
Estate 1919. Oppressa da una profonda tristezza causata dagli orrori della guerra, Elizabeth si rifugia nel suo chalet svizzero. Arriva sola, l'animo rabbuiato dalle pesanti perdite subite e consapevole della malvagità umana, nella casa tra i monti che fino a pochi anni prima riecheggiava della presenza e delle risate di numerosi amici. Vuole ritrovare la gioia di vivere, scuotersi dall'apatia, tornare ad amare la natura, ad apprezzare i fiori e i panorami incantevoli che la circondano. Non è un'impresa facile, ma lentamente comincia a riaccendersi in lei una sottile vena di energia. Anche per il suo compleanno è sola. Concede ai domestici un giorno di libertà e si accinge a dedicarsi a qualche lavoro pesante che la costringa a non pensare, quando le arriva un regalo inatteso: due donne inglesi, reduci da un'escursione e in cerca di una pensione dove trascorrere la notte, giungono per caso allo chalet. Elizabeth le invita a pranzo, poi per il tè, quindi a rimanere con lei per alcune settimane. E dalla loro presenza nascerà la promessa di una nuova felicità. Pieno di scene divertenti e intriso della solita lieve ma spietata ironia che contraddistingue lo stile di Elizabeth von Arnim, "Uno chalet tutto per me", scritto in forma di diario, ci offre una serie di pensieri profondi sull'importanza del preservare la vita e sull'insensatezza della guerra.
L'Autore riflette su molti interrogativi, dando vita a un racconto magico e indimenticabile, un volo nel regno della fantasia poetica.
Tutto Renato Zero, anno per anno, disco per disco, canzone per canzone, parola per parola. Una ricostruzione attenta e scientifica della vita e della carriera, partendo dalla sua opera e attraversando migliaia di documenti: interviste, rassegne stampa, programmi di sala, saggi, inchieste, testimonianze, filmati, speciali TV, registrazioni radio.
Manca solo un mese a Pesach, la Pasqua ebraica, e quest'anno tocca a Vittoria occuparsi della grande cena, il séder. La preparazione meticolosa della tavola, dei pani azzimi, delle erbe amare e dei dolci è una responsabilità, ma se non altro aiuterà Vittoria a distrarsi dal pensiero dell'uomo che, dopo tanti anni di matrimonio felice con Giacomo, le fa battere il cuore. Dalla storia dell'amore perduto e mai dimenticato della novantenne zia Angelina che ha attraversato con coraggio gli anni della guerra e delle persecuzioni razziali - fino agli intrecci non facili delle famiglie che nascono nel millennio della precarietà globale, tre generazioni si confrontano sulle comuni radici ebraiche e sul senso dell'esistenza nel corso di una serata destinata a cambiare la vita di ciascuno dei commensali. Alla grande tavolata, oltre a celebrare la liberazione degli ebrei dalla schiavitù d'Egitto, ciascuno porta infatti con sé la propria storia, i propri pensieri nascosti, i propri desideri... Ci sono Edoardo e Ruth, cattolica convertita all'ebraismo, Daniele e Sofia, preoccupati per la ribelle figlia Micòl, Leone che si è riavvicinato alla propria gente dopo esserne stato a lungo lontano, sino ad arrivare a Beniamino, il figlio di Vittoria, adolescente che mal sopporta i limiti imposti dalla tradizione. Su tutto, su tutti, i retaggi, i comportamenti, le ricette di una cena che da rito antichissimo si tramuta in terreno di incontro, confronto e inevitabile scontro umano.
"Diverse centinaia di migliaia di spagnoli, forse diverse migliaia di migliaia, applicano le loro energie del lunedì, del martedì e del mercoledì a glossare le azioni della partita di calcio già passata, e le loro forze del giovedì, del venerdì e del sabato a predire gli avvenimenti della partita di calcio prossima ventura. La domenica riposano e vanno allo stadio: a soffrire o a sollazzarsi, onestamente, vedendo soffrire gli altri..."
