
In un convento francescano di periferia, tra i profumi del giardino e un nuovo quartiere in costruzione, suor Ignazia e le sue sorelle si trovano nella surreale situazione di ospitare al piano terra un'infermeria tedesca e al secondo alcune famiglie sfuggite per miracolo al rastrellamento del Ghetto. A separarli, solo una scala e l'audacia mite di chi non esita a mettersi in gioco fino in fondo. Roma, nell'ultimo anno di guerra, non è «città aperta». I tedeschi, a un passo dalla sconfitta, la stringono in una morsa sempre più spietata, gli alleati stentano ad arrivare, i romani combattono pagando con il sangue ogni atto di ribellione. In una città distrutta dalla fame, dalle bombe, dal terrore, gli ebrei vengono perseguitati, deportati, uccisi, come il più pericoloso e truce dei nemici. E la Chiesa? Mentre in Vaticano si tratta in segreto la resa nazista e il pontefice sceglie, più o meno apertamente, la via della cautela, i luoghi sacri si aprono ad accogliere - sfidando le regole e perfino alcuni comandamenti - chi ne ha bisogno. È così che Ritanna Armeni, con l'entusiasmo rigoroso e profondo di sempre, attraversa un passaggio cruciale della nostra Storia e dà corpo a una vicenda esemplare, che parla di coraggio e sorellanza, di forza e creatività, di gioia, paura, resistenza.
"Da qualche parte ho letto che la muta è la fase più delicata della vita di un insetto, il momento in cui è maggiormente esposto ai predatori e alle cadute". Bianca guarda accadere le cose, le osserva nei dettagli, come un'entomologa ragazzina. Solo che il mondo è troppo grande, mobile e complicato, scappa continuamente da tutte le parti. Soprattutto la sua famiglia. Un padre sempre circondato da donne-mantidi. Una madre operosa con gli occhi di Jane Birkin, posati ormai solo sui figli. Un fratello adolescente che la sua forza se l'è tatuata come monito sul braccio. Ma lo sguardo di Bianca è implacabile, perché la felicità della sua famiglia è solo una superficie luccicante. Per questo la rabbia che le si è infilata dentro, quella specie di scheggia tra le pieghe più morbide, Bianca vorrebbe spingerla su, arrotolarla sulla lingua e sprigionarla come un veleno. Se "crescere è abbandonare" - così dice sua madre -, allora forse occorre imparare a fidarsi di nuovo, con quel misto di adrenalina e timore che si prova quando ci si tuffa da uno strapiombo.
"Ovunque vadano, in India, in Francia, in Etiopia, in Scozia, in Olanda, i cavalieri trovano per riposarsi lo stesso boschetto di soavi allori, le erbette molli, le aure fresche e un rivo ristoratore che scorre. L'immaginazione di pace botanica e floreale ignora le differenze di continenti e latitudini, come se la geografia del romanzo fosse la geografia di un giardino, che gode di un unico clima, e al di fuori del quale c'è l'indeterminato e le nebbie". Con questo approccio, Ermannno Cavazzoni rilegge l'"Orlando furioso" (1516-1532), qui presentato nella cura di Giuliano Innamorati, uno dei maggiori specialisti della letteratura italiana del Cinquecento.
"Ovunque vadano, in India, in Etiopia, in Scozia, in Olanda, i cavalieri trovano per riposarsi lo stesso boschetto di soavi allori, le erbette molli, le aure fresche e un rivo ristoratore che scorre. L'immaginazione di pace botanica e floreale ignora le differenze di contenuti e latitudini, come se la geografia del romanzo fosse la geografia di un giardino, che gode di un unico clima, e al di fuori del quale c'è l'indeterminato e le nebbie...". Con questo approccio, Cavazzoni, che ha dedicato alla follia umana le sue storie più belle, rilegge l'"Orlando furioso", che presentiamo nella cura di Innamorati, uno dei maggiori specialisti della letteratura italiana del Cinquecento.
