragazzi si trasformano in bulli arroganti o addirittura in giovani delinquenti, lo si deve alla latitanza dei genitori e all'inerzia degli insegnanti. A dimostrarsi inadeguati sono soprattutto i padri, spesso assenti o troppo deboli. L'eccessiva indulgenza, l'appagamento di ogni capriccio, l'incapacità di correggere e castigare sono all'origine dell'infantilismo e dell'irresponsabilità di molti giovani. E quindi il principale antidoto raccomandato da don Mazzi è tanto semplice da prospettare quanto arduo da applicare: uomini e donne non possono più limitarsi a essere genitori, devono saper diventare veri padri e vere madri.
Il volume è un dizionario della lingua italiana dei segni, il codice gestuale che, con importanti varianti locali, la maggior parte dei sordi adoperano: mediante questo codice i sordi possono non solo scambiarsi messaggi ma anche spingersi ai livelli pù elevati della comunicazione.
L'autrice racconta in questo volume una storia autobiografica: quella che ha portato lei e la sua famiglia ad adottare una bambina vietnamita. "Ho scritto tale libro", spiega, "per poterle spiegare un giorno come mai abbiamo scelto di adottare e come siamo giunti a lei".Il libro si articola in tre parti, tra loro molto differenti. La prima rievoca i passi compiuti per ottenere l'idoneità all'adozione, fino all'abbinamento con la propria bambina e alla partenza per il Vietnam. Spesso viene sottolineata l'ottusità di sistemi e personaggi burocrati, con un po' di ironia e con sguardo disincantato. Nella seconda parte fanno da sfondo e da contorno all'emozionante primo incontro con la bimba le immagini, i colori, i rumori e il paesaggio del Vietnam. Nella terza parte si parla dei primi momenti di vita insieme, unitamente a tutte le avventure che hanno caratterizzato la vita in Vietnam lontano da casa.
Descrizione dell'opera
L’hospice è un luogo di cura destinato ad accogliere il malato affetto da patologia cronica e inguaribile. Esso rappresenta non solo un luogo, ma anche una filosofia terapeutica che, attraverso le cure palliative, si propone di intervenire sulle dimensioni fisiche, psicologiche, sociali e spirituali della sofferenza.
Vegliate con me è il primo scritto della fondatrice del movimento hospice pubblicato in lingua italiana; da esso emerge chiaramente il fondamento spirituale cui si rifà chi ha deciso di ‘vegliare’ accanto a chi è prossimo al ‘passaggio’ dalla vita alla morte. Una scelta che può dischiudere orizzonti ricchi di speranza per i medici, i malati e i familiari.
Il testo raccoglie cinque saggi in cui l’autrice descrive il cammino che l’ha portata a creare il primo hospice di concezione moderna. Riscoprire le origini cristiane delle moderne cure palliative non può essere un limite per chi non vive un’esperienza religiosa, ma costituisce indubbiamente per i credenti uno stimolo forte alla testimonianza.
Sommario
Prefazione (A. Caraceni, M. Maltoni, G. Zaninetta). Introduzione (D. Clarck). «Vegliate con me». La fede. Guardando la morte negli occhi. Un viaggio terapeutico personale. Pensa a lui.
Note sull'autrice
Cicely Saunders (1918-2005) è la fondatrice del movimento hospice, che ha promosso e diffuso, prima in Inghilterra e poi nel resto del mondo, l’importanza delle cure palliative, quel complesso di cure mediche, psicologiche, spirituali e sociali che si propongono di avere un approccio globale nei confronti dei malati inguaribili. Per questo ha fondato a Londra nel 1965 il St. Christopher hospice, punto di riferimento ancora oggi per tutta la comunità dei curanti impegnati in questo tipo di medicina.
Una bellissima testimonianza di vita, il racconto di una mamma, che fin dai giorni della gestazione, ha a che fare con il suo bambino nato malato e sofferente, ma per il quale spende tutte le sue energie e profonde il suo amore, traendo addirittura forza dalla sofferenza del figlio, che entra e esce dall’ospedale, ma continua a vivere e a dare motivo di vivere a lei. Il libro, come dice l’Autrice, è per le mamme e i genitori che hanno figli con problemi, perché nella condivisione possano trovare forza e conforto e nell’amore la loro felicità.
I saggi raccolti nel volume sono stati stimolati dai risultati conseguiti nel corso di un focus group con alcune coppie affidatarie e sollecitano a concepire l'affido come risorsa personale, familiare e sociale attraverso cui tendere a nuovi spazi di convivenza in cui prevalga la solidarietà interumana. Le famiglie affidatarie, mantenendo la convinzione che attraverso l'educazione sia possibile aiutare un soggetto a ridefinire la propria identità e a diventare cittadino del mondo, si animano dello spirito di servizio tipico del 2volontario".
L'educazione può essere intesa come azione volta alla promozione del singolo, alla piena umanità e al suo inserimento sociale, come diritto al pieno sviluppo della persona, ma anche come strumento fondamentale per realizzare ideali di pace e giustizia sociale. Il ruolo centrale che l'educazione riveste nella società diventa particolarmente evidente quando ci si confronta con le cosidette emergenze sociali, come la devianza minorile, che è anche e soprattutto una emergenza educativa. Questo lavoro si propone di evidenziare il rapporto tra la devianza e l'educazione, la più credibile delle promesse di riscatto per il futuro, prima diritto negato a quanti vivevano condizioni di esclusione o emarginazione. In questo lavoro si è tentato di definire la devianza e di individuarne, in un'ottica multifattoriale, i possibili indicatori di rischio, tra cui spiccano significativamente le carenze educative. Sono state quindi analizzate le dinamiche sociali, stigmatizzanti ed emarginanti, messe in atto da istituzioni pseudoeducative. L'ultima parte del libro è dedicata a una riflessione sull'educazione, e quindi sulla formazione della persona come processo complesso, al crocevia tra possibilità e rischio, tra marginalità e integrazione sociale.