
C'è un albero di mango nel villaggio di Kusumbhara, nell'India settentrionale. Un albero grande e generoso, che regala sollievo dal sole nelle giornate afose, fa da parco giochi per i bambini, e accoglie gli adulti la sera dopo il lavoro nei campi. I suoi rami solidi e le sue foglie sussurranti offriranno conforto a Bharti nei dolori più grandi, che il destino non risparmia a quelli come lei nati sotto una stella traballante. Ed è sempre lì sotto, seduta su una grande radice, che Bharti, a dodici anni, si scopre maestra. Un giorno, mentre sta tracciando in terra le parole che ha imparato al mattino a scuola, alcuni bambini si avvicinano e le ripetono a loro volta. Giorno dopo giorno, gli allievi si raccolgono sempre più numerosi intorno a questa bambina un po' più grande, povera come loro, ma con una sete di sapere e una curiosità non comuni in una regione dove la priorità di tutti è una sola: la sopravvivenza. Ma Bharti ha un sogno che la guida. Lei, appartenente alla casta degli intoccabili, abbandonata tra i binari di una stazione, una fortuna l'ha già avuta: quella di trovare una mamma che l'ha raccolta in fasce. Una mamma dal sorriso dolce come una tazza di tè zuccherato, che la ama al punto da infonderle il coraggio di immaginare per sé un destino diverso. Non moglie e madre bambina, come tante sue coetanee, ma studentessa e poi donna istruita che sa difendersi da sé. Maestra per tutti quei bambini che rischiano di perdersi appena usciti dall'ombra protettiva del mango.
Guus Kuijer, uno dei più popolari autori olandesi contemporanei, fin da piccolo è stato affascinato dalle storie della Bibbia, pur non essendo mai stato un credente. Molti anni dopo si è cimentato in una sfida che sembrava impossibile: reinterpretare il testo in chiave moderna per portare questo libro ricco di storie a un pubblico di lettori del XXI secolo e renderlo, allo stesso tempo, accessibile ai non credenti. "La Bibbia per non credenti" si può definire un grande romanzo agnostico, dove non solo Dio, ma anche la curiosità dell'uomo ha un ruolo nella creazione. In questo volume sono raccontate le storie della Genesi: la sconsolata solitudine di Dio prima della creazione, Adamo ed Eva, il serpente e la cacciata dal Paradiso, il diluvio universale e la Torre di Babele per finire con il peregrinare della discendenza di Abramo dalla Mesopotamia fino all'Egitto. C'è un affascinante invito che attraversa le pagine di questo libro e che ci spinge a rivisitare i nostri miti fondativi e il ruolo che noi, esseri umani, abbiamo avuto in essi. "La Bibbia per non credenti" ci rivolge, in modo curioso e intelligente, delle domande per le quali non esiste un'unica risposta.
Sono tempi bui per il popolo d'Israele. Stranieri in Egitto, sono trattati come schiavi e costretti a svolgere ogni sorta di lavoro pesante nei campi, nei cantieri e nelle case. Per sfuggire all'ennesima persecuzione voluta dal Faraone, il piccolo Mosè è deposto in una cesta di vimini e affidato alle acque del Nilo. Ritrovato dalla figlia del sovrano, viene portato a corte e allevato come un principe. Sarà poi lui a guidare la fuga del popolo d'Israele dall'Egitto, ad attraversare il Mar Rosso e a peregrinare per quarant'anni nel deserto fino ad arrivare in vista della Terra Promessa. Dopo Mosè viene Giosuè, che guida il suo popolo in guerra, ed espugna l'imprendibile Gerico. A Giosuè fanno seguito i giudici, il più famoso dei quali è Sansone. Ancora una volta Guus Kuijer ci racconta una delle più importanti storie della letteratura universale da un punto di vista esterno, descrivendo al non credente un mondo decisamente singolare ma pieno di vicende appassionanti.
Questo nuovo romanzo è il seguito di Il profumo della pioggia nei Balcani, ed è rimasto a lungo nel cassetto dell'editore jugoslavo perché i tempi non erano pronti per una critica aperta al regime di Tito. Con grande realismo, e la stessa pacata ironia della prima parte della storia, Gordana Kuié racconta le vicende, le piccole gioie e le grandi difficoltà quotidiane del dopoguerra nella nuova Jugoslavia, dal 1945 fino a metà degli anni Sessanta. Le quattro sorelle Salom sopravvissute al conflitto e alle persecuzioni naziste si trovano ad affrontare altre prove: il luogo e l'azione si spostano da Sarajevo a Belgrado, in casa di Marko Koraé e della moglie Blanki. Un tempo ricco possidente e proprietario di giornali, Marko trascorre alcuni mesi in carcere come “nemico del popolo”, e ha poi difficoltà perfino a trovare lavoro. La coppia vive, insieme alla cognata Riki e alla figlia Inda, in una casa modesta, costretti a condividerla con i rappresentanti della “nuova” classe rurale, una coppia di contadini rozzi che danno molto filo da torcere alla famiglia borghese spodestata: il racconto è tragicomico, soprattutto quando quest'ultima viene chiamata a rispondere di maltrattamenti in tribunale. Un altro inquilino, il maggiore Spasic, impara invece le buone maniere dai Koraé, ma, dopo la scissione tra Tito e Stalin nel 48, finisce sulla famigerata Isola nuda. Clara parte invece per gli Stati Uniti, dove verrà raggiunta da Riki, che sceglie di non sposare l'amore di sempre perché non ne condivide le idee politiche. Nina si trasferisce a Dubrovnik con il marito, ma rimarrà presto vedova. Parallele, scorrono le vicende di Inda, nella realtà l'autrice stessa, e delle sue amiche adolescenti che vivono i tempi nuovi in modo molto diverso.
