
«Elusivo, inafferrabile, frivolo e coraggioso come Ulisse, Savinio è un profugo, un favoleggiatore, un esule, un estraneo: questa affollata Nuova Enciclopedia è un libro desolatamente solitario, felicemente solitario. Ilarità e angoscia inseguono il profugo, lo incalzano, vogliono che egli racconti. All'infinito, di voce in voce, da Giostra a Libertà, da San Sebastiano a Travestimento, l'enciclopedico divaga. Il suo universo è discontinuo, senza approdi, soprattutto senza destinazione. Non si troverà mai il cosmo, non si indagherà mai il significato. Non esiste profondità, ma solo una infinita serie di superfici. Il mondo è una liscia pelle che nasconde altre pelli lisce: all'infinito ... Prosatore di una mobilità, una grazia, una tenerezza straordinarie, questo classico surreale, tra Apollinaire, Anassagora e Agnolo Firenzuola, sta ritornando nella nostra letteratura, in questo lento squallore del tardo Novecento, con la sua dimensione provocatoria, e insieme la sua gentilezza, l'oltraggiosa delicatezza del suo gesto di scrittore.» (Giorgio Manganelli)
Al di là delle versioni ufficiali, al di là delle sentenze dei tribunali, al di là delle inchieste giornalistiche, è questo il punto di vista da cui Maurizio Torrealta vuole spiegarci cosa è successo tra il 1990 e il 1994, quando l'Italia è stata scossa profondamente dalle stragi di mafia, dall'implosione della Prima Repubblica e il passaggio alla Seconda, dallo scioglimento del Partito comunista italiano, "introducendo qua e là qualche elemento di realistica finzione".
Ivano è un uomo come tanti. Per tutta la vita ha cercato di costruire la sua felicità e ha sempre creduto di esserci riuscito. Il lavoro di ingegnere, una bella famiglia: un piccolo capolavoro di stabilità, proprio come le dighe che ha progettato in ogni parte del mondo. Finché Sofia, sua moglie, viene a mancare e lui si trova improvvisamente libero e solo, incapace di capire se esista ancora un Ivano senza Sofia. Decide allora di partire per Santo Domingo, dove il fratello si è ritirato dopo anni di lavoro nella finanza. Lì incontra Liliana, una donna spontanea e fragile come una bambina, e se ne sente attratto. Sull'isola, però, Ivano intuisce che qualcosa non va: il fratello, con il quale ha sempre avuto un rapporto di grande complicità, si comporta in modo strano, sembra un altro. Riconsiderandoli a distanza, molti fatti e persone della sua vita gli appaiono diversi da quello che ha sempre creduto. Prima tra tutti sua moglie, un enigma affascinante e indisponente, nonostante quarant'anni di vita insieme. E poi la figlia Anna, rimasta a Milano: reticente, ostile, asserragliata in una vita che il padre non ha mai compreso. Quello che Ivano scoprirà riguardo al passato finirà per rompere gli argini in cui la sua esistenza è sempre scorsa tranquilla. Eppure, quando tutto è sul punto di crollare, si prospetta una seconda occasione, la possibilità di un nuovo inizio. Con una lingua duttile, devota all'incanto semplice e maestoso della realtà, una scrittura mobile in cui ci si immerge come nell'acqua - limpida, avvolgente, misteriosa -, Gaia Manzini racconta le illusioni intorno alle quali creiamo la nostra felicità e dà voce a una generazione che negli anni del Boom si è costruita un'idea luminosa di futuro a costo di rifiutare le proprie radici, lasciando dei conti in sospeso. Ma Ultima la luce è anche la storia di un tempo di mezzo, dell'attesa di un nuovo ordine delle cose: una famiglia si è disgregata, una nuova famiglia sta per nascere. Il passato è alle spalle, davanti c'è solo la luce.
La morte improvvisa di Gianandrea Cerrato, valente avvocato penalista, oltre a privare una moglie del marito e tre figlie del padre, ha delle conseguenze del tutto inaspettate. Da un giorno all'altro le quattro donne si trovano a dover riorganizzare la loro vita. Ed è Eleonora, la figlia maggiore, a cercare il modo di mandare avanti quella famiglia di femmine «variamente deragliate». Mentre la piccola Margherita vive in una dimensione parallela, Eleonora e Marianna sono divise da una visione opposta dell'esistenza e dell'amore: Marianna legge Shakespeare e crede nell'amore assoluto, Eleonora invece, impegnata com'è a sbarcare il lunario e ad arginare la follia collettiva, non è affatto sicura di sapere cosa sia, veramente, l'amore. Intorno a loro si muove il mondo, con le sorprese, l'allegria, l'inganno. La ragione e il sentimento. Perché quella è una delle grandi battaglie che ci tocca combattere nella vita. Non proprio a tutti, perché esistono esseri fortunati senza ragione, o senza sentimento. Ma la maggior parte di noi ne ha un po' dell'una e un po' dell'altro, e non sempre riesce a farli coesistere pacificamente. Quindi si lotta: si lotta da sempre e si lotterà per sempre, e per questo motivo tra tutti i romanzi di Jane Austen "Ragione e sentimento" è quello più adatto a essere periodicamente riscritto, scagliandolo dentro il tempo e i secoli che passano.
