
Godereccio, eccentrico e beffardo, il marchese del Grillo passa le sue giornate nell'ozio, dedicandosi alle donne e alla vita mondana. Nella Roma papalina di inizio Settecento, dove sacro e profano si mescolano fino quasi a confondersi, questo nobile bizzarro diventa l'emblema di una società scanzonata e decadente allo stesso tempo. Luca Desiato fa rivivere nel suo libro le gesta del celebre personaggio: ne narra le situazioni rocambolesche, ne descrive l'umorismo e la malinconia. Una figura divenuta celebre in tutta Roma per i suoi scherzi, un personaggio storico e leggendario che la tradizione popolare ha portato fino ai nostri giorni, facendone una straordinaria maschera dell'italianità.
"I dieci anni più intensi e drammatici della vita di Galileo, culminanti con il processo del Sant'Ufficio, la condanna e l'abiura, rivivono, in questo romanzo di Luca Desiato, in una angolazione piena di suggestione e di pathos: il diario di Suor Maria Celeste, la figlia naturale che Galileo aveva avuto a Padova nel 1600 dall'amore di una popolana, e che sedici anni dopo aveva preso i voti nel monastero delle Clarisse di Arcetri. Desiato fonda la sua ricostruzione romanzesca sulla base di 124 lettere di Suor Maria Celeste, di cui 97 scoperte nella seconda metà dell'Ottocento e pochissimo note. Ne esce una sorta di rappresentazione duplice e parallela: della vita del chiostro, con le stasi contemplative, le vibrazioni all'unisono con la natura colta nell'avvicendarsi delle stagioni e le crisi violente che talvolta sembrano sovvertire la scelta religiosa; e della vita di Galileo, segnata dagli intrighi e dai tranelli della Roma papale, in un periodo di sommovimenti sotterranei e di ciniche repressioni. Ma anche gli affetti familiari del grande scienziato vi trovano uno spazio coinvolgente: gli esordi scapestrati del figlio prediletto e l'assistenza devota di Suor Maria Celeste nella villa "Il Gioiello" ad Arcetri fino alla precoce morte di questa a soli 34 anni. La singolarità di questo romanzo di Desiato è di evocare il clima di un'epoca e la dimensione grandiosa e quotidiana di Galileo attraverso un linguaggio ricco e vivido, che allude alle espressività del tempo senza cadere in pedantismi; e insieme di animare il racconto con particolari illuminanti e scorci umanissimi. Tema unificatore dell'opera è la rievocazione di una delle più belle vicende di tutti i tempi: un'appassionata storia di amore filiale." (Giuseppe Pontiggia)
I dieci anni più intensi e drammatici della vita di Galileo, culminanti con il processo del Sant’Ufficio, la condanna e l’abiura, rivivono, in questo romanzo di Luca Desiato, in una angolazione piena di suggestione e di pathos: il diario di Suor Maria Celeste, la figlia naturale che Galileo aveva avuto a Padova nel 1600 dall’amore di una popolana, e che sedici anni dopo aveva preso i voti nel monastero delle Clarisse di Arcetri. Desiato fonda la sua ricostruzione romanzesca sulla base di 124 lettere di Suor Maria Celeste, di cui 97 scoperte nella seconda metà dell’Ottocento e pochissimo note. Ne esce una sorta di rappresentazione duplice e parallela: della vita del chiostro, con le stasi contemplative, le vibrazioni all’unisono con la natura colta nell’avvicendarsi delle stagioni e le crisi violente che talvolta sembrano sovvertire la scelta religiosa; e della vita di Galileo, segnata dagli intrighi e dai tranelli della Roma papale, in un periodo di sommovimenti sotterranei e di ciniche repressioni. Ma anche gli affetti familiari del grande scienziato vi trovano uno spazio coinvolgente: gli esordi scapestrati del figlio prediletto e l’assistenza devota di Suor Maria Celeste nella villa “Il Gioiello” ad Arcetri fino alla precoce morte di questa a soli 34 anni.
La singolarità di questo romanzo di Desiato è di evocare il clima di un’epoca e la dimensione grandiosa e quotidiana di Galileo attraverso un linguaggio ricco e vivido, che allude alle espressività del tempo senza cadere in pedantismi; e insieme di animare il racconto con particolari illuminanti e scorci umanissimi. Tema unificatore dell’opera è la rievocazione di una delle più belle vicende di tutti i tempi: un’appassionata storia di amore filiale.
