
"Un contagio visionario" percorre il Greenwich Village dei primissimi anni Sessanta la terra di nessuno fra la Beat Generation e i figli dei fiori. E proprio nel cuore del Village, mentre "un bizzarro delirio aleggia nell'aria", una coppia di studenti, imprigionati in una livida ossessione d'amore, sprofonda giorno dopo giorno in un allucinato inferno coniugale. Sotto le loro finestre MacDougal Street è "un carnevale demente", scandito da Elvis Presley e Allen Ginsberg; e intanto la loro folie à deux, "impigliata nel suono delle proprie urla", precipita fatalmente verso un esito devastante. Ispirato alla storia vera del suicidio della prima moglie di Leonard Michaels, "Sylvia" è uno di quei romanzi che, terrifici nella loro profonda verità, si insinuano quasi inavvertitamente nella mente del lettore e vi rimangono per sempre.
Virginia - quarant'anni portati benissimo, una carriera nell'azienda di famiglia e un guardaroba di invidiabile eleganza - sorseggia una flute di champagne sprofondata in poltrona. Dalla finestra, i tetti di Brera e le luci della città la ipnotizzano e una leggera malinconia la prende: nel suo passato si nasconde un dolore profondo ma nel suo presente c'è una passione irrefrenabile che le tiene compagnia, quella per Grace Kelly. Lo stile impeccabile della diva, il suo fascino magnetico, la sua vita da attrice e la trasformazione in principessa: è tutto parte di una favola nella quale Virginia ama perdersi. Ed è proprio per "cercare Grace" che Virginia partirà, l'indomani, verso la Francia. Un viaggio apparentemente come tanti si trasforma, invece, in un'avventura davvero speciale che la vedrà nascosta in un museo parigino, lanciata in un pedinamento fin dentro la lussuosa casa d'aste Drouot e tentata da Vincent: un uomo affascinante ma indecifrabile che potrebbe farsi spazio nel suo cuore ferito. Ma la vita di Virginia è davvero legata a doppio filo con la storia della principessa di Monaco? La risposta è celata nelle pagine ingiallite del diario scritto da una penna misteriosa...
Siamo in Africa sub-sahariana, da qualche parte nell’interno, nel villaggio del clan dei Mulongo. Una notte, un incendio devasta il villaggio e scompaiono dodici giovani uomini. Dove sono finiti? Chi è responsabile? Una delle madri, Eyabe, continua a sognare un paese fatto di acqua e lascia il villaggio alla ricerca del figlio. Il capotribù Mukano si mette in viaggio con la sua scorta per chiedere notizie alla regina bwele, la tribù vicina con cui intrattengono pacifici scambi commerciali. Suo fratello Mutango invece si allontana perché vuole approfittare della situazione e prendere il comando del villaggio grazie all’aiuto del popolo vicino. Lungo il tragitto, i tre personaggi iniziano a intuire una terribile verità: un popolo straniero giunto dal mare rifornisce di armi da fuoco gli abitanti della costa, in cambio di esseri umani. Léonora Miano ci fa conoscere un mondo che si regge sul culto dei morti e degli antenati, sui riti di purificazione e d’iniziazione, un mondo fatto di magia e superstizione, in cui il dio sole cambia nome nel corso della giornata segnando lo scorrere del tempo e le donne si aggiustano la capigliatura prima di andare a dormire per non fare brutti sogni. E proprio la riflessione sulla condizione femminile attraversa buona parte del romanzo. Se le donne della tribù mulongo vivono la contraddizione di detenere il potere di generare ma di essere considerate come bambini fino all’anzianità, proprio a loro sembra affidata l’unica speranza nel finale del romanzo: cantare le gesta dell’estinto popolo mulongo per tenerne in vita il ricordo.
Protagonisti di questi racconti, come delle canzoni che li hanno ispirati, sono gli uomini con i loro destini, grandi e meschini insieme, provati dalla vita, ma non disperati, alla ricerca, come tutti, di un gesto di amore, del dono di un abbraccio. Enzo Jannacci ha dato voce e anima a questa gente apparentemente sconfitta, che non perde mai la propria dignità, che piange, che ride, che vive.
Le scarpe del tennis è un omaggio all’artista, al dottore “appassionato di altruismo” che vorremmo ritrovare nei luoghi che profumano della Milano di un tempo, e insieme la testimonianza dell’attualità di un certo sentire.
