
Immerso nella sordida atmosfera di un bordello della Grazia spagnola, il vecchio Herbal si ritrova tra le mani un lapis rosso che gli fa venire in mente i suoi trascorsi di carceriere durante la guerra civile e le terribili iniquità di cui è stato complice e insieme testimone. Il lapis apparteneva a un detenuto, un pittore che se ne serviva per disegnare i volti dei suoi compagni di prigione. La memoria di Herbal ricompone immagini di crudeltà, torture, tradimenti, esecuzioni sommarie, un gruppo di passioni umane e disumane e una struggente storia d'amore. Ma nel ricordo del vecchio carceriere riemerge la più profonda paura del sovvertimento e l'ancestrale angoscia del nuovo che serpeggia nell'anima e nella storia.
Un gorilla nello zoo ad Abu Dhabi. Un contadino nella foresta polacca di Bolimowska. Le foglie dell'ippocastano ingiallite in un autunno berlinese. Con il fiuto del reporter valoroso, Kapuscinski si insinua fra passato e presente, fra un luogo del mondo e l'altro e, ogni volta, in ogni occasione, scatta una straordinaria, fulminea, intelligenza degli uomini e delle cose. Questo volume è un libero intarsio di meditazioni che traggono ispirazione dai viaggi, dalle letture, dalle riflessioni, dall'esperienza. Dalla pagina di diario all'analisi politico-economica, dal resoconto di incontri con artisti e intellettuali (ma anche con la vicina di casa) alla lettura di libri, classici e recenti, alle suggestioni che gli arrivano dal cinema e dalla musica, Kapuscinski si rivela un osservatore acutissimo e uno scrittore coinvolgente, capace di tenere insieme il variare degli scenari e delle sollecitazioni con la formidabile duttilità della narrazione. Che parli di televisione, giornalismo, letteratura, cinema, musica pop o comunicazione in genere, Kapuscinski sfronda le informazioni e mette in guardia da ciò che è futile o solo marginale. Tra le pietre miliari che compongono il suo lapidario non poche indicano "direzione pericolosa".
Marbodo di Rennes (1035-1123), coltissimo prelato e poeta, è autore di un poemetto "De lapidibus" e di altri tre testi sullo stesso argomento, due in prosa e uno ancora in versi redatti, forse, nel 1093. Qui riuniti in un'edizione tradotta e commentata, costituiscono una silloge capace di scrutare la natura fascinosa delle gemme preziose, per un epoca che ne percepiva a un tempo la polarità di scienza e di allegoria.
Pubblicata nel 1987, la raccolta è legata a uno dei periodi più felici della produzione di Heaney e segna un'ulteriore maturazione all'interno della sua attività poetica. Nel solco della grande tradizione irlandese, Heaney celebra come di consueto la bellezza e la sacralità della sua terra, ma in più aggiunge qui una nota di freschezza e leggerezza che rende ancora più godibile la lettura dei suoi versi.
Lala è nata nel 1919 da una grande, complicata e bislacca famiglia in cui si mescolano polacchi, russi e tedeschi. È una donna vulcanica, sensibile e colta, innamorata dei buoni libri e dei fiori, e a un certo punto anche di due uomini. La sua vita è questo romanzo: un’avventura ricca e irripetibile affondata nella carne e nel destino dell’Europa del Novecento, tra guerre e pace, rivoluzioni e cortine di ferro, gelo e ottimismo; un romanzo dal respiro potente, come le più appassionanti saghe famigliari mitteleuropee, in cui accanto agli amori, ai tradimenti, agli atti di coraggio e ai momenti di folle comicità brillano come gemme i ricordi più preziosi della sua indimenticabile protagonista.
Mentre la Storia passa in secondo piano, dalla memoria caleidoscopica e sempre più sfumata di Lala, ora nonna, affiorano immagini, frasi, istanti di pura, struggente poesia: come le donne sanno, è nei particolari della vita, che la vita splende e diviene virtuosa. Se ne avesse avuto il tempo, Lala stessa avrebbe scritto la propria biografia: si sarebbe intitolata Sono del segno della foglia d’acero. Ma era nato un nipotino, e lei aveva di meglio da fare. La sua storia, poi, l’ha scritta lui, ed è questa.
Ambientato sotto il regno di Ramses III, l'ultimo dei grandi faraoni, il romanzo è la storia avventurosa di una famiglia di ladri di tombe. Personaggi storici e di finzione si intrecciano dando vita a un ampio affresco sull'antico Egitto, ricco di dettagli sulla vita quotidiana, i costumi, la lotta per la sopravvivenza delle classi più povere e gli interessi di potere dell'aristocrazia; in cui si percorrono le strade buie di Menfi, la capitale amministrativa, e si ritrova la bellezza dei paesaggi, la ricchezza e la magnificenza dell'architettura, la grandezza degli eserciti impegnati nella battaglia contro i popoli vicini, lo splendore della corte faraonica.
