
"Chiamerò questo stile: rappresentazione multipla della realtà", scrive Roberto Scarpa nell'introduzione a questi testi teatrali, interrogandosi su ciò che unisce Camilleri romanziere e drammaturgo: è il teatro, con il suo raccontare "dal vivo" e "nel vivo" la complessità umana, che ha aiutato il creatore del commissario Montalbano a rappresentare simultaneamente le storie, i personaggi e le ipotesi che i personaggi stessi si formano delle proprie vicende. La teatralità, grazie alla quale ha potuto sviluppare la sua arte della rappresentazione multipla che avvince nel suo raccontare. "Perciò, insofferente davanti ai metodi che riducono la complessità dell'umano, annoiato a morte dal pessimismo, quand'ancora era giovane, Camilleri, proprio come Stevenson, 'ebbe uno scatto improvviso di impaziente desiderio di salute: come una scossa di scetticismo riguardo allo scetticismo'. Si rese conto che 'non c'è proprio niente da fare con il nulla: non ci si ricava niente...' Avvenne così che, per gran parte della sua vita, e comunque per quella parte che gli fu necessaria a costruire il proprio talento, Andrea si installò felicemente nel teatro: fu quello il luogo dove, proprio perché non c'è niente, poteva accadere tutto: 'anything goes'. Così il teatro, luogo della ricerca perenne e inesausta, della curiosità e del gioco, lo ripagò diventando la sua casa. Quella fu la sua evasione: un'evasione riuscita che, come era inevitabile, lo condusse a inoltrarsi nel territorio infinito delle storie..."
Germania, 1943. I Goldman, una famiglia ebrea di Berlino già duramente provata dalla guerra e dalla persecuzione per leggi razziali antisemite del regime nazista, vengono internati a Terezin. Come molti altri ebrei tedeschi particolarmente in vista, anche loro credono si tratti di un trattamento privilegiato e s'illudono che Terezin sia davvero "la città donata da Hitler agli ebrei", come recita la propaganda nazista. Purtroppo la realtà è un'altra: Terezin si rivela un ghetto-lager di passaggio, e non è che l'anticamera dei campi di sterminio. Qui la sedicenne Sarah Goldman si trova, separata dai genitori, a fare i conti ogni giorno con fame, dolore, lavoro, malattie e privazioni di ogni tipo. Eppure, con la sua fiera bellezza e con la forza della giovinezza, Sarah riesce a trovare il coraggio per andare avanti, per farsi un'amica, per suonare ancora il suo violino, per coltivare sogni e speranze. Conoscerà anche l'amore, ma in un modo che in quel luogo e in quel tempo sembra inconcepibile, perché il giovane Franz che si è invaghito di lei è "il nemico", una SS, l'emblema del persecutore della sua razza. Inconfessabile e inspiegabile, in un luogo deputato all'odio, nasce però un sentimento tra la ragazza ebrea e il giovane nazista che vivono una storia segreta, proibita, dolcissima e amara: un amore fatto più d'ombra che di luce. Una storia delicata e potente, che porta con sé un messaggio universale di speranza, per non dimenticare mai.
È il primo giorno dell'estate del 1990. Due giorni prima Roberto Baggio allo Stadio Olimpico di Roma aveva segnato alla Cecoslovacchia uno dei gol più belli e indimenticabili della sua carriera. Ma lontano dalle notti magiche dei Mondiali, in un campo di terra in una periferia residenziale dell'Aquila, quel 21 giugno del 1990, Michele, "il grande Michele", realizza tre gol diversi meravigliosi, tre gol più belli di quello, bellissimo, di Baggio. Lo fa davanti agli occhi ammirati e impotenti del narratore di questo romanzo, che gioca bene a calcio, ma non quanto Michele, il suo imbattibile rivale. È l'ultima estate dell'infanzia, il momento della vita in cui si smette di abitare l'infinito e ci si accorge dei propri limiti. Questo è, per il narratore, la scoperta del superiore talento di Michele: "la scoperta del limite e quindi la scoperta della morte e della vita". Perché "non c'è abbastanza spazio nel medesimo tempo e nel medesimo luogo per due abbastanza bravi nella medesima cosa; uno dei due deve cedere". Anni dopo il narratore, che ormai ha abbandonato da tempo l'Aquila e il condominio Prato Verde, tornerà per vedere che ne è stato di quell'estate, di Miriam, il suo primo amore, dell'anticonvenzionale padre Lucky e soprattutto cosa è successo al grande Michele, il cui talento non ha mai visto brillare negli stadi della serie A.
