
Maria ha trentadue anni, è una ragazza come tante, vive da sola e ha delle storie occasionali. Da tre anni ha deciso di aiutare a morire le persone che lo desiderano: malati terminali che vogliono abbreviare l'agonia, persone le cui sofferenze intaccano la dignità di essere umano. Pur lavorando in clandestinità, nell'ambiente medico è piuttosto famosa e molti si affidano a lei. Uomini e donne che aspettano le istruzioni per abbandonare la vita senza soffrire. Sono incontri strazianti in cui l'attesa della fine del dolore coincide con la separazione definitiva tra un marito e una moglie, tra una madre e un figlio. Un giorno però a richiedere il suo servizio è un settantenne in buona salute, che ritiene semplicemente di aver vissuto abbastanza. L'incontro metterà in discussione le convinzioni di Ilaria e la coinvolgerà in un dialogo serrato lungo il quale la relazione tra i due sembrerà infittirsi di sottintesi e ambiguità affettive.
Venezia, 1569. Mentre la Serenissima Repubblica si sta preparando a un sanguinoso conflitto con l’Impero Ottomano e l’Inquisizione brucia migliaia di libri, l’esplosione dell’Arsenale illumina la notte, ed è violentissima. Intere contrade vengono rase al suolo, lasciando morti e feriti. Tra i soccorritori c’è Andrea Loredan, secondogenito del Doge e avvocato de’ Prigioni, che si destreggia in uno scenario di devastazione e sofferenza destinato a cambiargli la vita.
Nel frattempo, un vecchio nuota fra le fiamme che ardono sulla superficie della laguna: ha una missione da compiere in nome di chi ha amato. Riesce a salvarsi, solo per essere subito arrestato dalle milizie veneziane. Dice di essere un mercante turco di tappeti, ma lui e un ragazzo di nome Gabriele vengono gettati nelle Serenissime prigioni. Le accuse sono di inusitata gravità e la bellissima madre di Gabriele implora Andrea di assumere la difesa del figlio. Per difendere i due imputati, il giovane Loredan si trova invischiato in una serie di misteriose morti nel monastero della Celestia e incappa in un oscuro messaggio cifrato: la sua città, la città dei maestri vetrai, la città della libera stampa e della cultura, rischia di cambiare per sempre volto. In un rocambolesco intrigo, che lo conduce fino a Lepanto, nel cuore del conflitto che vede contrapposte le armate navali della Croce e della Mezzaluna, l’avventura di Andrea diventa un’appassionata, epica e travolgente battaglia in nome della libertà.
«Perchè io ricordi quel preciso giorno non so;
a volte si incidono nella memoria dei gesti
che creano legami, simboli e resistono nel tempo;
ora capisco che essi racchiudono come un mistero
d'amore o di dolore e che mettono insospettate radici»
Un nuovo romanzo di Vittorino Andreoli che ci consegna un ritratto inedito, lucido e appassionato del vuoto in cui vivono i giovani d'oggi.
Al bar Vertigo, locale notturno alla moda, ritrovo per la gente che conta del Cairo, Ahmed Kamàl assiste per caso all'omicidio di due noti uomini d'affari. Fotografo di professione, imprime le immagini della strage sulla pellicola, ed è pronto a farle pubblicare, ma si rivolge al giornale sbagliato: i media del paese sembrano puntare a molta apparenza e poca verità. Intrappolato in una rete di giochi di potere, Ahmed per un po' trova riparo in un locale notturno, popolato da ballerine del ventre e attricette in cerca di gloria, accanto a uomini d'affari e politici: gente influente, persone che al mattino sulle pagine dei giornali sono nemiche, e di notte diventano alleate nel gioco delle parti, tutte riunite nello stesso locale in cerca di donne e alcol, a ostentare la propria ricchezza. Testimone scomodo, Ahmed tuttavia non intende tacere... Accolto in Egitto con grande entusiasmo all'arrivo della primavera araba, Vertigo denuncia il malcostume del paese, senza mai rinunciare all'ironia. Con il suo ritratto schietto di una polizia di stato losca e vendicativa e di una classe politica corrotta, Mourad racconta la difficoltà di trovare un vero modello per le nuove generazioni, il disordine che pervade la nazione, lo stato di vertigine perpetua in cui si confondono ruoli e concetti, dove chi difende i valori morali può subito dopo essere sopraffatto dal proprio interesse personale. Ma tutto questo non gli impedisce di affidare alle sue pagine un messaggio di speranza per i giovani...