Nel gennaio 2006 Michela Murgia viene assunta nel call center della multinazionale americana Kirby, produttrice del "mostro", l'oggetto di culto e devozione di una squadra di centinaia di telefoniste e venditori: un aspirapolvere da tremila euro, "brevettato dalla NASA". Mentre, per trenta interminabili giorni, si specializza nelle tecniche del "telemarchètting" e della persuasione occulta della casalinga ignara, l'autrice apre un blog dove riporta quel che succede nel call center: metodi motivazionali, raggiri psicologici, castighi aziendali, dando vita alla grottesca rappresentazione di un modello lavorativo a metà tra berlusconismo e Scientology. Un racconto sul precariato in Italia, che fa riflettere, incazzare e, miracolosamente, ridere. Fino alle lacrime. Questo primo romanzo dell'autrice sarda ha ispirato il film di Paolo Virzì, "Tutta la vita davanti". Con una nuova prefazione dell'autrice.
Nel suo ultimo libro, Eduardo Galeano ha voluto raccontare le donne: donne da ricordare per il loro talento, per il coraggio con cui si sono addossate il peso di una causa, per la fierezza delle loro risposte al potere. In questa galleria di ritratti, fugaci e intensi, compaiono centocinquanta figure femminili: Frida Kahlo, Emily Dickinson, Marie Curie, Rosa Luxemburg e Rigoberta Menchú, ma anche guerrigliere, streghe e sante il cui nome è stato dimenticato. E anche le prostitute che, nella Patagonia argentina, si negarono ai militari che avevano represso uno sciopero di braccianti. Mescolando sulla pagina brevi racconti, frammenti di biografie, memorie, riflessioni e poesia, Galeano ricostruisce le loro battaglie alla conquista di nuovi spazi di libertà. E con la sua maestria di cantastorie e di artigiano del linguaggio compone un racconto che attraversa epoche e paesi e celebra la bellezza di esseri umani che hanno infranto le regole, superato la segregazione, violato le frontiere per difendere una dignità sempre precaria.
In contemporanea con l'uscita del film omonimo con David Oyelowo e Rosamund Pike. La vera storia di un amore che ha sfidato la tradizione, i pregiudizi, e il potere. Londra, 1947. Seretse Khama è salito al trono del Protettorato britannico del Bechuanaland (il futuro Stato del Botswana) a soli quattro anni, anche se la reggenza del Paese è affidata allo zio Tshekedi. Dopo aver terminato gli studi superiori a Oxford si trasferisce a Londra per svolgere il praticantato come avvocato, e lì conosce Ruth Williams, giovane impiegata londinese. È amore a prima vista e i due giovani decidono di sposarsi, ma la prospettiva del matrimonio misto genera scandalo presso i capi delle tribù del Bechuanaland - all'epoca erano state appena avviate in Sudafrica le politiche dell'apartheid. Comincia così una guerra a colpi di pregiudizi e potere tra le autorità locali, il governo della regina e il piccolo Protettorato britannico del Bechuanaland. Dopo il matrimonio, celebrato contro il volere di tutti, Seretse e sua moglie vengono condannati all'esilio. La tenacia dei due giovani sposi, il loro amore e il desiderio di giustizia renderanno la loro storia un commovente manifesto romantico, uno dei più struggenti della storia dei diritti civili di tutti i tempi.
Nella Germania del Terzo Reich, mentre imperversa l'occupazione nazista e milioni di persone vengono perseguitate, Ernst Lossa si chiede: Perché io? Perché proprio io? Ernst ha solo quattro anni quando, nel 1933, viene separato dalla sua famiglia di nomadi e mandato in un orfanotrofio, e poi da lì trasferito in un riformatorio. Giudicato "irrecuperabile", all'età di dodici anni viene trasferito ancora, questa volta in un manicomio. Ernst però non si arrende all'immagine di sé che vede riflessa negli sguardi degli altri. Non si sente né diverso, né sbagliato. Nonostante gli orrori nazisti non risparmino neanche i bambini, lui stringe amicizie e vede nascere il suo primo amore, lottando fino alla fine per la salvezza. Tra il 1939 e il 1945 oltre 200.000 persone furono vittime del programma di eutanasia nazista. Questa è una storia vera, per ricordare Ernst e tutti coloro che come lui hanno amato la libertà.
