
Arsenio Lupin è un raffinato ladro gentiluomo, amante delle donne, del gioco d'azzardo e dotato di uno spiccato sense of humor. Per questo personaggio pare che Maurice Leblanc si sia ispirato a Marius Jacob, anarchico francese e ladro inafferrabile. Lupin fa la sua prima apparizione non ufficiale nel racconto breve "Un Gentleman", che chiude questa raccolta accompagnato da altre tre avventure del celebre ladro gentiluomo: "Il soprabito di Arsenio Lupin" (inedito in Italia), "L'anello di smeraldo" e "L'uomo dalla pelliccia di capra". Maurice Leblanc era considerato poco più di uno scrittore da rivista quando, probabilmente influenzato dal grande successo di Sherlock Holmes, inventò il personaggio di Arsenio Lupin, che lo portò inaspettatamente al successo e di cui continuò a descrivere le rocambolesche avventure fino agli inizi degli anni Trenta.
Perché un viaggio sia ad alto tasso di "quozzità" deve essere percorso lentamente, con l'animo di chi è disponibile all'incontro. Il cacciatore di quoz deve essere pronto a rispondere all'invito dell'insolito, al richiamo del sentiero meno battuto, della deviazione curiosa, della digressione vagolante. Un devoto del "giro lungo", insomma, poco incline alla linea retta autostradale ma amante delle "strade blu". Non serve una guida, tanto meno una guida turistica. Quello che serve è un compagno di viaggio. Il viaggiatore che si inoltra tra le pagine di questo libro ha il privilegio di avere, come complice, niente meno che lui, il grande Mago di Quoz, la massima autorità mondiale sui quoz, il quozzologo per eccellenza: William Least Heat-Moon. Ma cos'è, si chiederà l'esasperato lettore, un quoz ? Per ora gli basti sapere che i quoz sono tutte quelle particelle di insolito, di imprevedibile, di incongruo e di prezioso che incontriamo nel cammino della nostra esistenza. I quoz sono oggetti, paesaggi, eventi, ma sono soprattutto persone, incontri lungo via, che si trasformano in ricordo, in ciò che resta una volta tornati a casa. Il granello di sabbia intorno cui si forma la perla della memoria, e quindi del racconto. Venticinque anni dopo "Strade blu", Least Heat-Moon torna a raccontare l'America meno battuta, e più sorprendente, attraverso sei viaggi, o, meglio, sei vagabondaggi nel cuore del paese
La più classica avventura americana, il coast to coast, nel più inedito dei modi: per via d'acqua, con una piccola barca da pesca, la Nikawa, in una vera e propria traversata del continente lungo fiumi e canali. Il resoconto del viaggio dal brulicante porto di New York alle tranquille spiagge dell'Oregon in una narrazione avvincente che disegna un'originale "mappa fluviale" degli Stati Uniti: il fiume Hudson, l'Erie Canal, i laghi, il fiume Allegheny, l'Ohio, il Mississippi, il Missouri, i torrenti di montagna, il Salmon River, lo Snake River, il Columbia River, l'Oceano Pacifico. Un affascinante affresco dell'America "vera".
"È la vita di una donna sui cinquant'anni, in crisi dopo un divorzio e la morte della figlia. Incidentalmente scopre la fotografia di un vecchio amore dell'adolescenza fino ad allora ritenuto morto. Nella sua fuga in avanti, decide di scoprire cosa ne è stato di quel fidanzato. E questo la porta fino al Sahara, fino ai campi per rifugiati saharawi." Così Luis Leante riassume uno degli aspetti narrativamente più significativi del romanzo. Giganteggia la figura della protagonista Montse Cambra, colta in un momento delicato della sua esistenza e rapita dalla memoria di un passato mai morto. Il viaggio nel deserto è costellato di avventure, di incontri, tra rifugi di fortuna, oasi e scontri con culture diverse.
Il corpo esangue di Emin Kemal, celebre scrittore turco, giace a terra cadavere nel suo appartamento. Sul petto un libro: una raccolta di racconti di René Kunheim, dedicati dall’autore alla moglie dello stesso Kemal. René è uno scrittore frustrato ma di grande talento e soprattutto il traduttore di tutti i libri in spagnolo dell’autore turco. Il ritrovamento, che svela inequivocabilmente la tresca che lo legava alla moglie, sembra incastrarlo.
A ritroso, Luis Leante ricostruisce abilmente l’intrigo e racconta la storia di Emin Kemal e René Kunheim, tra Alicante, Monaco e Istanbul, in un continuo gioco di specchi, incastri, collegamenti e coincidenze che potrebbero sembrare incredibili se non fossero magistralmente raccontati. La vita dell’autore turco e quella suo traduttore sono il bianco e il nero di una stessa fotografia, due esistenze legate da una sola donna, sposa e amante: Derya.
Nola, 11 anni, viene operata per una malformazione cardiaca e, quando si risveglia, non sente più le gambe. I medici che consulta le comunicano una drammatica diagnosi: l'amputazione. Tutti, tranne il dottor Orso, che esclama: «Non si tagliano i piedi a una ragazza!». Nola, aiutata anche dal mondo immaginario che crea dentro di sé, inizia così un nuovo percorso. Età di lettura: da 7 anni.
