
Ivan Sciarrino è un killer molto particolare. Forse il piu spietato. Perché alle sue vittime non toglie la vita, toglie l'amore. I suoi committenti sono uomini d'affari disposti, pur di rovinare i nemici, a ricorrere alle armi non convenzionali dell'innamoratore, colpendo le loro mogli e distruggendo i loro matrimoni. Un gigolò? No. Un truffatore? Neanche. Solo qualcuno dotato di un'innata, diabolica capacità di ascoltare le donne, scoprendo cosa desiderano davvero. Eppure per Ivan non si tratta solo di lavoro: è quello che prova a spiegare ai due carabinieri che lo stanno interrogando in ospedale, dove si trova dopo che qualcuno gli ha fatto esplodere l'auto. Già, perché l'ultimo incarico è finito male, con la sua macchina che saltava in aria e Soraya, splendida italo marocchina dagli occhi chiari e una timidezza quasi infantile, che pare scomparsa nel nulla. Lei che doveva essere la preda... e invece Ivan se ne è innamorato. Perché questa è la sua regola, l'unico metodo: per catturare il cuore di una donna, deve prima aprire il suo e donarglielo senza mezze misure. Ma a quale prezzo? E dove sta il confine tra vittima e carnefice?
Nel carcere napoletano di Poggioreale, anche detto "Poggi Poggi", c'è un boss della camorra con una passione patologica per il Grande Fratello. È lo Zio, ed è finito in cella perché qualcuno l'ha tradito. Lo Zio cerca vendetta, ma per averla deve riuscire a evadere. Un genio dell'informatica, un ex fruttivendolo stabilmente inserito nel clan e soprannominato "Stiv Ciops", farà di tutto per aiutarlo, creando delle "app" utili al caso. Lo Zio partirà dunque alla ricerca disperata del suo traditore, accompagnato dagli sgherri Germano e Erripò. Alle sue calcagna, il funzionario di polizia Wu, che già gli aveva dato la caccia riuscendo ad acciuffarlo e adesso non si dà pace. Grazie anche alle soffiate di un informatore, i tre arriveranno a Milano. È lì, infatti, che si nasconde chi ha tradito lo Zio. Ma i suoi sodali? Potrà davvero fidarsi, lo Zio, di chi gli assicura incondizionata lealtà?
E' l'alba del 4 agosto 1962. La famiglia Picouly è in Algeria, a Fort de l'Eau, a pochi chilometri dalla capitale. Madre, padre, due sorelline e il fratello Serge. Daniel ha quattordici anni, ma in giro dice di averne solo dodici. Sul giornale di Algeri ha letto che "il sole sorgerà per l'ultima volta", e vuole vivere questa giornata sin dall'alba. Per l'Algeria è il momento di proclamare la propria indipendenza: questo grande evento storico, questa lunga giornata, segneranno per il protagonista un virtuale spartiacque tra i paradisi dell'infanzia e le fredde terre del ritrovarsi adulti.
IL LIBRO
Tutti i genitori in attesa vi diranno che non vogliono un bambino perfetto, ma che vogliono un bambino sano. Anche Charlotte e Sean O’Keefe avrebbero chiesto un bambino sano, se avessero potuto scegliere. Invece, la loro vita è fatta di preoccupazioni, di notti insonni, di conti che si accumulano, degli sguardi pietosi dei genitori «più fortunati» e, peggio ancora, di «e se...». E se la loro bambina fosse nata sana?
Ma vale la pena di affrontare tutto questo, perché Willow è perfetta, per quanto strano possa sembrare. È intelligente e carina, gentile e coraggiosa e, per avere solo cinque anni, è inaspettatamente e profondamente saggia. Willow è Willow, in salute e in malattia. Ma quel «e se...» scava a fondo nel cuore e nella mente di Charlotte, che proprio in nome di Willow e dell’amore che ha per lei, decide di affrontare un processo contro la ginecologa che non ha diagnosticato prima la malattia della bambina: osteogenesi imperfetta, un termine asettico che descrive una fragilità ossea incompatibile con uno sviluppo e una vita «normali». Questo significa per lei cercare risposta a una serie di domande che forse una madre non dovrebbe mai essere costretta a rivolgersi. E se Sean e Charlotte avessero saputo prima della malattia di Willow? E se la loro amata Willow non fosse mai nata?
