
Appare così, senza preavviso. La notizia si diffonde in un lampo, e una folla impaziente già si assiepa davanti ai cancelli, sotto l'insegna in bianco e nero che dice: "Le Cirque des Rèves. Apre al crepuscolo, chiude all'aurora". È il circo dei sogni, il luogo dove realtà e illusione si fondono e l'umana fantasia dispiega l'infinito ventaglio delle sue possibilità. Un esercito di appassionati lo insegue dovunque per ammirare le sue straordinarie attrazioni: acrobati volanti, contorsioniste, l'albero dei desideri, il giardino di ghiaccio,.. Ma dietro le quinte di questo spettacolo senza precedenti, due misteriosi rivali ingaggiano la loro partita finale, una magica sfida tra due giovani allievi scelti e addestrati all'unico scopo di dimostrare una volta per tutte l'inferiorità dell'avversario. Contro ogni attesa e contro ogni regola, i due giovani si scoprono attratti l'uno dall'altra: l'amore di Marco e Celia è una corrente elettrica che minaccia di travolgere persino il destino, e di distruggere il delicato equilibrio di forze a cui il circo deve la sua stessa esistenza.
Luce morirebbe per Daniel: lo ha già fatto decine di volte. Insieme hanno vissuto tante vite, in luoghi e tempi diversi, ma la fine è stata sempre la stessa: lei consumata dalle fiamme e lui con il cuore infranto. Forse però è possibile spezzare la maledizione che li perseguita. Per scoprirlo, Luce viaggia a ritroso nel tempo e ritrova le sue incarnazioni passate: in Inghilterra, in Cina, in Egitto... Daniel la insegue, e non è l'unico a farlo. Perché se Luce riscrivesse la storia, tutto potrebbe cambiare.
Dopo i sommovimenti del 1989 e la caduta del Muro di Berlino, l'esistenza di Imre Kertész subisce un'accelerazione e diventa una vita nomade. Proporzionalmente alla sua fama di scrittore, aumentano i suoi viaggi e, tra il 1991 e il 1995, non fa che prendere appunti, annotare osservazioni, fissare nel racconto le proprie impressioni. Il dialogo costante con se stesso e con gli autori amati si amplia nell'osservazione della vita oltre i confini dell'Ungheria, una patria avvertita sempre più in declino e percorsa da sentimenti xenofobi e antisemiti. I viaggi sono l'occasione per confrontarsi, ancora una volta, con la propria identità di ebreo, di ungherese, di europeo dell'Est, di intellettuale a contatto con la cultura tedesca. Ovviamente, la mente non può non tornare all'accadimento che ha marcato la sua esistenza e quella dell'intera umanità: Auschwitz.
"Il rumore di una tessitura ti fa socchiudere gli occhi e sorridere, come quando si corre mentre nevica. Il rumore della tessitura non si ferma mai, ed è il canto più antico della nostra città, e ai bambini pratesi fa da ninna nanna". "Storia della mia gente" racconta dell'illusione perduta del benessere diffuso in Italia. Di come sia potuto accadere che i successi della nostra vitalissima piccola industria di provincia, pur capitanata da personaggi incolti e ruspanti sempre sbeffeggiati dal miglior cinema e dalla miglior letteratura, appaiano oggi poco più di un ricordo lontano. Oggi che, sullo sfondo di una decadenza economica forse ormai inevitabile, ai posti di comando si agitano mezze figure d'economisti ispirate solo dall'arroganza intellettuale e politici tremebondi di ogni schieramento, poco più che aspiranti stregoni alle prese con l'immane tornado della globalizzazione. Edoardo Nesi torna con un libro avvincente e appassionato, a metà tra il romanzo e il saggio, l'autobiografia e il trattato economico, e ci racconta, dal centro dell'uragano globale, la sua Prato invasa dai cinesi, cosa si prova a diventare parte della prima generazione di italiani che, da secoli, si ritroveranno a essere più poveri dei propri genitori.
Allan Karlsson compie cento anni e per l'occasione la casa di riposo dove vive intende festeggiare la ricorrenza in pompa magna, con tutte le autorità. Allan, però, è di un'altra idea. Così decide, di punto in bianco, di darsela a gambe. Con le pantofole ai piedi scavalca la finestra e si dirige nell'unico luogo dove la megera direttrice dell'istituto non può riacciuffarlo, alla stazione degli autobus, per allontanarsi anche se non sa bene verso dove. Nell'attesa del primo pullman in partenza, Allan si imbatte in un ceffo strano, giovane, biondo e troppo fiducioso che l'attempato Allan non sia capace di colpi di testa. Non potendo entrare nella piccola cabina della toilet pubblica insieme all'ingombrante valigia cui si accompagna, il giovane chiede ad Allan, con una certa scortesia, di vigilare bene che nessuno se ne appropri mentre disbriga le sue necessità. Mai avrebbe pensato, il biondo, quanto gli sarebbe costata questa fiducia malriposta e quella necessità fisiologica. La corriera per-non-si-sa-dove sta partendo, infatti. Allan non può perderla se vuole seminare la megera che ha già dato l'allarme, e così vi sale, naturalmente portando con sé quella grossa, misteriosa valigia. E non sa ancora che quel biondino scialbo è un feroce criminale pronto a tutto per riprendersi la sua valigia e fare fuori l'arzillo vecchietto. Un centenario capace di incarnare i sogni di ognuno, pronto a tutto per non lasciarsi scappare questo improvviso e pericoloso dono del destino.