Ci sono canzoni e canzoni…
Ci sono canzoni che, improvvisamente, misteriosamente, senti che stanno parlando di te come nessun altro sa fare.
Giorgio Vittadini
"I fatti della vita di Meyrink sono meno problematici della sua opera. Nacque nel 1868 in una città della Baviera. Sua madre era attrice. (Sarebbe troppo facile constatare che la sua opera letteraria è istrionica). Monaco, Praga e Amburgo si divisero gli anni della sua giovinezza. Sappiamo che fu impiegato di banca e che aborrì quel lavoro. Sappiamo anche che tentò due rivincite o due forme di evasione: lo studio confuso delle "scienze occulte" e la composizione di scritti satirici". Con queste parole, a sei anni dalla morte dello scrittore, Borges presentava Meyrink ai lettori argentini, mettendone in luce, da grande critico, il principale merito: scrivere narrazioni oniriche che siano anche leggibili.
Nell'"Angelo della finestra d'Occidente" Meyrink inscena la biografia di un alchimista realmente vissuto - quel John Dee che fu matematico e cultore di discipline ermetiche, magiche e astrologiche sotto il segno di Elisabetta I d'Inghilterra -, ma in modo da evocare gli stadi di un vero e proprio processo alchemico in cui morte e rinascita sono momenti progressivi per accedere all'autentica conoscenza. Il romanzo è apparso per la prima volta nel 1927.
Esme ama ogni angolo di New York, e soprattutto quello che considera il suo posto speciale: La Civetta, una piccola libreria nell'Upper West Side. Un luogo magico in cui si narra che Pynchon ami passare i pomeriggi d'inverno e che nasconde insoliti tesori, come una prima edizione del Vecchio e il mare di Hemingway. Ed è lì che il destino decide di sorriderle quando sulla vetrina vede appeso un cartello: cercasi libraia. È l'occasione che aspettava, il lavoro di cui ha tanto bisogno. Perché a soli ventitré anni è incinta e non sa cosa fare: il fidanzato Mitchell l'ha lasciata prima che potesse parlargli del bambino. Ma Esme non ha nessuna idea di come funzioni una libreria. Per fortuna ad aiutarla ci sono i suoi curiosi colleghi: George, che crede ancora che le parole possano cambiare il mondo; Mary, che ha un consiglio per tutti; David e il suo sogno di fare l'attore. Poi c'è Luke, timido e taciturno, che comunica con lei con le note della sua chitatra. Sono loro a insegnarle la difficile arte di indovinare i desideri dei lettori: Il Mago di Oz può salvare una giornata storta, Il giovane Holden fa vedere le cose da una nuova prospettiva e tra le opere di Shakespeare si trova sempre una risposta per ogni domanda. E proprio quando Esme riesce di nuovo a guardare al futuro con fiducia, la vita la sorprende ancora: Mitchell viene a sapere del bambino e vuole tornare con lei. Esme si trova davanti a un bivio: non sa più se è quello che vuole davvero...
Esme ama ogni angolo di New York, e soprattutto quello che considera il suo posto speciale: La Civetta, una piccola libreria nell'Upper West Side. Un luogo magico in cui si narra che Pynchon ami passare i pomeriggi d'inverno e che nasconde insoliti tesori, come una prima edizione del Vecchio e il mare di Hemingway. Ed è lì che il destino decide di sorriderle quando sulla vetrina vede appeso un cartello: cercasi libraia. È l'occasione che aspettava, il lavoro di cui ha tanto bisogno. Perché a soli ventitré anni è incinta e non sa cosa fare: il fidanzato Mitchell l'ha lasciata prima che potesse parlargli del bambino. Ma Esme non ha nessuna idea di come funzioni una libreria. Per fortuna ad aiutarla ci sono i suoi curiosi colleghi: George, che crede ancora che le parole possano cambiare il mondo; Mary, che ha un consiglio per tutti; David e il suo sogno di fare l'attore. Poi c'è Luke, timido e taciturno, che comunica con lei con le note della sua chitatra. Sono loro a insegnarle la difficile arte di indovinare i desideri dei lettori: Il Mago di Oz può salvare una giornata storta, Il giovane Holden fa vedere le cose da una nuova prospettiva e tra le opere di Shakespeare si trova sempre una risposta per ogni domanda. E proprio quando Esme riesce di nuovo a guardare al futuro con fiducia, la vita la sorprende ancora: Mitchell viene a sapere del bambino e vuole tornare con lei. Esme si trova davanti a un bivio: non sa più se è quello che vuole davvero...