
Sono passati molti anni dal momento in cui si sono innamorati, ma Lino Settembre e sua moglie Chicca continuano ad amarsi. Anche se in apparenza sono persone molto diverse: lei insegna filologia medievale all'università, lui è un popolare giornalista sportivo che parla spesso di calcio in televisione. Non hanno avuto figli, ma proprio questa mancanza ha finito per rendere ancora più solido e sereno il loro legame.
Finché un'ombra non inizia a offuscare la mente di Lino. All'inizio solo momentanei cali d'attenzione, poi vuoti di memoria sempre più ampi e preoccupanti. È a quel punto che inizia la seconda vita di Chicca e Lino, un nuovo amore.
Con le sue storie e i suoi personaggi, Pupi Avati sta tracciando uno straordinario autoritratto del nostro paese e del nostro tempo, rivelatore e commovente, tra costume e sentimenti, tra attualità e memoria. Il protagonista di Una sconfinata giovinezza, Lino, perde il contatto con il mondo che lo circonda ma trova rifugio nella lontana memoria dell'infanzia, nelle sue emozioni e nei suoi profumi. E Pupi Avati, nel raccontare una vicenda che affronta temi di drammatica urgenza, ci sa emozionare e sorprendere.
Si ride e si piange molto il sabato pomeriggio in casa di Suzy dove le sue amiche, che come lei lavorano in una delle ultime fabbriche tessili del nord della Francia, si incontrano per acconciarsi i capelli e scambiarsi confidenze nell’atmosfera ironica e complice delle riunioni femminili. Si ride dei pettegolezzi, si piange per gli amori infelici, i lutti familiari, gli incidenti sul lavoro che ogni tanto colpiscono una del gruppo. E si lotta anche, per migliorare le condizioni di lavoro, per scongiurare la chiusura dell’azienda. Intorno alle donne si muove il gruppo degli uomini: Ricco, l’amante italiano che Suzy, dopo la separazione dal marito, ha accolto in casa imponendone la presenza alla figlia Nina, Arnold, grande amico della ragazza, Steph, di cui lei non ricambia l’amore, e soprattutto Delplat, l’odiato e temuto padrone della fabbrica. Proprio Nina è la voce narrante che descrive se stessa e quel mondo con una lucidità spietata e disarmante. Tutto si svolge tra un venerdì e il lunedì successivo, quando si presenterà al negozio dove è stata appena assunta come apprendista. In quel breve intervallo accadono eventi drammatici che per lei chiudono definitivamente la fase dell’adolescenza. Uscita per cercare un regalo di compleanno per Suzy, Nina incontra Delplat, cliente abituale del negozio dove lavora. L’uomo cerca di attirarla a casa sua con una vaga promessa di denaro; la ragazza intuisce il suo lubrico scopo ma non può rifiutare l’invito perché teme qualche ritorsione contro sua madre in fabbrica. Si reca in effetti a casa di Delplat, ma dopo un’ora sta di nuovo vagando per le strade: ricorda solo il momento in cui vi è entrata e sembra incapace di ricostruire il resto. Si intuisce solo che deve essere accaduto qualcosa. Frattanto nella fabbrica la situazione precipita: alla minaccia di chiusura, le operaie inscenano una rivolta che degenera in tragedia.
“La lettera che avevamo tanto inseguito, e che solo
per caso eravamo riusciti a recuperare, non spiegava
quello che era successo. Ma in ogni caso era ed è
la prova che mio fratello voleva continuare a vivere.
Invece è morto. Forse pensando di essere stato abbandonato
dalla sua famiglia, mentre semplicemente
non ci lasciavano entrare.
Vorrei potergli dire che non era solo.
Hanno provato a farci credere che ‘s’è spento’ come
fosse una cosa normale, perché s’era lasciato andare.
Ma non è così. Mio fratello Stefano è morto per
responsabilità di qualcun altro e io, Ilaria Cucchi,
vorrei sapere di chi. E perché.”