Sardegna 1978: mentre l'Italia intera è angosciata dalle notizie del sequestro Moro, a Sassari il giudice Valerio Garau, che sta bevendo un caffè insieme con la collega e amante Lauretta, cade riverso al suolo e muore fulminato da un grano di cianuro di potassio. Omicidio, suicidio o tragico errore? L'amante, l'ex moglie, qualcuno dei colleghi, il marito dell'amante, tutti avrebbero avuto buoni motivi per liberarsi di lui. E poi chi era davvero Valerio Garau? Un cinico, un seduttore, un bugiardo, un ragazzo malcresciuto, un ingenuo? Il giudice chiamato dal continente a far luce sull'impossibile caso si muove fra palazzi polverosi e villette in abbandono, fotografie ingiallite e reperti archeologici, furti di lettere e serrature violate, portando avanti un'istruttoria che risulta ogni giorno più enigmatica, dentro un ambiente giudiziario carico di gelosie, vigliaccherie, omertà. E, come ha scritto Natalia Ginzburg, alla fine il giudice lascerà l'isola "dove si è piegato a individuare il segreto d'un volto scomparso, avendo mescolato al destino di quel volto la propria infelicità". Da questo libro, che ha vinto il premio Viareggio nel 1989, è stato tratto il film "Un delitto impossibile" (2000), per la regia di Antonello Grimaldi, con Carlo Cecchi e Angela Molina.
La vita di Fausta è contenuta in una fila di quaderni neri. Lei l'ha annotata per anni e l'ha riscritta per il suo analista. Ha provato a correggerla, proprio come medici, insegnanti e ciarlatani hanno sempre fatto con il suo corpo anoressico, alla ricerca di ciò che era sbagliato, della "patologia". Ma a essere patologico è l'ambiente in cui questa donna è cresciuta. Tra un padre succube e una madre apatica, all'ombra di una nonna dispotica della quale porta il nome come fosse un marchio, Fausta ha scelto di annullare il suo corpo, e solo nella scrittura trova una salvezza. Un caso di anoressia che diventa un romanzo familiare, in cui Fausta racconta la lotta per essere sé stessa, per riscattarsi dall'istinto di autodistruzione impresso nel sangue come una condanna. Il suo diario è la storia di tutti noi, sedotti dalla sofferenza e spaventati dalla libertà di essere quel che siamo, dall'imperfezione dei sentimenti, dalla nostra fame d'amore.
"Ma è davvero impossibile realizzarsi come mamma e come donna?" domanda Deb alla madre la sera prima delle nozze. "È come se provassi a creare una miscela di acqua e olio. Prima o poi uno dei due sovrasterà l'altro". Ebrea e osservante, Deb ha 18 anni, vive a Milano, ama studiare, non ha grilli per la testa. Quando però il rabbino propone Nathan Stern come potenziale marito e lei se ne innamora, gli equilibri famigliari si alterano. Il matrimonio precoce di Deb mette in pericolo il sogno di sua madre Anne, che immaginava per la figlia studi e carriera brillanti. Deb è determinata a seguire il proprio cuore e a rispettare la tradizione, ed è convinta che non sarà un matrimonio celebrato a due mesi dagli esami di maturità a ostacolare le sue ambizioni. Da quel momento inizia la sfida tra le due donne, ed è una sfida generazionale. Da un lato la madre, che a quarant'anni rimpiange la sua laurea mai messa a frutto, dall'altro Deb: con l'entusiasmo di chi si affaccia alla vita, crede che, se ti dai da fare, puoi avere tutto. Con determinazione e quattro figli, Deb si laurea a pieni voti in un ateneo prestigioso e intraprende la carriera accademica. Ma deve fare i conti con meschinità e pregiudizi nei confronti di una donna che non vuole rinunciare alle proprie ambizioni professionali per colpa di "uno stato di famiglia che non sta più su una sola pagina."
