
Un inconsueto e inedito legame familiare unisce un grande direttore del Corriere della Sera, un drammaturgo che ha scritto la Tosca e una talentuosa attrice nipote di Lev Tolstoj. Questo è il romanzo di quelle vite, di quegli intrecci, che coprono molti decenni tra '800 e '900, in una saga storica e letteraria che racconta per la prima volta una famiglia che ha cambiato l'Italia.
«Esistono vari modi di strillare un libro magnifico. Ma solo un modo è giusto per "I miei stupidi intenti": leggetelo, leggete questo romanzo in stato di grazia». Marco Missiroli. Questa è la lunga vita di una faina, raccontata di suo pugno. Fra gli alberi dei boschi, le colline erbose, le tane sotterranee e la campagna soggiogata dall'uomo, si svela la storia di un animale diverso da tutti. Archy nasce una notte d'inverno, assieme ai suoi fratelli: alla madre hanno ucciso il compagno, e si ritrova a doverli crescere da sola. Gli animali in questo libro parlano, usano i piatti per il cibo, stoviglie, tavoli, letti, accendono fuochi, ma il loro mondo rimane una lotta per la sopravvivenza, dura e spietata, come d'altronde è la natura. Sono mossi dalle necessità e dall'istinto, il più forte domina e chi perde deve arrangiarsi. È proprio intuendo la debolezza del figlio che la madre baratta Archy per una gallina e mezzo. Il suo nuovo padrone si chiama Solomon, ed è una vecchia volpe piena di segreti, che vive in cima a una collina. Questi cambiamenti sconvolgeranno la vita di Archy: gli amori rubati, la crudeltà quotidiana del vivere, il tempo presente e quello passato si manifesteranno ai suoi occhi con incredibile forza. Fra terrore e meraviglia, con il passare implacabile delle stagioni e il pungolo di nuovi desideri, si schiuderanno fra le sue zampe misteri e segreti. Archy sarà sempre meno animale, un miracolo silenzioso fra le foreste, un'anomalia. A contraltare, tra le pagine di questo libro, il miracolo di una narrazione trascinante, che accompagna il lettore in una dimensione non più umana, proprio quando lo pone di fronte alle domande essenziali del nostro essere uomini e donne. I miei stupidi intenti è un romanzo ambizioso e limpido, ed è stato scritto da un ragazzo di soli venticinque anni. Come un segno di speranza, di futuro, per chi vive di libri.
La settimana dei nostri investigatori si divide tra misteri da risolvere e i problemi e le soddisfazioni della vita privata. Una doppia traccia, tra crimine e quotidianità, che contrassegna le storie di questa antologia gialla. I protagonisti in gran parte sono arcinoti, in molti casi dalle loro avventure sono state tratte delle serie televisive. C'è l'ispettrice Petra Delicado della polizia di Barcellona che vorrebbe per una volta occuparsi di «un delitto glamour», e finisce invece in una storia «deprimente e squallida». Al glamour ci pensa il trio di Alessandro Robecchi: Carlo Monterossi, Oscar Falcone e Agatina Cirrielli, i quali tempo una settimana devono riuscire a ripescare da dove è affondato l'erede ignoto di un multimilionario. Il flâneur dei piaceri e dei misteri di Palermo, il La Marca di Santo Piazzese, intenta una beffa per salvare un amico da una grottesca situazione mafiosa. Lo psicobibliologo Vince Corso è condotto, dal suo creatore Fabio Stassi, sulle tracce di una strage fantastica: sono scomparsi gli eroi dei grandi romanzi. Lamanna e Piccionello sono