
Ognuno di noi è la somma delle esperienze che ha fatto, delle persone che ha incontrato e dei luoghi dove è stato, dei libri che ha letto e dei film che ha visto, delle storie che ha ascoltato. Per questo "le radici sono sempre plurali" e sono sempre in movimento, in continuo divenire: "rispetto all'identità, le radici sono il cammino, sono le strade, più lievi da percorrere e da portare come bagaglio, perché camminano insieme con noi". Seguendo la fitta rete dei loro incroci e delle loro divaricazioni, Gian Luca Favetto racconta radici che, come per ognuno di noi, si diramano nello spazio e nel tempo: radici che nascono da un torrente, da un campo di calcio, da una pagina scritta, da uno schermo cinematografico. Parte dal Vietnam, dove ha radici il suo albero genealogico, e ci porta nella campagna piemontese, a Venezia, a Benares, a Madrid, in Giappone, per farci conoscere le persone che, anche con un solo sguardo, hanno cambiato il corso della sua vita. Perché "se insegui radici trovi persone"; perché è il racconto che incatena e incanta, incastonando ogni momento nelle nostre vite. "Le vite sono fatte di storie più che di atomi e ciascuno ha le sue, ciascuno è le sue storie. Diventano sue anche quelle degli altri, se ascoltate, poiché l'ascolto le fa rivivere. E nelle storie affondano le radici".
La Riviera dei Fiori è un corteo di paesi lungo una strada a picco sul mare, l'Aurelia, dove si vive in apnea aspettando l'estate. È una cascata di borghi aggrappati alle colline, stesi al sole come lucertole, in procinto di scivolare. Case addossate come squame di una pigna, grovigli di carugi, cattedrali di ulivi: per conquistare la cima non puoi avere fretta, devi imparare a respirare. È Sanremo con la sua mitologia dei fiori come una storia d'amore finita. È il Festival come un'ostinata speranza. È Oneglia con le ciminiere dismesse in riva al mare, Dolceacqua con la sua bellezza minerale, Apricale con le raffiche di luce. Triora con le pareti d'ardesia a intrappolare streghe. La Riviera dei Fiori sembra l'Italia: ci sono il cemento, le alluvioni, la 'ndrargheta, l'emergenza rifiuti, i ghetti albanesi e nordafricani. Ma è più dell'Italia: è un racconto apocalittico, risorgimentale, un racconto della Resistenza, una fiaba. La Riviera dei Fiori non assomiglia a niente, perché è un mondo pensato in verticale.
"Mi pare riduttivo nominarla. Preferisco il nome comune di luogo: l'isola. Appartata, inaccessibile. Eccentrica. Approdo e punto di fuga. Invece parlo proprio di Stromboli. Mi è sembrata un'eccellente idea fermarmi sotto il vulcano. Al culmine della mia carriera di irrequieta. Dato che nulla è permanente, nemmeno una casa, nemmeno le cose, nemmeno la vita umana. Mi esercito alla provvisorietà. Cerco un senso d'impermanenza. Una marcia di avvicinamento al distacco. È la lontananza, la chiave di questa ottusa felicità. Sono, finalmente, lontana. Da che cosa esattamente non lo so, ma mi pare che non abbia importanza. Dalla terraferma. Dalla città. Dalla realtà. Non lo so. Mi sento lontana e basta". Lidia Ravera ha eletto Stromboli a suo domicilio rifugio, una scelta non casuale, adeguata a chi come lei è "in conflitto perpetuo col suo tempo". Un'isola per casa per sperimentare una temporalità diversa, quella del presente e non quella di un futuro da rincorrere. Per appropriarsi del tempo della natura, il tempo della contemplazione. Solitario. Da contrapporre al tempo che fugge, delle carriere e delle ambizioni, delle seduzioni, dei confronti e degli impegni di militanza politica e culturale. Un tempo nuovo, di qualità, contrario al tempo dell'ansia dell'esserci, testimoniare, essere visti, darsi da fare.
Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare, ma la vita è feroce e non si piega, scorre immobile senza vie d'uscita. Poi un giorno arriva l'amore, però arriva male, le poche certezze vanno in frantumi e anche l'amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina, comincia a far male. Silvia Avallone racconta un'Italia in cerca d'identità e di voce, apre uno squarcio su un'inedita periferia operaia nel tempo in cui, si dice, la classe operaia non esiste più.
