
Alvin H. Benson siede in poltrona nel soggiorno della sua lussuosa residenza, le gambe accavallate, la testa poggiata contro lo schienale, un libro ancora stretto nella mano destra. Una posizione talmente naturale che ci si aspetterebbe quasi di vederlo alzarsi in piedi da un momento all’altro… Non accadrà, non foss’altro perché è morto, assassinato. Un proiettile sparato frontalmente a distanza ravvicinata gli ha trapassato il cranio. Il procuratore distrettuale Markham e la polizia fanno quello che possono ma per decifrare un omicidio destinato a rimanere negli annali della storia del crimine occorre un detective all’altezza. Qualcuno che al genio deduttivo unisca un sapere sconfinato. In due parole, uno come Philo Vance.
L'autore di questo libro ha lasciato l'Olanda per l'Inghilterra da molti anni, ma c'è una storia, ascoltata durante l'infanzia, che lo tormenta da sempre, un vero e proprio mistero. La sua famiglia aveva accolto durante la guerra Lientje, una bambina ebrea, per sottrarla alle persecuzioni. La ragazza è stata cresciuta dai genitori adottivi come una figlia, ma poi, dopo la guerra, i contatti si sono interrotti e di Lientje nessuno ha più avuto notizie. Dov'è finita la ragazza? Perché non se n'è più saputo nulla? Inizia così la ricerca che ha cambiato la vita di Bart van Es. Lientje è ancora viva, ha ottant'anni e vive ad Amsterdam. Con un po' di riluttanza, lei accetta di incontrarlo e di raccontargli davvero quegli anni e alla fine i due riusciranno a stringere un'incredibile amicizia. «La ragazza cancellata» intreccia una potente ricostruzione dell'intensa e straziante infanzia di Lientje con il resoconto odierno degli sforzi di Van Es per ricostruire una storia che porta alla luce vecchi fantasmi e segreti di famiglia...
"Caro Theo": per molto tempo, dall'agosto 1872 fino al 27 luglio 1890, due giorni prima di morire dopo essersi sparato un colpo di rivoltella, Vincent Van Gogh scrisse al fratello Theo con una costanza che trova il solo termine di paragone nell'amore che egli nutriva per lui. Per molto tempo Theo fu il suo unico interlocutore; sempre fu quello privilegiato, il solo cui confidò le pene della mente e del cuore. Del resto, le lettere a Theo (qui presentate in una scelta che riprende, con qualche variante, la versione integrale apparsa in Italia nel 1959) costituiscono la gran parte dell'epistolario vangoghiano. Dalla giovinezza alla piena maturità, esse ci permettono di seguire, quasi quotidianamente, la vicenda artistica e umana del grande pittore.
«Caro Theo…»: dall’agosto 1872 fino al 27 luglio 1890, due giorni prima di morire, Vincent Van Gogh scrisse al fratello con una costanza che trova il solo termine di paragone nell’amore che egli nutriva per lui. Da sempre interlocutore privilegiato dell’artista, nonché il primo a riconoscerne la grandezza, per lungo tempo Theo fu l’unico a cui Vincent confidò le pene della mente e del cuore. «Se non avessi Theo» scriveva, «mi sarebbe impossibile dedicarmi al mio lavoro; ma poiché mi è amico farò ancora progressi e continuerò.» Queste lettere ci permettono di seguire, quasi quotidianamente, la vicenda artistica e umana del grande pittore e costituiscono, ancora oggi, il miglior viatico per un approccio alla sua incredibile produzione. Un’altissima testimonianza morale, una professione di credo estetico forse senza eguali in tutta la storia dell’arte.
Le ventidue lettere scritte da van Gogh all'amico pittore Émile Bernard tra il 1888 e il 1889 sono un dialogo aperto e disteso sui massimi temi dell'arte. L'arte come vita: le difficoltà del mestiere, la miopia del mercato, le tentazioni delle grandi città. L'arte come tradizione: la folgorante sicurezza di Rembrandt, l'umile realtà di Millet, la sacralità esplosa di Delacro ix, L'arte come scelta sociale: un modo di esserci, di essere uomo del proprio tempo, fino alle soglie dell'utopia. Le lettere vengono qui proposte in una nuova traduzione, che restituisce il ritmo barbaro, l'immediatezza del parlato, le invenzioni sintattiche e ortografiche del francese di van Gogh, spesso modulato sulla lingua olandese materna. Completa il volume un ricco apparato di note a cura di Maria Mimita Lamberti, che contestualizzano, circoscrivono, restituiscono spessore storico a una figura ormai leggendaria.
