
"Personalmente, ne sono rimasto assolutamente, oscuramente affascinato; mi sono divertito ed ho anche riso, essendo consapevole contemporaneamente che si trattava di un libro sinistro; sono stato irretito in un mondo d'ombre, di disossate e consunte meduse umane, avvertendo insieme che quei bizzarri profili di carta e parole erano capaci di lancinanti squisitezze logiche e di raffinate, sapienti, intollerabili sofferenze. È satira? Non lo so; forse sì, giacché la satira è il genere più ambiguo, più sordido, e sa congiungere in sé l'odio e il riso, la ripugnanza e la seduzione; sa essere disperata e furba. Questo libro è satira come il viaggio di Gulliver tra i cavalli sapienti, i nobili animali che gli rivelano come si possa tollerare d'esser uomini solo difendendosi nella follia." (Giorgio Manganelli)
"Cosa fa della vita che abbiamo un'avventura felice?" si chiede Tiziano Terzani in questa opera, che racconta con la consueta potenza riflessiva l'esistenza di un uomo che non ha mai smesso di dialogare con il mondo e con la coscienza di ciascuno di noi. In un continuo e appassionato procedere dalla Storia alla storia personale, viene finalmente alla luce in questi diari il Terzani uomo, padre, marito. Scopriamo così che l'espulsione dalla Cina per "crimini controrivoluzionari", l'esperienza deludente della società giapponese, i viaggi in Thailandia, URSS, Indocina, Asia centrale, India, Pakistan non furono soltanto all'origine delle grandi opere che tutti ricordiamo. Furono anche anni fatti di dubbi, di nostalgie, di una perseverante ricerca della gioia, anni in cui dovette talvolta domare "la belva oscura" della depressione. E proprio attraverso questo continuo interrogarsi, Terzani maturava una nuova consapevolezza di sé, affidata a pagine più intime, meditazioni, lettere alla moglie e ai figli, appunti, tutti accuratamente raccolti e ordinati dall'autore stesso, fino al suo ultimo commovente scritto: il discorso letto in occasione del matrimonio della figlia Saskia, intriso di nostalgia per la bambina che non c'è più e di amore per la vita, quella vita che inesorabilmente cambia e ci trasforma.
"Questo libro non parla di Cernobyl' in quanto tale, ma del suo mondo. Proprio di ciò che conosciamo meno. O quasi per niente. Ad interessarmi non è l'avvenimento in sé, vale a dire cosa sia successo e per colpa di chi, bensì le impressioni, i sentimenti delle persone che hanno toccato con mano l'ignoto. Il mistero. Cernobyl' è un mistero che dobbiamo ancora risolvere... Questa è la ricostruzione non degli avvenimenti, ma dei sentimenti. Per tre anni ho viaggiato e fatto domande a persone di professioni, generazioni e temperamenti diversi. Credenti e atei. Contadini e intellettuali. Cernobyl' è il principale contenuto del loro mondo. Esso ha avvelenato ogni cosa che hanno dentro, e anche attorno, e non solo l'acqua e la terra."
Dopo averci fatto ascoltare in "Preghiera per Cernobyl'" le voci delle vittime del disastro nucleare, Svetlana Aleksievic fa parlare qui i protagonisti di un'altra grande tragedia della storia sovietica: la guerra in Afghanistan tra il 1979 e il 1989. Un milione di ragazzi e ragazze partiti per sostenere la "grande causa internazionalista e patriottica"; almeno quattordicimila di loro rimpatriati chiusi nelle casse di zinco e sepolti di nascosto, nottetempo; cinquantamila feriti; mezzo milione di vittime afgane; torture, droga, atrocità, malattie, vergogna, disperazione... Gli 'afgancy', i ragazzi che la guerra ha trasformato in assassini, raccontano ciò che si è voluto nascondere. Accanto a loro, un'altra guerra. Quella delle infermiere e delle impiegate che partirono per avventura e patriottismo. E soprattutto le madri. Dolenti, impietose, stanche, coraggiose.
"La bussola d’oro" è il primo romanzo della trilogia "Queste oscure materie". Quando apparve nel 1995 riscosse immediatamente un enorme successo di pubblico e critica: la ricchezza dello stile, la profondità dei temi, la bellezza dei personaggi e soprattutto la vastità di un immaginario che coniuga il romanzo d’avventura e di formazione con i quesiti fondamentali della nostra filosofia (il destino e libero arbitri o, il caso e la necessità), ne fecero un caposaldo della letteratura per ragazzi, letto e discusso anche dagli adulti, da critici letterari, da scrittori d’eccezione. Oggi La bussola d’oro è un classico che va ben oltre il genere e la definizione di fantasy. Lyra è un’eroina, sventata e intrepida, intelligente e curiosa, in grado, con le sue risorse di ragazzina, di decifrare la verità dietro le macchinazioni dei potenti e di varcare il confine tra realtà e mondi diversi. I daimon – forme viventi dell’animo umano – gli orsi corazzati, le streghe sono personaggi icastici e indimenticabili, e l’universo creato da Pullman sfida la nostra immaginazione e stimola il desiderio di riflettere, confrontarci, capire.
