
Cosa succede quando a cinquant'anni ti ritrovi all'improvviso un moccioso tra i piedi? È quello che il professor Sacerdoti - romanziere, accademico e impenitente misantropo - sta per scoprire. Proprio lui che ha improntato i rapporti parentali a una gelida indifferenza, si vede recapitare per via di un lutto famigliare un bambino di otto anni: Noah Meisner, figlio di una sua lontana cugina ortodossa; un ragazzino silenzioso e sfuggente, precocemente attaccato alle tradizioni. Tutto il contrario del suo miscredente tutore, che lo accoglie in una casa piena di libri, improvvisandosi padre con risultati piuttosto maldestri. Cacciato dall'università per un'accusa tanto infamante quanto insulsa e alle prese con i fantasmi di un passato tragico, sarà pronto il Professore ad aprire la porta a un destino che sta per sconvolgergli la vita? Come lui e Noah impareranno, l'aria di famiglia è una calamita insidiosa e irresistibile. Con la stessa felicità narrativa che illumina "Di chi è la colpa", Alessandro Piperno segue il suo protagonista con ironia e irriverenza, ma anche con grande tenerezza, tratteggiando i chiaroscuri della mezza età. "Aria di famiglia" è un romanzo da cui si fa fatica a staccarsi, che ammalia e diverte - e alla fine commuove -, in cui niente è come sembra e tutto cambia rapidamente.
Ci sono rare volte in cui incrociare per la prima volta lo sguardo di uno sconosciuto non è semplicemente un vederlo, ma un riconoscerlo. È sentire che chi hai di fronte, se anche all'inizio ti sembra strano, o addirittura insopportabile, è qualcuno che, in realtà, prima o poi ti salverà. Questa è la storia di Guido e Silvia, giovanissimi eppure già in debito d'ossigeno con la vita, costretti a fare i conti con un passato che si infila nel loro petto come lame, nell'indecisione di un vuoto dentro che sembra parlare, che sembra dire: "Andrà tutto male". Incontrarsi, conoscersi, amarsi - e tutto quello che c'è nel mezzo - per loro è come tornare a respirare, è trovare finalmente quel qualcuno che capisce che ciò che mostri agli altri non sei davvero e pienamente tu, perché dentro nascondi un mondo, e lo fai solo per paura che te lo rovinino. Quello che si preoccupa che tu sia felice nelle piccole cose, che osserva i tuoi occhi come nessuno vuol fare mai e ascolta i tuoi silenzi come canzoni lente, quasi potessero parlare, soprattutto in mezzo alla gente. Quello che non odia i tuoi difetti perché sa che senza non saresti tu, e che quando pensa lo fa pure per te, come se la sua felicità e la tua corrispondessero. Quello che non ti abbandona anche quando è difficile starti vicino, anche quando dici a voce alta che non vuoi nessuno, ma proprio nessuno accanto. E che così, a suo modo, ti sta sussurrando: "Ti amo". Con il suo stile inconfondibile, che si muove liberamente dalla prosa alla poesia, Marzia Sicignano ci mostra che, quando incontri quel qualcuno, l'unica cosa da fare è tenerlo con te, prendendotene cura come si fa con i tesori più preziosi, perché quel primo respiro che ti ha rimesso al mondo duri il più a lungo possibile.
Il 4 novembre 1979, nel pieno della rivoluzione iraniana, centinaia di militanti danno l'assalto all'ambasciata statunitense a Teheran, prendono in ostaggio una cinquantina di membri del personale diplomatico e chiedono l'estradizione di Mohammad Reza Pahlavi, lo scià in esilio negli Stati Uniti, per poterlo processare in patria. È l'inizio di una lunga crisi internazionale, che vedrà susseguirsi strenui negoziati nonché un tentativo di liberare gli ostaggi con la forza (Operazione Eagle Claw) finito tragicamente. Al momento dell'attacco, sei appartenenti al corpo diplomatico statunitense che si trovavano nel compound dell'ambasciata riescono a fuggire per le strade della capitale e a nascondersi nell'abitazione dell'ambasciatore canadese Ken Taylor. Sono temporaneamente al sicuro, ma l'intelligence americana sa bene che se venissero scovati rischierebbero seriamente la vita. Occorre farli uscire al più presto dall'Iran. L'idea vincente per riportarli a casa verrà ad Antonio ("Tony") Mendez, autore di questo libro ed ex agente tecnico operativo della CIA, grazie anche alle sue frequentazioni col mondo di Hollywood e alla sua grande esperienza nel campo dei travestimenti: una squadra di agenti sotto copertura cercherà di far passare i sei diplomatici per membri di una troupe cinematografica canadese in cerca di location per un fantomatico film intitolato Argo. In questo libro Mendez ripercorre tappa dopo tappa la strada c che ha portato al successo questa rocambolesca operazione di salvataggio.