In una fredda sera di dicembre, Ishibashi Yoshino saluta le amiche per andare a incontrare il suo ragazzo in un parco di Hakata, nella città di Fukuoka. Il mattino successivo, il cadavere della giovane viene rinvenuto nei pressi del valico di Mitsuse, un luogo impervio e inquietante: è stata strangolata. Chi ha ucciso Yoshino? Chi è l'uomo che doveva incontrare al parco? Perché la cronologia delle chiamate e dei messaggi del suo telefono cellulare racconta una storia diversa da quella che conoscono gli amici e i familiari? La morte violenta di una giovane innesca un intreccio di narrazioni accomunate dal senso di solitudine, dalla difficoltà di vivere in una società sempre più complessa, dalla desolazione dei paesaggi urbani, dall'incapacità di amare.
Finito per sbaglio in un piccolo paese del Centro America dilaniato dalla guerra civile, il cronista novellino Andrea Muratori ha in mente l'ideale romantico dell'inviato speciale, via di mezzo tra un agente segreto, un playboy e un avventuriero, sperando che sia arrivata la sua grande occasione. Quando si ritrova fra veterani della categoria che passano il tempo sul bordo della piscina di un albergo di lusso, preoccupati soltanto di fare la cresta ai conti spese, spassarsela e sparare notizie più strabilianti della concorrenza, poco importa se inventate, il suo amore per il giornalismo si trasforma prima in disillusione e poi in disgusto. Ma la commedia a cui gli sembra di assistere, tra dittatori da operetta, guerriglieri campesinos, invisibili squadre della morte e puttane comprensive, all'improvviso diventa un dramma e allora scopre che qualcosa di eroico in quei cialtroni dei suoi colleghi e nella loro professione c'è. Fra la beatitudine erotica di una relazione senza futuro e l'incombere tutt'altro che immaginario di un colpo di stato, il giovane Andrea, sempre meno sprovveduto, rimane come il piccolo eroe di un mondo che non esiste più.
Il correttore di bozze Raimundo Silva si trova a revisionare la "Storia dell'assedio di Lisbona" del 1147, un libro che ricostruisce il tentativo del re Alfonso Henriques di riconquistare i territori portoghesi sottratti dai mori più di trecento anni prima, per dar vita così al futuro regno del Portogallo. Durante l'assedio passano da Lisbona i crociati, provenienti dal Nord e diretti in Terrasanta. Re Alfonso chiede loro aiuto nella conquista della città. Raimundo Silva, cedendo a un improvviso quanto inspiegabile impulso, aggiunge un "non" al testo originale. I crociati "non" aiuteranno i portoghesi; mutando così di segno la storia ufficiale del Portogallo con un semplice tratto di penna. Convocato dalla direzione, Raimundo si trova di fronte non solo il direttore editoriale ma anche una funzionaria mai vista prima, la dottoressa Maria Sara, colpita e affascinata dal suo gesto temerario. Anziché licenziarlo, lei lo incoraggia a scrivere una sua "Storia dell'assedio", sfidandolo di fatto a tenere fede al "non" da lui aggiunto con tanta audacia. Dopo un primo momento di comprensibile smarrimento, il revisore accetta la sfida...
Chi è "l'uomo della Città Vecchia"? È il papa, Giovanni Paolo II, che nella primavera del 2000 compie una storica visita a Gerusalemme, deciso a rappacificare le tre fedi monoteiste e a chiedere perdono agli ebrei per venti secoli di antisemitismo? È padre Pietro Marulli, il frate domenicano dal passato turbolento che ufficialmente dirige la École Biblique della Città Santa ma in realtà si occupa di ben altro per conto del Vaticano? È il giornalista Paolo Farneti, inviato a raccontare il viaggio del pontefice ma venuto a Gerusalemme soprattutto per saldare un vecchio debito e riparare, se è ancora possibile, un tradimento di gioventù? Oppure è il corpo imbalsamato ritrovato in una cantina del quartiere cristiano dalla Pattuglia della Decenza, gruppo clandestino di haredim, gli ebrei ultraortodossi, deciso a sabotare la visita del papa e a cambiare la storia del cristianesimo? "Non credo in Dio, ma credo in chi crede," dice Maya Mazin, l'agente dei servizi segreti israeliani coinvolta nell'operazione per sventare il complotto: ma a chi credere, in una ricerca della verità che parte dalle Sacre Scritture? Tra odore di caffè al cardamomo e salmodianti processioni in latino, nel labirinto di vicoli che circondano il Santo Sepolcro, il Muro del Pianto e la Moschea della Roccia, un romanzo sulla fede, sull'amicizia, sull'amore e sulla città da cui si alza questa preghiera al cielo: "Dieci misure di bellezza furono donate al mondo, nove furono date a Gerusalemme e una al resto del mondo".