nati dalla penna di Gaetano Savatteri e vivono nella ridente Màkari, ai due «non va giù quando i salvatori degli ultimi dimenticano i penultimi». Dove va a finire Alice Martelli, vicequestore e compagna di Massimo del BarLume, per svelare un buffo omicidio? Nell'Orrido di Botri, in Garfagnana, lì dove nidifica l'aquila reale. Gelosia, avidità, elusività, inganno: sono categorie psicologiche in cui Dario Corbo, l'acuto e nevrotico ex giornalista di Giampaolo Simi, si muove per tirare le fila di un caso freddo. Nella Casa di Ringhiera, il palcoscenico degli equivoci inventato da Francesco Recami, una spirale infernale travolge i brutti sporchi e cattivi di quel condominio: le scommesse clandestine. Il vicequestore più famoso d'Italia, Rocco Schiavone, trova un cadavere sul Monte Bianco, frontiera franco-italiana: vorrebbe appiopparlo alla collega transalpina ma... In questa antologia compaiono anche per la prima volta, dopo l'esordio in romanzi, personaggi nuovi ben adatti a un brillante primo piano. Sono: Viola, la giornalista curiosa di Simona Tanzini, che nell'esplorazione di verità scabrose si aiuta con la facoltà non voluta di associare i colori alle persone; e Acanfora, il poliziotto soggetto delle trame di Andrej Longo: la sua indagine, su un assassinio da tinello, fende un'atmosfera che affianca ferocia e pietà, che un po' ci ricorda Scerbanenco. Gli autori del volume: Alicia Giménez-Bartlett, Andrej Longo, Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Santo Piazzese, Francesco Recami, Alessandro Robecchi, Gaetano Savatteri, Giampaolo Simi, Fabio Stassi, Simona Tanzini.
Se le avventure di Geppetto, il creatore di Pinocchio, fossero del tutto diverse da come le conosciamo? Se accanto alle peripezie del burattino che si è fatto bambino vi fossero anche quelle di un padre che tanto ha voluto un figliolo da costruirselo con le proprie mani? Fabio Stassi ha scritto una storia nuova a partire da una storia classica, quella di uno dei più grandi romanzi della letteratura italiana. Nelle sue pagine l'anziano falegname diviene un uomo febbrile animato dal desiderio della paternità, vittima di uno scherzo crudele dei suoi concittadini. Le gesta del burattino, buffe, drammatiche, violente, si mischiano alle sue avventure, a loro volta sorprendenti e a tratti sconcertanti. L'uomo Geppetto sembra uscire dalla fiaba per grandi e piccini di Collodi e spostarsi su un palcoscenico contemporaneo dove la povertà, la malattia, il bisogno di amore, la crudeltà e il riscatto sono al centro della scena, motore concreto dell'azione. Così Geppetto diventa il ritratto di un uomo introverso e temerario, candido e visionario, che si accinge ad affrontare il mondo e a scoprirlo di nuovo, inseguendo il sogno di una creatura che sia carne della sua carne, in cui riversare le emozioni e l'affetto che porta dentro. Ma quel mondo lo disprezza e lo deride, rivelando tutta la sua ferocia in una condanna impietosa della solitudine e della diversità. In Mastro Geppetto Stassi si abbandona con evidente piacere a uno dei suoi grandi talenti, quello di plasmare la materia reale e immaginaria delle storie e dei personaggi per trarne un racconto che affonda le radici nel desiderio e nella fantasia, producendo la metamorfosi che trasforma la finzione dell'arte letteraria nella verità più luminosa e commovente, più dolorosa e umana.
