
Nove scrittori internazionali, di grande fama e sensibilità, tra cui anche il premio Nobel della letteratura del 2010 Mario Vargas Llosa, hanno accettato l'ospitalità di Medici Senza Frontiere e sono partiti per visitare alcuni loro progetti di intervento sanitario sparsi nelle zone più martoriate del pianeta. La richiesta fatta loro era poi, una volta tornati a casa, di raccontare liberamente la loro esperienza, testimoniando con la scrittura le loro impressioni, anche quelle più segrete. Hanno conosciuto le vicende e i volti di uomini, donne e bambini in Bangladesh, Bolivia, Burundi, Grecia, India, Malawi, Repubblica democratica del Congo e Sudafrica. Le loro storie sono raccolte in questo libro.
Per scrivere una grande biografia servono due ingredienti: una storia unica da raccontare e un brillante scrittore che sappia raccontarla. B.S. Johnson romanziere sperimentale inglese degli anni sessanta e settanta - è stato un uomo difficile: arrogante, caratterialmente instabile, insicuro e per questo motivo ancor più spigoloso. Appartenente alla classe operaia e con alle spalle una formazione poco ortodossa (abbandonò la scuola giovanissimo per andare a lavorare in banca), B.S. Johnson dimostrò fin da subito un approccio alla letteratura molto particolare. Per lui raccontare una storia equivaleva a raccontare bugie, e se proprio si doveva scrivere, allora bisognava cominciare dall'esperienza personale. Accanto a questo rifiuto dell'immaginazione, B.S. Johnson reclamava la supremazia della sperimentazione (ed ecco quindi il romanzo formato da ventisette capitoli sciolti che ogni volta creano una storia diversa, oppure il libro con le pagine bucate cosicché il lettore potesse "vedere nel futuro"). Ma prima della letteratura c'è la vita, e quella di B.S. Johnson è un labirinto intricatissimo, dove a ogni svolta la prospettiva cambia e il terreno sembra franare sotto i piedi. Jonathan Coe si trasforma in un indagatore dell'animo umano che seleziona centosessanta frammenti della vita di B.S. Johnson: annotazioni, appunti, dichiarazioni di amici e conoscenti, brani tratti dai romanzi, lettere. Con rigore, con passione, Jonathan Coe accumula indizi fino all'ultimo decisivo frammento.
"Abbiamo tutti sedici, diciassette anni, ma senza saperlo veramente, è l'unica età che possiamo immaginare: a stento sappiamo il passato".
"Decisi di dare inizio al mio progetto di lettura quotidiana il giorno del mio quarantaseiesimo compleanno. Tutti i libri sarebbero stati quelli che avrei condiviso con Anne-Marie, se avessi potuto. Il mio anno di intensa lettura sarebbe stato il mio progetto personale di fuga dentro la vita." Per Nina Sankovitch è l'inizio di una folle impresa: concedersi - con quattro figli e un marito in giro per casa, tra liste della spesa, panni da lavare, merende da preparare e cene da cucinare - una pausa forzata dal mondo e dai suoi ritmi concitati. Ma soprattutto dal dolore della perdita, esploso dentro di lei con la violenza di un uragano alla morte di sua sorella Anne-Marie. Un dolore troppo profondo per limitarsi ad aggirarlo nella speranza di lasciarselo alle spalle. Dai libri Nina si aspetta di ricevere consigli e insegnamenti, distrazione ed entusiasmo, serenità e giusto distacco. Nei libri troverà molto di più. Questo è il racconto del viaggio che, iniziato tra pagine di carta, l'ha portata a ripercorrere le storie della sua famiglia e i ricordi di un'intera vita, alla ricerca della chiave capace di far scattare la serratura della felicità.
Elizabeth Hunter, matriarca australiana ottantenne, inchiodata al letto, riceve la visita - nella sua dimora di Sydney - dei suoi due figli, entrambi di carattere debole ed entrambi spinti a riavvicinarsi alla madre dal bisogno economico: Basil, attore insignito del titolo di baronetto, e Dorothy, che ha sposato un principe francese, trasferitisi molti anni prima in Europa. Mentre le trame dei figli, dell'avvocato, delle infermiere continuano a sollecitare la sua cattiveria e la sua furbizia, Elizabeth Hunter rievoca la sua vita matrimoniale, fatta di adulteri e fugaci fedeltà. La donna, dotata di particolare fascino e bellezza, ha sempre giocato un'unica carta, quella della sua fortissima femminilità, spinta da uno spasmodico e insaziabile bisogno d'amore. Ancora adesso, Elizabeth continua a esercitare una forte influenza su tutti: come un sole, intorno a lei il mondo continua a girare e a disporsi, sino a un ultimo colpo di coda che farà tremare tutto e tutti. Postfazione di Mario Fortunato.
