
"Se è vero che nella vita Verlaine coltivò l'illusione della totalità nell'amore e nella fede religiosa, tutt'altra cosa è 'Romanze senza parole', dove l'immedesimazione nella natura e la ricerca di un'armonia tra soggettività e alterità non porta mai a negare la crisi, la pena, la finitudine. Dunque un'immedesimazione cercata non per identificarsi, ma per perdersi. Così in queste raccolte di poesie si può scorgere l'animazione della natura, che si esprime con tanti lievi segni, e che ripropone questa alternanza di appropriazione ed esclusione, di appartenenza ed estraneità" (Dall'Introduzione di Cesare Viviani).
Colto e citazionistico, ma immediato alla lettura, autobiografico e "vero" nei contenuti. Romantico e sentimentale nella tonalità di fondo, ma attraversato da un'ironia che si incastona negli snodi strutturali del libro, oltre che nelle sue pieghe più visibili. Testimonianza di un'ossessione privata, ma anche lucida analisi dei mostri che possono dominare la mente dell'uomo.
Il libro è diviso in due parti. La prima è un vero e proprio romanzo breve che racconta il segmento italiano della vita dei tre poeti; la seconda è un'antologia che ripercorre i motivi che hanno ispirato la scelta italiana: la luce, l'acqua, l'aria, quel volare alto e leggero che sembra attraversare come un tema comune l'opera dei tre autori.
Charles Bukowski fa i conti con la propria identità di scrittore e di vecchio ragazzo. Guarda al presente e al rischio mortale di essere "finito" come tutti gli altri e già sente le voci sulla propria morte. Insieme guarda al passato, da dove riaffiorano ricordi di vita, incontri, luoghi e persone. Sente che la sua vita scorre inesorabilmente come i fiumi dell'inferno ma pensa di non aver scritto ancora abbastanza poesie per potersene andare. Non rinuncia a guardare con curiosità la realtà che lo circonda, i nuovi homeless, i nuovi giovani, gli stereotipi di sempre.
"Rafanelli qui manifesta la metamorfosi di una poesia che pur conservando il suo inestinguibile cuore lirico, diremmo il suo combustibile, assume contemporaneamente, in modo non vistoso ma profondo, la forma cangiante, fluente del poema, recupera insomma il racconto. Intendo non il poema in senso stretto, ma un mutamento di passo rispetto alla lirica pura, la subliminale congregazione delle parti in un lucido e visionario racconto, in un dettato drammatico e anche sottilmente drammaturgico." (Roberto Mussapi)
Magistrale il "vento delle parole" che si susseguono in un lessico della pagina a proprio volere, libere dagli schemi tradizionali. Siamo Verbo e siamo Carne, più sostantivi che Aggettivi. Più Contenuto che contenente. Il superfluo non esiste nell'artista che si batte per la dignità della persona, per l'inno all'Essenza della Vita, comune a tutti.