La terza figlia di Serpe e Arcadio si chiama Birce, ed è nata storta. Ha una macchia sulla guancia sinistra e ogni tanto si perde via e dice e fa cose strane. Chi la vuole una così? Chi la prende anche solo come servetta di casa? E l'agosto del 1893 e per i due coniugi, lavoranti presso il rettorato del santuario di Lezzeno, poco sopra Bellano, è arrivata l'occasione giusta. Perché una devota, Giuditta Carvasana, venuta ad abitare da poco a villa Alba, è intenzionata a fare del bene, per esempio aiutare una giovane senza futuro. Per Birce non sarebbe cosa da poco, perché la vita non pare riservarle un destino felice. Come a quella povera fioraia di Torino massacrata per strada. Che a dire il vero, in quell'estate lontana, non è la prima vittima. I loro corpi sono a disposizione della sala anatomica dell'università torinese, dove il dottor Ottolenghi, assistente del noto alienista Cesare Lombroso, li analizza con cura, convinto che dalla medicina possa venire un aiuto alle indagini. Oltretutto, dalle tasche delle sventurate salta fuori un biglietto con incomprensibili segni matematici. Indicano un collegamento tra quelle morti? E nel mirino dell'omicida può essere finito lo stesso Lombroso, che già aveva ricevuto un analogo foglietto insidiosamente anonimo? Trovare la soluzione non è cosa per cui possa bastare il rigore della scienza. Forse, fantastica il Lombroso, lo spiritismo potrebbe dare un contributo. Per quanto a praticarlo siano persone fuori dall'ordinario.
La strada buia, i lampi dei fanali, la testa piena di pensieri; l'auto pirata appare in un istante e di colpo il mondo è a testa in giù. L'ospedale è un faro nella notte. Promette cura, salvezza, che tutto quanto è possibile si farà. C'è una vita, in gioco, e Paolo Vivian non vivrà. Lorenzo è suo figlio e non è per niente 'sdraiato'. Studia medicina, sa che sbagliare è umano, ma ci sono posti dove un errore costa molto di più. Mentre studia, mentre nuota, mentre bacia Michela, un tarlo lo accompagna: nei fotogrammi mentali del pronto soccorso qualcosa non torna. La madre vorrebbe solo dimenticare, Lorenzo non può permettersi un avvocato e i medici si appellano alla tragica fatalità. La sua sete di chiarezza tocca nel cuore il vecchio prof di scienze del liceo, paladino del corpo umano e della fotosintesi clorofilliana. Insieme, affidano il caso alla TNT: tre donne toste, Tosca, Norma e Tina, che del diritto alla salute sono sceriffa, contabile e poeta. Passo dopo passo, conquisteranno il giorno della verità. Partendo da' fatti reali, "Tu non tacere" si avventura in punta di piedi all'incrocio degli incroci, dove scienza, speranze di vita, umanità e professionalità del medico affrontano le contraddizioni di un sistema molto complicato. Ci ricorda la cura che dobbiamo al nostro corpo, e alla rete formidabile delle persone che amiamo; che un figlio per crescere deve alzarsi in piedi e, almeno nel ricordo, guardare negli occhi suo padre.
Passioni e sentimenti, paure, tenerezze, invocazioni, tradimenti, ricongiungimenti, botte e minacce, miseria e malattia: tutto sotto "Un cielo fatto solo d'amore". È l'incontro di Dino Campana con Sibilla Aleramo, incontro straordinario, come le lettere che i due amanti si scrissero. Ogni pagina di questo carteggio è un viaggio, esaltante e senza soste, che ha inizio sotto il sole infuocato dell'agosto 1916, fra la vera montagna dei solitari e la pura bellezza dei grandi boschi e prosegue serenamente negli ultimi splendori della bella stagione a Faenza e Marradi, fino a quando il "vento iemale" non li trascina in paesi sperduti dell'Appennino, dove il freddo morde ancora più che nelle soffitte dei lungarni e nelle ville sulle colline di Firenze che li accoglieranno. Il percorso si fa tortuoso come le vicende alle quali si assiste, segnato da un continuo andirivieni fra Pisa, Livorno, Firenze, Sorrento. È ormai il 1917: sullo sfondo l'anno più duro della guerra, in primo piano i due amanti e il loro disperato tentativo di trovarsi e abbandonarsi, affidato ormai soltanto alle lettere che si incrociano tra la Toscana e il Piemonte. Poi, nel gennaio del 1918, davanti al cancello del manicomio di San Salvi, il viaggio si interrompe. I Canti Orfici, unica e grande opera di Campana, lo manterrà vivo oltre la morte, avvenuta dopo un internamento di quattordici anni. Sibilla Aleramo, che trasformò la sua lunga vita in letteratura, mai riuscì a raccontare...