Dario Corbo è stato per vent'anni un cronista di nera. Da questo passato ha ereditato i modi spicci e la capacità di sentire odore di bruciato quando si presenta. Diventato da un paio d'anni il braccio destro di Nora Beckford, figlia di un grande artista che è stata l'imputata di un omicidio reso celebre anche dagli articoli dello stesso Corbo, riceve una notizia lancinante. La ex moglie Giulia è morta, travolta da un pirata della strada. Un colpo inaspettato che lo trova proprio nel giorno in cui il figlio Luca affronta la prima udienza di un brutto processo. Di fronte alla rabbia del figlio che non si dà pace e minaccia di vendicarsi sul compagno della madre che ritiene colpevole, decide di far luce su alcuni punti oscuri della faccenda. Lo incoraggia ad andare avanti l'indiscrezione del maresciallo che dirige le indagini, sua vecchia conoscenza: al comando non hanno nessuna intenzione di approfondire. Invece Dario scorge troppe ombre: tra l'altro, come mai è sparito il cellulare di Giulia con tutte le tracce elettroniche? Ma soprattutto: che ci faceva Giulia nel buio della campagna toscana più sperduta? A ogni tentativo di risposta altre domande man mano crescono di mistero: sui rapporti tra l'ex moglie e i suoi recenti datori di lavoro, la gallerista rampante Maddalena Currè e il suo compagno, broker di borsa, Cosimo Roi; sulle dubitabili expertise del noto professore di antichità archeologiche Bruno Weber; sui quadri di anonimi artisti venduti a peso d'oro. Ma il sospetto di una realtà delittuosa diventa certezza da una via traversa: lì accanto al luogo dell'incidente mortale, un cascinale abbandonato era stato anni prima il teatro della strage di una famiglia innocente; ai tempi era sembrato un caso risolto, ma adesso l'esperto cronista di nera ricorda e può collegare fatti vecchi e nuove risultanze. Le trame di Giampaolo Simi appaiono già dalle prime pagine ricchissime di situazioni articolate, svolte inattese e personaggi sfaccettati. Sono forse questa complessità di costruzione narrativa e la sapienza di intreccio logico a rendere fluido eppure misterioso l'andamento dei suoi romanzi e convincenti ma insieme sorprendenti gli esiti. E, grazie alla spesso insolente ironia del protagonista, l'autore svela il contrasto stridente tra la patina raffinata e alla moda di certi personaggi e le ombre oscure che proiettano.
Delitti e intrighi da risolvere nel buio della notte, otto storie più nere che mai.
La notte in cui tutto accade – un delitto, l'enigma e il detective che lo svela – è una situazione tipica del noir. In questi otto racconti, lo specchio deformante della notte riflette lo stile di indagine proprio di ciascuno di questi noti investigatori, tra i personaggi più originali del giallo italiano.
È l'anno fatidico 2001. A New York, Harvey Sonnenfeld, agente CIA messo un po' in disparte ma carico di esperienza, ha un'intuizione, una di quelle convinzioni tenaci che non si sa da dove vengano ma che possono essere più radicate di un ragionamento articolato: ci sarà un attentato. «New York conta un bel po' di milioni di abitanti, e nessuno può sapere esattamente quanti stanno preparando un attentato. Loro sono qui e io prima o poi li annuserò». Ingaggia allo scopo un gruppo di persone tanto assurdo quanto efficace. Bobby Fischer, l'unico americano della storia campione mondiale di scacchi, paranoico, ma capace di anticipare un migliaio di mosse; l'immigrato russo Kozlov, un ubriacone, proveniente dall'Afghanistan, ingegnere esperto di ogni tipo di attentato; il professor Koselleck, cacciato dall'università a causa di una condanna per stalkeraggio contro la moglie, il massimo studioso del pianeta di graffiti offensivi e scritte oscene. Intanto un'ombra si aggira, un altro gruppo affaccendato a tessere una rete di contatti; per loro non è il 2001 ma l'anno 1421 dall'Egira. L'improbabile squadra di Harvey Sonnenfeld da un labile indizio scovato in metropolitana e una conversazione captata per caso, dà l'avvio a una corsa contro un tempo immaginario, in cui si profilano minuziosamente terroristi costruiti sull'equivoco. Siamo arrivati a settembre. La fine è nota. Ma il racconto è pieno di tensione e di sorprese, e pervaso dall'ironia di chi, come Alessandro Barbero, sa guardare alla storia con disincanto. E il desiderio di complotti produce le sue conseguenze, mentre la realtà va pericolosamente, indisturbata, per conto suo.