"Undici minuti" racconta la storia di Maria, una giovane ragazza brasiliana che, seguendo il miraggio di una vita più facile, si trasferisce da Rio de Janeiro in Europa, a Ginevra. Qui, dopo il tentativo di lavorare come modella, comincia a esercitare la prostituzione e, dagli incontri con i suoi clienti, sviluppa la sua particolare conoscenza del mondo. Gli undici minuti del titolo, il limitato arco di tempo che Maria dedica a ciascun uomo, diventano quindi lo strumento attraverso il quale la ragazza entra in contatto con l'anima degli sconosciuti che incontra. E sarà proprio uno di questi uomini, il pittore Ralf Hart, ad aprirle le porte di una nuova consapevolezza.
«Scoprire» è togliere ciò che serve a nascondere alla vista, riscattare dalle profondità ciò a cui era negata la luce. Partire dall'oscurità, allora, per comprendere più chiaramente: è questo che si propone Robert Macfarlane quando decide di intraprendere i suoi viaggi di esplorazione nel sottosuolo. Girando il mondo alla ricerca dei luoghi più nascosti, inaccessibili, straordinari, l'autore si è affidato a scienziati e guide locali per scendere nel ventre della Terra, e alla pagina scritta per riemergerne con nuove consapevolezze. Perché qui, sotto i nostri piedi, la mappa delle relazioni tra gli esseri umani e la natura si fa complessa, ma anche più nitida e affascinante. E luoghi insospettabili si rivelano custodi di arcani segreti. Come le Mendip Hills - non troppo lontane da casa per Macfarlane - che sovrastano tumuli funerari dell'Età del bronzo, o Boulby, nello Yorkshire, dove in un laboratorio a quasi un chilometro sotto la superficie si registrano segnali della materia oscura dallo spazio. O la romantica Parigi che si sdoppia nell'inquietante città invisibile delle catacombe - in cui lo scrittore si cala sfidando coraggiosamente la claustrofobia -, oggi considerata meta di pellegrinaggio da chi pratica l'urban exploration. O l'altopiano del Carso, attraversato da fiumi sotterranei scavati nel calcare. O le remote isole Lofoten, animate da misteriosi danzatori rossi dipinti nelle grotte marine, o la Groenlandia, dove si può ascoltare il blu dei ghiacci sofferenti per i cambiamenti climatici. O ancora Olkiluoto, in Finlandia, dove i rifiuti nucleari vengono sepolti in un nascondiglio che potrebbe trasformarsi in un devastante vaso di Pandora per i posteri. Ogni avventura sotterranea di Macfarlane diventa un racconto speciale, affollato di personaggi autentici e appassionati e percorso dalle parole di poeti, scrittori, artisti, studiosi che hanno corteggiato le profondità della Terra prima di lui. E tra le stratificazioni del passato e del presente, Macfarlane scorge anche una speranza per il futuro: perché solo attraverso la conoscenza di ciò che è stato sarà possibile orientarsi negli abissi ignoti di ciò che verrà. E correggere la rotta prima che sia troppo tardi.
Italia, 2025. Quando Alice si risveglia in una cella dal soffitto basso e le pareti strette, in sottofondo l'urlo di una sirena, salta in piedi sulla branda, con il cuore che le martella nel petto. Quando poi la voce metallica di un altoparlante le ordina di dirigersi verso la Sala Comune, si accorge di non essere sola: insieme a lei ci sono altri dodici ragazzi, i detenuti dei Centri Rieducativi più pericolosi del Paese. L'ultima cosa che ricorda, Alice, è la protesta a Città 051 contro l'Autorità Provvisoria, che controlla la politica, e il blindato nero in cui è stata trascinata insieme ad Andrea, il ragazzo che le piace. Non avrebbe mai immaginato di risvegliarsi in un bunker tra le Alpi, è certa di essere stata rinchiusa lì per errore. Divise grigie e cibo in scatola, un orologio arancione al polso, il tempo nel bunker sembra non passare mai in attesa delle 17, ora in cui ogni giorno due Sfidanti sono chiamati a lottare all'ultimo sangue nella Gabbia. Per Alice è subito chiaro che là sotto, anche se hai sedici anni, non hai diritto di avere paura e nemmeno di innamorarti. Perché dentro Under, il reality show della morte di cui è cavia insieme ai compagni, si sopravvive solo uccidendo. Ma anche nella prigione più terribile puoi scoprire chi sei e cambiare le regole. Insieme, ribellarsi è possibile, e il gioco al massacro può trasformarsi in rivoluzione...