Spartito in quattro racconti, "Vertigini" è un libro in cui domina il tema del viaggio: un errare che ha per protagonisti non solo il narratore nelle sue lunghe peregrinazioni fra Vienna, Venezia, Verona e i luoghi dell'infanzia nelle Alpi bavaresi, ma anche scrittori come Stendhal, Casanova e Kafka, ritratti durante i loro soggiorni in Italia. Stazioni ferroviarie e camere d'albergo, fughe di case e alberi dietro i finestrini di un treno, compagni di viaggio che paiono minacciose reincarnazioni di personaggi storici, estenuanti itinerari cittadini con lo zaino in spalla scandiscono questi percorsi nello spazio e nel tempo: percorsi interiori, alle radici della malinconia e del ricordo, cui solo la scrittura può restituire la vita.
All’inizio degli anni Settanta nasce un movimento ribelle. Sono giovani contestatori dai capelli lunghi e dagli abiti irriverenti. Solo che alle piazze preferiscono le montagne e cercano in parete il loro altrove e un diverso rapporto con la vita e con la natura. Li chiamano i ragazzi del Nuovo Mattino e questa è lo loro storia, utopistica e tragica. Nei primi anni Settanta, tra Torino e il Gran Paradiso, le montagne cominciano a popolarsi di personaggi strani, lontani anni luce dalle figure tradizionali dell’alpinismo classico. Questi nuovi arrampicatori disprezzano il mito eroico dello scalatore duro e puro, il rito della vetta a ogni costo, della ‘lotta con l’Alpe’. Nel piccolo mondo dell’alpinismo è una frattura epocale che porta alla nascita di un vero e proprio un movimento ribelle, il Nuovo Mattino, che deriva dal 1968 i riferimenti culturali. Lo guida il torinese Gian Piero Motti, giovane colto e geniale, ottimo scalatore e autore di articoli forti. I contestatori cercano in parete il loro altrove, una verità complementare ma non conflittuale con l’esperienza urbana. Rifiutano i pantaloni alla zuava e li sostituiscono con jeans e maglietta. Aprono vie dai nomi simbolici: Itaca nel sole, Lungo cammino dei Comanches, La via della Rivoluzione. Ispirati dal mito dell’arrampicata californiana, trovano splendide pareti di gneiss a pochi minuti dalla strada della Valle dell’Orco e volando di fantasia le chiamano Caporal e Sergent, in risposta al leggendario Capitan della Yosemite Valley. Ma tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento gli eventi mettono brutalmente fine al rinascimento della scalata italiana. Era inevitabile? Perché è successo? Le storie di questo libro raccontano il passaggio dall’utopia del Nuovo Mattino alla materialità delle prestazioni sportive, dall’incertezza del sogno alle sirene del mercato. Disegnano la metafora della società italiana e di quello che siamo oggi. Nell’anniversario del 1968 spiegano la fine di un’epoca e ne abbozzano una nuova, più arrendevole e disincantata.