Romanzo di tutta una vita, l'inedito "Timor sacro" di Stefano Pirandello, ripercorsa, per obliqui e misteriosi rimandi autobiografici, attraverso la narrazione di "due vite a specchio", quella dello scrittore Simone Gei, irretito nella stesura di un'opera di esaltazione del fascismo, e quella dell'albanese Selikdàr Vrioni, sfuggito alle arcaiche leggi di vendetta privata della sua stirpe. Fra fedeltà alla memoria e trasfigurazione letteraria, in un sottile, turbinoso giuoco di rinvìi, ribaltamenti, sovrapposizioni, con i componenti della tormentata famiglia Pirandello e gli amici più intimi di Luigi e di Stefano, s'accampano esponenti di primo piano della politica e della cultura. In un'alchemica combinazione di storia individuale e collettiva e di artificio narrativo, il romanzo "Timor sacro" mescida vagabondaggi affabulatori con episodi realmente accaduti, lumeggiandone aspetti controversi, il consenso dilatato, la proclamazione dell'impero, la pena di morte, la figura del Boia, le leggi razziali. Dispiegandosi su un doppio registro, interiore ed esteriore, "Timor sacro" è insieme serbatoio di verità e mascheramento della realtà. Pervaso dall'ansia di un'irraggiungibile perfezione, lo scrittore Simone-Stefano consente al lettore di sorprenderlo nell'affanno della creazione. "Timor sacro" si dipana infatti lungo il resoconto dell'arduo farsi e disfarsi del romanzo per tentativi esaltanti ed esiti deludenti...
Da anni, ormai, Émile Bouin e Marguerite Doise non si rivolgono più la parola, e comunicano solo attraverso laconici, ma non per questo meno crudeli, bigliettini. Ciascuno fa la spesa per conto suo, ciascuno ha una sua dispensa, e ciascuno mangia, da solo, a un orario diverso da quello dell'altro. Del resto, niente li predisponeva a formare una coppia armoniosa: lei è magra, pallida, impettita e irreprensibile; lui tarchiato e sanguigno; lei ha alle spalle gli splendori di una famiglia dell'alta borghesia caduta in rovina e il ricordo di un primo marito musicista; lui viene dal mondo operaio, e nel suo passato ci sono le balere in riva alla Senna, i piaceri semplici del proletariato della banlieue, e una moglie allegra e polposa morta troppo presto. Lei detesta l'odore del sigaro toscano e i modi rozzi dell'uomo; lui trova irritanti le leziosità della donna. L'odio ha preso corpo in un momento preciso, quando Émile si è convinto che sia stata Marguerite a uccidergli l'amatissimo gatto - e si è vendicato sul pappagallo da lei prediletto. Un odio che da allora si è solidamente installato tra loro, diventando, come scrive Benoît Denis, "un sentimento puro, senza ombre e senza contaminazioni", del quale non possono fare a meno perché è per entrambi l'unica ragione di vita, e l'unica barriera contro la morte.
Nel presentare ai suoi lettori "Storie proprio così", scritte in origine per far addormentare la sua primogenita, Kipling ricordava come non gli fosse permesso, allora, alterarne neanche una parola: andavano raccontate "proprio così", altrimenti la bambina "sarebbe saltata su a ripristinare la frase mancante". In seguito le avrebbe sperimentate con gli altri figli e i loro piccoli amici, studiandone le reazioni, dando ascolto a eventuali loro appunti, rifinendo ogni cadenza e intonazione, tanto che quelle storie hanno finito per diventare vere e proprie formule incantatorie. Così temi didascalici come geografia e preistoria, flora e fauna, nascita della scrittura, "evoluzione della specie" e altro materiale ponderoso, mirabilmente parodiati e reinventati, vengono assunti di diritto nell'empireo fiabesco. E verremo a sapere "perché" il Cammello ha la gobba o il Leopardo le macchie; scopriremo le origini degli Armadilli e come sia stato composto il primo Alfabeto; incontreremo il Gatto che se ne va per i fatti suoi e la Farfalla che batte i piedi - in un tripudio di trovate sempre più fantastiche, accompagnate da rime bislacche e disegni ancor più strani. Giacché qui Kipling ha voluto mostrare, per una volta, un altro suo inedito talento, corredando i testi di disegni in tutti i sensi originali, arabeschi di gusto fin de siècle - con un tocco forse dell'amico Beardsley - che arricchiscono le vie della lettura.
