
"Sei Shonagon scrisse le 'Note del guanciale' alla fine del X secolo: aveva circa trent'anni ed era dama di corte dell'imperatore Sadako. Fu quello il periodo di maggior fulgore per i Fujiwara, l'apogeo dell'epoca Heian, e Sei Shonagon, protetta dall'Imperatrice, potè manifestare il suo genio, gareggiando in talento, intelligenza, sensibilità e cultura con numerose altre argute, belle e sapienti dame, tra cui Izumi Shikibu e Akazome Emon. [...] Nei trecentodiciassette capitoli delle 'Note del guanciale', lunghe descrizioni sulla vita di corte si alternano a rappresentazioni di persone e di luoghi, a rievocazioni di amori appassionati, a celebrazioni della bellezza di eventi e di fenomeni naturali, e tutto viene filtrato dal vaglio dell'eccezionale sensibilità di Sei Shonagon. Le 'Note del guanciale' iniziano con un capitolo così famoso che le sue prime righe potrebbero essere citate a memoria da ogni giapponese: 'L'aurora a primavera: si rischiara il cielo sulle cime delle montagne, sempre più luminoso, e nuvole rosa si accavallano snelle e leggere. D'estate, la notte: naturalmente con il chiaro di luna; ma anche quando le tenebre sono profonde'. È una pagina perfetta e ancora una volta, rievocandola, mi stupisco della sua concisione. Ciò che più mi affascina è la prodigiosa scelta dei particolari che così vivamente cristallizzano la bellezza del mutare delle stagioni..." (Yukio Mishima)
Giovane, bella e dotata di una voce purissima: Anna ha tutte le carte in regola per diventare una soprano acclamata sulla scena operistica di fine Settecento. Dopo un lungo apprendistato con un misterioso castrato in esilio a Londra, la cantante parte per l'Italia dove a soli sedici anni si trova catapultata nell'intossicante mondo dei teatri, della nobiltà e della mondanità. La fama e il successo non tardano ad arrivare tanto che viene invitata dallo stesso imperatore a esibirsi a Vienna, la città della musica. Proprio durante una festa a corte la ragazza incontra Mozart, un giovane pianista virtuoso e un compositore dall'incredibile genio. Fin da subito tra i due nasce un rapporto speciale, entrambi sono brillanti e talentuosi, ma entrambi sono anche sposati. Man mano che la fama di Anna cresce la sua vita personale si disfa, pezzo dopo pezzo, e proprio quando lei crede di non essere più in grado di rialzarsi, Mozart corre in suo aiuto. La travolgente storia d'amore che li cattura infiammerà anche la loro arte. Lei diventa la sua musa ispiratrice, e lui scrive per lei alcune delle sue arie più belle. La loro sarà una passione destinata a vivere per sempre tra le note di alcune delle più belle composizioni del grande Maestro.
Ci sono così tante cose, in Ret samadhi, come in un affresco che non si può contenere in uno sguardo. Nell'India del Nord, c'è una donna ottantenne che rifiuta la vita dopo aver perso il marito. Raggomitolata nel suo letto, aderisce al muro tanto da sembrarne una fessura. C'è il Fratello Grande, funzionario statale che festeggia la pensione con un Ultimo Pranzo dalle dimensioni epiche, e c'è il Minore, che soffre di una strana malattia: non riesce a ridere. C'è la Sorella, bandita da casa per i suoi atteggiamenti anticonvenzionali, e c'è la Nuora, rimasta a governarla. Ci sono i nipoti, e un nugolo di personaggi minori in continuo movimento intorno alla famiglia. Ci sono oggetti, animali, piante, fiori, frutta. E ci sono le porte, mute, da cui tutto va e ritorna. E proprio da una di quelle porte passa la Madre, che, inaspettatamente, riprende animo e decide non solo di staccarsi dalla parete, ma di raggiungere il Pakistan, la terra divisa dalla Partizione, la terra dei traumi della sua gioventù. Il cancello. Si può immaginare la costernazione della famiglia, soprattutto quella della Figlia, cresciuta nell'idea di essere lei, quella destinata ad attraversare soglie invalicabili. Geetanjali Shree affronta questa drammatica materia con la forza di una scrittura giocosa, esuberante, umoristica, e al contempo profondamente sensibile e umana, che contamina forme, lingue e linguaggi trasformando una saga famigliare in una sfavillante tessitura in cui, miracolosamente, tutto è espressivo e tutto si tiene in una magnifica unità.