Adelaide è oramai sulla soglia della prima maturità. Le fantasie della giovinezza, le indefinite speranze, il vago desiderio di evadere dai pensieri, dai gesti e dalle parole consunte di tutti i giorni si sono a poco a poco logorati in un grigiore anonimo. Un'inquietudine di cui non riesce a definire il profilo ma di cui pure non arriva a liberarsi. Il marito Errico? La figlioletta Cristina? Non le dicono più niente: ammesso che le abbiano mai detto qualcosa. Come ritrovare - o riuscire finalmente a trovare - la semplicità dell'innocenza, la concretezza dell'amore? Le cose che hanno peso e senso? La vita stessa insomma, nella sua verità più autentica? Forse, al di là di solitudini e incertezze: al di là dello stesso maligno serpente che le ha deposto un perfido uovo nel petto. Un impasto linguistico tessuto in una policromia di voci e di forme scivola pagina dopo pagina verso il fondo remoto della lingua. O dell'anima. La vita, l'amore, la malattia, la morte: gli snodi che fissano i passaggi decisivi del nostro essere gettati nel mondo sono ancora una volta trattati con grazia e profondità da Corrado Ruggiero.
L'isola di Sant'Elena sarà davanti a lui all'alba. Napoleone si ritira presto nella sua cabina la sera del 14 ottobre 1815. Un'ultima notte a bordo, dopo mesi di navigazione. A visitarlo, forse nel sonno forse no, è una bella clandestina: forse Eugénie, l'eroina del suo romanzo giovanile rimasto chiuso in un cassetto. Poi arriva la madre, e altri spettri che incarnano la memoria dei grandi eventi attraversati dall'imperatore in esilio. Un uomo che non si è ancora arreso e che ancora pretende di poter mutare il corso degli eventi, mentre la Northumberland si perde in un banco di nebbia. Un romanzo storico e visionario, che umanizza un grande offrendogli uno scorcio di altra vita possibile.
Nella primavera del 1999, a sessant'anni suonati, Bernard Ollivier parte per Istanbul, zaino in spalla, con la ferma intenzione di raggiungere, a piedi, Xi'an in Cina: 12.000 chilometri lungo la leggendaria Via della Seta. Nel corso delle sue tappe, l'autore si riposa scrivendo. Il primo volume del suo avvincente ed eccentrico resoconto, dedicato alla difficile traversata dell'altipiano dell'Anatolia, è comparso in Francia nel 2000. In questo nuovo libro Bernard Ollivier riprende il racconto. Dalla primavera all'autunno 2000, al dileguarsi dell'inverno che avrebbe impedito il valico dei colli, supera gli ultimi passi montani del Kurdistan e attraversa gran parte dell'Iran prima di ritrovarsi, a luglio, faccia a faccia col terribile Karakoum.
Questa è la storia di sei personaggi in viaggio verso un luogo dove forse non arriveranno mai; è la storia di una poetessa ambiziosa che compone versi fatti tutti di consonanti, di un Ronald McDonald che si fa le canne, di un grande pubblicitario che spaccia rose fritte, di un gigantesco contadino che fa l'autostop in mezzo ai campi dell'Illinois e di un giovane arciere che possiede una freccia incantata. È il ritratto brillante e desolato di un'epoca in cui convivono opulenza e spossatezza, economie di scala e ossessioni solipsistiche. È una critica serrata alle insidie della cultura mediatica e dell'arte pubblicitaria, e alle degenerazioni della letteratura postmoderna. È un tour de force linguistico di cui solo il talento di David Foster Wallace poteva essere capace. È un libro visionario, impegnato, surreale, complesso ed esilarante.
Dopo un periodo in terraferma, il comandante Jack Aubrey ottiene il comando di una fregata, la Boadicea, ammiraglia di una squadra allestita per neutralizzare quattro potenti navi francesi che stanno ostacolando il traffico dei velieri della Compagnia delle Indie nelle acque di Mauritius e delle Réunion, al largo del Madagascar. Come sempre lo accompagnerà l'inseparabile Stephen Maturin, che gli sarà quanto mai d'aiuto come consigliere e informatore, soprattutto quando la Boadicea dovrà far tuonare i suoi cannoni contro le navi di Napoleone.