Nina viene abbandonata in un orfanotrofio nell'immediato dopoguerra. Le suore fanno la cresta sul vitto e le elemosine, il confine fra disciplina e oppressione è molto sottile e le punizioni corporali e psicologiche sono parte integrante del sistema di educazione. Quando Nina compie sette anni, arriva Lucia, che ha la sua età e non possiede la scorza necessaria per salvarsi dall'insensata cattiveria delle monache. Nina si sente in dovere di difenderla. Insieme all'amicizia, scopre la differenza fra ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, mentre cresce in lei il senso di esclusione. Oltre le mura dell'istituto c'è un mondo al quale loro non hanno accesso e dove accadono fatti clamorosi - la nascita della televisione, il discorso rivoluzionario di un reverendo nero, l'assassinio di J.F. Kennedy, dighe che straripano e trascinano a valle migliaia di corpi, la morte del Papa buono. Quando a diciott'anni Nina esce dall'orfanotrofio trova davanti a sé un continente inesplorato. La sua vita sembra iniziare da capo: incontra nuove amiche, con loro partecipa a manifestazioni e scioperi e alla storica occupazione del grande tabacchificio di Lanciano, nel maggio del 1968, durata per ben quaranta giorni. Le vicende private e sentimentali delle ragazze si mescolano a quelle pubbliche, tutto attorno l'Italia cambia, pare lasciarsi indietro l'oscurità del passato, scopre i consumi e le réclame, la moda e le prime utilitarie, mentre le radio a transistor raccontano una trasformazione dei costumi a tempo di canzoni. La colonna sonora di ciò che poteva essere e non è stato. Il pozzo delle bambole racchiude in sé molti romanzi: una storia di crescita e di formazione, sulla scoperta del mondo palmo a palmo; un'avventura di collegio, di istituto, di camerate e cucine, spazi in cui crescere e trasformarsi; un affresco storico sul dopoguerra che è anche racconto di fabbrica e lotte; e soprattutto un romanzo di donne che diventano consapevoli, commettono errori, avanzano e retrocedono in una lotta lunga e difficile che Simona Baldelli descrive con ritmo, verosimiglianza, attenzione e sensibilità.
Due vicende si intrecciano alternandosi nel ritmo del racconto. Una è ambientata negli anni Ottanta e procede a ritroso, ripercorrendo la relazione tra una ventenne dell'alta borghesia milanese, Lidia, e il giovane architetto che ha lavorato al progetto di ristrutturazione della casa regalatale dal padre in via Saterna, nel centro di Milano. Una casa particolare, un progetto architettonico visionario in cui ogni stanza è percorsa da una vibrazione, quasi da un mistero: un luogo che celebra la relazione clandestina e asimmetrica tra i due, la fragilità di Lidia e l'ambizione che infiamma il giovane uomo. Ritroviamo la casa e le sue atmosfere alcuni decenni dopo, in un futuro prossimo, in cui la catastrofe climatica e la crisi migratoria sono in pieno corso, le strutture di convivenza ormai al collasso. Roma è torrida in modo insopportabile, Milano eternamente immersa in una nebbia arancione. Qui si muove Irene, quarantenne curatrice fallimentare di successo grazie alle aste in cui si cedono ai privati proprietà immobiliari di grande valore, spesso tesori dello Stato. Una donna solitaria e senza figli, a cui viene affidata da un facoltoso avvocato la vendita di una casa difficile e affascinante, proprio quella di via Saterna. Quando Irene la visita la prima volta ne è subito colpita, avverte una inquietudine, lo spazio è inatteso e ostile, eppure vi si cela un oscuro senso di bellezza, una luce profonda. Qualcosa non torna, piccole tracce qui e là, l'assenza di polvere al terzo piano, un mucchio di stoffe lasciato davanti a un divano. Ma l'idea di vendere quella casa la spinge a procedere, senza guardarsi indietro. Nell'architettura vorticosa de "Il cerchio perfetto" scaturiscono relazioni impreviste, si profila un'idea di amore egoista e manipolatorio, si indaga una giovinezza protesa sul vuoto. Ovunque si avverte il fardello di un passato mai risolto, ed emerge l'idea di una possibile maternità nonostante un mondo che incombe minaccioso con le sue trasformazioni.