C'è una rapina nella casa di uno scrittore molto noto; col bottino, sparisce il computer in cui è salvato il suo ultimo romanzo non ancora consegnato alla casa editrice e incautamente non conservato in altro modo. Da questo momento il file comincia a scivolare come argento vivo sul piano accidentato della sua avventura, e si insinua, imprendibile e vivificante come il metallo liquido degli alchimisti, nel tran tran quotidiano dei tanti e diversi protagonisti. Ognuno dei quali sarebbe per sorte lontanissimo dagli altri, ma si trova coinvolto occasionalmente a causa della deviazione che quel manoscritto ha impresso nella sua esistenza. Il grande scrittore e la moglie; il giovane ingegnere a tempo determinato che lotta con la vita insieme alla affannata compagna; la bella agente di polizia, che conduce l'indagine in competizione con il laido superiore; la banda dei balordi; il tecnico appena disoccupato che c'è capitato per caso; il vecchio editore e la giovane editor. Questa varietà di personaggi, con i loro pezzi di vita, l'autore muove intorno alle eventualità aperte dallo svolgersi dell'inchiesta di polizia, su cui a loro volta gli individui incidono inconsapevoli con le scelte che fanno, creando una commedia degli incroci della vita.
Per Naipaul, nato a Trinidad da famiglia indiana, l'India è una ferita profonda, mai rimarginata, un luogo che rimescola tutto il suo essere. E nessuno dei vari libri che all'India ha dedicato lo testimonia come questo, vero itinerario nella caligine dove le sensazioni, gli incontri, le riflessioni si mescolano in un amalgama di cui Naipaul sembra possedere il segreto. E' un viaggio dolorante, ma qui, come ha scritto John Wain, "la sofferenza è diventata creativa invece che ottundente".
Sei aprile 1652. Un manipolo di coloni olandesi sbarca sull'estremità più meridionale del continente africano. Questi uomini hanno una missione delicata e precisa: coltivare pianticelle di insalata per rifornire di vitamine gli equipaggi delle navi della Compagnia olandese delle Indie orientali in transito, decimati dallo scorbuto. Nessuna grande ambizione di conquista coloniale, ma passerà poco tempo prima che gruppi di avventurieri voltino le spalle al mare per addentrarsi nelle foreste infestate di animali feroci e mosche tse tse, alla conquista della "Terra promessa". La macchina inesorabile della Storia si è ormai avviata, e il primo capitolo di un'epopea di infamia e redenzione è stato scritto. Convinti dalla fede calvinista di essere il nuovo popolo eletto, i coloni presto rinnegheranno la madrepatria, affronteranno le tribù nere, i cercatori d'oro e di diamanti, e le temibili tuniche rosse della regina Vittoria, fino a macchiarsi di una delle più grandi tragedie del Novecento: l'instaurazione dell'apartheid. Una piccola comunità di quattro milioni di bianchi sottometterà con la forza una popolazione sei volte maggiore di neri, dando vita a un regime razzista che causerà centinaia di migliaia di vittime. A questo orrore riusciranno a porre fine la volontà e il coraggio di veri e propri eroi come Chris Barnard, Helen Lieberman e soprattutto, dopo ventisette anni passati in carcere, un gigante del nostro tempo, Nelson Mandela.
