Il Profeta compie cent'anni. L'opera più famosa di Gibran ha infatti visto la luce a New York nel 1923. Qui viene riproposto in una nuova traduzione, cui segue il testo originale in inglese. Particolarmente illuminanti, per capire la genesi del Profeta, sono i brani presentati in appendice, tratti soprattutto dal carteggio tra Gibran e Mary Haskell, una delle sue muse ispiratrici, e dal Diario di quest'ultima. Com'è noto, attraverso le parole di Almustafa, lo scrittore libanese esprime la propria visione su alcuni temi fondamentali della vita, tra i quali: amore, lavoro, libertà, dolore, amicizia, bene e male, preghiera, bellezza, morte.
Pubblicato la prima volta nel 1928, cinque anni dopo Il Profeta, in Gesù Figlio dell'Uomo Gibran presenta la figura di Gesù nella molteplicità dei suoi aspetti, e lo fa con un'idea originale: portando sulla scena una folla di personaggi che hanno conosciuto il Nazareno e interrogandoli. Come lo ricordano? Quali le parole e le azioni che più li hanno colpiti? Ne emerge un ritratto a più voci, dai toni diversi e complementari, talvolta discordi e problematici, ma sempre appassionati. Tra i personaggi interpellati compaiono: la Maddalena, Pilato, Maria madre di Gesù, Salomè, Barabba. Un coro polifonico, fatto di storia e di fantasia. L'ultima voce appartiene a «un uomo che viene dal Libano diciannove secoli dopo». La si riconosce subito: è quella di Kahlil Gibran.
«Quando amore ti chiama, segui il segno»: è questa forse l’espressione più nota di Kahlil Gibran riguardo all’amore. Il testo raccoglie i brani più significativi ed evocativi dedicati dallo scrittore libanese a questo sentimento, vero filo conduttore delle sue opere. Illuminante a tale proposito una frase tratta da una sua parabola: «La vita è divisa in due metà: l’una gelida, l’altra accesa. La metà accesa è l’amore».
Il tema è declinato secondo le diverse forme in cui l’amore si manifesta: nel rapporto uomo-donna, nell’amore filiale, nell’amore-carità per il prossimo, nell’amore per Dio, fonte stessa dell’Amore.
Il libro si presenta come una sorta di ricerca o di viaggio fra diverse tradizioni culturali e spirituali, con variazioni su un tema di fondo: l’amicizia. Nelle diverse sezioni in cui l’antologia è strutturata, trovano posto brani tratti dal patrimonio di tutta l’umanità, senza confini geografici o cronologici. Il repertorio delle citazioni spazia dagli autori classici ai contemporanei: da Cicerone a Ermes Ronchi, da Dante a Pessoa, da Francesco d’Assisi a Leo Buscaglia. Non si tratta di un elogio dell’amicizia scontato e monocorde, ma di uno sguardo sfaccettato sulla complessità dei rapporti umani, da cui la relazione emerge come la modalità nella quale l’esistenza umana assume il suo senso più profondo.