Charlie Weir si guadagna da vivere affrontando i demoni altrui. Nella sua attività di psichiatra a New York ha visto ogni tipo di trauma, eppure non riesce ancora a trovare una soluzione ai propri conflitti famigliari: l'accesa rivalità con il fratello Walter, affermato pittore; il gelo nei confronti di un padre senza nerbo; il soffocante rapporto con la madre. Né ha ancora accettato, dopo sette anni, il tragico errore che lo ha allontanato dalla moglie e dalla figlia, che gli ha lasciato nient'altro che una solitudine consumante e una rabbia inquieta. Quando Walt presenta Nora Chiara al fratello, questi si sente attratto tanto dalla sua bellezza mozzafiato quanto dalla sua aria sofferta. Si innamorano velocemente, avidamente, ma l'idillio ha vita breve. La vulnerabilità di lei, un tempo irresistibile, comincia ad avvelenare il rapporto finché Charlie si accorge di avere accanto una paziente più che una compagna. E mentre sonda le origini del dolore di Nora Chiara, un vago ricordo comincia ad affiorare dal suo inconscio, sollevando in lui un atroce sospetto.
“Eleni tiene il pesante involto con entrambe le mani, attenta custode. Sembra convinta, superstiziosamente, che il Libro sarà un talismano per tutti loro, e che devono restare insieme. C’è una ragione, se è arrivato nelle loro mani: vuol dire che gli Angeli che lo vegliavano hanno deciso di consegnarlo non a saggi sacerdoti, quelli che lo toccavano “con mani immacolate”, ma proprio a loro, a questa compagnia piccola di tre donne, un bambino e un uomo riuniti per caso fra le macerie del monastero e in fuga verso le montagne.
E così sono tutti d’accordo. ‘Il Libro verrà con noi, lo porteremo a turno. Ma prima di tutto giuriamo che lo difenderemo con la vita da ogni insulto e profanazione.’”
In una tiepida notte di fine giugno del 1915, cinque fuggiaschi si allontanano dalle rovine del loro paese nella valle di Mush, distrutto dai turchi della terza armata con i suoi abitanti e le millenarie tradizioni del popolo armeno. Hanno perso tutto, casa e famiglia, ma hanno fortunosamente recuperato un tesoro di inestimabile valore e sono determinati a portarlo in salvo ad ogni costo. Questa è l’ultima storia dell’antichissimo Libro di Mush.
Antonia Arslan, scrittrice e saggista di origine armena, ha insegnato per molti anni Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Padova. Ha ritrovato le sue radici traducendo la poesia di Daniel Varujan (Il canto del pane, 1992). Ha pubblicato nel 2004 il bestseller La masseria delle allodole (tradotto in tutto il mondo e portato sullo schermo dai fratelli Taviani nel 2007), seguito da La strada di Smirne (2009). Nel 2010 è uscito Ishtar 2. Cronache dal mio risveglio, nel 2011 Il cortile dei girasoli parlanti.
Come scrive Zygmunt Bauman nella toccante prefazione a questo libro-testimonianza, il compito più difficile per chi si trovò a vivere la tragica esperienza dei campi di sterminio nazisti era "restare umani in condizioni disumane". Lettera ai figli, che Anna Hyndräkovä-Kovanicovä trova il coraggio di scrivere nel 1971, all'età di 43 anni, inizia in un giorno preciso, il 15 marzo 1939, data dell'invasione della Cecoslovacchia da parte delle armate naziste. Gli avvenimenti personali legati alla famiglia, alla scuola, ai compagni e alle amiche più care si stemperano nel ricordo di una Praga occupata dai soldati tedeschi e sempre più negata ai cittadini di religione ebraica. Nel 1942 la giovane Anna, con la famiglia, è costretta ad abbandonare Praga e viene condotta nel ghetto di Terezin, inizio della deportazione che la condurrà ad Auschwitz. Il racconto si snoda rievocando il viaggio, l'arrivo nel campo e la sistemazione nel Familienlager, la fame, gli espedienti per procurarsi un po' di cibo, gli appelli, la paura e il momento più duro, quello della selezione. Privata dei genitori, che moriranno nelle camere a gas, Anna viene inviata a lavorare nel sottocampo di Gross Rosen, dove apprende della morte della sorella e della nipotina. Durante l'inverno decide di fuggire e durante l'evacuazione del campo nel febbraio 1945 riesce nel suo intento. Ma questo è solo l'inizio di un allucinante viaggio di ritorno. Anna conosce l'oltraggio della violenza fisica e psichica...
