
Sam ha gli occhi azzurri, una voglia a forma di quattro sul ginocchio - dicono che porti fortuna, ma finora non ha proprio funzionato - e, cosa straordinaria, ha di nuovo tutti i capelli. La sua più grande passione sono i fatti, le cose nuove, le scoperte; vorrebbe che ci fosse una risposta per ognuna delle mille domande che gli frullano per la testa e a cui gli adulti si rifiutano di rispondere. Per questo ha deciso che, se diventerà grande, farà lo scienziato, così finalmente potrà indagare su quelle cose che nessuno sembra conoscere: gli UFO, le ragazze e la morte. Su quest'ultima, pare proprio che non si sappia nulla, perché ogni volta che prova a parlarne la gente cambia discorso. Da quando è uscito dall'ospedale, studia a casa con Mrs. Willis, che non è per niente male, anche se è un po' troppo buona per essere una maestra vera. È stata lei a dargli l'idea di scrivere un libro sulla sua vita. All'inizio gli è sembrato strano, anche perché di solito i bambini dei libri o sono eroi o vengono picchiati dai compagni di scuola. Però poi Sam ha capito che scrivere poteva essere un modo per fermare il tempo e anche quella brutta malattia, per raccontare tutte le cose belle che ha fatto, come quando il suo papà lo ha portato in slitta, e anche per pensare a ciò che forse non farà mai, come dare il primo bacio a una ragazza. Un modo, insomma, per vivere per sempre.
La mano di Mingzhi scorre rapida sulla carta di riso, tracciando con destrezza segni curvi e decisi. Somigliano ai pesci dello stagno, quando saltano fuori dall'acqua e si avvitano in aria, da una parte e dall'altra, come spiriti liberi. Liberi come Mingzhi vorrebbe essere. In qualità di primo nipote del potente e temibile Chai, il suo destino è segnato sin dalla nascita: sarà lui a ereditare i vasti possedimenti del nonno. Idealista e sensibile, è tuttavia estraneo agli intrighi che serpeggiano nella sua famiglia. Desidera affrancarsi dalle rivalità e dalle gelosie che segnano i confini della dimora paterna, respirare un'aria non contaminata dall'odore nauseabondo dei papaveri da oppio delle piantagioni familiari. Crescendo, comincia quindi a mettere in discussione quella pesante eredità e si rende conto che l'unica strada per l'indipendenza è quella dello studio e del sapere. Quella che farà di lui il più giovane mandarino di tutta la Cina. Ma è la fine dell'Ottocento, l'epoca in cui l'impero vacilla, e sul suolo cinese dilagano le potenze occidentali che bramano di impossessarsi di una fetta d'Oriente. In qualità di alto funzionario di quell'impero, Mingzhi è il depositario della sua tradizione millenaria. Eppure, dentro di sé sente nascere la curiosità per quelle culture diverse, e per una lingua che lo affascina nonostante lo costringa a storcere labbra e occhi. Una passione pari solo a quella per una fanciulla dalla veste di seta azzurra, scorta un giorno tra la folla e mai dimenticata.
Quanto pesano le ceneri di Annibale? Si chiedevano i romani al termine della seconda guerra punica. Niente, era la risposta. Eppure lo spauracchio si trasformò in eroe, l'eroe in mito e il mito in leggenda. Ed è questa leggenda che invade il Mediterraneo fino a lambire le porte dell'Asia. Quella che ci viene incontro è la storia di un uomo, temuto e rispettato, e dei luoghi che lo hanno reso celebre. Con una scrittura che illumina e che rende i fatti storici più contemporanei della cronaca, Paolo Rumiz si imbarca in un viaggio che parte dalla Sardegna - "l'isola che profuma di Oriente" -, passa per il Rodano, il Trebbia, la leggenda delle Alpi e degli elefanti, l'inferno di Canne, e arriva fino in Turchia, sulla tomba del condottiero. Annibale non è solo un viaggio nella memoria, è anche attualità, le contaminazioni culturali Occidente-Oriente, la scellerata gestione urbanistica nelle grandi città, l'inutilità della guerra, la globalizzazione, Nord Italia e Sud Italia.
In un normale weekend di Pasqua, Frank Bascombe - un uomo ancora giovane che ha rinunciato al mestiere di scrittore per diventare giornalista sportivo incontra la sua ex moglie sulla tomba del loro primogenito, Ralph, come in occasione del suo compleanno usano fare da quando è morto. Bascombe, prima della tragedia e del conseguente divorzio, si era sistemato, aveva preso moglie e si era trasferito in una grande casa nella piccola città di Haddam, in New Jersey. Desiderava una vita piacevole, tranquilla nelle sue ripetitive abitudini, in un mondo provinciale al sicuro da scosse e preoccupazioni, come tanti altri americani middle class. Gli eventi però lo obbligano ad affrontare nuove e impreviste, talora drammatiche, situazioni.
A Parigi Rosi incontra l'uomo che, più di vent'anni prima, in una cittadina della riviera ligure, è stato il suo primo ragazzo. Adesso fa il cuoco ed è ancora vitale e passionale. E come allora Rosi è impertinente e ribelle. Si studiano, si guardano, si amano, dentro la lunga notte che li ha rimessi insieme. E poi? Rossana Campo torna alla freschezza dei suoi primi romanzi (la vicenda parallela di Rosi dodicenne è un graffiante affondo nell'inquietudine adolescenziale) aggiungendo la malinconica leggerezza di una nuova maturità.