Roma, inizio del XII secolo. La vicenda è quella della lotta che culmina nella contemporanea elezione di papa Anacleto II, della ricca e potente famiglia romana dei Pierleoni, di origine ebraica, e di Innocenzo II. Tema di fondo del romanzo è il rapporto della Chiesa con lo scorrere della storia e del potere terreno. Ricca di invenzione nell'intreccio delle vicende, nei personaggi e insieme fedele nella ricostruzione dei dati storici, l'autrice esprime la propria lucida visione della Chiesa, saldamente ancorata alla Croce di Cristo anche quando la contraddizione, dentro e fuori di sé, sembra prevalere. Scritto nel 1930, il romanzo si colloca accanto alle riflessioni di Péguy, di Claudel, di Eliot; voci dalla straordinaria capacità profetica che avvertivano il pericolo che la Chiesa stesse avviandosi su una strada ambigua, segnata dalla intellettualistica separazione tra un'azione sul piano soprannaturale e una sul piano della storia
Carmilla, la prima vampira della storia della letteratura, e il dottor Hesselius - medico e metafisico tedesco -, il primo detective dell'occulto, sono i due principali protagonisti di questa raccolta di storie "gotiche". Un testo chiave, la cui influenza sarà fortissima in tutta la letteratura del Novecento sui fantasmi. Tè verde (1869) è il racconto del reverendo Jennings che, dopo la lettura di "certi volumi antichi, edizioni tedesche di testi in latino medievale", mentre torna a casa con l'omnibus, vede comparire una misteriosa scimmia, che da quel momento in poi, tra improvvise sparizioni e scoraggianti ricomparse, continuerà a seguirlo fissandolo con bramosia maligna. Il giudice Harbottle (1872) è la funesta cronaca della nemesi piombata su Mr Harbottle, uomo malvagio e corrotto. Carmilla (1871-1872), infine, il più famoso dei racconti di Le Fanu, narra le astuzie e i languori della vampira Carmilla. Le storie di questo volume non sono paurose perché fantastiche, bensì paurose perché vere: riflessi del nostro essere, voci della nostra coscienza, proiezioni della nostra angoscia, immagini duplicate del nostro volto inquietante. Le Fanu ci invita a guardare nello specchio del reale con la consapevolezza che quanto vedremo non sarà la verità, ma una sua ombra confusa, il riflesso baluginante di qualcosa che sfugge al controllo della ragione.
È l’avvertimento che apre I canti di Maldoror, opera maledetta del conte di Lautréamont, pubblicata nel 1869. Poema in prosa intriso di male e di violenza, impastato di sangue e umori maligni. Poco dopo, una serie di atroci delitti insanguina Parigi. Le vittime sono ragazzini biondi, giovanissimi, tutti morti per sventramento e rinvenuti con un granchio infilato in gola. L’assassino ricalca alla perfezione le gesta efferate di Maldoror, eroe malvagio dei Canti, ma questo ancora nessuno lo sa. È una raffinatezza che la polizia non ha. Solo l’ispettore Letamendia capisce che quelle morti hanno un’unica firma, e che non si tratta di un criminale qualsiasi, ma di una sua nuova e perversa evoluzione. Un omicida reiterato, che uccide per piacere e per sfida.
Quando il giovane Étienne, in place Vendôme, si trova faccia a faccia con l’assassino, e con la sua nuova vittima, la faccenda si complica. Perché ora lui è l’unico testimone, e in più ha in mano fortunosamente il taccuino dell’uomo. La sua vita è in pericolo.
Una discesa nei meandri di una Parigi cupa, tra bettole fumose, case di piacere, intellettuali in preda all’oppio e riunioni sovversive, con un protagonista perversamente moderno.
Bitna è una ragazza povera, vive nella campagna coreana ma ama leggere e vuole studiare. Così i genitori decidono di mandarla a Seul, ospite da una zia. La convivenza però si rivela difficile e Bitna comincia a passare sempre più tempo fuori casa, e in particolare in una libreria. Un giorno, il proprietario della libreria le mostra l’annuncio di una anziana signora che cerca qualcuno che vada a trovarla per raccontarle delle storie. Bitna decide di farsi avanti e accetta la proposta di “lavoro”: riesce così a lasciare la casa della zia e ad affittare una stanza, per quanto misera, nel sottoscala di un brutto palazzo di periferia; a lei in realtà sembra una reggia. La vecchia signora si fa chiamare Salomé, è immobilizzata e non vuole sentire niente – neanche una parola prima o dopo – che riguardi la realtà: solo favole. Nel frattempo Bitna inizia una strana amicizia con il proprietario della libreria, il signor Pak. I due passano sempre più tempo insieme, escono, parlano, fanno lunghe passeggiate. Ma Bitna si vergogna all’idea di raccontargli la verità sulle sue povere origini e così, anche con lui, inizia a inventare nuove storie. Tra la fantasia delle parole e la realtà che incombe con i suoi bisogni, Bitna, sotto il cielo della grande Seul, cercherà di crescere e di affrontare il mondo.