È una fredda notte di febbraio del 1943 quando la famiglia Brilleslijper arriva all'Alto Nido, una villa nascosta nel bosco poco fuori il villaggio di Nardeen, a est di Amsterdam. È al riparo delle sue mura che le giovani sorelle Brilleslijper, Lien e Janny, metteranno in piedi una delle operazioni di salvataggio più audaci della resistenza olandese all'occupazione nazista, proprio sotto il naso dei leader dell'NSB, il Movimento nazionalsocialista olandese, che abitano a poche centinaia di metri dalla grande casa. L'Alto Nido diventa infatti il nascondiglio per dozzine di ebrei in fuga, che là trovano non solo un posto sicuro dove vivere ma anche il calore di una famiglia allargata e la vitalità di una comune di artisti: mentre la guerra infuria la villa si riempie di gioia di vivere e della musica che Lien e i suoi ospiti compongono e suonano tra le risate dei bambini. A giugno del 1944 però la sicurezza dell'Alto Nido viene compromessa. Lien e Janny sono arrestate insieme alle loro famiglie e portate nel campo di concentramento di Westerbork. È lì che incontrano Anne e Margot Frank, con cui verranno deportate ad Auschwitz e poi a Bergen-Belsen, dove Jenny e Lien, che saranno fra i pochissimi a sopravvivere all'inferno dei campi e a fare ritorno ad Amsterdam, si prenderanno cura delle sorelle Frank nei loro ultimi giorni di vita.
Non si può dire che Jack McClure abbia avuto una vita facile: prima la fuga dal padre violento, l’adolescenza allo sbando nelle strade di Washington, la dislessia a farlo sempre sentire diverso. E poi la morte della figlia adolescente, Emma, e il fallimento del suo matrimonio. Eppure, è uno dei migliori detective sulla piazza, e proprio il suo handicap si è rivelato nel tempo il suo principale punto di forza, dandogli capacità intuitive superiori alla media.
Non a caso, quando viene rapita Alli Carson, figlia diciannovenne del neoeletto presidente, è proprio quest’ultimo a chiedere che McClure affianchi i servizi segreti nelle ricerche.
Mentre si delinea una netta spaccatura tra il governo uscente, profondamente conservatore e religioso, e la linea più progressista promessa da Carson, sembra che il primo voglia sfruttare la vicenda di Alli per dichiarare guerra a una fantomatica organizzazione di “atei militanti” – il cosiddetto Ordine della Luce – accusata di essere una cellula terroristica che minaccerebbe la pace e la stabilità del paese. È in atto infatti un aspro conflitto tra chi punta a consolidare l’immagine dell’America come impero cristiano e chi invece vorrebbe una politica fondata su principi laici. Entrambe le parti in causa si proclamano paladine del bene, della verità, della salvezza. Da entrambe le parti, c’è chi non esita però a sacrificare vite umane per raggiungere i propri obiettivi. E Alli Carson potrebbe essere la prossima vittima.
Ma McClure saprà guardare oltre i conflitti politici, fino a incrociare i meandri perversi di una mente geniale, i cui piani gli daranno filo da torcere. Perché si tratterà di mettere in salvo non solo il destino di Alli, ma anche quello dell’intera nazione.
Alli è l'unica figlia di Edward Carson, ex presidente degli Stati Uniti. Dopo la morte del padre in un incidente stradale, ha fatto domanda per entrare nell'accademia per agenti speciali dell'FBI, dove il suo intuito e la sua determinazione ne hanno fatto uno degli allievi più promettenti. Una notte, però, nel campus viene ritrovato il cadavere martoriato del suo fidanzato e Alli è incolpata del brutale omicidio. Un caso delicato intorno al quale iniziano a gravitare polizia locale, servizi segreti e FBI. Di fronte ai proclami di innocenza della ragazza, sconvolta per l'accaduto, l'unico a crederle è Jack McClure, agente della Sicurezza Nazionale, da sempre molto vicino alla famiglia Carson. Una fortuna per Alli perché nessuno è abile quanto lui a sbrogliare la matassa. E questa volta l'intrico è parecchio complicato perché, nel tentativo di fare chiarezza sulla faccenda, Jack e Alli si trovano invischiati in qualcosa di molto più grosso: l'operazione Chimera, voluta dal nuovo presidente per stanare un pericoloso criminale albanese i cui traffici minacciano la sicurezza nazionale. Quando hai a che fare con una mente diabolica priva di sentimenti e pietà, il filo a cui è appesa la tua vita non può che essere molto sottile.