I racconti di "Non esiste saggezza" provengono dai luoghi della realtà quotidiana: sono volti che emergono dalla folla dei viaggiatori, in zone neutrali di transito. Soprattutto, figure di donne: con esse, la voce del narratore è partecipe, solidale, protettiva, come a voler condividere il peso di un segreto in varie forme doloroso, a volerle affrancare da un destino ostile. Appaiono improvvisamente: a un casello autostradale, la bambina solitaria chiede a un automobilista ignaro di accompagnarla verso il mistero. L'attesa notturna in un aeroporto è colmata dai versi di una poetessa russa, dalla sosta sfuggente di una sconosciuta. E, improvvisamente, queste donne scompaiono: dall'ambulatorio di una missione umanitaria, ultimo posto in cui sono state viste una dottoressa volontaria e la ragazza colombiana sua compagna, nella rischiosa sfida a ingiustizie e prevaricazioni. I personaggi maschili si trovano a cercare, a inseguire: un'impressione, un sospetto, una curiosità che li spinge oltre i limiti del prevedibile, talvolta del lecito. E la raccolta si completa con un vero e proprio romanzo di formazione in miniatura, ambientato negli spazi metafisici della Murgia. "Le cose non esistono se non abbiamo le parole per chiamarle."
Benito Mussolini è un ventenne, un infuocato estremista di sinistra, un mangiapreti. Fa il maestro in una scuola elementare di Tolmezzo, cittadina del Friuli ancora intrisa di Mitteleuropa. È l'anno 1907, tempi in cui i pedofili divorano l'infanzia quasi impunemente. Il mostro si accanisce con ferocia solo sui bambini poveri, le prede più facili. La città subisce. Si chiude in se stessa. Tocca al maestro Mussolini incitare alla rivolta i suoi seguaci politici. "Catturiamo questa bestia!" La vicenda è raccontata in ogni dettaglio in due diari, uno scritto da una delle tante amanti del maestro Mussolini, l'altro dallo stesso Mussolini. Il primo manoscritto è scoperto nel maggio 1936, per caso: mentre il Duce sta annunciando a Piazza Venezia la nascita dell'Impero, ascoltandone la voce alla radio, un antiquario di Tolmezzo e la sua amante, ardente fascista, trovano il documento nel cassetto di un secretaire acquistato in una fiera. Comprendendo che esiste anche il diario di Mussolini, come presi da un vortice, l'antiquario e la sua amica ne vanno alla ricerca e, rischiando la vita, lo trovano. Il thriller si sdoppia con l'incalzare del presente sul passato. Il Duce non vuole che la sua cronaca sul mostro riaffiori. Non può vantarsi della conclusione. La morte ormai insegue gli incauti scopritori dei manoscritti. E mostro di Tolmezzo ha la sua vendetta.
Nella "Memoria vegetale", Eco racconta l'importanza del libro fin dalla sua apparizione per quanto riguarda l'evoluzione delle civiltà e per la nascita delle grandi religioni monoteistiche. "Il libro è un'assicurazione sulla vita, una piccola anticipazione di immortalità." L'essere bibliofili, e collezionisti di libri, non necessita di grandi capitali, tutti possiamo sfruttare le bancarelle presenti nelle strade delle nostre città e acquistare libri, forse non preziosi come certe prime edizioni di grande pregio, ma sicuramente interessanti e sempre più interessanti col passare degli anni. La bibliofilia, quindi, è soprattutto l'amore per l'oggetto libro. Attenti, però, a non farla divenire malattia. Con l'abituale acutezza, humour e competenza, Eco passa in rassegna alcune opere, racconta aneddoti, traccia un criterio di valore, insomma ci guida nel magico mondo della bibliofilia. Perché Eco non si rivolge prevalentemente a chi è già un bibliofilo, ma a tutti gli altri, ai potenziali amanti del libro, che sono innumerevoli e che forse non sanno ancora di esserlo.
"Leielui" è una storia d'amore. Si svolge tutta nel corso di un'estate caldissima, tra Milano, la costa della Liguria, il sud della Francia e Vancouver, in Canada. Lei è Clare Moletto, un'americana che vive in Italia da diversi anni e lavora al call center di una grande compagnia di assicurazioni. Lui è Daniel Deserti, autore del bestseller internazionale "Lo sguardo della lepre" e di altri romanzi di minore successo. In un giorno di pioggia torrenziale, lui, ubriaco e in piena crisi creativa, con la sua macchina va addosso alla macchina in cui lei viaggia con il suo fidanzato. Da questo evento potenzialmente catastrofico, nasce un rapporto che passa dall'ostilità alla diffidenza alla curiosità, all'attrazione incontrollabile. Volevo raccontare le ragioni, i dubbi, le contraddizioni profonde che una donna e un uomo di oggi si trovano a fronteggiare quando gli capita di innamorarsi davvero. La scommessa era parlarne nel modo più onesto possibile, e dare ai due protagonisti, donna e uomo, lo stesso peso. Così a capitoli alterni la storia è raccontata dal punto di vista di lei e di lui: la prospettiva cambia, e cambiano le percezioni, i sentimenti in gioco, i pensieri, le domande senza risposta. Credo che per una lettrice o un lettore sia quasi inevitabile identificarsi in uno dei due personaggi, e che questo possa suscitare in certi casi una strana alternanza di partecipazione e rabbia. A me è successo, con lei e con lui." Andrea De Carlo
