
Un giovane inquieto, che conquista i cuori di chi lo incontra, ma che è incapace di sottostare alle catene dell’amore e vive costantemente in fuga dagli altri e da se stesso, percorrendo il mondo come un vagabondo senza pace e senza affetti; un maestro, logorato dalla vita e da un lavoro ingrato, che in una notte di tempesta ritrova la donna che non aveva saputo amare da giovane e non può dirle nemmeno una parola; un ufficiale postale che non sa decifrare l’affetto che nutre per lui la piccola orfanella affidatagli: sono tanti i protagonisti di queste storie che s’intrecciano lungo il corso del Gange.
Ma più ancora degli uomini, spesso soli, a volte meschini e altre sfuggenti, sono le donne le vere protagoniste di quest’India povera e forse ormai scomparsa, che nessuno come Rabindranath Tagore ha saputo così efficacemente raccontare: donne che tradiscono, ma anche che sacrificano tutto sull’altare dell’amore, donne ferite e che vorrebbero ferire, donne rifiutate e donne capaci di intuire il senso dei movimenti impercettibili del cuore. Un universo femminile misterioso e affascinante come l’India, ancora immersa in una tradizione all’apparenza immortale, e invece così fragile nei riti e nei valori, già sull’orlo di una modernità che la travolgerà e ne muterà drammaticamente i connotati.
Radindranath Tagore nasce a Jorasanko (Calcutta) il 6 maggio 1861 da una famiglia dell’alta aristocrazia del Bengala. A diciassette anni compie il suo primo viaggio in Europa: va in Inghilterra a studiare legge e letteratura e vi resta un anno e mezzo. Quando torna si fa conoscere come poeta, pubblicando due raccolte di versi: I canti della sera e I canti del mattino, di forte impronta romantica, che gli valgono l’appellativo di «Shelley del Bengala». Nel 1883 sposa la giovanissima Mrinalini Debi, con la quale un anno dopo si ritira a Ghazipur dove si dedica a nuovi drammi e saggi letterari. Nel 1890 è di nuovo in Europa: visita l’Italia, la Francia e ancora l’Inghilterra. Al suo ritorno s’impegna nell’attività politica con il movimento nazionale del Bengala, e poi soprattutto in quella educativa, fondando una scuola sperimentale a Santiniketan. Il campo dei suoi interessi è vastissimo: è musicista (scrive lui stesso la musica delle sue poesie), pensatore, drammaturgo, narratore (più avanti negli anni si avvicinerà anche alla pittura). Gli anni tra il 1907 e il 1913 sono decisivi per Tagore, anche per la sua notorietà internazionale. Lavora alle poesie che comporranno la raccolta Gitanjali (1912, Canti d’offerta) e che, tradotte in inglese – Tagore pur scrivendo in bengali traduce quasi tutta la sua produzione – gli varranno il Premio Nobel nel 1913. Nel 1915 incontra per la prima volta Gandhi col quale, nonostante le divergenze politiche, stringe un’amicizia profonda e duratura. Il suo impegno culturale e pedagogico, frattanto, s’intensifica: nel 1921 fonda l’università internazionale di Vishva Bharati e, spinto dall’esigenza di un incontro tra cultura orientale e occidentale, intraprende viaggi in tutto il mondo. Negli ultimi anni della sua vita, colpito da una grave malattia, si ritira a Santiniketan, dove si dedica totalmente all’attività letteraria. La produzione di questo periodo è vastissima, e comprende, oltre a numerose raccolte poetiche, drammi, novelle, riflessioni, aforismi e saggi di critica letteraria. Si spegne nella sua casa natale di Jorasanko il 7 agosto 1941.
Chi altri avrebbe osato scrivere la sua "autobiografia non autorizzata", offrendola spericolatamente in pasto al mondo in una lingua affabulatoria, epigrammatica, sincopata, di un'eleganza senza pari e di un'oscenità scatenata e al contempo scanzonata? Aldo Busi compie qui un viaggio che riconduce al punto di partenza, secondo un percorso circolare nel quale nulla accade perché tutto è già accaduto e non resta che prendere atto della verità così come la scrittura la riconosce, la indaga e la costringe a uscire allo scoperto, attraverso lo smascheramento spietato dell'imperfetta menzogna coltivata per tutta una vita da personaggi della piccola, media e grande borghesia, ordinari incantatori che vorrebbero sottrarsi e restare misteriosi ma finiscono per venire centrifugati in questo potente caleidoscopio delle umane vanità, cui non sfugge nemmeno chi ne scrive per chiamarsene fuori. Ancora una volta lo scrittore ci coglie di sorpresa avventurandosi in zone fra le meno seriamente esplorate dei rapporti tra uomini e donne, come quella dell'omosessuale innamorato di alcune elette e dannate a non averlo e a non farsi avere, pena il perderlo e con lui perdere l'occasione politica e rivoluzionaria per eccellenza che manca alle donne, l'amore ad armi pari con un uomo: un'amicizia di disinteressata e leale passione. Testo drammatico senza averne né l'aria né gli artifici, a tratti insospettabilmente romantico fino alle lacrime, più spesso esilarante fino alla risata irrefrenabile...
