
Robert Hugh Benson, con "Il padrone del mondo" (1907), ci porta in una realtà nella quale l'uomo ha raggiunto gli estremi confini del progresso materiale e intellettuale, dove tutto è meccanizzato e programmato per un unico grande progetto: il trionfo dell'Umanitarismo. L'eliminazione della guerra, l'abolizione dei rumori, la legalizzazione dell'eutanasia, l'adozione di cibi artificiali, l'uso dell'esperanto sono solo alcune tra le caratteristiche che fanno da naturale corollario al nuovo tipo di convivenza civile. In questo paesaggio si muovono, con estrema ponderatezza, i personaggi di Benson, ricchi di umanità e descritti in modo sapiente: Oliviero Brand, il politico; Mabel, la deliziosa compagna di Oliviero, che sceglie la dolce morte offerta dalle case dell'eutanasia e che, nel momento estremo, vede, capisce e prova la netta sensazione del misterioso Altro; Giuliano Felsemburgh, l'uomo che costituisce la sintesi più sconcertante dei sentimenti e delle aspirazioni che l'Umanitarismo suscita; Percy Franklin, un prete in cui la fede vacilla per poi riconfermarsi più viva e vera.
Ignazio da Toledo è morto. O almeno questo è ciò che racconta Uberto, suo figlio, quando, nel luglio del 1232, raggiunge la corte di Sicilia nella speranza di riabbracciare la sua famiglia. Palermo, tuttavia, sarà per lui l'inizio di un nuovo incubo. Se di sua madre si sono perse le tracce, sua moglie e sua figlia sono tenute prigioniere in un luogo ben celato. Il loro carceriere è Michele Scoto, astrologo personale dell'imperatore Federico II, convinto che il mercante gli abbia sottratto e nascosto un libro misterioso, la leggendaria Prophetia Merlini . Uberto ignora che le sue disavventure siano intrecciate a quelle di un uomo senza passato che sta navigando su una nave di pirati barbareschi lungo le coste dell'Africa settentrionale e del mar Rosso. Il suo nome è Al-Qalam e, obbedendo gli ordini di un crudele capitano, è alla disperata ricerca di un tesoro inestimabile e capace di legare Dio all'uomo, un tesoro donato in tempi remotissimi da re Salomone alla Regina di Saba. Mentre Al-Qalam lotta per ritrovare la sua identità e Uberto per salvare la madre, Sibilla tenta con ogni mezzo di ricongiungersi alla famiglia e di sfuggire all'acerrimo nemico di Ignazio da Toledo, lo spietato frate domenicano Pedro González...
Londra, 1942. Non sono solo i raid aerei e le spie tedesche a preoccupare Nancy Mitford. Distrutta da un lutto e con il cuore in pezzi, ha scelto di allontanarsi da suo marito, ha abbandonato il sogno di scrivere e non ha neanche un'idea precisa di come farà a mantenersi. La stella che era un tempo, quella brillante giovane in grado di affascinare i salotti con un carisma invidiabile e un umorismo sferzante, sembra tramontata per sempre. Desiderosa di distrazioni e alla disperata ricerca di entrate, Nancy coglie al volo l'occasione di gestire la libreria Heywood Hill, mentre il proprietario è al fronte. Tra i vivaci affari del negozio e gli incontri letterari organizzati per i suoi eccentrici amici, la vita sembra tornare a sorriderle. Ma quando un misterioso ufficiale francese la esorta a raccontare la sua storia, Nancy si trova di nuovo tentata dalla sua più grande passione: la scrittura. Quanto è pericoloso aprire nuovamente il cuore, rischiando di essere ferita ancora? Giorni nostri. La libreria Heywood Hill è in fermento per la caccia a un manoscritto della celebre Nancy Mitford, andato perduto durante la guerra. La ricerca, oltre a rivelare dettagli del tutto sconosciuti sulla vita della scrittrice, porterà alla luce insospettabili segreti sepolti nelle pieghe del tempo. Possibile che quelle parole risalenti a un'altra epoca possano avere il potere di legare indissolubilmente il passato e il presente?
169 d.C. Mai nella sua storia l'impero romano ha dovuto affrontare tante minacce contemporaneamente. La peste imperversa nei suoi territori da quattro anni, e tutti i popoli barbarici lungo le frontiere hanno approfittato delle difficoltà in cui si dibattono i romani per lanciare una serie interminabile di invasioni, che raggiungono perfino la penisola italica. E una cricca di generali sta pianificando l'assassinio di uno degli imperatori, Marco Aurelio o Lucio Vero, senza farsi scrupoli di scatenare una guerra civile. Di ritorno dalla loro prigionia presso i Parti, tre ausiliari germani, Tito, Magnus e Bendix, insieme alle loro compagne armene, Taline, Lucine e Yeva, affrontano un viaggio pieno di pericoli per salvare i sovrani, percorrendo l'impero in tutta la sua estensione, lungo una frontiera devastata dai barbari, dalla peste e dalla carestia. Tra colonne di profughi disperati, persecuzioni di cristiani, razzie di invasori spietati e inseguimenti da parte di sicari dei cospiratori, i sei metteranno a rischio la vita in una frenetica corsa contro il tempo.
