
Pubblicato nel 1925, "I falsari" è un atto d'accusa nei confronti della letteratura per la mancanza di coraggio, per lo scarso approfondimento, per l'oscura coscienza, per essere complice nella costruzione della menzogna sociale, dello psicologismo facile e assolutorio. Un'autentica aggressione al romanzo, che l'autore sviluppa all'interno di un romanzo. Ne sono protagonisti un gruppo di giovani e adulti, un intrico di personaggi e destini, partecipi del malessere e dell'ansia del tempo tra le due guerre mondiali.
L'amore può essere sublime, la via per un'esistenza migliore, ma può avere anche un volto crudele e malato e farsi strumento di oppressione. Khalil Gibran ne ha narrato entrambe le facce con parole vibranti di luce e poesia che invitano a navigare nello spazio dei sogni; e con parole dure che si levano come un grido contro l'infamia e la perfidia di uomini che considerano la donna un mero oggetto di piacere. In questi scritti Gibran ci trasporta nel mondo orientale, dove le donne e i deboli sono vittime di sopraffazioni e prepotenze. Una denuncia da ascoltare ancora oggi. Un'antologia ricca, curata da uno dei principali conoscitori dell'opera di Gibran.
Pubblicato cinque anni dopo "Il Profeta", nel 1928, "Gesù figlio dell'uomo" è un ritratto composito della figura di Cristo. Prendono la parola, in diversi monologhi, alcuni dei personaggi chiave del Vangelo, come Maria, Giovanni il Battista, Pietro, Ponzio Pilato, Giuda, e una serie di altre figure create da Gibran, come il logico Elmadan, il farmacista greco Filemone, Melachi l'astronomo... Ma tutti, discepoli o amici e nemici, parlano di Gesù a partire da loro stessi: l'oratore vede in lui la perfezione dell'oratoria, il medico il miglior medico, il poeta lo interpreta come il poeta supremo. L'ultimo a parlare è un uomo del Ventesimo secolo, che la critica identifica con lo stesso Gibran. Gesù, per Gibran, è soprattutto figlio dell'uomo e rappresenta il compimento e la realizzazione di ogni singolo uomo: la libertà, la pienezza, la passione dell'essere. Il rapporto tra "Il Profeta e Gesù figlio dell'uomo" appare così strettissimo: nello stile solenne e metaforico, mutuato dalle Sacre Scritture, nel messaggio spirituale e persino nelle illustrazioni che accompagnano i due testi. Dall'amatissimo autore del "Profeta", una lettura ispirata di Gesù, riletto come vivente metafora dell'uomo contemporaneo.
Seguito incompiuto de "Il Profeta", capolavoro riconosciuto di Gibran, "Il giardino del Profeta" fu pubblicato postumo nel 1932. Gibran vi lavorò fino al giorno precedente la sua morte, avvenuta a New York il 10 aprile 1931. "Il giardino del Profeta" ha come argomento il rapporto tra l'uomo e la natura, ed esprime in particolare il desiderio che Gibran aveva di dissolversi e congiungersi in essa. Almustafà, l'eletto e l'amato, in cui Gibran adombra se stesso, ritorna alla propria terra natale (il Libano) dopo dodici anni di esilio nella città di Orfalese (New York). E come alla partenza, esaudendo le richieste del popolo, aveva pronunciato i sermoni sugli aspetti principali della vita dell'uomo, così al ritorno in patria egli si rivolge alla propria gente e ai nove che si sono eletti suoi discepoli: nel medesimo ruolo di chirurgo d'anime e con lo stesso tono del dispensiere di saggezza sociale, Almustafà-Gibran sermona ancora sulla vita e sul desiderio, sulle cose inanimate e sul tempo, su Dio e sull'esistenza. Prefazione di Maurizio Clementi.