Quando Mussolini annuncia l'entrata in guerra dell'Italia, nel giugno 1940, Norberto è uno studente liceale; vive gli eventi drammatici e convulsi di quegli anni con la passione, il desiderio e la paura di crescere tipici della sua età. E ora, ormai anziano, ricorda e racconta. Il filo della memoria si dipana lungo i decenni, scorre sulla Roma occupata dai tedeschi e sulla Liberazione, sul primo amore e sugli studi, quando scopre la passione per la scienza sperimentale, diventa chimico e trova lavoro alla dogana di Genova, dove si fa amare e rispettare per la sua competenza e onestà. La sua vita di uomo è illuminata dagli affetti, per il figlio Vittorio, per il nipote Giulio, ma soprattutto per la moglie Maria Pia, la compagna con la quale condividerà le gioie, le sofferenze, le sorprese, gli sconforti e gli entusiasmi di un'intera esistenza. Fino a quando alla donna non verrà diagnosticato un male destinato a consumarla e spegnerla. E assieme a lei anche Norberto dovrà incamminarsi per un nuovo "aspro sentiero ", quello della malattia, del dolore, della perdita. Per aspri sentieri è il racconto, sobrio e commovente, della vita di un uomo "normale", testimone di uno spaccato della storia d'Italia, dagli anni Quaranta al Duemila. Ma è anche uno struggente ultimo omaggio a una figura di donna amatissima, alla giovinezza, alla vita.
Novembre 1890, Londra è stretta nella morsa di un freddo impietoso. Al 221B di Baker Street il fuoco arde nel caminetto e Sherlock Holmes sta bevendo il tè insieme al dottor Watson quando un uomo vestito con grande eleganza si presenta inaspettatamente, in preda a una grande agitazione. È Edmund Carstairs, un giovane mercante d'arte che si rivolge a Holmes in cerca d'aiuto teme infatti per la sua vita, poiché da settimane un losco figuro con un'orribile cicatrice sul volto lo segue. Intrigati dal racconto di Carstairs, Holmes e Watson decidono di indagare e all'improvviso si ritrovano coinvolti in una serie di eventi indecifrabili e inquietanti, che si dispiegano dalle strade buie di Londra al sottobosco criminale di Boston. Il caso si infittisce e tutto riconduce puntualmente alla misteriosa e sinistra "Casa della Seta", un'entità di cui sembri impossibile definire natura e contorni, una cospirazione pericolosa al punto da rischiare di distruggere le fondamenta della società stessa. Grazie all'intreccio diabolico e alla caratterizzazione dei personaggi, Anthony Horowitz riporta alla ribalta la figura di Sherlock Holmes in un nuovo romanzo concepito per i lettori di oggi senza però tradire minimamente lo spirito delle opere originali di Arthur Conan Doyle.
Per il ventenne Stefano Guerra la violenza è bellezza e l'odio una legge nuovissima e antica. C'erano anche lui e i suoi camerati a combattere contro la polizia in un lontano giorno del 1968, in Italia, a Roma, a Valle Giulia. Da quel giorno la vita del giovanissimo neofascista coincide con l'illusione della rivoluzione e l'asservimento reale a ogni potere, fino alla strage. E mentre prosegue il suo percorso di carnefice, sempre più disilluso, intorno a lui si snoda una storia che non avevamo mai letto. La storia segreta delle trame nere in Italia negli anni dal 1969 al 1972. Una storia che si apre oggi a prospettive sconfinate e inquietanti.
Judith ha sposato un banchiere di successo, un uomo a cui è affezionata ma che forse non ha mai amato davvero, ha una figlia adolescente con cui non fa che litigare e una brillante e soprattutto stressante carriera come film editor a Los Angeles. C'è stato un tempo, però, in cui sembrava destinata a tutt'altro. Quando Judith aveva diciassette anni e viveva in un paesino del Nebraska, aveva incontrato Willy, un uomo diverso da tutti quelli che aveva conosciuto fino a quel momento, i profondi occhi azzurri e il sorriso sincero. Aveva perso la testa per lui e si sentiva pronta a tutto pur di difendere quell'amore nato contro il volere della sua famiglia, che non poteva accettare che Willy fosse solo un semplice falegname. Un giorno, però, Judith aveva ricevuto la lettera di ammissione a una delle università più prestigiose del paese: era la sua grande opportunità; insieme a Willy aveva deciso di coglierla, si sarebbero sposati al suo ritorno. Ma lei non era mai tornata. Sono passati venticinque anni da quella fatidica scelta e per Judith è il momento della resa dei conti: sposarsi con un uomo che non amava solo per fuggire dal paesino di provincia in cui era nata è stato un grandissimo errore. C'è un'unica possibilità per essere di nuovo felice: un lungo viaggio verso il luogo che anni prima chiamava casa.