Serena, mamma di due figlie, casalinga ultraindaffarata, chimica con il «superpotere» dell'olfatto formidabile e professionalmente coltivato nel suo ultimo lavoro da sommelier. E Corinna, sovrintendente di polizia, alta un metro e novanta e con un carattere ruvido, opposto a quello irruente e solare di Serena, ma con lei da subito in sintonia. A riunire l'irresistibile coppia è un caso che coinvolge il mondo vitivinicolo del borgo toscano di Bolgheri. È stato ritrovato il motocarro del marchese Crisante Olivieri Frangipane, patriarca di una antichissima famiglia di produttori di vino, scomparso anni fa in circostanze misteriose. Una sera di ottobre del 2013 il conte si allontana con il suo Ape coupé e non farà mai ritorno. Il ritrovamento del mezzo durante il drenaggio di un bacino artificiale della tenuta Tegolaia fa scattare immediatamente nuove indagini e riaccende vecchie scintille tra le due proprietà. La tenuta Tegolaia, passata dalla famiglia Colantoni ad una multinazionale olandese, era diventata bersaglio degli scherzi pungenti in perfetto stile toscanaccio del vecchio Crisante. A loro volta, attraverso il manager italiano, Walter Gori, gli olandesi si lanciavano in continue minacce di azioni legali o, peggio ancora, di azioni fisiche contro la persona. Quando all'interno della tenuta riaffiora anche il corpo del conte, alle due argute investigatrici appare chiaro che la risoluzione dell'enigma deve trovarsi all'interno di queste schermaglie. E nella memoria di Andrea Pace, ora nuovo proprietario della tenuta Tegolaia, nonché nel 2013 enologo della famiglia Olivieri Frangipane. L'umorismo, i colori, i profumi e i sapori della campagna toscana, in un intrigo giallo in cui emerge con forza la sensibilità femminile delle due protagoniste.
Correva l'anno 1677 quando a Palermo il viceré don Angel de Guzmán muore improvvisamente. Al dolore dei consiglieri del Regno subentra lo sgomento perché nel testamento don Angel ha disposto che sia sua moglie ad assumere le funzioni di viceré, in attesa delle decisioni del Re di Spagna. Donna Eleonora di Mora si ritrova così, a dispetto di ogni legge e consuetudine, a governare una Sicilia piagata da epidemie, carestia, povertà, e contro ogni previsione riesce a riparare alle indegnità del Sacro Regio Consiglio e a risollevare le condizioni in cui versa il popolo. Rivoluzionari sono soprattutto i provvedimenti a favore delle donne, dall'istituzione del «conservatorio per le vergini pe-ricolanti», per garantire alle orfane un sussidio e impedire loro di darsi alla prostituzione, alla decisione di assegnare una dote regia alle ragazze più bisognose che vogliono sposarsi, ai benefici per le famiglie numerose. Tutto nella durata di un ciclo lunare. Coraggiosa, determinata, donna Eleonora, sostiene l'Autore, è «una figura di donna gigantesca, unica a governare in un mondo maschile; un meraviglioso esempio del potere responsabile verso i terzi, nello scontro eterno tra chi detiene il potere per sé e il potere per gli altri». Tra le pagine di storia Andrea Camilleri trova le tracce di questa rivoluzione e vi costruisce un romanzo pieno di invenzione e di pathos.
Un'udienza dal Re dei Cani. Salire sul palcoscenico senza saper suonare, in un'orchestra di compagni di classe. Un amico reso psicopatico dalla canasta che con uno scolapasta in testa sequestra la tua famiglia. L'esaltazione e la paura, il divertimento e l'imbarazzo: ci sono tutte le emozioni e i colori della vita e dell'inconscio nei racconti che compongono questa antologia, ogni racconto un sogno, ogni sogno una finestra sul mondo interiore, sulle ossessioni, sulle riflessioni di cinque dei più grandi narratori italiani. E in qualche modo anche sul nostro universo di lettori e di esseri umani: perché siamo permeabili alle storie e di esse ci nutriamo, nel sonno come nella veglia. Come rivivessimo delle ''favole di mezzanotte", ha scritto la psicanalista Simona Argentieri nella prefazione, "coniate non per conciliare il sonno, ma per inquietare con grazia e magari ispirare in noi anonimi e privati sognatori nuovi scenari della fantasia inconscia".