A 16 anni, Kevin ha preso l'arco con cui si esercitava da tempo e ha ucciso sistematicamente, nella palestra della scuola che frequentava, sette compagni, un inserviente e l'insegnante di algebra. Uccidere, nella sua logica distorta, era il mezzo per uscire dalla massa indistinta e diventare protagonista. E ora lo è, nel carcere minorile in cui è rinchiuso, temuto e rispettato dagli altri giovani reclusi. A raccontarcelo è la madre, Eva Katchadourian, newyorkese di successo, in una serie di lettere al marito assente. Attraverso le sue parole si snoda la storia della famiglia e dei suoi componenti: Eva, con il suo rapporto ambivalente nei confronti della maternità, il marito Frank, sempre pronto a giustificare il figlio in totale contrasto con lei, e lo stesso Kevin, un piccolo genio del male da quando ha aperto gli occhi sul mondo. Lettera dopo lettera, è un susseguirsi di fatti e di episodi che scavano nella vita familiare e ci restituiscono un quadro lacerante, sofferto, filtrato dalla lucida intelligenza e dalla profonda umanità di Eva, che non smette di chiedersi se non sia anche sua, e del rapporto di malcelata ostilità con il figlio, la colpa di quanto è successo.
A 16 anni, Kevin ha preso l'arco con cui si esercitava da tempo e ha ucciso sistematicamente, nella palestra della scuola che frequentava, sette compagni e l'insegnante di algebra. Uccidere, nella sua logica distorta, era il mezzo per uscire dalla massa indistinta e diventare protagonista. E ora lo è, nel carcere minorile in cui è rinchiuso, temuto e rispettato dagli altri giovani reclusi. A raccontarcelo è la madre, Eva Katchadourian, newyorkese di successo, in una serie di lettere al marito assente. Attraverso le sue parole si snoda la storia della famiglia e dei suoi componenti: Eva, con il suo rapporto ambivalente nei confronti della maternità, il marito Frank, sempre pronto a giustificare il figlio in totale contrasto con lei, e lo stesso Kevin, un piccolo genio del male da quando ha aperto gli occhi sul mondo. Lettera dopo lettera, è un susseguirsi di fatti e di episodi che scavano nella vita familiare e ci restituiscono un quadro lacerante, sofferto, filtrato dalla lucida intelligenza e dalla profonda umanità di Eva, che non smette di chiedersi se non sia anche sua, e del rapporto di malcelata ostilità con il figlio, la colpa di quanto è successo.
Il volume si apre con quella che l'autore chiama la quarta "svolta", cioè il lungo e talvolta faticoso cammino che ha portato il Giappone dagli inizi dell'Ottocento alla modernità e al suo inserimento in un contesto mondiale. L'autore analizza le varie correnti di pensiero; tratta di grandi scrittori ma segue con attenzione anche alcuni minori; non trascura la linfa sotterranea della produzione disimpegnata che ruota ancora attorno ai quartieri di piacere e al mondo del teatro; segue idealmente i pionieri che vennero in Europa e che riportarono in Giappone un bagaglio di nozioni e di esperienze di enorme valore; propone di leggere la storia culturale del periodo attraverso una mappa delle "generazioni" che hanno contribuito a formare il Giappone moderno.
