
Due uomini sono sepolti vicini nel cimitero di Montparnasse: uno è stato un banchiere e il Presidente della comunità ebraica di Parigi, l'altro è stato un artista. Il primo era severo, intransigente, affascinante; l'altro era esuberante, dissipatore, bohémien. Sono, rispettivamente, il padre del narratore e Roland Topor, pittore, scultore e scrittore. Due uomini agli antipodi per scelte di vita, caratteri, ambizioni. Ora la morte li fa giacere e li costringe a parlarsi, come mai sarebbe stato possibile in vita. E' questa l'originale finzione che consente a Elkann di raccontare il proprio padre, i suoi rigori, i moralismi, il disprezzo per tutto ciò che non è convenzione e intraprendenza di gran borghese. Ma anche di allestire un sottile confronto con un uomo apparentemente diversissimo, un artista. Topor è un personaggio che lo incuriosisce. Per questo cerca chi l'ha conosciuto, parla con gli editori che l'hanno pubblicato, con le donne che l'hanno amato, con Nicolas, il figlio che sta calcando le orme paterne, anche lui pittore, ma più mite, forse ancora alla ricerca di uno spazio che la gioiosa esuberanza del genitore non abbia riempito. E mentre il narratore insegue ricordi, fantasmi e realtà, i due uomini - distesi nelle loro tombe ma chiacchierando come se fossero in un bistrot - si raccontano. E finiscono per confessarsi differenze e idiosincrasie ma anche, insospettabilmente, alcune affinità.
Leopoldo, critico d'arte e giornalista nomade, incontra a Roma in Piazza del Popolo Nina, una modella italo-irlandese che conosce da tempo ma di cui sa pochissimo. È l'inizio di una passione dapprima sotterranea, poi sempre più intensa. Su un'isola greca, il loro idillio viene interrotto dal ritorno di Taddeo, l'ex fidanzato di Nina. Dopo una lunga separazione, Leopoldo e Nina si incontrano a Tangeri, dove lei gli confessa di essere incinta, ma di non sapere se di lui o di Taddeo. Incerta sui propri sentimenti, la donna finirà per trasferirsi a Venezia con Gerard, fotografo gay.
"Una notte, a Évian, fui svegliato da mio padre, e con mia sorella scendemmo nel parco in pigiama e vestaglia. 'Cosa succede?" chiesi. 'C'è un incendio," rispose mio padre. 'Sta bruciando l'albergo. Il nonno è chiuso a chiave nella sua stanza e dorme. La nonna è al casinò. Bambini, aspettate qui." Ci lasciò con la governante sul prato, dove c'erano altri clienti, altri bambini, tutti intenti a guardare le fiamme che salivano dal torrione centrale. A un tratto si sentì un tonfo terribile: l'ascensore era precipitato." (da Berthe)
La scrittura di Alain Elkann cattura un universo di personaggi e sentimenti che, storia dopo storia, dà vita a un mondo variegato e profondo, imprevedibile e misterioso, un viaggio di cui si conosce solo l'inizio. Questi racconti, scritti nell'arco di quarant'anni e ora raccolti con quattro inediti americani, alternano come in un intarsio la rapidità dello scatto fotografico e il respiro del romanzo breve. Il filo rosso che li unisce è il mistero della vita, il paradosso e l'incertezza che la governano, e la ricerca continua dell'amore che muove adulti e bambini nelle loro passioni e nei loro diversi destini. Una lunga odissea di personaggi che vivono i loro sogni, le loro paure e illusioni attraverso cammini diversi, che rivelano il fascino irresistibile della vita raccontata come una favola senza fine.
Pierre, giornalista disincantato, ha appena perso il suo migliore amico, Sandro, travolto dagli eccessi di una vita straordinaria, vissuta senza freni. Dolore e senso di colpa per questo addio forzato lo accompagnano in ogni momento. Una notizia appresa per caso risveglia la sua curiosità per la storia di Italo Veneziani, fascista eccentrico e appartato che amava la musica e le donne e si era rifugiato in una villa al confine tra Italia e Francia prima di finire ucciso dai tedeschi. Era una spia? Sosteneva i partigiani? Il desiderio di saperne di più e il legame di Italo con la famiglia di Pierre inducono quest'ultimo a scavare nel passato, fare domande, connettere dettagli: ne scaturisce il ritratto di un uomo coerente e segreto, allegro e avventuroso, ma estraneo al suo tempo. Nel ricomporre l'esistenza di Italo Veneziani, tra isole greche e grandi città, incontri, amori che si trasformano e nuove passioni, Pierre dovrà ingaggiare confronti difficili con persone a lui molto vicine, districarsi tra i silenzi di Marie, la ritrosia di Alice e i tormenti di Vera, in un triangolo femminile impenetrabile e complicato, e infine tornare a misurarsi con l'assenza di Sandro. Scoprirà che in fondo situazioni e sentimenti in apparenza incompatibili sono legati da quel filo rosso che è la vita.