Il Monte Everest è la vetta più alta dell'Asia e del mondo. La sua altezza venne misurata per la prima volta nel 1850, ma, fino al 1921, nessuno riuscì anche solo ad avvicinarsi alla montagna. La storia della sua ricognizione e, successivamente, della sua ascesa, è leggendaria. Questo appassionante volume narra tutto ciò che accadde nei settantun anni tra la scoperta dell'Everest e il primo tentativo di conquistarne la cima. Un racconto avvincente, con personaggi incredibili come George Everest, Francis Younghusband, George Mallory, Lord Curzon, Edward Whymper, oltre ad alcuni eroi poco conosciuti come Alexander Kellas, l'ottavo Dalai Lama e Charles Bell. Tra spie, guerre, intrighi politici e centinaia di muli, cammelli, buoi, yak e persino due "zebrasini" (incroci tra zebre e asini), Craig Storti ripercorre l'affascinante e ancora trascurata saga che ha portato gli inglesi George Mallory e Guy Bullock, alla fine del mese di giugno del 1921, a essere i primi occidentali (e quasi certamente i primi esseri umani) a mettere piede sull'Everest e a rivendicare così l'ultima grande sfida montana. In occasione del centenario della prima leggendaria ricognizione della montagna più alta del mondo. La maggior parte delle cronache trattano la storia dell'arrampicata dell'Everest, questa è la vicenda mai raccontata di tutto ciò che è accaduto prima.
1986. Adrien, Étienne e Nina si conoscono in quinta elementare. Molto rapidamente diventano inseparabili e uniti da una promessa: lasciare la provincia in cui vivono, trasferirsi a Parigi e non separarsi mai. 2017. Un'automobile viene ripescata dal fondo di un lago nel piccolo paese in cui sono cresciuti. Il caso viene seguito da Virginie, giornalista dal passato enigmatico. Poco a poco Virginie rivela gli straordinari legami che uniscono quei tre amici d'infanzia. Che ne è stato di loro? Che rapporto c'è tra la carcassa di macchina e la loro storia di amicizia?
Firenze, marzo 1970. Al commissario Bordelli manca poco più di una settimana alla pensione, e ancora non riesce a immaginare come si sentirà. Si augura che in questi giorni non avvengano altri omicidi: non vuole rischiare di lasciarsi alle spalle un mistero non risolto, ma il destino gli ha riservato una spiacevole sorpresa, e si trova ad affrontare il suo caso forse più difficile. Lungo il greto di un fiumiciattolo del Chianti, in località Passo dei Pecorai, proprio a pochi chilometri da casa sua, viene scoperto il cadavere di una ragazza. Nessuna denuncia di scomparsa, nessun documento d'identità, nessun testimone, nulla di nulla. Si avvicina il due di aprile, il suo sessantesimo compleanno, dunque il suo ultimo giorno di lavoro, e il commissario comincia a temere che quel delitto, dietro il quale sembra nascondersi qualcosa di disgustoso, resti impunito. Il tempo passa, e non emerge niente che aiuti l'indagine. Bordelli è sempre più amareggiato, non può sopportare che i colpevoli restino in libertà, e nonostante tutto giura a se stesso di trovarli...
Gemma, la donna di cui Dante non scrisse mai. Che tempra deve aver avuto, questa fiorentina che nessuno ricorda? Sposa, per amore, un uomo sconsigliabile: non ricco, privo di potere politico e per di più poeta. Non si lascia sgomentare quando lui si trova sul fronte sbagliato, in una Firenze in cui la lotta aspra tra fazioni distrugge vite e patrimoni. Ne affronta il lungo esilio diventando una «vedova bianca» a trent'anni: dapprima deve gestire le difficoltà economiche, quattro figli che crescono, l'ostilità politica che monta intorno alla famiglia del «nemico» Alighieri; poi si vede confiscare tutti i beni e deve fuggire, incinta, dalla città per rifugiarsi con i ragazzi in una malsana palude. E a ogni svolta del destino le si para davanti suo cugino Corso Donati, il barone bello come un san Michele, violento e seduttore ma anche protettivo e leale, che lei respinge ma da cui in realtà è attratta. E la rivale, l'angelicata Beatrice? Non è un suo problema. Perché è lei, sempre accanto a Dante, forte nella sventura e artefice delle sue fortune, la vera musa della sua vita. Una moglie lo sa benissimo. È solo la storia che lo ha dimenticato. In un Trecento feroce e splendido di castelli, duelli e fazioni, di fede e scomuniche, Gemma è carne, sangue, intelligenza e passione. Ed è solo un errore del destino se Dante è diventato immortale e lei invisibile. Con questo romanzo Marina Marazza le restituisce una storia personale ricca di vicissitudini e la riporta alla vita nella dimensione che è sua: quella delle grandi eroine e delle grandi donne.