Seguito incompiuto de «Il Profeta», capolavoro riconosciuto di Gibran, «Il giardino del Profeta» fu pubblicato postumo nel 1932. Gibran vi lavorò fino al giorno precedente la sua morte, avvenuta a New York il 10 aprile 1931. «Il giardino del Profeta» ha come argomento il rapporto tra l'uomo e la natura, ed esprime in particolare il desiderio che Gibran aveva di dissolversi e congiungersi in essa. Almustafà, l'eletto e l'amato, in cui Gibran adombra se stesso, ritorna alla propria terra natale (il Libano) dopo dodici anni di esilio nella città di Orfalese (New York). E come alla partenza, esaudendo le richieste del popolo, aveva pronunciato i sermoni sugli aspetti principali della vita dell'uomo, così al ritorno in patria egli si rivolge alla propria gente e ai nove che si sono eletti suoi discepoli: nel medesimo ruolo di chirurgo d'anime e con lo stesso tono del dispensiere di saggezza sociale, Almustafà-Gibran sermona ancora sulla vita e sul desiderio, sulle cose inanimate e sul tempo, su Dio e sull'esistenza. Prefazione di Maurizio Clementi.
Il capolavoro di Gibran è un poema dedicato alla bellezza del mondo. Raccoglie i pensieri del protagonista, Almustafa, l’eletto, che rispondendo alle domande dei suoi fedeli tocca i temi più importanti della vita: l’amore, l’amicizia, la conoscenza, la morte, Dio.
Opera ammaliante dal fascino senza tempo, Il Profeta continua a incantare i lettori con la sua voce sospesa e rarefatta, con la sua capacità di unire in un connubio perfetto l’Oriente e l’Occidente, dischiudendo con le sue preziose massime il significato segreto delle cose. Nella sua introduzione, Suheil Bushrui rintraccia le influenze, svela i simboli contenuti nell’opera e ci introduce nell’affascinante mondo del Profeta. E le illustrazioni originali di questa edizione, realizzate personalmente dall’autore, contribuiscono ad arricchire ancora di più le atmosfere del volume.
Questo volume contiene la versione integrale delle principali opere di Gibran: «Il Profeta», « Il giardino del Profeta», «Sabbia e spuma». Nella sezione «La voce del cuore» vengono invece proposti i brani, le citazioni e gli aforismi più belli e suggestivi tratti dalla sua intera produzione letteraria e filosofica. Un'opera imperdibile per gli appassionati del grande poeta e filosofo libanese.
Questa preziosa raccolta dal 1926 di splendidi aforismi ricorda per molti aspetti la prosa immortale del Profeta di cui costituiscono un complemento indispensabile. La scrittura rappresenta il vero centro d'interesse della raccolta, più personale, più stilisticamente elaborata e soprattutto più capace di proporsi come punto d'incontro tra due labilità elementari: la scrittura poetica, spuma del cuore, e la scrittura filosofica, sabbia della mente. Dall'arte alla religione, dalla libertà alla bellezza, dall'amicizia all'amore, sono i temi sui quali Gibran ci illumina.
Scritto in inglese nel 1923 e tradotto in oltre venti lingue, Il Profeta è il capolavoro di Kahlil Gibran. Con una scrittura incisiva e visionaria, il testo abbraccia i problemi fondamentali dell'esistenza, dall'amore al matrimonio, dai figli al lavoro, dal piacere alla bellezza, dalla religione alla morte. L'opera, qui proposta in una nuova traduzione e con il testo originale a fronte, è accompagnata da una nota di lettura firmata da Jean-Louis Ska, uno dei maggiori esperti del mondo biblico e della letteratura.
Giuda Iscariota e Maria Maddalena nella parole di uno degli autori più amati di sempre, Gibran. Giuda venne nella mia casa la vigilia di Pasqua; bussò con forza alla mia porta. E quando entrò lo guardai: aveva il viso terreo.
"Ali spezzate" (1912) è il primo e l'unico romanzo breve in prosa scritto dal poeta libanese e rappresenta un contenuto germinale del suo pensiero sul ruolo maschile e femminile nella società araba, sul peso e sulla consistenza del legame matrimoniale e sul vincolo delle ricchezze e del patrimonio nella scelta del coniuge, nel perpetuarsi di relazioni di classe e di differenze di ceto. Scritto con una forte impronta autobiografica, è una storia d'amore tra due giovani che hanno da poco varcato la soglia dell'adolescenza per inoltrarsi nella fase matura dell'età adulta, strappati dal sogno, ideale e adolescenziale, del puro amore per confrontarsi con una realtà spietata e crudele che ne infrange e ne incrina il futuro.