
Barbara Lope è una donna nel pieno della vita, ha un'attraente frangetta bionda, vestiti eleganti, un bel lavoro. Eppure ogni tanto sente come un peso, un fastidio acuto: a scuola era il compagno presuntuoso, al lavoro la collega arrivista, e poi le scarpe con il tacco a spillo, le serate mondane, i discorsi ufficiali, le cerimonie, i matrimoni... E quando le situazioni si fanno insopportabili, quando le sembra che le persone e i luoghi abbiano perso il senso di quello che sono realmente (se mai l'hanno posseduto), in Barbara scatta qualcosa, un piccolo movimento, un gesto minimo, di insofferenza... Sfrontato? Scherzoso? Provocatorio? Non si può dire. Di certo si tratta di un impulso irresistibile, e Barbara non può trattenerlo. È il suo modo di reagire alle assurdità, alle distorsioni. Forse il desiderio di trovare qualcuno che le somigli. Insomma fa quel gesto, e d'improvviso ciò che appariva così serio e importante perde consistenza, diventa aria, si dissolve.
La raccolta degli scritti autobiografici di Fulvio Tomizza, che ora si pubblica, è l'ultima costruita dall'autore scegliendo tra le molte pagine d'occasione che era venuto accumulando negli anni mentre tornava insistentemente a riflettere sui grandi nodi che avevano segnato la sua esperienza di uomo, di cittadino e di scrittore, alla ricerca di un'interiore coerenza che ogni volta sembrava sfuggirgli e di nuovo inseguiva caparbio. Tomizza è rimasto fedele a se stesso, alla sua origine contadina e terragna, in sintonia con la quale ha ricostruito le drammatiche vicende del cambiamento rivoluzionario all'indomani della guerra e al tempo stesso dell'esodo di massa in Italia, lasciando case e cose, se non addirittura la vita. Dieci anni fa, il 21 maggio 1999, Tomizza se n'è andato: per un verso sembra ieri e nei pensieri è facile riprendere il colloquio con l'uomo che cercava e donava amicizia e solidarietà per poi improvvisamente chiudersi in una cupa solitudine e in un disperato pessimismo; per l'altro è passato un secolo e si è voltato pagina, cosicché certe sue ansie ideali e morali appaiono terribilmente distanti, quasi più non ci appartenessero. Rileggere le sue pagine, quelle più definitive e solenni e queste più divaganti e quotidiane, serve a capire cos'è accaduto, a riflettere su quanto il mondo è diverso oramai. (Introduzione di Cesare De Michelis)
Al nuovo appuntamento con i lettori, "Crimini" raccoglie le storie originali e inedite di alcuni tra i maggiori narratori italiani. Spaziando dal Piemonte di Giorgio Faletti al Nord-Est di Carlotto, al Sud di Carofiglio e De Silva, dalla Genova del contrabbando di Giampaolo Simi alla Matera al centro dell'industria del porno di Sandrone Dazieri, undici scrittori mettono a nudo l'Italia dei nostri giorni, esplorandone i lati più oscuri e l'anima profonda: l'Italia che è sotto i nostri occhi, quella che non fa nulla per nascondersi, l'Italia delle scorciatoie e dei suoi miti corrotti, quella dell'arricchimento individuale e quella del disprezzo del lavoro. Gli scrittori osservano, e raccontano tutto.
È un incidente di macchina del tutto casuale a mettere in contatto Pietro Rodano, boss mafioso, con il professor Alvise Prosdocimi, docente di Storia delle Religioni, ed è la ricerca di Chiara, la giovane figlia di Rodano a unirli in un'avventura mozzafiato che si snoda in Europa e in Medio Oriente. Impossibile trovare due persone più diverse, ma il professore è terrorizzato ed è disposto a tutto pur di sparire dalla circolazione. Qualche giorno prima, mentre era a cena da un collega, tre uomini incappucciati erano entrati nell'appartamento e avevano rapito il padrone di casa che era stato poi trovato inchiodato alla porta con un pugnale cruciforme. L'incontro con un amico archeologo svela il significato di quel pugnale: è quello con cui i franchi-giudici, all'epoca di Carlo Magno, colpivano nell'ombra, eliminando chiunque fosse sospettato di eresia. La caccia alla ragazza scomparsa li porta sulle tracce di una setta che risale agli inizi del diciottesimo secolo. La setta, fondata da un certo Jacob Frank, sosteneva che solo attraverso il peccato l'uomo avrebbe avuto la rivelazione del vero Dio, ma i suoi scopi attuali hanno perso qualsiasi intendimento mistico e mirano soltanto al controllo dell'ordine mondiale. I due amici sono in pericolo di vita ma, paradossalmente, sarà proprio l'intervento dei mafiosi colleghi di Rodano a toglierli dai guai.
