
È notte e il silenzio avvolge la baia di Salem. Zee Finch è ferma sul molo e fissa il mare. Il tempo pare essersi fermato. Aveva tredici anni e la notte usciva di nascosto in mare aperto su barche rubate, ma trovava sempre la strada di casa grazie alle stelle. Eppure, un giorno, aveva perso quella rotta, e aveva giurato a sé stessa di non percorrerla più. Perché quel giorno sua madre si era suicidata, all'improvviso. Zee era fuggita da tutto e da tutti, dedicandosi agli studi in psicologia. Sono passati quindici anni da allora. Ma adesso è venuto il momento di ripercorrere quella rotta perduta. Il suicidio di Lilly Braedon, una delle pazienti più difficili di Zee, che ora fa la psicoterapeuta, la costringe a fare ritorno. Le analogie fra il caso della donna e quello della madre sono troppe. Zee è sconvolta, ma non ha altra scelta: l'unico modo per fare luce sulla morte di Lilly è capire la verità sul suo passato irrisolto. Zee non si può fidare di nessuno. Forse nemmeno di suo padre, ormai un uomo vecchio e malato. Non le resta che fare affidamento su se stessa, rimettere tutto in discussione. Ma deve fare in fretta. Perché una nuova spirale di violenza rischia di rendere ogni sforzo vano. La verità corre su un'unica strada, che Zee ha dimenticato per troppo tempo ma che, se troverà il coraggio di ripercorrerla, la porterà a casa. Qui potrà finalmente realizzarsi il destino che le spetta.
È estate e l’oceano ruggisce al largo della città di Salem. Towner Whitney è tornata dove tutto è cominciato. Il tempo pare essersi fermato. La grande casa segnata dalla salsedine è avvolta dal silenzio. Eppure a Towner sembra ancora di vedere la sua gemella Lindley mentre, con lei, ride e legge il futuro secondo un’antica arte trasmessa di madre in figlia tra le strane donne della famiglia Whitney.
Towner era fuggita da tutto ciò, prigioniera del senso di colpa e della follia. Perché l'ultima volta che aveva previsto il futuro, Lindley era morta. Sono passati quindici anni. Ma la scomparsa dell’amata zia Eva la costringe a fare ritorno, a ripercorrere quella strada troppe volte dimenticata. Per ritrovarla, Towner non ha altra scelta: deve affrontare il segreto che la lega indissolubilmente a Lindley. Un segreto che affonda le radici in un passato inconfessabile che molti, nel clan Whitney e nella chiusa comunità di Salem, hanno cercato di rimuovere. Dalla madre di Towner, May, una donna dura e solitaria, che vive su un’isola sperduta, alla fragile Emma, marchiata da una ferita indelebile, alle eclettiche signore con il cappello rosso, fino a Cal, un ambiguo predicatore.
Quando il corpo di Eva viene restituito dalle onde e un’altra ragazza scompare, Towner capisce di essere precipitata di nuovo nell’incubo di quella calda estate di quindici anni prima. Circondata dalle chiacchiere e dai sospetti, non può fare affidamento che su sé stessa. Ora più che mai tutto dipende da lei. È questa l’eredità che Eva le ha lasciato: scrutare il futuro e distinguere vero e falso, odio e amore, realtà e sogno. Solo allora il velo che offusca il suo destino finalmente si solleverà.
Un libro dalla storia unica. Stampato in proprio dall’autrice, in due settimane è andato esaurito solo grazie al passaparola dei lettori. Ora, pubblicato da una delle più importanti case editrici americane, è un assoluto bestseller. La lettrice bugiarda è una storia di abbandono e redenzione, di bugie e tradimenti, dove i misteri e i segreti si dipanano pagina dopo pagina fino a dare un nuovo significato alla parola verità.
La carriera letteraria di Kevin Barry nasce dalla congiunzione di un sogno e di un incubo, entrambi precoci. Il sogno era, racconta Barry, "diventare il più grande scrittore ebraico della mia generazione, un autore del livello di Roth o di Malamud, anzi meglio. Solo che per un ventenne lentigginoso di Cork, Irlanda, la faccenda si presentava un po' complicata". Quanto all'incubo, coincideva col "pensum" imposto dall'industria editoriale a qualsiasi debuttante: trovare una voce (e poi vivere di quella). Bene, dal momento che la sola idea "di sentirsi frastornare per i successivi trenta o quarant'anni da quella benedetta voce, sempre uguale" gli faceva accapponare la pelle, Barry ha tempestivamente optato per una via diversa: scrivere, con la stessa gioia selvaggia che il lettore, per osmosi, prova leggendole, le storie in cui si imbatteva più o meno tutti i giorni, fra le strade e i pub della sua Irlanda. Storie nere, quasi sempre, i cui personaggi non solo sbagliano, ma perseverano, diabolicamente, nell'errore. Un ragazzo esce da un carcere minorile dopo una condanna per spaccio di anfetamine, e ha un'idea luminosa per cominciare una nuova vita: spacciare anfetamine. Un suo coetaneo, sui tetti di Cork, pensa di baciare una sua amica talmente a lungo, e così tormentosamente, da disintegrare anche solo la possibilità di farlo. Due vecchiette battono la campagna in quello che sembra un incantevole road movie della terza età, finché non scopriamo che si tratta di due predatrici...