«Da un’altezza incomparabilmente più alta rispetto a ciò che volenterosamente è definito fantasy, Philip Pullman riesce a vedere». Quirino Principe
«E' un romanzo che invita a una profonda riflessione morale. Scritto magnificamente, è un libro che sconvolge, commuove, diverte con meravigliose invenzioni. I molti livelli di lettura sono lì per chi sa coglierli, ma nessuno a rimane a bocca asciutta. E letto anche solo il livello semplice, è veramente una grande storia». The Times
Un testo che con lucida ragionevolezza e disarmante ironia getta luce sulla condizione moderna dell'uomo e della società, riguardo a cui si chiama sempre in causa la parola crisi, il più delle volte con dimessa rassegnazione. Cento anni fa Chesterton considerava i disastri portati dalla disuguaglianza economica, dalla separazione delle famiglie, dalla rovina del sistema educativo, dalla violazione delle libertà fondamentali, in nome dell'idolatria dello Stato e di quella del profitto. Sono le piccole cose ordinarie le grandi aspirazioni dell'uomo ad esser messe in pericolo: l'uomo comune non chiede altro che un matrimonio d'amore, una piccola casa, professare in pace la propria religione, diventare nonno, godere del rispetto e della stima dei suoi simili e morire di morte naturale. Chesterton sfida il mondo a compiere un passo indietro: non quello di un uomo impaurito che si sottrae alla battaglia, ma quello dell'uomo tutto intero che per buttarsi nell'avventura della vita non ricorre a ricette ideologiche e utopiche sul progresso, ma sta ancorato con saldezza e con audacia alle realtà originarie che sono alle sue spalle.
Uomini e donne disposti a vendersi l'anima, il cuore, il sonno per una fotografia o un passaggio televisivo, un amore o un tradimento da rotocalco, un ingaggio o un'aragosta, un grammo di cocaina o uno di potere. Il mondo dei soldi e del cinema in un romanzo crudo e coinvolgente.
Tutto è cominciato quando avevo undici anni, con un documentario sulla vita e il lavoro di Stephen Hawking. Ricordo ancora la sensazione di meraviglia e di inquietudine nello scoprire che domande come "è nato prima il tempo o l'Universo? E quale sarà il loro destino?" non riguardavano solo la filosofia, ma anche la fisica. A distanza di ventitré anni, quando di sera esco e alzo gli occhi al cielo, sono ancora quelle le emozioni che mi accompagnano: meraviglia e un po' di paura. È come se vedessi tutto: le infinite galassie che popolano il vuoto cosmico, i buchi neri, e più oltre, a circondarci come un guscio, la radiazione cosmica di fondo, la nenia celeste da cui tutto è venuto. Visto da lontano, il cielo è l'immagine della pace. Lì, invece, accadono cose di una violenza inaudita: miriadi di stelle che nascono e muoiono, la materia che si forma e si scompone, secondo un meccanismo perfetto. È uno spettacolo che non smette di affascinarci, sempre intriso di mistero e, per quanto si cerchi di esplorarlo, ogni risposta conduce solo ad altre domande. Sembra un gioco costruito apposta per noi, un enigma del quale non riusciremo mai a trovare davvero la soluzione, ma il divertimento sta proprio in questo: potremo continuare a giocare in eterno. E io questo gioco ve lo voglio raccontare.
In "Dove va a finire il cielo" Licia Troisi si spoglia delle vesti di narratrice fantasy per accompagnarci in un viaggio tra le stelle. Condivide con noi la sua passione e il suo lavoro di astrofisica e ci svela tutti i misteri e i segreti che il cielo stellato sopra di noi nasconde.
