
Come farsi compagni di viaggio dei detenuti? Come stare loro accanto senza la presunzione del giudicare, senza rinfacciare il male commesso? Come stare in mezzo a loro quando non ti vogliono e non cercano il tuo aiuto? La profezia dei gesti, la parola del silenzio, la presenza consolante sono le risposte che emergono con forza nelle interviste raccolte in questo libro, che nel titolo ricorda un’opera teatrale di Eduardo De Filippo.
Ci sono uomini e donne che fanno da «ponte» tra il dentro e il fuori di un carcere; sono raccoglitori di storie; vasi pieni di quella speranza che non muore mai anche in detenzione. Don Franco Esposito, Suor Maria Lidia Schettino, Don Raffaele Grimaldi, Antonio Spagnoli, Giuseppe Ferraro, Antonio Sgambati sono tra i tanti volti che traghettano mondi diversi che spesso non si incrociano mai. Sono quegli uomini e quelle donne che vivono l’esperienza di accompagnare il dolore, la solitudine, il rimorso di chi vive dietro le sbarre e guarda con diffidenza chi vi entra per motivi che non riguardano la delinquenza.
Sommario
Prefazione (Francesco Asti). I. Le voci di dentro come sentinelle della speranza. II. Riscoprire l’umanità per essere liberi di volare. Una conversazione con don Franco Esposito. III. La nostalgia di un mondo diverso. A colloquio con suor Maria Lidia Schettino. IV. Oltrepassare la soglia del carcere. Dialogando con Antonio Spagnoli. V. Essere «servi inutili». Risposte da don Raffaele Grimaldi. VI. Un filosofo in carcere, ovvero sentire attraverso gli occhi. Dialogando di libertà con Giuseppe Ferraro. VII. Un altro punto di vista. Intervista ad Antonio Sgambati.
Note sull'autore
Anna Maria Caiazzo, laureata in Scienze religiose, partecipa in qualità di esperta alle attività di ricerca promosse dall’Istituto di Scienze pastorali della Facoltà Teologica di Napoli, Sezione San Tommaso d’Aquino, e con l’Associazione di volontariato carcerario “Liberi di volare”. È docente al corso di formazione “Perdono responsabile e giustizia riparativa: uno sguardo profetico”. Collabora con la rivista di storia e di scienze religiose Capys e ha pubblicato il saggio «Ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Aspetti della pedagogia carceraria come prassi di accoglienza e di misericordia (2016).
Un percorso attorno alla malattia e al mondo che circonda il malato, alla ricerca della forma sincera ed empatica delle relazioni nel tempo dell’«ospite inatteso».
Un vademecum per malati, parenti, assistenti e per chiunque si trovi ad affrontare il drammatico e fecondo mondo della sofferenza.
È un viaggio speciale quello che l'autrice, pedagogista ed esperta di solidarietà a distanza, ci propone di fare sul treno della solidarietà, per scoprire così un mondo vastissimo e affascinante: il mondo dell'adozione a distanza, fatto di altruismo e generosità, di voglia di aiutare nel modo migliore tanti bambini del Terzo Mondo, sostenendoli e non sottraendoli alle loro radici e alle loro famiglie.
Il canto di Marino accompagna i bambini ad accostarsi alterna della disabilità, con un'attenzione particolare all'autismo infantile. Un racconto delicato, nato da una storia vera, per educare i bambini a vedere oltre la diversità, e imparare a conoscere attraverso la creatività e l'immaginazione. Età di lettura: da 8 anni.
L'educazione può essere intesa come azione volta alla promozione del singolo, alla piena umanità e al suo inserimento sociale, come diritto al pieno sviluppo della persona, ma anche come strumento fondamentale per realizzare ideali di pace e giustizia sociale. Il ruolo centrale che l'educazione riveste nella società diventa particolarmente evidente quando ci si confronta con le cosidette emergenze sociali, come la devianza minorile, che è anche e soprattutto una emergenza educativa. Questo lavoro si propone di evidenziare il rapporto tra la devianza e l'educazione, la più credibile delle promesse di riscatto per il futuro, prima diritto negato a quanti vivevano condizioni di esclusione o emarginazione. In questo lavoro si è tentato di definire la devianza e di individuarne, in un'ottica multifattoriale, i possibili indicatori di rischio, tra cui spiccano significativamente le carenze educative. Sono state quindi analizzate le dinamiche sociali, stigmatizzanti ed emarginanti, messe in atto da istituzioni pseudoeducative. L'ultima parte del libro è dedicata a una riflessione sull'educazione, e quindi sulla formazione della persona come processo complesso, al crocevia tra possibilità e rischio, tra marginalità e integrazione sociale.
Episodi esilaranti, e inquietanti, di quotidiano razzismo spesso inconsapevole, raccontati da un cittadino italo-toghese: Kossi Komla-Ebri è nato in Togo nel 1954 e dal 1974 è in Italia, dove si è laureato in medicina e chirurgia, specializzandosi in chirurgia generale. Medico all'Ospedale Fatebenefratelli di Erba, ha scritto numerosi racconti, articoli e saggi, e opera come mediatore interculturale per il mondo della scuola e della sanità. Introduce il libro Laura Balbo, già Ministro per le Pari Opportunità.