Un caso di follia. Roseanne McNulty è chiusa in manicomio da molti decenni, impegnata a redigere meticolosamente e in assoluta clandestinità i suoi diari. Roseanne ci racconta di una vita avventurosa: sposata e poi ripudiata a causa di un breve incontro con un ribelle conosciuto durante la guerra civile irlandese, Roseanne vive del poco che le resta. A interrompere la sua solitudine, una notte d’amore in cui viene concepito suo figlio. Poi più nulla nei suoi ricordi, solo le mura scrostate di quel fantasmatico e sinistro manicomio. Anche il dottor Greene, lo psichiatra che ha in cura da trent’anni Roseanne, affida alla scrittura di un diario le sue considerazioni sulla propria esistenza e su quella strana paziente, sempre più convinto che il suo internamento celi ben altri misteri. E sarà proprio la rivelazione del segreto custodito da anni nella memoria di Roseanne a sconvolgere la sua vita e quella del dottor Greene. Il segreto è un romanzo che appassiona e avvince, fa correre il lettore sul filo di lama che separa la cattiveria degli uomini e il loro insopprimibile bisogno di verità; la luce della scienza e le oscure profondità dell'anima; la normalità e la follia. Un romanzo pluripremiato: vincitore del Costa Novel of the Year Award e del Costa Book of the Year Award. Finalista al Man Booker Prize e al Los Angeles Times Book Award. Vincitore del Hughes & Hughes Irish Novel of the Year e del Tubridy Show Listeners’ Choice Award.
Sebastian Barry è nato a Dublino nel 1955, figlio dell’attrice irlandese Joan O’Hara. Ha studiato al Trinity College. Ha ricoperto varie cariche accademiche, tra cui la Honour Fellowship in Scrittura all’Università dell’Iowa, e quella di Writer Fellow presso il Trinity College. È drammaturgo, romanziere e poeta. Anche il suo romanzo del 2005 A Long Long Way è stato finalista al Man Booker Prize.
Tra arrivi e partenze, amicizie lunghe una vita e disincontri quotidiani, orizzonte superiore e orizzonte inferiore, ricordi tenaci e attimi mancati, Stefano Bartezzaghi ci conduce in un insolito viaggio sentimentale nella sua città. E la sua lingua-cornucopia scava nell'ovvio e nel mediocre del quotidiano e dell'oggetto comune per produrre riverberi insoliti, lampi di ricordi, nuovi angoli di osservazione, storie frivole e serie di persone note o del tutto sconosciute che insieme a Milano ci raccontano anche un'altra possibile città. Magari la nostra.
"Questo libro è pieno di errori, mille per la precisione: refusi (ma non di punteggiatura o sintassi, non sono così cattivo), errori lessicali e grammaticali, vocaboli sbagliati, errori fattuali, omissioni. E non è colpa del povero correttore di bozze che ci ha lavorato. Gli errori li ho messi io, per giocare con voi come Niccolò Errante faceva con me. Errante era un grande scrittore misterioso, enigmatico, che non amava apparire: nessuno sa esattamente neanche quando o dove è nato. Avevo il privilegio di essere il correttore di bozze dei suoi romanzi e posso dire di essere stato anche un suo amico. E a un certo punto io e Niccolò abbiamo iniziato a fare un gioco. Mi inviava brevi racconti pieni di errori da scovare, e quegli errori componevano un messaggio segreto. Ci abbiamo giocato fino alla sua morte o, per meglio dire, fino al suo suicidio: il 3 giugno 2025, dopo una riunione con la casa editrice, il mio scrittore preferito e mio amico, infatti, completamente ubriaco si è buttato dal balcone di casa sua. Però io so che Errante non si è suicidato e ho nascosto la verità nei mille errori disseminati in questo libro. E solo i più scaltri tra voi che riusciranno a trovarli potranno ricomporre un messaggio segreto e risolvere il giallo della sua morte. Quanti di voi accetteranno la sfida?".
Amore e dolore (il dolore è «qualcosa che fa male nel cuore dell'amore»), quando sono presenti sono uno stato eterno, irrimediabile, sconvolgente. Semplicemente sono. Si possono abitare. E possono accompagnarsi alla «presenza dell'assenza». A un «dove lei non è», dice Barthes.