La vita ad Amsterdam scorre serena per la piccola Jacqueline. Un giorno però qualcosa inizia a cambiare. Nella sua classe si vanno aggiungendo nuovi compagni: fuggono dal loro Paese, la Germania, dove non sono più al sicuro. Allo scoppio della guerra i tedeschi occupano l'Olanda, Jacqueline è costretta a portare una stella gialla sul cappotto e a cambiare scuola. È lì, al Liceo Ebraico, che nel 1941 incontra Anne Frank e nel giro di pochi giorni diventano grandi amiche. Le due ragazze sono inseparabili, fino a quando Anne, all'improvviso, scompare insieme alla sua famiglia. Anche se Jacqueline e Anne non si rincontreranno mai più, l'amicizia rimarrà, più forte di qualsiasi altra cosa. Solo dopo la fine della guerra, Jacqueline riceverà la lettera d'addio che Anne le aveva inviato e aveva concluso scrivendo: «Spero che, quando ci rivedremo, rimarremo per sempre "migliori- amiche». Firmato: «La tua "migliore- amica Anne». Età di lettura: da 8 anni.
Nella provincia del Capo di Buona Speranza, Grootmoedersdrift non è certo una fattoria modello quando, negli anni Cinquanta, Jak de Wet vi mette per la prima volta piede per chiedere la mano di Milla Redelinghuys. Davanti alla casa c'è un magnifico pascolo che si estende fino alla riva del fiume, cinto da alberi selvatici che si spingono fino al limite dell'acqua. Tuttavia, in quella striscia di terra del Sudafrica, le fattorie gioiello dei boeri sono ben altre. Tutte le speranze e i sogni di gloria della giovane Milla sono perciò riposti in Jak. È ricco, istruito, attraente, spiritoso, ha una spider rossa fiammante e la spavalderia di presentarsi in casa Redelinghuys con in mano un anello di brillanti incastonati in oro.
Bastano pochi anni di matrimonio, però, perché Milla si renda conto che Jak non può fare di Grootmoedersdrift quello che generazioni di Redelinghuys hanno desiderato. Ha le mani morbide, è l'unico figlio di un medico, è stato educato per diventare un gentiluomo non un agricoltore. Inoltre, è un afrikaner che non sopporta gli hotnot, i «negri». E, tra «gli sguatteri negri», non tollera innanzi tutto Agaat.
Agaat compare a Grootmoedersdrift che è una bambina con un braccino rachitico penzolante. Milla la educa e la istruisce con cura per farne una persona «bella e sana, piena di gratitudine», una «persona integra» che sia pronta a servirla e a «ricompensare tutte le sue lacrime e le sue pene». E Agaat la serve, per anni, con la sua cuffietta bianca inamidata e immacolata, il suo sguardo impassibile, i suoi occhi di pietra, la sua pazienza nell'accudire Jakkie, il bambino nato dal matrimonio, e nel ricamare per lui. Resta a Grootmoedersdrift anche quando tutto cambia, e la famiglia di Milla va in pezzi come uno di quei vasi coloniali che il tempo irrimediabilmente frantuma.
Un giorno però Milla avverte i primi segni della terribile malattia che paralizza gradualmente ogni parte del corpo fino a togliere la parola, e il teatro dell'esistenza delle due donne assegna improvvisamente loro dei ruoli completamente diversi. Agaat rimuove porte e muri di Grootmoedersdrift e scorazza libera nell'antica dimora dei Redelinghuys, mentre Milla, priva di parola, restringe il suo dominio a una sola stanza, dove giace rinchiusa nel suo stesso corpo, come «una bambola di pezza riempita di segatura o di lupini».
Non vi è alcun riferimento diretto in questo romanzo ai fatti sociali e politici che, tra gli anni Cinquanta e Novanta, hanno sconvolto e radicalmente cambiato il Sudafrica, tuttavia nel serrato confronto tra le sue due protagoniste, la padrona e la serva, la donna bianca e quella di colore unite da un legame indissolubile, La via delle donne è, come accade nella grande letteratura, una delle più potenti e illuminanti rappresentazioni della storia di questo paese.
Si parte dal gigantesco estuario del fiume Congo, come i colonizzatori, i missionari, i bianchi hanno sempre fatto. Un getto possente di detriti, terra, alberi che trasforma l'oceano in un brodo torbido per centinaia di chilometri: "Le immagini del satellite lo mostrano chiaramente: una macchia brunastra che, durante il picco della stagione dei monsoni, si estende verso ovest per ottocento chilometri. Quando ho visto per la prima volta delle fotografie aeree mi è venuta in mente una persona che si era tagliata i polsi e li teneva sotto l'acqua, ma per sempre. Così, quindi, comincia un paese: diluito in una grande quantità di acqua di oceano". E poi, attraverso centinaia di interviste con congolesi di tutte le età e le etnie, attraverso lo studio della storia, dell'archeologia, della geografia e della climatologia, attraverso una scrittura tersa e coinvolgente, si va alla scoperta di un paese, di un popolo, di un continente. Dai primi insediamenti preistorici agli orrori della dominazione coloniale belga, dall'indipendenza alle guerre civili, attraverso giungle e città, montagne di ghiacciai perenni e pianure rigogliose, miniere di ogni minerale prezioso e una natura ricchissima e incontaminata, un libro che davvero restituisce un mondo.