Rachele ha trentotto anni quando il tumore che aveva scoperto mentre aspettava il terzo figlio si ripresenta. Da lì la decisione di scrivere qualcosa da lasciare ai suoi bambini, un diario della sua vita. Lo fa mandandomi venticinque messaggi vocali, un racconto senza sconti o giri di parole di tutto quello che ha vissuto e che vale la pena raccontare. Li ho custoditi e poi trascritti. Oggi Rachele non c'è più, ma riascoltare la sua voce e le sue parole ha acceso in me una domanda: per cosa vale la pena vivere? La sensazione più forte dopo la pandemia è di quanto tutto sia precario, mutevole, di quanto la vita sia preziosa e valga la pena alzare la testa. Così ho cominciato a osservare e ascoltare come sta cambiando il mondo e ho cercato persone che potessero regalarmi con l'esempio una convinzione: si vive una volta sola e non si deve sprecare un solo istante. Bisogna essere fedeli a sé stessi, fare scelte coraggiose e appassionate e vivere con intensità, regalandosi ogni giorno la possibilità di scegliere. Per Franco significa, dopo oltre sessant'anni di vita insieme, non lasciare la mano di sua moglie neppure per un giorno. Per Claudia, trovare la forza di ribellarsi al marito camorrista, alle sue regole, e ricominciare da capo. Per Camilla, attraversare l'oceano in cerca delle proprie origini. Per Sami, rispondere con l'impegno e la memoria agli orrori che hanno segnato la sua storia. Per Laura, scegliere la vita, reagire, anziché rinunciare e arrendersi.
"Se voi vi sentite tanto superiori da non riuscire a interessarvi di minatori e di serve, smettete di leggere. D'ora in poi, io mi rivolgo ai minatori e alle serve di tutto il mondo". Così Tom Hanlin, che sperimentò in prima persona la fatica e i rischi del lavoro in miniera, presenta il suo romanzo, imponendoci di accostarci a esso con il giusto sguardo (e, forse, solo se ne siamo degni). Di questo prolifico autore John Steinbeck aveva un'altissima opinione, e definì Una volta sola nella vita "meraviglioso". È in effetti impressionante la modernità e la portata letteraria e sociale di quest'opera che appare subito diversa da ogni altra: una scrittura asciutta nella quale ogni vocabolo pesa di molti significati; così crudelmente precisa da far sembrare il nero delle parole più nero ancora sulla pagina, come carbone. Una storia all'apparenza semplice ci porta a riflettere (in un modo che ci sembrava quasi d'aver dimenticato) sulla scoperta di sé come individuo in una collettività - talvolta entrambi a pezzi - e sul sentimento di amore come fragile tramite di questo processo. Straordinario connubio quello con la traduzione letteraria di Giorgio Manganelli, la cui particolarissima voce non fa che aggiungere sfaccettature al testo, che può essere oggi finalmente riscoperto in questa nuova edizione.
Siamo al Liceo Léon Blum, Créteil, banlieue parigina: una miscela esplosiva di etnie, confessioni religiose e conflitti sociali. Nella classe più difficile della scuola, la professoressa di storia, Anne Anglès, invece di capitolare come molti altri colleghi di fronte al malessere di questi adolescenti, propone loro un progetto comune: partecipare a un concorso del Ministero dell'Istruzione sul tema del genocidio ebraico. Una missione pressoché impossibile per una classe a maggioranza musulmana, dove la Shoah lascia indifferenti, quando non viene palesemente negata. Dapprima riluttanti, gli studenti accettano infine la sfida. Vinceranno il concorso e la loro vita cambierà per sempre. Questa incredibile storia vera, che ha commosso la Francia, è raccontata da uno di loro, Ahmed Dramé. Una favola moderna di riscatto e trasformazione, una vicenda attualissima che trasmette un messaggio di speranza: è possibile, nonostante le difficoltà, sfuggire a un destino apparentemente segnato.