Anita se n’è andata ponendo fine a un amore che sembrava dovesse durare per sempre. Milan è impreparato, triste, preso da rimorsi e nostalgie che lo inducono a raccontarsi, quasi per consolazione, come sarebbe stato quell’amore se invece di incontrarsi a sessant’anni lui e Anita si fossero conosciuti da ragazzi. Il tempo trascorso insieme ha lasciato in Milan una traccia profonda. Negli alti e bassi della loro storia d’amore ci sono stati viaggi, incontri, passioni. La scomparsa di persone care e importanti ha offerto l’occasione di meditare su che cosa accadrà dopo la morte, di chiedersi se farsi cremare o farsi seppellire. Intorno a queste alternative si aprono discussioni, riflessioni, fatti imprevisti. Dal passato e dalle storie degli altri affiorano episodi curiosi, anche comici, e l’aldilà possibile viene trattato come se fosse la continuazione della vita, come se si trattasse semplicemente di scegliere un luogo dove fermarsi, di darsi un’altra tappa nell’esistenza. Un romanzo acceso da lampi di ironia, attraversato dalla tenerezza dei ricordi: la fine di un grande amore e la fine dell’esistenza terrena si intrecciano fluidi con una serenità che non è distacco olimpico ma assunzione piena, complicata e contraddittoria della fragilità della vita e dei sentimenti.
Alain Elkann è nato a New York nel 1950. Nei Tascabili Bompiani sono disponibili Montagne russe, Il tuffo, Piazza Carignano, Stella Oceanis, Boulevard de Sébastopol e altri racconti, Il padre francese, Rotocalco, John Star (Premio Cesare Pavese 2002), Delitto a Capri, Una lunga estate (Premio Internazionale Tarquinia - Cardarelli 2003), MoMo, Mitzvà, il cofanetto Essere ebreo, Cambiare il cuore, Essere Musulmano (Premio Capalbio 2005), Vita di Moravia, Emma, intervista a una bambina di undici anni, L’invidia (Premio Letterario Mondello – Città di Palermo 2006), L’intervista 1989 - 2009, L’equivoco (Premio Acqui Terme 2009), Diario verosimile, Nonna Carla, Hotel Locarno e Il fascista.
Niente mi ha cambiato come mi hanno cambiato i miei bambini. Nessuno mi aveva detto come sarebbe stato, e che avrei dovuto accettarlo. Nessuno mi aveva detto un sacco di cose. E allora adesso vorrei dirle io! Perché è giusto che qualcuno lo dica. Che si fa fatica. Tanta. Ma anche che ne vale la pena. Sempre.
Il primo racconto narra di due uomini che frequentano un ristorante straordinario con una clientela esclusiva: non si può che restare estasiati nell'assaggiarne i piatti, ma quello che più di tutti lascia senza parole e preda di un incontenibile desiderio di gustarlo di nuovo è proprio la specialità del cuoco Sbirro. Peccato che ogni volta che viene servita... Nel secondo racconto un uomo alla disperata ricerca di un impiego lo trova finalmente tramite un'inserzione da parte di un anonimo datore di lavoro: un compito apparentemente del tutto inutile in cui lui si butta con determinazione ed entusiasmo finché un giorno gli si presenta il principale a chiedergli di fare qualcosa d'altro che lui non potrà rifiutare.
«Kate, ti ricordi quell'estate?». È Tom, uno dei suoi vecchi amici di Oxford, a dare la notizia a Kate Channing. Kate se la ricorda bene, quell'estate di dieci anni prima, e quella vacanza con il gruppo di amici del college. Erano in sei, studenti, amici, qualcuno più che un amico. La casa che avevano affittato, nell'idilliaca campagna francese, sembrava uscita da un romanzo: era semplicemente perfetta. Tranne che per un dettaglio. La ragazza della porta accanto. Severine. Kate ricorda bene che, da quando era comparsa lei, la loro enigmatica vicina di casa francese, con il suo foulard rosso e il suo bikini nero minuscolo e la pelle dorata dal sole, nulla era più stato come prima. Fino a quell'ultima notte. Il terribile litigio e tutto ciò che ne conseguì. Finita la vacanza, ognuno prese la sua strada e di Severine, scomparsa nel buio di quella notte, nessuno seppe più nulla. E adesso c'è Tom dall'altro lato della cornetta. «Kate, l'hanno trovata. Hanno trovato Severine. Morta». E mentre la polizia cerca di fare luce su ciò che accadde così tanti anni fa, Kate lotta con i sospetti che, inevitabilmente, si addensano su di lei, e con la propria incerta memoria, per salvare se stessa e il suo terribile segreto. Un thriller in cui il passato non perdona nessuno.