I Kwimper, una famiglia di sfaticati che vive di sussidi per la disoccupazione, composta da padre, tre figli e una baby-sitter, durante un viaggio in auto prendono per sbaglio una strada in costruzione e si ritrovano, senza benzina, nel cuore del nulla americano. Una terra di nessuno che non figura nemmeno sulle carte geografiche, e che dunque può essere colonizzata, reclamandone la proprietà. La situazione ideale per cominciare da capo, come veri pionieri, e costruirsi un nuovo mondo: peccato che la terra promessa vada difesa dalle pretese di due funzionari del governo fin troppo zelanti, e di una banda di gangster da strapazzo... Pubblicato nel 1959, salutato da un clamoroso successo di pubblico, "Vacanze matte" mantiene intatta la sua carica comica e dirompente. La guerra che i Kwimper, balordi di irresistibile testardaggine, ingaggiano con le autorità e il crimine organizzato, la loro disarmante ingenuità rischiano di diventare il simbolo vincente di una resistenza al conformismo dominante che mai come oggi appare necessaria.
Metti una splendida villa andalusa, due coppie infelici e un’imprevista vacanza insieme: che cosa succederà? Chloe ha davvero bisogno di una vacanza. Non ne può più di confezionare abiti nuziali, lei poi che non è neanche sposata! Ed è un momento delicato perché Philip, il suo compagno, ha seri problemi di lavoro e non riesce a pensare ad altro. Meno male che Gerard, uno dei suoi più cari amici, le presta la sua meravigliosa villa in Spagna dove trascorrere qualche giorno in pace... Perfetto! Hugh non è felice. Amanda, la sua impeccabile moglie, sembra più interessata ai colori delle pareti del loro lussuoso appartamento che a lui, e a Hugh non resta che lavorare dalla mattina alla sera, trascurando la sua famiglia e soprattutto trasformandosi in un estraneo per le sue due bambine. Ma Gerard, un vecchio compagno di scuola che ha rincontrato per caso, gli dà l’occasione di spezzare questa opprimente routine proponendogli un breve soggiorno nella sua casa in Spagna... Perfetto! E così Chloe e Hugh si ritrovano con le rispettive famiglie nello stesso momento e nello stesso posto, scoprendo con grande disappunto che Gerard ha promesso la villa a entrambi. Dopo lo sconcerto iniziale, sono costretti a convivere tra piccoli disagi e, soprattutto, tensioni sotterranee. Perché Chloe e Hugh hanno un passato in comune, un passato che torna prepotentemente a galla durante una vacanza che si rivelerà piena di imprevisti e sorprese. Madeleine Wickham racconta con grande naturalezza e sensibilità, senza rinunciare al consueto tocco di humour, le dinamiche di due coppie in crisi e l’attrazione esercitata dalla prospettiva di una nuova relazione, con le sue incognite che affascinano e spaventano al tempo stesso. Vacanze in villa è una commedia sofisticata sulla difficoltà di difendere l’amore dalle insidie dell’abitudine e della quotidianità, in una sfida che si combatte – e si vince – giorno dopo giorno.
Non è il Maigret che conosciamo quello che ogni giorno alle 15, compunto e impacciato, va in clinica a trovare la moglie, operata per un improvviso attacco di appendicite alle Sables d'Olonne. Ma c'è di più: irritato dall'atmosfera balneare che lo circonda il commissario passa nervosamente le sue giornate. Finché qualcuno, con un biglietto infilatogli misteriosamente in tasca, gli chiede aiuto...