Orfana del padre, Eiko vive con la madre e la nonna, proprietarie di un ristorante. Finito il liceo, la giovane decide di trasferirsi a Tokyo e trova un'occupazione in un ristorante indonesiano, l'Arcobaleno. Alla morte delle due donne, si ritrova completamente sola. Per vincere il dolore della perdita, Eiko si concentra completamente sul suo lavoro. Il signor Takada, proprietario dell'Arcobaleno, si dimostra molto solidale e comprensivo con lei e le propone di aiutare la moglie incinta nella conduzione domestica. Questo nuovo impegno, a contatto con un ambiente in apparenza tranquillo, consente a Eiko di riprendersi. Ma presto si accorge di quanto siano orribili i rapporti tra il marito e la moglie, fatti di bugie e tradimenti.
Al centro di "Arcobaleni" è Elia e il suo papà, con il loro rapporto intenso e sfaccettato. Elia capelli rossi, tutto intelligenza, sensibilità e fantasia, con i segreti che i piccoli custodiscono. Elia che misteriosamente percepisce "sopramondi e sottomondi", con la sua immaginazione creatrice. E il suo papà, guida discreta e affettuosa. Nel romanzo l'infanzia s'intreccia con l'età adulta, l'incanto con le problematiche della vita dei "grandi", la narrazione con la riflessione saggistica e filosofica, in fitta policromia.
"Arco di luminara" e "L'ultima provincia" sono per Luisa Adorno «i libri degli anni felici coi figli bambini, poi ragazzi, i suoceri, le antiche, familiari domestiche, quelli in cui scopro la Sicilia e la sicilianità di cui comincio col ridere e finisco con l'amare, riamata». Il protagonista è ancora una volta il suocero, il prefetto Vincenzo Adorno, uomo d'altri tempi che ormai in pensione si è trasferito con la moglie - la Prefettessa - e la fedele Concetta nella casa del figlio a Roma. La convivenza delle due famiglie, l'incontro-scontro tra i vecchi e i giovani, viene raccontato con vivacità e ironia in quella limpida lingua pisana, veloce e precisa, che fa della Adorno una scrittrice inimitabile. Un affresco di serena borghesia del dopoguerra, un lessico familiare che si compone di quadri e memorie collettive; e poi le estati alle pendici dell'Etna, il luogo dell'anima del prefetto, un fazzoletto di terra con la vigna e la casetta in pietra lavica, i riti familiari, le luminarie. Ma sono anche gli anni della vecchiaia e della nostalgia, il tramonto di un'epoca e l'ombra della morte che inevitabilmente si allunga.
Le isole greche sono terre del mito. Sono palcoscenici di epifanie divine, fondali per avventure di eroi e divinità. L'Egeo è un mare di prodigi, un paesaggio di labirinti e di colossi, di vulcani e di palazzi. Ospita terre sacre, come la divina Delo, isola-ninfa che ha propiziato la nascita miracolosa di Apollo. Accoglie luoghi arcani, come Santorini, spezzata in due da un cataclisma, in tempi remoti, ma anche patria, secondo il folklore moderno, dei primi vampiri. Ogni isola ha la sua mitologia: a Creta è cresciuto Zeus, a Naxos si sono amati Arianna e Dioniso, a Serifos è apparsa la testa di Medusa. Mare mitologico, l'Egeo è però da millenni anche lo scenario della grande storia europea: sulle sue onde, hanno veleggiato le triremi ateniesi, le galee dei veneziani, i vascelli dei sultani di Istanbul. In tempi più recenti, anche viaggiatori curiosi e stravaganti come Alexandre Dumas, Herman Melville, Hans Christian Andersen, Mark Twain sono approdati sulle rive del mare greco.
"Arcipelago Gulag" è una colossale raccolta di dati sulle deportazioni e i campi di reclusione dell'epoca staliniana: una vera e propria storia, geografica ed etnologia, della realtà dei lager. Per la sua immane impresa l'autore raccolse i racconti e le deposizioni di più di duecento ex deportati. Corredano i volumi una cronologia, un apparato di note e una bibliografia. I due tomi non sono vendibili separatamente.