Düsseldorf, settembre 1853. Uno sconosciuto musicista ventenne suona alla porta della casa sulla Bilkerstrasse in cui vivono, con i loro sei fi gli, il compositore Robert Schumann e sua moglie, la celebre pianista Clara Wieck. È un ragazzo vagabondo e silenzioso, biondo e angelico: il suo nome è Johannes Brahms, e fi n da quel primo incontro gli Schumann diventeranno il centro della sua vita, i primi sostenitori del suo talento e la sua vera famiglia.
Quarantatré anni dopo quel giorno decisivo nell’esistenza di tutti e tre, di ritorno da un angoscioso viaggio in treno che ha intrapreso per essere presente al funerale di Clara, rinchiuso nel suo studio di Vienna Johannes scrive una lunga lettera, l’ultima – quasi una confessione – alla sua carissima amica, così profondamente amata. E ripercorre le tappe di un rapporto unico, esclusivo, a volte ambiguo e persino crudele, divenuto ancora più singolare dopo la discesa nella follia e la misteriosa morte in manicomio di Robert. Riga dopo riga, trapelano tutte le verità non dette di un’affettuosa amicizia tormentata e indistruttibile, consumata nel nome della musica, all’ombra del ricordo di Robert e nel segno di una devozione reciproca così assoluta da costringere Clara nel ruolo di vedova inconsolabile e da spingere Johannes a rinunciare a tutto pur di restarle vicino. Illuminando in una prospettiva originale un sorprendente triangolo amoroso, e regalandoci così i ritratti di tre personaggi affascinanti e indimenticabili, Luigi Guarnieri racconta con sapienza e passione il mondo della grande musica romantica dell’Ottocento, e orchestra un’indagine finissima sui temi più segreti e profondi di tutte le nostre vite – la pazzia, la morte, la felicità, la famiglia, l’amicizia, l’amore.
Luigi Guarnieri (1962) è autore di cinque romanzi, tradotti nei principali paesi europei: L’atlante criminale. Vita scriteriata di Cesare Lombroso (2000), Tenebre sul Congo (2001), La doppia vita di Vermeer (2004), La sposa ebrea (2006), I sentieri del cielo (2008).
Una innocente cavalcata all’alba per salutare la prima neve si trasforma in un incubo per la giovane Grace. La caduta, il terribile schianto con il camion, la perdita di una gamba, le ferite forse incurabili riportate dal suo cavallo Pilgrim: in una manciata di minuti una sequenza di eventi ingovernabili trasforma l’esistenza della piccola cavallerizza rubandole la speranza e la voglia di vivere. L’incrollabile fiducia e determinazione della madre Annie, la capacità di Tom di “parlare tra sussurri” all’animo di uomini e cavalli restituiranno a una ragazzina segnata nel corpo e nel cuore la forza di guarire, e a una donna forte ma confusa il senso di un’esistenza dimenticata. Un’avventura spirituale, nella cornice di una natura maestosa e benevola, capace di assorbire e medicare i dolori dell’uomo. Da questo libro – uno dei più grandi successi editoriali internazionali degli ultimi anni – l’omonimo film diretto e interpretato da Robert Redford.
Hermann è un ebreo tedesco, di formazione rabbinica, un intellettuale, amante della musica e dell’arte italiana. Dopo una permanenza in America durante la Guerra, fa ritorno in Italia con l’illusione di ritrovare una fanciulla della quale si era invaghito. Deluso dall’incontro con l’oggetto del suo sogno, incapace di adeguarsi a un’Italia sconfi tta e impoverita, decide di dedicarsi gratuitamente all’istruzione delle classi povere degli ebrei romani. Nel corso di questi tentativi nei quali incontra violenze e generosità, ingenuità e ribellismo, crede di aver trovato l’amore vero in una giovane e bella ebrea popolana, Corinna. Un’esistenza, la sua, alla ricerca di una vita affettiva e intellettuale quasi sospesa fra un passato che non torna più e un futuro carico di valori nuovi nei quali non riesce a ritrovarsi. Hermann ci lascia un’immagine incompiuta, per la quale si prova una sensazione mista di tenerezza e di rimpianto.