Filippi, provincia della Macedonia. Durante il regno di Domiziano, il diciannovenne Tiberio si arruola nell'esercito imperiale. Suo padre è morto sei anni prima, combattendo contro i Daci. Non è raro che i figli dei soldati scelgano il mestiere dei genitori, ma il giovane, assetato di vendetta, ha una motivazione particolare: tagliare la testa di Decébalo, re dei Daci. Il gruppo di reclute intraprende una lunga marcia di trasferimento, agli ordini dell'austero e laconico Centurione Marziale. Nel Norico incontrano un distaccamento di ausiliari Breuci, popolazione celto-illirica dell'Impero. Il Centurione Marziale è noto, fra questi soldati, con il soprannome di Aquila Bianca e fa parte di una confraternita guerriera, i Lupi, che aveva in passato accolto anche Decébalo. Durante uno scontro con un gruppo di razziatori barbari, Tiberio è protagonista di strani eventi. Soprannominato Giovane Lupo, guadagna l'amicizia dei Breuci e il rispetto di Marziale. Tra i soldati comincia a circolare una profezia: un'aquila e un lupo porteranno a Roma un nuovo invincibile sovrano. Dietro alle parole della profetessa Albruna, che identifica in Marziale e Tiberio i protagonisti della sua visione, c'è un disegno per detronizzare Domiziano. Ma il viaggio prosegue. Un esercito di barbari ha oltrepassato il limes e sta devastando la provincia di Germania. All'orizzonte, una grande battaglia potrebbe cambiare il destino dell'Impero.
Orta San Giulio, Caffè del Lago. "E Gennaro dov'è? Come mai non è ancora arrivato?" Mario, Tancredi e Stefano sembrano comari di paese mentre aspettano il loro amico per l'aperitivo delle sette, al solito tavolino in piazzetta. E aprile, l'aria è quasi estiva: strano che Gennaro Vattuone, ex professore di latino e greco, non si faccia vivo. Una ragione c'è, irrimediabile: l'uomo è stato assassinato e il corpo giace sul pontile della villa dove il professore si era ritirato dopo aver lasciato l'insegnamento. Una quieta cittadina di provincia in cui tutti si conoscono, e tutti sanno tutto di tutti. Ma è davvero così? Al vicecommissario Enea Zottìa - lontano dalla Questura di Milano, dal suo matrimonio infelice con Enza e da certe serate solitarie con l'unica compagnia del gatto - sembra di essere in vacanza, ma gli bastano poche ore per capire che l'atmosfera d'altri tempi non è che la punta di un iceberg. La rete di segreti, menzogne e interessi particolari in cui è coinvolto l'intero paese non sarà facile da decifrare: l'omicidio ha l'aria di un'esecuzione. Per quale motivo la statua della Primavera nel giardino di Vattuone è stata ruotata con le spalle al lago? Anche gli amici del bar hanno un passato da nascondere, ma Zottìa sa bene come spingersi oltre con buonsenso e ragionevolezza. E più irragionevole, forse, la speranza che ripone in fondo al cuore e che riguarda Serena, l'amore della sua vita. O forse no...
Sentì che sopra di lui ormai splendeva qualcosa di limpido e pulito.
Fu allora che alzò il suo sguardo lassù, verso il cielo.
Un treno corre nella notte attraverso pianure e montagne, con a bordo un ragazzo in viaggio sulle tracce di un passo sconosciuto; una ragazza in una stanza della sua casa, con gli occhi fissi su una finestra a guardare il buio che avvolge la città.
Un ragazzo e una ragazza distanti e uniti per trovare i propri genitori.
Nessuno sa di preciso cosa li aspetta, ma ciascuno ha la consapevolezza che avverrà qualcosa di significativo e che il destino giocherà le proprie carte imponendo delle scelte importanti.
Quello che ancora non sanno è che ognuno di loro rappresenta un tassello fondamentale nella storia di un uomo ormai cinquantenne, un viaggiatore che ha lasciato tutto alla ricerca, in giro per il mondo, di risposte ai mille interrogativi sull'esistenza.
E così, a vent'anni di distanza, sotto la regia di un disegno superiore, i fili spezzati di questo passato si riannoderanno. Sorprendentemente ogni quesito troverà soluzione e ciascuno dei protagonisti avrà finalmente l'opportunità di far pace con il proprio passato.
Roberto Milone è nato a Roma, dove si è laureato in Lettere.
Giornalista professionista, è stato capo redattore al TG1 della Rai.
E' autore responsabile di programmi televisivi della Rete 1 e della Rete 2 Rai, tra i quali Italia sul 2, Sereno Variabile, Sulla via di Damasco, Ferite d'Italia.
Da trent'anni segue con reportage i fatti del nostro Paese e non solo.
Attualmente è vicedirettore della Rete 2 della Rai.
Per EdizioniSI ha pubblicato anche "Un sogno per te".