UN BRANO
"Partorii poco dopo le tre del pomeriggio, ma non ti vidi più fino alle otto di sera. Ogni mezzora, Sean usciva per un aggiornamento: Stanno sottoponendola ai raggi X. Le fanno un prelievo di sangue. Pensano che potrebbe avere anche una caviglia rotta. Poi, alle sei in punto, mi portò la notizia più bella: Tipo III, annunciò. Ha sette fratture in via di guarigione e quattro nuove, ma respira bene. Distesa nel letto d’ospedale, mentre sorridevo incontenibilmente, ero certa di essere l’unica madre del Centro Nascite che si fosse mai sentita allietata da una simile notizia."
L'AUTRICE
Jodi Picoult, la regina del legal thriller della nuova America, ha quarantadue anni e vive ad Hanover, New Hampshire, con il marito, i tre figli e numerosi animali domestici. Da La custode di mia sorella è stato tratto nel 2009 il film di Nick Cassavetes con Cameron Diaz e Alec Baldwin.
Jacob Hunt è un adolescente autistico. Non sa interpretare i comportamenti e i gesti degli altri e gli altri non capiscono i suoi. Come molti ragazzi affetti dalla sindrome di Asperger, Jacob ha degli interessi spiccati, anzi ossessivi: la sua passione sono i casi giudiziari e più di una volta si è presentato sulla scena di un crimine per offrire il suo aiuto, spesso risolutivo, alla polizia. Il fratello minore Theo, invece, è un tipo del tutto diverso, cioè... normale. Fin da piccolo però ha dovuto confrontarsi con le stranezze di Jacob e anche lui ha finito per sviluppare una personale ossessione: spiare le case degli altri, quelle delle famiglie diverse dalla sua, cioè delle famiglie normali, che a lui sembrano più felici. La sua gli sembra una famiglia con una vita troppo complicata, che diventa addirittura impossibile quando accade un fatto terribile: l'insegnante di sostegno di Jacob viene ritrovata morta e con segni di violenza sul corpo. Molti indizi sembrano condurre a Jacob, che finisce in tribunale, dove, inevitabilmente, tutte le manifestazioni della sua sindrome, l'incapacità di guardare negli occhi, i tic, i gesti compulsivi, vengono interpretate come prove di colpevolezza. Ma che cosa è successo davvero quel giorno?
Zoe Baxter per dieci anni ha cercato disperatamente di avere un figlio e finalmente il sogno suo e del marito Max sembra diventare realtà: ormai è al settimo mese di gravidanza. Ma il sogno è destinato a tramutarsi in un incubo. Anche questa volta Zoe non riesce a portare a termine la gravidanza e il suo matrimonio non regge di fronte a questo ennesimo, grande dolore. Zoe si rifugia nella sua professione, di musicoterapeuta e insieme alla collega Vanessa cerca di aiutare un'adolescente che ha tentato il suicidio. Fra le due nasce un'amicizia profonda che, con grande sorpresa di Zoe, si trasforma in amore. Al punto che Zoe spera di poter costruire una nuova famiglia e di avere con Vanessa quel figlio tanto desiderato, grazie agli embrioni conservati da lei e Max in una banca del seme. Ma Max si oppone con tutte le sue forze all'idea che Zoe possa avere un figlio, che lui rivendica anche come suo, insieme a un'altra donna. Il caso finisce in tribunale, dove si scontreranno non solo Zoe e Max, ma anche due concezioni diverse e opposte della famiglia, e dove i sentimenti più profondi e radicati di ciascuno verranno alla luce, fino all'inatteso e sorprendente finale.
Da più di vent'anni, Ruth Jefferson è infermiera ostetrica al Mercy-West Haven Hospital. Durante il proprio turno, mentre sta effettuando il check-up di un neonato, viene improvvisamente allontanata: i genitori di Davis sono bianchi suprematisti e non vogliono che Ruth, afroamericana, tocchi il bambino. L'ospedale soddisfa la loro richiesta di impedire a Ruth di avvicinarsi a Davis, ma il giorno successivo il piccolo ha delle complicanze cardiache proprio mentre Ruth è l'unica ostetrica in servizio. Intervenire oppure no? Obbedire all'esplicito divieto di toccare il bambino oppure al dovere etico di soccorrerlo? Ruth esita prima di effettuare il massaggio cardiaco, il bimbo muore e lei finisce per essere accusata di omicidio colposo. Kennedy McQuarrie, avvocatessa bianca, sceglie di impostare una linea difensiva che escluda a priori l'ipotesi di razzismo nei confronti dell'infermiera. Sarà la scelta giusta? Ruth e l'avvocatessa faticano a trovare un modo di intendersi, ma la vicenda giudiziaria si rivelerà infine utile a entrambe per capire molto di più di se stesse e soprattutto per guardare il mondo da una nuova prospettiva.