‘Leielui’ è una storia d’amore. Si svolge tutta nel corso di un’estate caldissima, tra Milano, la costa della Liguria, il sud della Francia e Vancouver, in Canada. Lei è Clare Moletto, un’americana che vive in Italia da diversi anni e lavora al call center di una grande compagnia di assicurazioni. Lui è Daniel Deserti, autore del bestseller internazionale ‘Lo sguardo della lepre’ e di altri romanzi di minore successo. In un giorno di pioggia torrenziale, lui, ubriaco e in piena crisi creativa, con la sua macchina va addosso alla macchina in cui lei viaggia con il suo fidanzato. Da questo evento potenzialmente catastrofico, nasce un rapporto che passa dall’ostilità alla diffidenza alla curiosità, all’attrazione incontrollabile. Volevo raccontare le ragioni, i dubbi, le contraddizioni profonde che una donna e un uomo di oggi si trovano a fronteggiare quando gli capita di innamorarsi davvero. La scommessa era parlarne nel modo più onesto possibile, e dare ai due protagonisti, donna e uomo, lo stesso peso. Così a capitoli alterni la storia è raccontata dal punto di vista di lei e di lui: la prospettiva cambia, e cambiano le percezioni, i sentimenti in gioco, i pensieri, le domande senza risposta. Credo che per una lettrice o un lettore sia quasi inevitabile identificarsi in uno dei due personaggi, e che questo possa suscitare in certi casi una strana alternanza di partecipazione e rabbia. A me è successo, con lei e con lui.
ADC
Andrea De Carlo è nato a Milano. Ha scritto ‘Treno di panna’, ‘Uccelli da gabbia e da voliera’, ‘Macno’, ‘Yucatan’, ‘Due di due’, ‘Tecniche di seduzione’, ‘Arcodamore’, ‘Uto’, ‘Di noi tre’, ‘Nel momento’, ‘Pura vita’, ‘I veri nomi’, ‘Giro di vento’, ‘Mare delle verità’, ‘Durante’, ‘Leielui’.
I suoi romanzi sono tradotti in 26 paesi.
Andrea De Carlo aderisce alla campagna ‘Scrittori per le foreste’ lanciata da Greenpeace. Questo libro è stampato su carta certificata FSC. (www.greenpeace.it)
Il suo sito è www.andreadecarlo.com
Mandorla è la bambina felice di una ragazza madre piena di fantasia. Maria, la mamma, lavora come amministratrice d'immobili e ha lo speciale dono di trasformare ogni riunione condominiale in toccanti sedute di terapia di gruppo... Quando un tristissimo giorno Maria muore cadendo dal motorino, i condomini di via Grotta Perfetta 315, quelli che più le volevano bene, scoprono da una lettera che proprio nel loro stabile la piccola Mandorla è stata concepita... ma su chi sia il padre, la lettera tace. Proprio perché con tutti Maria sapeva instaurare un legame intenso, nessun uomo tra i condomini si sente sollevato agli occhi degli altri dal sospetto di essere il padre di Mandorla. È così che verrà presa la decisione di non fare il test del DNA su Mandorla, che verrà adottata dalla sola condomina single ma crescerà vivendo a turno in ciascuna delle famiglie di via Grotta Perfetta: un piccolo grande caleidoscopio dei modi di “fare famiglia” oggi. Ma per Mandorla sapere chi è il suo vero padre si farà sempre più irrinunciabile...