Un matrimonio ventennale, perfetto perché basato sull'autonomia di ciascuno dei coniugi. Lei, Alix Kates Shulman, scrittrice, attivista, femminista. Lui, Scott York, scultore, dopo una fortunata carriera nella finanza. Si erano conosciuti al college, e dopo una breve avventura si erano persi di vista. Ognuno aveva vissuto la sua vita, con matrimoni, figli e carriere. Dopo trentacinque anni, si erano ritrovati per non lasciarsi più. Ognuno aveva imparato dalla vita il rispetto di sé e di una relazione amorosa destinata a durare. Il segreto? L'autonomia. Un grande loft per la vita in comune, e uno studio per Scott, in modo che Alix potesse restare sola e lavorare in casa. Un giorno alla settimana di totale vacanza dedicato alla condivisione, al sesso, alle passioni in comune a New York, dalle mostre, al cinema, ai ristoranti. Insomma, una vita felice. Poi, un'estate, Scott cade da un soppalco e batte la testa. Non muore, ma riporta una lesione cerebrale che cancella la sua memoria a breve termine. Non ha ricordi di quel bellissimo matrimonio, vive come un bambino, e a volte chiede ad Alix se non sia sua madre. Tra l'incredulità delle amiche, la Shulman ridisegna una nuova geografia della relazione, ricrea faticosamente ma con efficienza una nuova organizzazione che le consente di affrontare una vita tollerabile e di ricostruire una "casa" possibile per quell'amore che il rischio della morte ha rivelato cosi prezioso.
Si conoscono durante un'estate a Mosca. Lui ha appena finito la maturità, è gravemente anoressico, lei lavora come architetto, è radiosa e piena di vita. Nasce dolcemente, quasi in sordina, un amore potentissimo, che i due ancora non comprendono. Grazie a lei lui guarisce. Ma la loro storia si consuma rapidamente, minata dalle insicurezze giovanili e dalla distanza. Lui torna in Italia, Tanja rimane in Russia, si dimenticano. Quarant'anni dopo, lui è uno psicoanalista affermato. Ma pur essendo circondato dall'amore delle due figlie e della compagna, sente che gli manca qualcosa. Capisce che quel senso di vuoto è collegato a Tanja, il suo primo grande amore, perciò si mette sulle sue tracce nella speranza di rivederla. Purtroppo scopre che Tanja è morta molti anni prima. Incapace di rassegnarsi all'idea di averla perduta per sempre, cerca in tutti i modi di entrare in contatto con lei. Fino a riuscirci, scoprendo dimensioni straordinarie.
Senza rendercene conto, nel corso degli anni diventiamo adulti rischiando di soffocare la parte geniale e infantile di noi, e tutti i desideri più profondi che animano la nostra esistenza. Attraverso un racconto che affonda le radici nel mito, questo libro ci guida alla riscoperta del nostro Bambino interiore, e alla rinascita della parte migliore di noi. Per questo l'autore narra di Dei e di uomini coinvolti in vicende atroci: storie di genitori che tradiscono i figli, e di figli che lottano per non morire, o per rinascere - o che, semplicemente, si arrendono per sconforto o per amore. Nelle storie sacre greche ed ebraiche (da Tantalo fino a Cristo) si rivela una struttura fondamentale della personalità: la tensione tra l'io e il Bambino interiore. La perdita di quest'ultimo distrugge ogni senso di originalità e di libertà, e atrofizza quella forza di desiderare e di crescere di cui il Bambino è simbolo. Come si manifesta la sindrome? Come si può guarire da questa nevrosi? Invece di costruire ipotesi interpretative, l'autore narra quali furono i sentimenti e le riflessioni di Zeus sul crimine di Tantalo. Racconta perché Minosse costruì il Labirinto, e che cosa provava nel Labirinto suo figlio, il Minotauro, ingiustamente ritenuto crudele e mostruoso. E delinea la "terapia" della sindrome del figlicidio nel mito di Demetra, che si ribella all'Olimpo per ritrovare la sua Bambina rapita.
Francia, 1212, un giovane sacerdote di nome Rolando viene inviato dal vescovo di Orléans ad indagare e verificare i rischi di un’eresia presso l’accampamento dove si sono radunati migliaia di bambini che hanno ascoltato la chiamata di Stefano, il fanciullo di Dio.
Rolando, conquistato dal carisma del fanciullo di Dio, da spia e inquisitore ne diviene il confessore, confidente, consigliere e amico. Il fanciullo ha ricevuto dal Signore un singolare incarico: raccogliere una crociata composta da soli bambini, e recarsi con essi presso il Santo Sepolcro per convertire i seguaci dell’Islam con la predicazione e l’esempio.
Il fanciullo di Dio riuscirà nell’impresa di salpare per la Terra Santa, portando con sé sulle navi mille bambini. Ma sofferenze indicibili, inganni crudeli, prove atroci e ancor più atroci dubbi riguardo alla sua missione, attendono lui, il suo consigliere spirituale Rolando e la schiera degli innocenti bambini. La mano della Provvidenza traccerà infine un lungo itinerario che sarà innanzitutto una conversione verso la vera fede.