La stazione è gremita. Tra la gente che si affretta, c'è una bambina. Sta salendo su un treno diretto a Losanna. È sola. Indossa un cappotto blu, le trecce bionde le incorniciano il viso, negli occhi ha un'espressione piena di paura. Quel treno la porterà lontano, lontano da una madre bellissima ed elegante, eppure vittima di una malattia che la rende fragile e vulnerabile. Anni dopo quella bambina è diventata una giornalista di successo, sposata con due figlie, ma non ha perso quell'incertezza nello sguardo. Ne è passato di tempo, i ricordi dell'infanzia sembrano cosa lontana. Eppure basta poco per farli riaffiorare. Basta un'inattesa donazione da parte dei genitori che decidono di offrirle la vecchia casa di Tours, quella dove ha trascorso gli anni più difficili, scanditi dall'incertezza e dall'insicurezza, quando la madre passava da una clinica all'altra. In quella villa, in quel giardino curato in maniera maniacale ed esperta, la protagonista si trova di nuovo bambina. Ma questa volta deve prendere in mano la sua vita, affrontare il passato, guardare finalmente sua madre negli occhi.
"Mi ero trovato in Germania al momento dell'ascesa e dell'espansione del nazismo a un'età - quella di Pollicino - che interessa al capo degli Orchi e avevo sentito quanto il nuovo regime fosse imperniato su di me e i miei simili. Era effettivamente una delle caratteristiche del fascismo quella di sopravvalutare la giovinezza, di farne un valore, un fine in sé, un ossessione pubblicitaria. Un movimento giovane, di giovani, per i giovani, questo era lo slogan più spesso ripetuto in Italia. E si deve convenire che la vita politica fascista ha qualcosa d'infantile, voglio dire che si manifesta a un livello che la mette alla portata dei più giovani con le sue sfilate, le sue feste, i suoi falò, le sue adunate, le sue organizzazioni giovanili." (Michel Tournier).
Il 1887 rappresenta una data storica nella letteratura poliziesca. Nasce in quell'anno il più celebre detective di tutti i tempi: Sherlock Holmes. Anche se Uno studio in rosso, il primo romanzo della serie, passò praticamente inosservato, qualche anno dopo però Il segno dei Quattro fu accolto con un favore di pubblico tale da rimanere celebre nella storia letteraria. Per quarant'anni Doyle continuò a inventare storie sul celebre detective e sul suo inseparabile aiutante, amico e voce narrante, il dottor Watson, creando un modello destinato a esercitare un'influenza decisiva su tutta la letteratura poliziesca. Da Uno studio in rosso a Il segno dei Quattro, dal ben noto Mastino dei Baskerville a La Valle della Paura, a Le avventure di Sherlock Holmes, l'investigatore si confronta con un caleidoscopio di casi sempre più complessi ricorrendo spesso al suo stratagemma preferito: travestirsi, da prete, da marinaio o da mendicante. Nell'ultima avventura delle Memorie di Sherlock Holmes, Doyle, ormai stanco del personaggio, ne decreterà la morte facendolo precipitare in un abisso. Sarà poi costretto dalle proteste del pubblico a farlo resuscitare: eccolo in gran forma nel Ritorno di Sherlock Holmes. L'ultimo saluto raccoglie quattro straordinarie storie dell'investigatore, ancora agile e lucido nonostante gli anni. Il Taccuino di Sherlock Holmes, l'insuperabile detective si aggira tra maggiordomi, tappeti persiani e preziosi servizi da tè.
Fra duelli di spade, colpi di moschetto e il fragore del fuoco dei cannoni, continua l'avventura rivoluzionaria dei coloni americani, alimentata da una crescente fierezza patriottica e da un rinnovato, incontenibile spirito indipendentista. E l'inverno del 1776, dopo dieci anni di tensione, finalmente è arrivata la resa dei conti, e il governo ribelle di Philadelphia, deciso a liberarsi dal giogo della tirannia britannica, ha autorizzato la creazione della marina militare degli Stati Uniti - un imperdonabile affronto alla flotta più potente del mondo. Il brigantino armato Charlemagne mostra ancora i segni dell'ultima avventura nelle acque di Bermuda, ma la lotta per la libertà impone una nuova, audace impresa: assalire il deposito d'armi britannico sull'isola di New Providence, nelle Bahamas. Il tenace capitano Isaac Biddlecomb, disincantato ma fiducioso reduce di sanguinose battaglie sui mari, si trova così a guidare il primo assalto anfibio della storia navale americana, scoprendo però che il più insidioso pericolo da affrontare è un equipaggio indisciplinato e diviso, sull'orlo dell'ammutinamento per via degli odi trasversali. Di fronte alla minaccia di essere tradito e di perdere il comando della sua nave, Biddlecomb deve trovare il modo di unire i propri uomini contro il comune nemico e portare a termine la delicata missione. Nel frattempo la marina reale inglese si prepara ad affondare il Charlemagne - e la Rivoluzione - sotto il devastante attacco dei suoi cannoni.
Dalla Val Veny, poco sopra Courmayeur, il Monte Bianco appare come una cattedrale di neve e granito, su cui incombono seracchi, creste, pareti divise tra loro da canaloni di ghiaccio. Proprio là in mezzo, nel punto culminante dell'intero versante, spicca un pilastro dalla forma rettilinea: il Pilone Centrale del Frêney. È su quel remoto lembo di roccia rossa che si è consumata, nel mese di luglio del 1961, una delle vicende più drammatiche della storia dell'alpinismo. Sette scalatori guidati da Walter Bonatti e Pierre Mazeaud si trovano intrappolati nella bufera. Per giorni le squadre di soccorso tentano di raggiungerli mentre l'Italia del miracolo economico, curiosa e partecipe, attende gli sviluppi. Dalla radio e dalla televisione i giornalisti Andrea Boscione ed Emilio Fede raccontano un dramma clamoroso che si consuma in diretta, ma che rimane lontano, invisibile dentro le nubi.