Giuseppe Pontiggia
Luca Desiato è nato a Roma nel 1941. Ha vissuto alcuni anni in America Latina dove si è dedicato, tra l’altro, a studi teologici. Attualmente vive e lavora a Roma. Ha pubblicato Benito e il mostro (1977), Il Marchese del Grillo (1981), GaIileo mio padre (1983, Premio Grinzane Cavour e Premio Maria Cristina), Come il fuoco (1986, Premio Basilicata), Bocca di leone (1989), Storie dell’eremo (1990, Premio Chiara), Sulle rive del Mar Nero (1992, Premio Rhegium Julii e Frontino-Montefeltro), La notte deIl’angelo (1994, Premio Oplonti, Premio Penne), Giuliano l’apostata (1997), DaI giardino murato (2002, Premio Elba), C’era una volta Trilussa (2004).
Elena ha sei anni, adora il rosa e le calze a pois e sa cose che i grandi non sanno. O si dimenticano di sapere. Per esempio, che la vita va vissuta tutti i giorni. Vissuta sul serio, facendo cose divertenti. Come dipingere un capolavoro da esporre al museo. O fermare ogni mattina la mamma sulla porta per un ultimo bacio al latte e cereali. Insomma tutte quelle cose che di solito si trascurano, per farle in un altro momento. Ma non sempre c'è un altro momento, ed Elena lo sa bene. Perché è malata e ha più desideri che giorni da vivere. La sua gioia, la sua serenità sono però contagiose e si vede il suo sorriso luminoso far capolino a ogni pagina del diario che i suoi genitori scrivono per affrontare il dolore. Una lezione di vita per tutti, un invito a non sprecare neanche una briciola dell'amore di chi ci circonda.
Gilda ha partecipato nel Sessantotto alle lotte studentesche. A metà anni Settanta, quando ormai il movimento si è frantumato, la giovane ha intenzione di entrare nelle Brigate Rosse. Stefano la ama e cerca in ogni modo di impedirglielo. Tra i due giovani si istaura un rapporto profondo di affetto, ma Gilda non crede nell'amore e, imbevuta di ideologia, passa alla clandestinità. Una storia di amore e di piombo sullo sfondo della Maremma toscana, dove la natura è selvaggia e allo stesso tempo bella e affascinante. Età di lettura: da 10 anni.
Nel Ventunesimo secolo, i lettori non hanno più bisogno dei negozi fisici per comprare libri. E vendere volumi non è abbastanza per tenere in piedi una libreria, soprattutto dovendo fare i conti con la concorrenza spietata di Amazon. Allora cosa rende le librerie più necessarie che mai? Jeff Deutsch è il direttore di una delle librerie più amate d'America, la Seminary Coop di Chicago, che nel 2019 è diventata un'organizzazione non profit, primo caso nel Paese. Con una devozione per la parola scritta che ha origine nella sua infanzia in una comunità ebrea ortodossa, e dai suoi incontri con librai, scrittori e lettori straordinari nasce questa anomala guida per esploratori di buone librerie. Un prontuario che, come una libreria, contiene moltitudini: liste di classici fondamentali, libri del momento e libri di ogni tempo, categorie di lettori, regole per mettere in ordine la propria collezione di volumi, aforismi e molto altro. In cinque capitoli densi di riferimenti letterari, i libri, i lettori, gli scaffali e i corridoi prendono vita per rendere la libreria un luogo di esplorazione e scoperta. Un luogo in cui il libraio ha un ruolo quasi iniziatico: guidare, seppur con discrezione, il lettore in un viaggio la cui destinazione è ignota. Consentire, a chi ha la capacità di perdersi e un po' di curiosità, di fare incontri che cambiano la vita.
È un pomeriggio d'estate a Bombay nel quartiere malfamato di Kennedy Bridge. A partire dalle prime ore del pomeriggio, i marciapiedi davanti ai bordelli e ai ritrovi per soli uomini si riempiono di sguardi equivoci e indiscreti. Proprio nei pressi dei bordelli, in fondo alla strada, vive Dhondutai, la grande musicista, l'allieva di Bhurji Khan, il figlio di Alladiya Khan, il leggendario fondatore del gharana di Jaipur, una delle più antiche scuole di musica classica indiana, e di Kesarbai, la cantante celebre per essere stata una donna senza peli sulla lingua, ma che quando intonava un raga di straordinaria bellezza dietro l'altro trascendeva davvero la sua natura mortale. Sono le cinque, quando Namita e sua madre arrivano a casa di Dhondutai. Namita ha dieci anni e un solo desiderio: fare sua la divina arte dei raga. La sua futura insegnante la accoglie con un sorriso angelico. Alta più o meno un metro e mezzo, porta una sari bianca, stirata e inamidata con cura. Ha i capelli neri cosparsi da un'abbondante dose di olio e un aspetto sorprendentemente giovanile. La fa subito entrare nella stanza della musica: una cameretta angusta, con due lucidi tanpura appoggiati alla parete, i muri spogli, a parte una fotografia ingiallita dei genitori, un Ganesh in technicolor, ritagliato dal vecchio calendario di un'industria farmaceutica, e il ritratto di Kesarbai Kerkar, con il capo coperto da una sari bianca, i capelli con la riga da una parte e un filo di perle al collo.