La vicenda è narrata in prima persona da Rolando che, dopo quindici anni trascorsi nelle terre degli infedeli, tra le corti dei più ricchi principi e le torture più umilianti e crudeli, ritorna dagli anziani genitori del fanciullo di Dio, raccontando loro gli esiti della insolita e tragica crociata, e soprattutto rivelando che l’annuncio del Vangelo diventa più efficace se viene vissuto dal bambino che è nel cuore di ogni uomo...
Walter Sibelius è saggista e scrittore. È autore di numerosi romanzi, alcuni di carattere storico. Il fanciullo di Dio è il suo primo romanzo pubblicato in Italia.
La vicenda inizia un pomeriggio di settembre del 1285 nei pressi di Fròsini, a una ventina di miglia da Siena: due agostiniani soccorrono il giovane Berretta, un giullare che si guadagna da vivere andando di castello in castello a intrattenere con canti e storie di paladini le corti signorili di Maremma, malmenato e derubato dai mercanti di strada. I frati lo portano con loro a Prata dove, durante una cena nella sala del palazzo, alla luce delle torce, Berretta conosce la splendida consorte del signore del luogo, la giovanissima Pia di Ranuccio Malavolti. Per conquistarla il bel giullare abbraccerà il mestiere delle armi, in un turbine di intrighi e avventure che hanno come sfondo la turbolenta storia toscana del Duecento. La storia è emersa da un misterioso fascicolo, ritrovato dallo stesso Mario Sica all'interno di un codice riferito all'ambito cistercense di San Galgano e custodito nella Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena. Costituito da una ventina di pagine scritte recto e verso, il fascicolo è redatto in volgare in una minuta e confusa scrittura trecentesca e reca il titolo Ricordanze di Placido Abbate Sancti Galgani da me Messer Ranieri ricolte ad utile consiglio de' giovani. Una storia vera dunque, che l'autore dichiara di aver solo tradotto nell'italiano odierno e romanzato. Una storia che permetterà finalmente di penetrare il mistero della Pia de' Tolomei: figura evanescente nel poema dantesco, qui personaggio storico a tutti gli effetti.
Ci sono rare volte in cui incrociare per la prima volta lo sguardo di uno sconosciuto non è semplicemente un vederlo, ma un riconoscerlo. È sentire che chi hai di fronte, se anche all'inizio ti sembra strano, o addirittura insopportabile, è qualcuno che, in realtà, prima o poi ti salverà. Questa è la storia di Guido e Silvia, giovanissimi eppure già in debito d'ossigeno con la vita, costretti a fare i conti con un passato che si infila nel loro petto come lame, nell'indecisione di un vuoto dentro che sembra parlare, che sembra dire: "Andrà tutto male". Incontrarsi, conoscersi, amarsi - e tutto quello che c'è nel mezzo - per loro è come tornare a respirare, è trovare finalmente quel qualcuno che capisce che ciò che mostri agli altri non sei davvero e pienamente tu, perché dentro nascondi un mondo, e lo fai solo per paura che te lo rovinino. Quello che si preoccupa che tu sia felice nelle piccole cose, che osserva i tuoi occhi come nessuno vuol fare mai e ascolta i tuoi silenzi come canzoni lente, quasi potessero parlare, soprattutto in mezzo alla gente. Quello che non odia i tuoi difetti perché sa che senza non saresti tu, e che quando pensa lo fa pure per te, come se la sua felicità e la tua corrispondessero. Quello che non ti abbandona anche quando è difficile starti vicino, anche quando dici a voce alta che non vuoi nessuno, ma proprio nessuno accanto. E che così, a suo modo, ti sta sussurrando: "Ti amo". Con il suo stile inconfondibile, che si muove liberamente dalla prosa alla poesia, Marzia Sicignano ci mostra che, quando incontri quel qualcuno, l'unica cosa da fare è tenerlo con te, prendendotene cura come si fa con i tesori più preziosi, perché quel primo respiro che ti ha rimesso al mondo duri il più a lungo possibile.