E' un "modello aspirante attore" il protagonista di "Glamorama": è bellissimo e, se manca di personalità e carisma, gli basta però uno sguardo perché una donna si convinca ad andare a letto con lui. Suo malgrado, però, viene coinvolto in un intrigo internazionale di terrorismo, scoprendo così l'abisso di orrore e morte dietro il glamour del suo ambiente. Un'invisibile macchina da presa segue le peripezie di Victor tra due continenti, scena dopo scena, ciascuna contrassegnata da un numero in ordine decrescente, come in un film. E come in un film è il dialogo a trionfare: brillante, surreale, puro Bret Ellis "schizzato" e imprevedibile.
«Su di noi avevano fatto un film», dice Clay. Un film tratto dal libro che un loro amico aveva scritto ispirandosi alla sua storia e a quella di Blair, Trent, Julian e Rip. Il problema è che il loro amico, che sarebbe poi diventato uno scrittore e che si chiamava Bret Easton Ellis, ce l'aveva con Clay e per questo l'aveva trasformato nel narratore «bello e stordito, incapace d'amore e di bontà» di quel romanzo intitolato Meno di zero: «Ecco come diventai il giovane viveur rovinato e festaiolo che si aggirava tra le macerie, il sangue grondante dal naso, ponendo domande che non avevano mai bisogno di risposta». Ma oggi, venticinque anni dopo, Clay è tornato in città - di nuovo Los Angeles, di nuovo durante le vacanze natalizie - e questa volta è pronto a raccontare la sua storia in prima persona: senonché la storia, come canta Elvis Costello, molto spesso non fa che ripetere «gli antichi vezzi, le facili risposte, le stesse sconfitte».
Diventato (dopo aver abbandonato l'idea di fare lo scrittore come Bret) sceneggiatore di mediocre successo, Clay è a Los Angeles per scegliere il cast dell'ultimo film a cui sta lavorando. Qui incontra gli amici di gioventù, solo con più anni, più soldi e più problemi: Blair, la sua ex ragazza, si è sposata con Trent che nel frattempo è diventato un potentissimo agente delle star di Hollywood, Julian ha messo in piedi una discreta agenzia di escort, mentre Rip¿ Rip ha sempre fatto storia a sé.
Quando a una festa incontra la giovane, splendida Rain e se ne innamora - se la parola ha un senso per uno come lui - Clay precipita in una dimensione in cui paranoia e terrore sono i muri di un labirinto da cui non riesce, o non vuole, uscire.
Bastano questi accenni per far intuire al lettore il gioco di specchi, rimandi e false piste con cui Ellis, mai così disincantato e ironico, intesse il suo inquietante racconto. Disperazione e violenza, noia e glamour, autoindulgenza e degradazione sono gli atomi costitutivi del mondo (o dell'inferno) in cui Ellis, impeccabile come suo solito, ci fa da guida.
«Ellis è un moralista che si interroga su come le persone si trasformano in mostri. A quale livello di dolore o di indifferenza l'uomo smette di essere umano?»
Financial Times
«Ellis non solo scrive bene, ma sembra che lo faccia senza sforzo. Sesso, droga e chirurgia plastica».
Tatler
L'iniziazione di un ragazzo nero nell'America dei bianchi. Una tematica sociale bruciante affrontata in uno stile letterario e altamente simbolico, tra Melville e Dostoevskij. Questo romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1953 rappresenta la prima testimonianza del dramma dei neri d'America. L'invisibilità del suo protagonista è condizione subita da uno come tanti, umiliato, negato nella sua essenza di uomo. Eppure, essa esprime anche una sottile libertà, una potenzialità estrema, poiché all'anonimato, alla mancanza di definizione è connessa la scoperta "che gli uomini sono differenti e che tutta la vita è divisa e che soltanto nella divisione vi è vera salvezza". Tra i primi romanzi afroamericani a uscire dai canoni della letteratura di protesta o di impianto sociologico, "Uomo invisibile" tocca profondamente i punti nevralgici dell'ingiustizia sociale e della discriminazione razziale. Come sottolinea Luciano Gallino nella sua Prefazione, "per molti tratti, la vita reale di Obama, quale narrata nella sua autobiografia, appare riprodurre quella fittizia del protagonista; mentre l'opera letteraria costruita dal personaggio reale ritrova scansioni, scene, luoghi, passaggi traumatici da una comunità all'altra singolarmente affini a quelli del romanzo. Sono rari i romanzi di cui si possa dire che paiono aver intimamente influenzato sia la formazione morale e politica, sia il modo in cui la racconta, di un futuro presidente deglig Stati Uniti, non a caso il primo nero".