Il bar di Peppe è un minuscolo porto di mare nel ventre di Napoli. Uno di quei bar accoglienti e familiari, sempre uguali a se stessi, dove sfogliatelle e caffè sono una scusa per chiacchierare, sfogarsi, litigare e fare pace. Inferno o paradiso, dipende dal momento. Ma più di ogni altra cosa è il luogo ideale dove prepararsi all'Evento, quello che la domenica pomeriggio mette tutti d'accordo intorno a un'unica incontrollata passione. Alla cassa del bar c'è Deborah - rigorosamente con l'acca, ostentata come un titolo nobiliare che parla al cellulare sempre incastrato tra spalla e testa, mentre Ciccillo, il tuttofare di origine asiatica, è ovunque perché non si ferma mai. A uno dei tavolini siede invece il Professore, attento osservatore dei sentimenti umani, che a un passo dalla pensione ha deciso di scrivere un libro facile facile, che sappia parlare a tutti. Già, ma quale argomento può raggiungere il cuore e l'anima della gente? La risposta è sotto i suoi occhi, nella trepida attesa dell'Evento. Il resto della settimana è un vero romanzo sudamericano: è gioia e nostalgia, è la poesia di un sogno, è la celebrazione di un gioco. È un diario dell'emozione che uomini e donne vivono giorno dopo giorno, e che calamita ricordi, ossessioni e amori. È come il caffè napoletano, una sintesi perfetta di gusto ed energia: ti colpisce forte e ti dà il coraggio per affrontare le avversità della vita, fuori dal bar.
"Sei una radice quadrata senza il numero dentro." Sofia, sedici anni, studentessa svagata e blogger pungente, si sente rivolgere questo insulto ma non lo capisce. Abituata ad avere l'ultima parola, decide che Radice Quadrata sarà il soprannome del compagno che l'ha insultata. Lui è quello che non ride, quello che vive in un mondo di silenzi e taccuini chiusi con l'elastico. Prima solo curiosa, poi travolta da una vera ossessione, Sofia comincia a pedinare Radice Quadrata dopo la scuola, in mezzo a casermoni grigi, sotto la pioggia che batte impietosa la città. E tra corse in bici e appostamenti finisce per imparare più cose di sé che del ragazzo senza nome. Intanto un professore entusiasta chiede alla classe di scrivere dei racconti edificanti alla maniera di "Cuore", storie di nuovi e giovani eroi. Intanto ci sono feste e piccoli amori che subito si sciolgono in disamori. Intanto non smette di piovere, e l'acqua gonfia ogni cosa. Ci vorrà una tragedia che coinvolge l'intera scuola perché Sofia riesca a scalfire il mistero di Radice Quadrata, vedendosi rovinare addosso il segreto doloroso e vivo di un ragazzo che ha paura di tante cose, ma non di quello che prova.
1938. Nancy, una giovane e affascinante archeologa e cacciatrice di opere d'arte americana, scova un'antica pergamena di epoca romana che disegna un labirinto di grotte sotterranee. Anche i nazisti cercano la pergamena, che non deve assolutamente cadere nelle mani degli alleati: Hans Keller astuto e fanatico agente segreto di stanza a Genova ha il compito di recuperarla e uccidere chiunque ne conosca l'esistenza. Nancy, temendo che la pergamena possa esserle rubata, ne fa fare una copia, quindi, a bordo del transatlantico Rex salpa da Genova alla volta degli Stati Uniti. Sul Rex, in un luogo dove a nessuno verrebbe mai in mente di cercarlo, nasconde l'originale della pergamena. Hans Keller si impadronisce dunque della copia, non sospettando il trucco escogitato da Nancy. 1944. I nazisti scoprono lo stratagemma di Nancy e danno il via a una caccia affannosa che attira l'attenzione degli Alleati, i quali incaricano Martin Davies, agente segreto e storico dell'arte di padre inglese e madre italiana, di seguire le tracce di Nancy e capire dove la mappa si nasconde. Il nazista Hans Keller deve evitare lo stesso errore di sei anni prima, e entrare definitivamente in possesso della pergamena. Tra i vicoli quasi gotici di Genova, a bordo del leggendario transatlantico Rex, fino a Trieste Giulio Massobrio dà vita a una fulminante caccia al tesoro, un thriller dove l'onore, l'arte, l'archeologia, l'amore, la morte si sfidano senza esclusione di colpi.