Ad Ascot, nella tribuna della Royal Enclosure, tra le matrone coi loro fronzoli di organza, Edith Lavery, figlia di un revisore di conti, spicca davvero. Col suo elegante tailleur di lino celeste, la sua grazia giovanile, il cappellino che le dà un'aria frivola e così sobria e chic, è davvero irresistibile. Agli occhi soprattutto di Charles, conte di Broughton, aristocratico purissimo e... suo prossimo consorte, erede del marchese di Uckfield, figlio di Lady Uckfield, la celebre e terribile Googie, ancien riche che ha accresciuto la sua ricchezza con la Thatcher e l'ha raddoppiata con l'accomodante New Labour. Con la sua scrittura elegante, misurata e ironica, che "ricorda Jane Austen e Evelyn Waugh" (Tim Lott), Julian Fellowes ci offre, con "Snob", un romanzo esilarante che ci svela i codici, i rituali, le abitudini di un mondo ostinatamente chiuso in se stesso e ossessionato dal pericolo di nouveaux riches e parvenus d'ogni specie.
Modello per secoli di tutta, o quasi, la lirica italiana, il "Canzoniere" del Petrarca si configura come un'opera di estrema modernità: moderna è la consapevolezza con la quale il poeta si pone nei confronti di una vastissima tradizione letteraria; moderno è il linguaggio, astratto e formale ma anche plastico e ricchissimo, dal quale pure promana una sensazione di facilità ineguagliata; moderna è la metrica, divenuta poi canonica; moderna l'attitudine sperimentale non seconda a quella dantesca; moderno il ruolo assegnato alla letteratura, moderno l'afflato narrativo. Moderna la concezione dell'amore, che fonda il suo rituale su un'esperienza fondamentalmente interiore; e moderno, infine, lo spessore di quell'"io" poetico che per la prima volta in questi versi assurge a personaggio vero e proprio, anzi protagonista assoluto. Il testo dei trecentosessantasei componimenti (i "rerum vulgarium fragmenta") è accompagnato dal commento di Marco Santagata: un caposaldo della critica e della filologia, l'edizione di riferimento del "Canzoniere".
La coppia di avvocati Wes e Mary Grace Payton ha puntato tutto sulla causa legale intentata dalla vedova Baker, cittadina di Bowmore, Mississippi, contro la Krane Chemical, colpevole di avere avvelenato la falda acquifera del paese e di avere causato decine di morti per cancro. Per quella causa gli avvocati Payton hanno rifiutato clienti, venduto la casa e le belle automobili, rinunciando a uno stile di vita che era sempre sembrato del tutto connaturato alla professione. Il primo grado del processo si conclude con una sentenza a favore della vedova, ma Carl Trudeau, azionista di maggioranza della Krane, non è uomo da arrendersi facilmente. Sa che tutto si gioca in corte d'appello. E se gli avvocati non bastano, basta mettere sul libro paga anche giudici e politici...
Madison ha tredici anni ed è una ragazzina come tante. Be' insomma, più o meno... Figlia di una star del cinema parecchio narcisista e di un miliardario, viene, tra le altre cose, dimenticata per le vacanze di Natale nel suo collegio di iperlusso in Svizzera dai genitori, in giro per il mondo a caccia di orfani da adottare davanti ai media. Durante una notte degli Oscar, Madison riesce nella non facile impresa di morire per una overdose di marijuana, e all'improvviso si trova in una situazione assolutamente diversa da quella della maggioranza delle sue coetanee. Per dirla tutta, Madison non solo scopre di essere morta, ma per giunta di essere finita all'inferno, con la non esaltante prospettiva di dover trascorrere un bel po' di tempo (a occhio e croce l'eternità) tra le fiamme e quei tormenti che lo hanno reso tristemente famoso. Insomma, è innegabile che sia difficile pensare positivo, ma Madison è una ragazza pratica e cerca da subito di rendere meno terribili le sue prospettive: prima di tutto deve farsi degli amici, poi deve scoprire come funzionano le cose all'inferno. Infine (e questo è un obiettivo mica da ridere), deve cercare di farselo piacere. In poco tempo diventa amica di un gruppetto di coetanei: una cheerleader, un secchione, un punkrocker e un giocatore di football, e con loro attraverserà il Deserto di forfora e valicherà Colline di unghie tagliate, per arrivare alla città fortificata dove vive Satana...