Fino a quella telefonata alle tre del mattino di una giornata di novembre, i Gold e i loro vicini di casa, gli Harte, sono sempre stati inseparabili. Per ben diciotto anni. Non è stata una sorpresa per nessuno, dunque, quando i loro figli adolescenti, Chris ed Emily, da semplici amici sono diventati qualcosa di più. Ma adesso la diciassettenne Emily è morta - uccisa da un colpo di pistola alla testa sparatole da Chris, in un apparente patto suicida lasciando le due famiglie devastate e alla disperata ricerca di risposte su un gesto inimmaginabile, di due figli che forse non conoscevano bene come credevano. È rimasta una sola pallottola nella pistola che Chris ha preso dall'armadio del padre, una pallottola che secondo la sua versione era destinata a se stesso. Cos'è successo veramente? Un detective della polizia del luogo nutre più di un dubbio sul patto suicida descritto dal ragazzo e inizia un'indagine.
Sterling è una tranquilla cittadina americana dello New Hampshire dove non succede mai nulla, fino a quando accade l'impensabile: un ragazzo di diciassette anni, Peter Houghton compie una strage di studenti nel suo stesso college. Cerca a sua volta di uccidersi, ma la polizia riesce a impedirlo e lo arresta. Con il "mostro" sbattuto in prima pagina e in prigione, l'intera comunità - genitori, amici, fidanzati, conoscenti delle vittime - straziata, fatica a fare i conti con una realtà peggiore di un incubo: vite stroncate, altre storpiate, deturpate per sempre. Per ironia della sorte, tra i feriti c'è anche Josie Cormier, testimone chiave e figlia del giudice incaricata del processo. E fra i professori del college c'è il padre di Peter, che da bambino era amico di Josie. Ciascuna delle persone coinvolte tenta, fra passato e presente, di comprendere i perché di ciò che è successo in un dialogo a più voci intenso e spiazzante perché fa capire come la realtà sia perversamente complessa, come gli studenti modello possano rivelarsi degli aguzzini e come i mostri possano rivelarsi vittime disperate, in un'età in cui quanto è maggiore il bisogno di amore e comprensione, tanto minore è la capacità di mostrarlo, un'età in cui le insicurezze spingono al conformismo che non tollera diversità.
Questo è il romanzo della famiglia Bauer, ambientato nella Cecoslovacchia del 1939, sopraffatta dalle truppe naziste che la stanno occupando. Con una missione, innanzitutto: eliminare la razza ebraica. Pavel e Anneliese Bauer sono giovani, sono ricchi, hanno successo. E sono ebrei. Per loro l'invasione significa perdere tutto, e così tentano la fuga scappando a Praga, assieme al loro bambino di sei anni, Pepik, e alla fidata governante che si occupa di lui, Marta. Nella capitale, mettono in salvo Pepik grazie al Kindertransport, il treno che porta i bambini in Inghilterra strappandoli ai campi. Man mano che il terrore si diffonde, con l'avanzata del nazismo, i loro rapporti si modificano in modo inesorabile: fra Pavel e la moglie si allarga un baratro e a lui Marta pare l'unica ancora di salvezza, mentre del piccolo, nel frattempo adottato in Gran Bretagna, per una serie di sfortunate circostanze sembra perdersi ogni traccia. Al narratore, allora, spetta il compito di riprendere i fili delle loro vite e tessere di nuovo il ritratto della famiglia Bauer. Nel quale, per una sotterranea trama del destino, c'è un posto anche per chi racconta. Ispirandosi alla vera storia dei propri nonni, fuggiti dalla madrepatria durante la Seconda Guerra mondiale, l'autrice costruisce una vicenda grandiosa, ricca di pathos e di momenti di struggente tenerezza, suggellata da un colpo di scena finale che chiude il cerchio sul mistero di un'intera vita.