Pietro e Astrid vivono in una casa di campagna nelle Marche, dove producono tessuti con i loro telai a mano. Hanno realizzato il sogno di abbandonare la città. In un caldo giorno di maggio arriva nella zona uno sconosciuto, che trova lavoro presso un agriturismo come istruttore di equitazione: Aldo Durante. Con un passato non chiaro, pochissimi bagagli e uno splendido cavallo nero, non conosce il senso del possesso, e sembra del tutto incapace di mentire. Le donne che lo incontrano ne sono affascinate, mentre gli uomini, compreso Pietro, ne sono profondamente irritati. Quando Astrid ad agosto parte per l'Austria, il rapporto tra Pietro e Aldo Durante comincia a trasformarsi, dall'ostilità iniziale a una curiosità reciproca alimentata dalle loro differenze di carattere, fino a diventare una vera amicizia che li porterà a partire insieme, in macchina. Sarà un viaggio di scoperta, da cui non torneranno indenni...
Che cosa è successo sul set di "Il corvo", e chi era Brandon Lee? Perché Jimi Hendrix e tanti altri sono morti a 27 anni? È stato il Joker a uccidere Heath Ledger? Perché, secondo Charles Manson, gli omicidi di Bel Air dovevano aprire una nuova era? Perché qualcuno sostiene che Marilyn è viva? E il rock, è davvero "la musica del Diavolo"? Strane storie di omicidi, sparizioni, incidenti, suicidi, guai giudiziari ma anche di episodi incredibili che restano semplicemente misteriosi. O che rivelano, al di là del nostro inestinguibile bisogno di illusione, quel che può succedere quando diventi una stella. E cominci a vivere nell'altra faccia della luna. Un "romanzo del mondo dello spettacolo", e dell'altra faccia della celebrità, in 39 quadri. Queste storie tracciano una mappa per orientarsi nella leggenda nera che accompagna la vita, e la morte, di tante star della musica e del cinema.
“L’uomo non dovrebbe mai, in nessuna situazione, potersi pensare Dio, potente come il Signore dei Signori.”
Vittorino Andreoli
Un uomo che, fin da bambino, vive nella paura. E che per difendersi cerca rifugio nella religione. Entra in seminario, si appassiona all’immagine di Dio. L’incontro con la teologia, un’inaspettata ascesa nella carriera ecclesiastica, arciprete, vescovo, fino alla nomina a cardinale, poi il precipizio; una malinconia strisciante, insistente, che si trasforma in crisi, in conflitto aperto, quando il protagonista non è più in grado di negare a se stesso ciò che deve continuare a nascondere agli altri: Dio non esiste.
Senza più fede, ma incapace di rinunciare alla porpora della sua toga, il cardinale viene indicato come probabile papa. Ed è proprio nel conclave per l’elezione del nuovo pontefice che sarà costretto ad affrontare la contraddizione che lo consuma. In un romanzo ricco di colpi di scena, Vittorino Andreoli, con la maestria che lo contraddistingue, ci porta dentro all’eterno conflitto tra la maschera e il volto, tra l’immagine che diamo di noi e le più intime lacerazioni del nostro animo.
Un altro ritratto degli italiani, questa volta turisti - o viaggiatori? buffi, disorganizzati, frettolosi e rumorosi: per sorridere dei nostri connazionali, ma soprattutto di noi stessi. Quella del viaggio è una condizione nient'affatto banale. Lontano da casa le difese si abbassano, ci si rilassa e, in vacanza dagli obblighi sociali, ci si mostra finalmente per quello che si è: curiosi, appassionati, buffi, disorganizzati, un po' folli. In questo nuovo libro, che comprende i best seller "Italiani con valigia" e "Manuale dell'imperfetto viaggiatore" più un inedito bonus book, l'autore spia i viaggiatori italiani e li descrive con uno sguardo ironico e a volte pungente, ma mai feroce.