Per lungo tempo le misere condizioni di vita negli shtetl dell’Europa orientale furono considerate con disprezzo dagli ebrei benestanti ed emancipati dell’Occidente. Ben presto però, soprattutto grazie ai racconti di Sholem Aleichem, Isacco Leyb Peretz e Mendele Moicher Sforim (i tre grandi autori classici della letteratura yiddish), si sviluppò un modo diverso di guardare agli Ostjuden, gli ebrei orientali che vivevano come in un mondo a sé, impermeabile agli sviluppi della modernità, e che sarebbero poi stati spazzati via con la seconda guerra mondiale.
Sholem Aleichem, che in ebraico significa «la pace sia con voi», ha offerto coi suoi lavori un decisivo contributo al salvataggio della cultura yiddish. Al centro della sua prosa tagliente e umoristica c’è sempre la «gente semplice», con i suoi lati di luce e di ombra. I suoi racconti mescolano in modo inimitabile lo sguardo spassionato sulla vita appartata degli abitanti dello shtetl e il «panico» che si diffonde tra loro quando nel loro mondo irrompe la realtà esterna, avversa ed estranea: quel «panico» che costituisce una sorta di filo conduttore dei racconti che qui vengono proposti per la prima volta in italiano.
Nella sua vita, Aleichem soggiornò in varie località: da Kiev e Odessa alla Svizzera e all’Inghilterra e infine agli Stati Uniti (New York), dove si trasferì dopo i pogrom del 1905 e dove abitò sino alla sua morte. Il corteo di centomila ebrei che lo accompagnarono nel suo ultimo viaggio e la chiusura dei negozi il giorno del suo funerale sono una dimostrazione del significato e dell’importanza rivestita dalla sua figura per gli ebrei emigrati in America.
In un tempo da poco post pandemico, don Giustino (il Gigi Riva dei preti) riceve una chiamata di soccorso da un vecchio amico parroco e "prete del Festival-: è malato e non potrà svolgere il suo incarico di padre spirituale alla kermesse sanremese che quest'anno riapre i battenti al pubblico. Don Giustino, animato dalla sua solita passione per l'uomo in difficoltà (oltre che da quella per Dio), non può dire di no e si mette in moto per raggiungere l'amico e il Festival nazional popolare per eccellenza. Accompagnato da un gesuita che ha vissuto per anni nel lontano Oriente, il prete di Sciurcanosta sta per fare il suo ingresso in un mondo di lustrini e paillettes, di invidie a stento celate, ma anche di intensi affetti e di ricchissima umanità, che riserverà al lettore non poche sorprese... canore e non solo. E nella sua parrocchia? Finalmente, lontano il parroco, laici di destra e di sinistra saranno obbligati a lavorare insieme per far sì che non si perda una tradizione faticosamente conquistata. Un romanzo leggero (ma non troppo), che farà molto ridere e un poco anche commuovere (il che non guasta).
"L'autore si spiega" riunisce alcuni testi importanti di José Saramago sul proprio percorso. Dal rivelatore "Dalla statua alla pietra", scritto nel 1998 in occasione di un incontro all'Università di Torino, dove la metafora scultorea definisce le due grandi fasi della sua produzione - qui presentato da Pilar del Río e seguito da un saggio di Fernando Gómez Aguilera, uno dei massimi esegeti dell'opera dello scrittore portoghese - fino ai Discorsi di Stoccolma, pronunciati da Saramago al ricevimento del premio Nobel per la letteratura, e a una Autobiografia dove torna sulla sua traiettoria letteraria, punteggiandola con episodi chiave della sua vita che risalgono all'infanzia. Questi testi ci offrono non solo la visione dell'autore come punto di partenza per la comprensione di ogni suo libro, e per l'insieme della sua opera, ma anche una riflessione su questioni fondamentali, quali il rapporto tra vita e letteratura, che qui si rivelano come un vero esercizio poetico. Saramago racconta se stesso e ci regala una piccola guida per leggere la sua opera.
Prima degli uomini nacquero le isole. Sin dalle origini, i Greci immaginarono se stessi come parte di una costellazione di terre circondate dal mare: tante stelle di una medesima galassia. Fu lì che si delineò l'alba della nostra civiltà: diecimila anni fa in quelle terre si cominciava a costruire navi, a modellare idoli di terracotta. Sono luoghi meravigliosi, circondati dal mare forse più bello del mondo, in cui si può percepire, anche da semplici turisti, il respiro degli dèi e degli eroi che li hanno abitati nell'antichità del mito. Questo libro riprende il largo, dopo "In viaggio con gli dei. Guida mitologica della Grecia", per trovare nuove spiagge in cui sostare e così raccontare al lettore le storie senza tempo degli eroi ma anche dei semplici mortali che hanno reso le isole della Grecia non un semplice punto su una mappa, ma un posto in cui si vuol sempre tornare.