Nonostante i racconti e le prose brevi siano stati uno dei maggiori impegni creativi di Beckett, restano tra le sue cose meno conosciute. Una impopolarità difficile da spiegare, anche perché Beckett scrisse prose brevi durante tutta la sua attività creativa e la loro qualità non è certo inferiore ai romanzi o alle pièce. Lo stesso Beckett considerava i suoi testi brevi degli «scritti importanti». La sua poetica del resto lo spingeva più verso la contrazione che l’espansione, e la prosa breve diventò presto la forma narrativa prediletta, il distillato di forme più lunghe. Immaginazione morta immaginate (lungo solo 1500 parole) recava nell’edizione inglese la seguente indicazione: «questo brano è stato concepito come un romanzo e, nonostante la sua brevità, rimane un romanzo, un lavoro di finzione nel quale l’autore ha rimosso tutto meno l’essenziale... È probabilmente il romanzo più breve mai pubblicato».
Elena ha sei anni, adora il rosa e le calze a pois e sa cose che i grandi non sanno. O si dimenticano di sapere. Per esempio, che la vita va vissuta tutti i giorni. Vissuta sul serio, facendo cose divertenti. Come dipingere un capolavoro da esporre al museo. O fermare ogni mattina la mamma sulla porta per un ultimo bacio al latte e cereali. Insomma tutte quelle cose che di solito si trascurano, per farle in un altro momento. Ma non sempre c'è un altro momento, ed Elena lo sa bene. Perché è malata e ha più desideri che giorni da vivere. La sua gioia, la sua serenità sono però contagiose e si vede il suo sorriso luminoso far capolino a ogni pagina del diario che i suoi genitori scrivono per affrontare il dolore. Una lezione di vita per tutti, un invito a non sprecare neanche una briciola dell'amore di chi ci circonda.
Quale che sia il loro scenario, tutti i personaggi della Controvita si confrontano con l'incessante tentazione di un'esistenza alternativa che possa ribaltare il loro destino.
A illuminare queste vite in transizione e a guidarci fra i suggestivi panorami del libro, familiari o alieni che siano, c'è la mente dello scrittore Nathan Zuckerman. Sua è l'intelligenza scettica e avvolgente che calcola il prezzo da pagare nella lotta per cambiare le sorti personali e dare un nuovo volto alla storia, che si attui in uno studio dentistico di un quartiere residenziale del New Jersey o in un villaggio inglese improntato alla tradizione nel Gloucestershire o in una chiesa del West End londinese o ancora in un minuscolo insediamento israeliano nel deserto della West Bank occupata.
«Il problema non consiste nell'o/o, nella scelta consapevole tra possibilità ugualmente difficili e incresciose: non è un o/o, ma un e/e/e/e/e e ancora e. La vita è composta di e: l'accidentale e l'immutabile, l'elusivo e l'afferrabile, il bizzarro e il prevedibile, l'attuale e il potenziale, tutte realtà che si moltiplicano, si aggrovigliano, si sovrappongono, entrano in collisione, si combinano tra loro¿ più il moltiplicarsi delle illusioni! Questo moltiplicato per questo, moltiplicato per questo, moltiplicato per questo...
Possibile che un essere umano dotato di intelligenza non sia molto di più che un produttore di incomprensioni su larga scala?»
«Roth è un genio del comico e in questo libro (meravigliosamente acuto, teso allo spasmo) sa elettrizzare».
Martin Amis
«Roth non ha mai scritto con tanta attenzione e, in alcuni passaggi, con tanto amore».
John Updike
«Caro don Lorenzo, sono passati quanti anni dalla lettera che mi hai inviato? Quarantadue? Quarantatre? Il mondo è cambiato mille volte da allora. Eppure io mi ritrovo a insegnare incredibilmente nella scuola dei tuoi poveri Gianni, sempre piú distinti dai ricchi Pierini. Non a Barbiana, bensí in una periferia palermitana. Quaranta anni fa, ci avevi convinti tutti. Noi insegnanti e quelli che decidono. Avevamo capito la tua lezione. Ci abbiamo provato a fare una scuola migliore. E l’avevamo fatta, lasciamelo dire, prima che arrivasse questo disastro». Quindici lettere di una professoressa (a Don Milani, al primo della classe, all’ultimo della classe, a una mamma, al presidente della Repubblica) per raccontare il disastro della scuola italiana.