I nomi di voi tutti, quelli che salverò e quelli che ucciderò, sono scritti nel palmo della mia mano.
Sinai, 2016: padre Hieronymos, il saggio bibliotecario del monastero di Santa Caterina, scopre per caso un antichissimo manoscritto di una trentina di pagine. Non corrisponde a nessuna opera conosciuta, e di lettura in lettura Hieronymos si convince della sua eccezionalità. Intende farlo esaminare a un santo monaco del monastero copto di Sant’Antonio, sull’altra sponda del golfo di Suez, ma non arriverà mai a destinazione. A Cefalù, Salvo D’Ambrosi, celebre chirurgo, vegeta in casa della sorella dopo aver perso la memoria nell’incidente d’auto in cui, un anno prima, è rimasta uccisa la figlia Flora, giornalista investigativa. Quando sul suo computer appare un messaggio lasciato da Flora, Salvo torna improvvisamente alla vita, e si interroga proprio sulla morte della figlia. Si è trattato di un attentato, legato alle inchieste di Flora? Tiziana, una collega giornalista, gli racconta che Flora avrebbe dovuto incontrare un sacerdote riguardo a un misterioso manoscritto. Per una strana coincidenza, anche quel sacerdote è morto.
Salvo e Tiziana cominciano così un viaggio insanguinato alla ricerca della verità, tra l’Egitto e Washington, tra Panama e Heidelberg. Intanto, l’umanità è terrorizzata da una serie di segni apocalittici, inviati da un Dio collerico e vendicatore.
WILLY DEWEERT ha insegnato retorica nel collegio gesuita Saint-Michel di Bruxelles e vive in Belgio. Questo è il suo primo romanzo tradotto in italiano. Tra gli altri, bestseller in Francia e in Belgio, ricordiamo Les allumettes de la sacristie, Mystalogia e Le prix Atlantis.
Il romanzo di esordio di Helen DeWitt racconta la storia di Ludo, bambino prodigio che a quattro anni conosce tre lingue, a sei anni sta imparando il greco antico, per passare poi alle scienze matematiche, all'ebraico, all'arabo, all'inuit e al giapponese. Ma racconta anche la storia del suo insolito rapporto con la madre e del modo, a dir poco originale, con cui cerca di trovarsi un padre.
In questo, che è il primo romanzo della serie, due ragazze a Oxford attendono alla fermata l'ultimo autobus per Woodstock. Il bus è in ritardo e le due ragazze si incamminano a piedi sperando di trovare un passaggio. E lo trovano perché dopo un po' una macchina si ferma e le fa salire a bordo. Passaggio fatale per una delle due, che verrà ritrovata assassinata poche ore dopo. L'ispettore Morse inizia l'indagine con l'aiuto del sergente Lewis, suo aiutante (in questa e in tutte le avventure che seguiranno). La verità si fa strada con difficoltà e non sarà una scoperta facile né felice.
Intorno alla chiesa di St Frideswide, dall'alto del suo campanile gotico, a Oxford North, si vede scorrere la vita di quel pezzo di provincia inglese. Il reverendo Lawson è tiepido nella fede come lo è in tutto, tranne che nella raccolta delle offerte; la piacente Brenda Josephs sfoga la sua inquietudine con l'organista Paul Morris distratto dall'erotismo delle sue giovani allieve; il marito di Brenda, Harry Josephs, sagrestano, non trova pace negli umilianti, per lui ex ufficiale, lavoretti che trova da disoccupato; uno strano barbone entra ed esce dalla canonica; qualche vecchia beghina sa qualcosa; una donna formosa attrae l'attenzione, forse volontariamente. In questo clima sensuale e ipocrita qualcuno di loro è un assassino, qualcuno di loro sarà una vittima: e i delitti avvengono in un trascinamento impercettibile delle azioni umane, quasi che fosse l'ambiente a contenere un magnetismo che muove i protagonisti. La chiave della suspense dello scrittore Colin Dexter, ultimo e innovatore rappresentante del giallo classico inglese, è infatti nella capacità di far derivare lo strappo della violenza omicida dalla ordinarietà delle circostanze: una trama costruita particolare dietro particolare già a partire dal soffermarsi dell'occhio narrativo sugli oggetti che designano i luoghi; personaggi non simpatici, tutti abbastanza gretti ma nessuno totalmente privo di bontà e buoni sentimenti; un sussiego scostante da città universitaria di livello prestigioso, quale Oxford.