Non si può certo dire che Sebastian Rudd sia un avvocato come tutti gli altri. Non possiede uno studio vero e proprio, ma il suo ufficio si trova a bordo di un grande furgone nero blindato dotato di vari comfort - wi-fi, un frigorifero pieno di superalcolici, delle comode poltrone e un buon equipaggiamento di armi. Non ha soci in affari, ma accanto a lui c'è sempre un uomo, che lui chiama Partner, armato fino ai denti, che gli fa da autista, guardia del corpo, confidente, impiegato e caddy, quando gioca a golf. Sebastian ha anche una ex moglie che non smette mai di procurargli guai e un figlio piccolo che non vede tanto quanto vorrebbe. Sebastian Rudd difende i peggiori criminali, i casi disperati, in poche parole tutte quelle persone che nessun avvocato si sognerebbe di avvicinare. Insomma, fa il lavoro sporco. Ritiene che ognuno abbia diritto ad avere un processo equo, anche a rischio di diventare lui stesso il bersaglio dei suoi assistiti e di essere costretto a sua volta a usare metodi poco ortodossi. Sebastian odia le ingiustizie, detesta i poteri forti e si prende gioco delle istituzioni. Narrato in prima persona, "L'avvocato canaglia" racconta la vita professionale e privata di un vero anticonformista, un uomo sarcastico, eccessivo, arrogante, scaltro, ma molto umano...
Quando Eleonora e Chirú s'incontrano, lui ha diciotto anni e lei venti di più. Le loro vite sembrano non avere niente in comune. Eppure è con naturalezza che lei diventa la sua guida, e ogni esperienza che condividono dall'arte alla cucina, dai riti affettivi al gusto estetico - li rende più complici. Eleonora non è nuova a quell'insolito tipo di istruzione. Nel suo passato ci sono tre allievi, due dei quali hanno ora vite brillanti e grandi successi. Che ne sia stato del terzo, lei non lo racconta volentieri. Eleonora offre a Chirú tutto ciò che ha imparato e che sa, cercando in cambio la meraviglia del suo sguardo nuovo, l'energia di tutte le prime volte. È così che salgono a galla anche i ricordi e le scorie della sua vita, dall'infanzia all'ombra di un padre violento fino a un presente che sembra riconciliato e invece è dominato dall'ansia del controllo, proprio e altrui. Chirú, detentore di una giovinezza senza più innocenza, farà suo ogni insegnamento in modo spietato, regalando a Eleonora una lezione difficile da dimenticare.
Una sincerità spietata che se non fosse esilarante sarebbe quasi crudele. Un'autoironia esagerata capace di creare una gioia contagiosa. Ecco il mondo di Jenny Lawson, che fa ridere fino alle lacrime. D'altronde cosa puoi fare se ti ritrovi affetta da depressione cronica, agorafobia, autolesionismo e artrite reumatoide? O soccombi o decidi che sarai comunque felice. Anzi, follemente felice. Se la gente ti considera un po'matta, tanto vale fare tutto quello che ti passa per la testa. Per esempio, andare in Australia travestita da koala, organizzare un rodeo notturno con i tuoi gatti, noleggiare bradipi e canguri per la gioia di tuo marito (che, nonostante tutto, ti adora), inseguire ufo e tornado, o rifugiarti sotto le coperte, perché certi giorni l'ansia è troppo forte e semplicemente non puoi fare altro. Ma in un angolo della tua mente sai che appena avrai la forza di rialzarti, tornerai a gettarti senza freni nel presente, perché qui sta la differenza tra sopravvivere e vivere.
"All'Inferno fa freddo. Racconti dal carcere" è un romanzo corale dove gli autori coincidono con i protagonisti delle tante storie che in comune hanno solo il luogo dove a turno si muovono: l'inferno. Il girone è quello dei condannati. Uomini e donne che provengono da mondi diversi, a volte molto lontani. Carcerati che narrano squarci di vite consumate nel freddo di una cella, la melma prima di finire dentro, il sogno di un riscatto. Nessuna retorica, né autocommiserazione. Piuttosto, parole taglienti che non risparmiano al lettore la violenza e l'asprezza della prigionia, di vicende criminali. Ma anche di destini dannatamente crudeli, come quelli di alcuni adolescenti, giovani fiori del male. Il camorrista, la prostituta, il rapinatore, lo spacciatore, l'assassino, il sequestratore, il tossico, il violento, il ladro, il terrorista, il ricattatore... E poi il profugo in balia degli scafisti, l'imprenditore fallito che cambia pelle, l'abusato che diverrà colui che abusa. C'è chi non ce l'ha fatta, chi è diventato pazzo, chi più cattivo di quando era entrato. Per qualcuno, il carcere è diventato una casa, oppure luogo di espiazione. E c'è anche chi ha riassaporato la libertà e, come colto da capogiro, è ricaduto all'inferno. Ma un giorno, "la neve che non ti aspetti" può farti vivere anche dietro a quelle sbarre una giornata insolita. Venticinque grandi scrittori ed artisti introducono, ciascuno, ogni storia...