"Questa non è una storia dell'India. Di quel paese, quando salpai alla sua volta, sapevo all'incirca quanto ricordavo dagli anni di scuola: che c'era stato un ammutinamento, per esempio, e che a vederlo sulla carta somigliava un po' a un Cervino capovolto; rosa, perché lo governavamo noi". Intorno alla metà degli anni Venti, senza alcuna preparazione e nemmeno una vaga idea di quello che lo aspetta - unico requisito richiesto, oltre alla cittadinanza inglese, era la somiglianza con il vichingo Olaf, personaggio leggendario di un romanzo di Rider Haggard -, il giovane Ackerley decide di partire per l'India, accettando di rivestire l'improbabile ruolo di segretario privato del Maharaja di Chhokrapur: invisibile staterello che oggi sarà vano cercare sulle carte, "posto che sia mai esistito". Infantile, lussurioso, ossessivo, smanioso di Assoluto e occidentalista all'estremo, Sua Altezza assillerà Ackerley con le domande più impensate e sulle questioni più insondabili, non ottenendo nient'altro che una serie di evasive risposte, ma trovando quello che forse, in fondo, cercava: un amico. Degli incontri giornalieri con il Maharaja e con gli altri non meno irresistibili personaggi che frequentano la sua corte è fatto questo libro: più che un diario di viaggio, un'esilarante e indimenticabile commedia di costume, e insieme una preziosa testimonianza involontaria sull'India al tramonto della colonizzazione.
Maycomb, Alabama. La ventiseienne Jean Louise Finch "Scout" torna a casa da New York per visitare l'anziano padre, Atticus. Ambientato sullo sfondo delle tensioni per i diritti civili e il trambusto politico che negli anni cinquanta stanno trasformando il Sud degli Stati Uniti, il ritorno di Jean Louise prende un sapore agrodolce quando viene a sapere verità inquietanti sulla sua famiglia, sulla cittadina e sulle persone che le sono più care. Tornano a galla ricordi dell'infanzia, e i suoi valori e convincimenti sono messi seriamente in discussione. Con il ritorno di molti personaggi emblematici de "Il buio oltre la siepe", "Va', metti una sentinella" cattura perfettamente le sofferenze di una giovane donna e di un mondo costretti ad abbandonare le illusioni del passato, una transizione che può solo essere guidata dalla coscienza di ciascuno. Scritto a metà degli anni cinquanta, "Va', metti una sentinella" permette una comprensione più completa e più ricca di Harper Lee.
Maycomb, Alabama. La ventiseienne Jean Louise Finch "Scout" torna a casa da New York per visitare l'anziano padre, Atticus. Ambientato sullo sfondo delle tensioni per i diritti civili e il trambusto politico che negli anni cinquanta stanno trasformando il Sud degli Stati Uniti, il ritorno di Jean Louise prende un sapore agrodolce quando viene a sapere verità inquietanti sulla sua famiglia, sulla cittadina e sulle persone che le sono più care. Tornano a galla ricordi dell'infanzia, e i suoi valori e convincimenti sono messi seriamente in discussione. Con il ritorno di molti personaggi emblematici de "Il buio oltre la siepe", "Va', metti una sentinella" cattura perfettamente le sofferenze di una giovane donna e di un mondo costretti ad abbandonare le illusioni del passato, una transizione che può solo essere guidata dalla coscienza di ciascuno. Scritto a metà degli anni cinquanta, "Va', metti una sentinella" permette una comprensione più completa e più ricca di Harper Lee.
Olga è nell'età in cui si fanno bilanci. Malata, sente il bisogno di raccontarsi, di ripercorrere la sua giovinezza, il suo matrimonio infelice e le vicende che hanno condotto sua figlia Ilaria a una morte precoce. Ha così inizio la sua lunga confessione alla nipote Marta. Nel gesto della scrittura, pacata ma intensa e commovente, Olga ritrova finalmente il senso della propria esistenza e della propria identità. Una storia forte e umanissima che ha emozionato lettrici e lettori di ogni età: un romanzo di sentimenti forti, dove la forma epistolare diventa quasi flusso di coscienza: racconto di sé e del segreto che ha segnato più vite. Un libro più attuale che mai, che ci mette di fronte ai nostri sentimenti e all'importanza delle relazioni.
"Va' dove ti porta il cuore", racconta una storia forte e umanissima in forma di lunga lettera - scandita come un diario - di una donna anziana alla giovane nipote lontana. È una lettera di amore e allo stesso tempo una pacata ma appassionata confessione a cuore aperto di un'intera vita che nel gesto della scrittura ritrova finalmente il senso della propria esperienza e della propria identità.