Direttore del Prestigioso Istituto De Martino per la conservazione della tradizione orale del nostro Paese, cantautore di alto riconoscimento in un mondo extramediatico già corresponsabile delle storiche Edizione del Gallo, scrittore, sceneggiatore, giornalista su Unità, Manifesto e Liberazione, Ivan della Mea, persona da sempre impegnata nella storia del nostro Paese, ha particolarmente evitato di entrare nello Star System o, per meglio dire, nella «società dello spettacolo», delle apparenze. Oggi anche direttore della rivista Inoltre, non ha mai cessato di portare in giro le sue canzoni, proseguendo il difficile lavoro di mantenimento e promozione dell'Istituto. La storia di Ivan, che nel libro Se la vita ti dà uno schiaffo, appare come «Luigi», parte da lontano, da un brefotrofio presso Lucca, per entrare in una vita familiare complessa, con forte spessore umano e drammatico, ma anche divertito, per partecipare poi, con il fratello Luciano, a molti trascorsi della sinistra non istituzionale, pisana, toscana e italiana. Questo suo racconto biografico è tanto realistico quanto intimo. Così realistico da dipanare il proprio immaginario biografico in una vera narrazione letteraria che ricorda due opposti: da un lato, Pratolini e, dall'altro, Joyce per non dimenticare lo straordinario romanzo Nedjma di Yacine Kateb, in una forma tutta toscana in cui la memorialistica si nobilita in una fresca opera di ingegno.
"Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. È come offrire un caffè al resto del mondo..." Il caffè sospeso è un'usanza partenopea, ma anche una filosofia di vita. Questo libro raccoglie il meglio dei suoi articoli usciti su quotidiani e riviste dal 1977 al 2007 e mai pubblicati in libreria. Filosofia greca applicata alla vita quotidiana, aneddoti pieni di senso non comune, l'Italia passata sotto la lente dell'ironia: un pezzo dopo l'altro il libro compone una perfetta summa del pensiero di Luciano De Crescenzo.
Alcuni anni fa, mentre stava lavorando al progetto di un libro fotografico, Claudio Rigon ritrova in un museo della sua città alcune piccole fotografie di soldati insieme a carte, lettere, quaderni, documenti: tutto è intestato a un certo capitano Michel. Vi sono anche delle buste contenenti molti fogli ripiegati. Dicono di pattuglie in perlustrazione nella notte davano alle trincee austriache, dell'arrivo del rancio, di un bombardamento, di morti. Dicono che si è davanti al Monte Ortigara. Sono fonogrammi, i messaggi con cui alcuni reparti di un battaglione alpino si erano comunicati disposizioni e informazioni. Vanno dal 24 giugno al 24 luglio del 1916. Il capitano Michel, appena promosso, era giunto allora a prendere il comando di un battaglione decimato, rimasto senza ufficiali. Nella vita civile era insegnante di storia e filosofia. Dopo aver letto tutti quei fogli Claudio Rigon li ha incrociati, messi in ordine, ha inquadrato ogni dettaglio nel contesto. E soprattutto li ha fatti parlare, sfiorandoli con una voce calibrata, esatta, mai invadente e mai retorica, che da forza e collante al racconto.
Prima di morire i gabbiani agitano freneticamente le ali in una sorta di danza macabra. Montalbano si lascia incantare dal gabbiano morente dalla finestra della sua casa di Marinella, ma fa presto a dimenticarlo. Sta infatti per andare in vacanza con Livia che è già giunta a Vigàta. Solo un salto al commissariato per lasciare tutto in ordine e poi finalmente partire. Giunto in ufficio Montalbano chiama i suoi a raccolta. Manca solo Fazio, il più fedele e puntuale dei suoi uomini. Non è tornato a casa, il cellulare è muto; il timore diventa allarme. Il commissario ripercorre le più recenti tracce di Fazio: è stato visto per l'ultima volta al molo, aveva appuntamento con un vecchio compagno di scuola, un ex ballerino finito nei pasticci. Qualcuno poi l'ha notato in campagna, in una zona disseminata di pozzi artesiani, forse un cimitero di mafia. E in effetti un primo cadavere affiora.