All'indomani della morte della madre, Roland Barthes inizia un diario. Racconta, vuole raccontare, prova a dire il suo dolore. Scrive a penna, talvolta a matita, su foglietti di carta che lui stesso prepara strappando in quattro pagine più grandi e di cui tiene una riserva sul tavolo di lavoro. Intanto, cerca di concretizzare senza riuscirvi, il progetto romanzesco Vita Nova e termina uno dei suoi capolavori: La camera chiara, non a caso sempre alla madre intimamente dedicato.
Gli psicoanalisti dicono che per elaborare il lutto della perdita di un padre o di una madre occorrono all'incirca diciotto mesi, Barthes tiene il suo diario per quasi due anni. È il 1977. Queste pagine rimangono inedite, ma il suo autore le aveva preparate, forse per la pubblicazione. Oggi arrivano al lettore come un gioiello inatteso.
Sono una narrazione poetica che procede per illuminazioni, fulminea ed esatta. Sono pagine intense, di grande forza emotiva e di spiccata purezza letteraria. Come in Frammenti di un discorso amoroso, anche qui ogni brano è indipendente, può essere letto in tempi e secondo movimenti diversi. Sono frammenti. Perché frammentario è il dolore che, non sottomesso al tempo, è incompleto, inadeguato, discontinuo, caotico, atono, imprevedibile e immobile.
Eppure, nel momento stesso in cui viene svelato lo scandalo del linguaggio umano che non sa dire la morte (se non con frasi banali e imbarazzate), proprio allora Barthes rivela una capacità estrema di trasferire nella scrittura un contenuto esperienziale tanto intimo quanto universale. In un percorso interiore e privato che apre alla riconoscibiltà e alla condivisione. Quello di cui si parla è un lutto senza sostituti o simbolizzazioni.
Ma la scoperta profonda che accompagna chi legge queste pagine, è che ad essere raccontato è, in ogni parola e in ogni pausa, un amore. Un amore assoluto, infinito, unico ed esclusivo.
Il libro di Barthes si dipana attraverso il richiamarsi di una geografia di luoghi topici dell'amore, di frasi ricorrenti: "Adorabile!, la dichiarazione, il disagio, la gelosia, l'incontro, l'attesa, la tenerezza, io-ti-amo, fare una scenata, elogio delle lacrime, idee di suicidio, nell'amorosa quiete delle tue braccia, m'inabisso, soccombo..." Barthes sceglie l'ordine alfabetico a forma di frammento, che tutto evoca e disperde.
Il Grande Vecchio era sicuro che in quel luogo avrebbe trovato amici straordinari. La sua vita, un po' riservata, gli aveva comunque consentito di frequentare uomini potenti, dive bellissime, campioni ineguagliabili, artisti formidabili: molti li avrebbe rivisti volentieri, qualcuno che - per anagrafe - aveva solo incrociato lo avrebbe voluto conoscere un po' meglio. Così stilò un piccolo elenco e pregò Francangelo, il suo assistente, di cercarli. Quando vide arrivare quel celebre tenore con l'enorme foulard al collo, quel grandissimo pilota con lo sguardo malinconico, quel ragazzo timido con la bandana in testa, quella principessa col sorriso un po' triste e altri ospiti strabilianti capì di aver avuto un'idea bellissima. La cena fu un successo. Tutti andarono via felici. Con un cavallino fra le mani.
Ponzio Pilato, il governatore della Giudea che, secondo i Vangeli, ha consegnato Gesù alla morte in croce, lavandosene la mani, è una delle figure più conosciute nella storia umana che ha incuriosito e affascinato intere generazioni. Se per alcuni è responsabile della morte del Cristo, per altri è un martire (Chiesa copta) e addirittura un santo (Chiesa etiope). Attingendo a piene mani da fonti di ogni genere, Camillo Bartolini ricostruisce il racconto della vita di Pilato, dalla giovinezza, ai giorni della passione di Gesù, fino alla sua morte, restituendoci il lato oscuro e misterioso dell'uomo che ha cambiato per sempre la storia del mondo.
Potrebbe trattarsi di un suicidio maturato nell'alta società torinese, ma l'intuito del sostituto procuratore della Repubblica Luca Fabiani lo porta a pensare che si tratti in realtà di un efferato omicidio. Un delitto con due possibili colpevoli, uno dei quali si autoaccusa. Ma chi dei due è il vero omicida? In un susseguirsi di vicende drammatiche, inizia così una vera e propria sfida processuale fra il Pubblico Ministero e gli avvocati difensori degli imputati. Una sfida appassionante e ricca di colpi di scena, che rappresenta un avvincente viaggio nei meandri della giustizia italiana. La verità risulterà ben diversa da quella che appare nelle aule di giustizia, e il magistrato Fabiani la scoprirà grazie all'aiuto del suo inseparabile amico, il cane Globo.