Da sempre Patrick Rush sogna di fare lo scrittore. O meglio, di essere un autore. Invece si è sempre dovuto accontentare di scrivere recensioni sul principale quotidiano di Toronto. Stroncature, per la verità: di romanzi altrui e di programmi tv spazzatura. Ma un giorno, per colmare la sua mancanza di ispirazione, decide di frequentare un laboratorio di scrittura: il Circolo Kensington. Nessuno tra i partecipanti spicca per particolare talento. Tranne Angela, che legge dal suo diario una favola inquietante: quella di una bambina perseguitata da una sorta di uomo nero che turba i suoi sogni, e che poi, fuggito dalla sua mente, entra nel mondo reale, dove comincia a rapire e fare a pezzi altre bambine. Mentre, di lezione in lezione, all'interno del circolo tutti ascoltano avvinti la storia di Angela (che Patrick registra di nascosto), in città un killer semina il panico, lasciando indizi criptici sui corpi smembrati delle sue vittime. Come se fantasia e realtà si fondessero pian piano. Inesorabilmente, quel cerchio di morte si stringe sempre più intorno a Patrick e a suo figlio Sam, di soli otto anni. Finché Patrick dovrà fare i conti con il senso di colpa per un furto mai dichiarato, e con una storia di cui ha voluto farsi autore ma che sembra ritorcersi contro di lui. Trasformato nel protagonista di una trama a lui oscura, avrà solo un modo per scoprire come andrà a finire: viverla sulla propria pelle.
A Gaborone, capitale del Botswana, la signora Precious Ramotswe è molto rispettata: è la fondatrice della Ladies Detective Agency, la prima e unica agenzia investigativa del piccolo paese dell'Africa meridionale diretta da una donna. Suo padre avrebbe preferito che aprisse una macelleria, ma lei ha poi deciso di fare la detective privata. Gran bevitrice di tè rosso, gentile come tutti i golosi e portata alla riflessione filosofica, la signora Ramotswe ha imparato presto come portare un po' di ordine nelle vite ingarbugliate dei suoi clienti, usando il suo cervello fino e soprattutto il suo gran cuore. Doti che le saranno indispensabili per affrontare il caso della signora Curtin e di suo figlio Michael, scomparso nel deserto ormai da dieci anni.
È questo il messaggio che Diana, in punto di morte, lascia al figlio minore. Tramandata gelosamente per secoli, l’eredità è sempre stata affidata al ramo femminile della famiglia, ma ora la donna, priva di figlie femmine, non ha scelta. Spetta a Will ricevere il misterioso lascito. Insieme a esso, in una semplice busta, una chiave d’argento e un antico documento in codice.
Mentre in un ospedale londinese Lucy King, malata di cuore, attende il trapianto che potrebbe salvarle la vita, Will inizia a viaggiare per l’Europa, deciso a decifrare il significato di quei versi.
Sarà una ricerca che lo unirà a Lucy molto più di quanto i due possano immaginare e che affonda le radici nel passato, perché gli indizi rimandano al xvi secolo e alla figura di John Dee, matematico, alchimista alla corte di Elisabetta I e lontano antenato di Diana. Costui, dopo aver dedicato la maggior parte della vita all’occultismo e alla filosofia ermetica, all’avvicinarsi della fine aveva nascosto nel suo giardino un tesoro mai ritrovato, che si riteneva permettesse addirittura di parlare con gli angeli.
Ma l’impresa non sarà priva di pericoli, perché Will non è l’unico a voler comprendere la verità nascosta nel cuore del labirinto della rosa.
Pubblicato in lingua ceca nel 1631, "Il labirinto del mondo e il paradiso del cuore", qui in prima edizione e traduzione italiana, narra in chiave allegorica le singolari vicissitudini occorse al protagonista nella sua peregrinazione per il mondo, finché non arriva a comprendere che questo offre solo disordine, vanità, inganno e corruzione, e che l'unica possibilità di salvezza è data da Dio, ritrovato alfine all'interno del proprio cuore.
Il libro rende omaggio a queste quattro donne, che dedicarono le loro vite a centinaia di poveri, malati e abbandonati, facendo tutto ciò che era in loro potere per alleviarne le sofferenze e portare loro un aiuto disinteressato. Dimostra che l'essere umano, non importa tra quali difficoltà, è capace di fare il bene. Accompagnando le eccezionali eroine del racconto nella loro difficile ma bellissima scelta di vita, abbiamo l'opportunità di riflettere su cosa sia realmente valido e prezioso durante la nostra permanenza in questo mondo. L'autore, apprezzato teologo ed esperto di spiritualità, illustrando i dilemmi interiori delle eroine conduce il lettore nei recessi dell'anima umana. Insegna la difficile arte della conoscenza di sé e di prendere decisioni «là dove nasce la vita».