
Quest'ultimo libro di Alain Elkann è una breve raccolta di brani e riflessioni dedicate a paesaggi e personaggi di due paesi del vicino Oriente, Israele e Giordania, segnati da una storia travagliata, costellata di grandi eventi, a volte dolorosissimi, e caratterizzati da una cultura e da una religiosità dalle antiche radici. E' "un cammino alla ricerca delle origini di noi stessi e dei valori che nutrono l'anima e il pensiero di ogni uomo e che ci portano a riflettere sul valore dell'amore".
"Nella sala d'attesa del dottor Bruno Sachs i pazienti soffrono in silenzio. Nello studio del dottor Sachs i lamenti si dipanano, i dolori si diffondono. Su fogli e quaderni Bruno Sachs scarica l'eccesso di dolore delle persone che ha in cura. Ma chi cura la malattia di Sachs?" Nelle pagine del romanzo si anima un mondo che Bruno Sachs attraversa con le spalle curve sotto il peso di una straordinaria "pietas", facendosi silenziosamente, umilmente carico di tutta la sofferenza che tenta di alleviare.
"Capita nella vita di fare cose che piacciono senza riserve, cose che vengono su dai visceri. Poema a fumetti è per me una di queste, come Il deserto dei Tartari, come Un amore." Così Dino Buzzati presentava ai suoi lettori questo libro, troppo a lungo sottovalutato, se non dimenticato. Uscito con grande scalpore nel settembre 1969, è infatti rimasto per decenni irreperibile nelle librerie. In questa rilettura in chiave moderna del mito di Orfeo ed Euridice, Buzzati ci parla di se stesso, concentrando in 208 tavole a colori tutti i temi a lui più cari, a partire dall'eterno dialogo tra la vita e la morte. Attraverso un raffinato gioco di citazioni e autocitazioni, l'omaggio ad artisti di ogni epoca, la contaminazione di generi, queste pagine svelano l'intero universo creativo di Dino Buzzati, i suoi riferimenti culturali, le fonti di ispirazione, le suggestioni infantili, gli interessi di adulto, il metodo di lavoro. Facendo di "Poema a fumetti" un libro che ne racchiude in sé molti altri, come solo i capolavori possono fare.
Emanuela Sinistalqui, vivace quindicenne di nobili origini, dopo aver perso i genitori fugge dalla casa della nonna. Vuole raggiungere il suo ragazzo a Roma. Durante il viaggio, accetta un passaggio da tre sconosciuti, autori di una rapina. Il quartetto viene arrestato e la contessina, innocente, finisce in riformatorio. Inizia così una travolgente odissea alla ricerca della libertà perduta in un'Italia affascinante e sorprendente, dove il bene si confonde con il male, dove l'avidità e la generosità assumono le vesti più imprevedibili.
Il libro è un'analisi di alcuni grandi miti folklorici (il carnevale, la cuccagna, il sabba) nei loro rapporti con le pratiche culinarie, e al tempo stesso una ricerca sulla dimensione alimentare e corporale delle cosmogonie popolari nella loro interazione con la letteratura aristocratica. Attraverso lo spettro della fame e le delizie della cucina, tra giganti e uomini-gallina, ciarlatani e mendicanti, vengono così esplorate le varie forme della scrittura, dal teatro di piazza alla poesia di corte. Passando dal Medioevo al Rinascimento, comprendiamo come la vitalità della cultura "bassa" abbia agito sulle arti più nobili.
"Conan Doyle sarà commerciale finché si vuole, ma è scrupoloso, accurato, non privo di un certo piglio classico. La sua pagina è discretamente elaborata, consistente, perfino elegante; non corre via come un monotono flusso di cliché. Se la paragoni alla prosa di certe narrazioni coeve e altrettanto popolari (per esempio Fantomas, Arsenio Lupin) la differenza è enorme." (Carlo Fruttero e Franco Lucentini)