Heidi vede la ragazzina su un binario alla stazione, immobile sotto la poggia torrenziale, mentre stringe tra le braccia un neonato. La ragazzina sale su un treno e se ne va. Heidi non riesce a togliersi quella scena dalla testa. Heidi Wood è sempre stata una donna dal cuore d'oro, ma la sua famiglia inorridisce quando un giorno torna a casa con Willow e la sua neonata di soli quattro mesi: trasandata e senza casa, la ragazzina potrebbe essere una criminale, o anche peggio. Tuttavia Heidi invita Willow e la bimba a restare. A poco a poco, mentre Willow comincia a riprendersi, vengono alla luce inquietanti dettagli sul suo passato e così, quello che è iniziato semplicemente come un gesto gentile precipita sempre più velocemente verso l'abisso.
Il protagonista di questo nuovo romanzo di Michael Kruger è un compositore cinquantenne ipocondriaco, ironico e sprezzante, combattuto tra due opposte vocazioni: la musica d'avanguardia, impopolare ma gratificante, e quella delle sigle per serial televisivi, redditizia ma alienante. Il suo equilibrio già precario è sconvolto dall'arrivo, del tutto inatteso, di Judit, figlia ventitreenne di una cantante ungherese con cui l'uomo aveva avuto una relazione.
Tobias Horvath è un emigrato, ogni suo giorno scorre nella quotidiana lentezza dell'abitudine e della ripetizione di gesti vuoti. Ha trascorso l'infanzia nella miseria, all'ombra della madre che era la ladra, la mendicante, la prostituta del paese. Quando, tra i molti che vedeva entrare e uscire di casa, ha scoperto chi era suo padre, Tobias ha preso un lungo coltello e glielo ha affondato nella schiena.
Tobias Horvath è un emigrato, ogni suo giorno scorre nella quotidiana lentezza dell'abitudine e della ripetizione di gesti vuoti. Ha trascorso l'infanzia nella miseria, all'ombra della madre che era la ladra, la mendicante, la prostituta del paese. Quando, tra i molti che vedeva entrare e uscire di casa, ha scoperto chi era suo padre, Tobias ha preso un lungo coltello e glielo ha affondato nella schiena
Quando "Il grande quaderno" apparve in Francia a metà degli anni Ottanta, fu una sorpresa. La sconosciuta autrice ungherese rivela un temperamento raro in Occidente: duro, capace di guardare alle tragedie con quieta disperazione. In un Paese occupato dalle armate straniere, due gemelli, Lucas e Klaus, scelgono due destini diversi: Lucas resta in patria, Klaus fugge nel mondo cosiddetto libero. E quando si ritroveranno, dovranno affrontare un Paese di macerie morali. Storia di formazione, la "Trilogia della città di K" ritrae un'epoca che sembra produrre soltanto la deformazione del mondo e degli uomini, e ci costringe a interrogarci su responsabilità storiche ancora oscure.
In un paese occupato da armate straniere, due gemelli, Lucas e Klaus, vengono mandati in campagna dalla nonna. Una donna terribile, analfabeta, sporca, avara, cattiva. I bambini crescono a quella scuola spietata di crudeltà e durezza, e ne resteranno segnati per sempre. Klaus riesce a passare la frontiera verso un mondo che presume libero, ma farà presto l'esperienza della disillusione e dello sradicamento; Lucas resta. Cerca di costruire un mondo a misura d'uomo, aiuta le persone che gli sono vicine, distribuisce tesori di generosità, ma si scontra con la freddezza burocratica di un regime totalitario che vuole cancellare ogni slancio di solidarietà.
Quando Sylvia Leclercq - psicoterapeuta, atea, scrittrice, palese alter ego di Julia Kristeva - riprende in mano l'opera completa di Teresa d'Avila, inizia un incontro che si rivelerà capace di coinvolgerla e sconvolgerla totalmente e inaspettatamente. Teresa d'Avila, la monaca di clausura vissuta tra il 1515 e il 1582, la riformatrice dell'ordine dei carmelitani, la santa dell'estasi, si rivela agli occhi di Sylvia una donna malata d'amore e di desiderio, al pari dei pazienti in cura sul suo divano. Di pagina in pagina, scopriamo i retroscena psicanalitici dei suoi tormenti e della sua estasi, immortalata dal celebre gruppo marmoreo di Bernini. Sylvia si lascia prendere da Teresa, si fa portare in Spagna, si introduce nelle pieghe della sua scrittura, capace di restituire, dietro l'ostentata umiltà, una rivoluzionaria coscienza di sé e un'inedita capacità di elaborazione del proprio disturbo. La ricostruzione dell'universo mentale e del malessere psicofisico della santa diventa così per Julia Kristeva lo spunto per una profonda riflessione sul nostro attuale bisogno di credere. Teresa aveva riversato nella scrittura la propria esperienza per sublimare il possesso dell'Altro, dell'Amato, incorporandolo dentro di sé, fino a goderne in ogni parte del corpo. Allo stesso modo, Kristeva adotta la forma romanzo per restituire il senso di quell'esperienza, riproponendola come un capolavoro di erotismo, spiritualità, consapevolezza di sé.