Dario Argento torna con questa raccolta di racconti alla scrittura, per aprire nuovi sipari nei quali animare fiabe maledette, creando così immagini che diventano pitture dove demoni, streghe e il sovrannaturale si mescolano col reale. Il suo orrore fantastico giace sempre pronto a sorprendere sotto una verosimiglianza che sappiamo può, a sua volta, venire sconvolta. E verosimili sono infatti le storie che escono dalla sua penna: bambini e giovani donne, studiosi e personaggi storici, guerriglieri, demoni e creature chimeriche, che vivono vicende inquietanti e spaventose. La sua scrittura crea scene definite e nitide, ma anche emotivamente coinvolgenti, capaci di coniugare suspense, dilemmi etici e tormenti umani. Innumerevoli tracce del suo talento cinematografico si possono riconoscere in questi racconti dall'ambientazione più varia: il set delle storie sono infatti luoghi angoscianti e fantastici ma al tempo stesso reali, come la Villa dei Mostri di Palagonia, gli Uffizi di Firenze, un'isola indonesiana, la Biblioteca Angelica di Roma... Al lettore, mentre segue le vicende di personaggi che si muovono tra straordinari musei e diroccati palazzi barocchi, tra castelli del passato e grattacieli del futuro, viene unicamente lasciata la facoltà di tenere sotto controllo l'accelerazione del proprio battito cardiaco. Ci ritroviamo a vivere storie senza censura e situazioni che sono destinate a turbarci e sorprenderci. L'azione e il ritmo si fanno musica e ci trascinano in una dimensione onirica e fantastica e, come avviene nei suoi film, riconosciamo in questi racconti dalle trame inattese quel dialogo con la paura, con l'inquietudine, con le ombre dei paesaggi e dell'animo umano, con i bagliori irreali e con la tensione che formano la cifra più profonda del suo sentire artistico. E infatti del maestro del cinema italiano ritroviamo nello scrittore Argento tutti i dualismi della nostra folle natura, le contraddizioni che nutrono le nostre fantasie, i sotterranei movimenti dell'inconscio, l'eterno balletto tra pericolo e salvezza, tra sogno e realtà.
Con lo sguardo del cuore, detto anche interiore, si impara qualcosa di grande per la prima volta. Può trattarsi di una illuminazione improvvisa, oppure di un lungo percorso spirituale. Ma quando accade, ecco che la vita, da quel momento, cambia radicalmente, rivelando ricchezze inaspettate. Lo sguardo del cuore è la meta di tutte le tradizioni spirituali dell’Oriente e dell’Occidente e consiste in una introspezione che nasce nell’individuo ma è stimolata dagli eventi e dalle persone intorno a noi che ci portano a sospendere gli schemi, predisponendoci a una visione del mondo e della vita spontanea e immediata, aldilà di ogni razionalità, studio o preparazione. Si tratta solo di imparare a “sentire” questo nuovo sguardo, e a viverlo. Le storie qui raccolte al sufismo, al buddhismo, al taoismo, e ad altre correnti orientali. Il lettore è libero di leggerle nell’ordine che preferisce, seguendo le sue esigenze o inclinazioni. Sono cinquanta ma, in fondo, si tratta di una stessa storia raccontata in modi diversi. Lette in momenti diversi della vita, sembreranno indicare percorsi e soluzioni diverse, secondo le esigenze del momento. Il non detto è l’essenziale. Sono storie che trasformano: questo è il loro pregio. Si spera che il lettore coltivi lo sguardo del cuore nel sentiero o nel modo più congeniale. Scoprirà che lo ha assaporato altre volte.
"Jing Ke estrasse la mappa e la porse a Ying Zheng. Rimase davanti a lui in ginocchio. Questi la guardò con attenzione, e cominciò a dispiegare il rotolo. Giunto all'ultima piega, la visione inattesa di un piccolo pugnale lo fece balzare all'indietro inorridito, Jing Ke fu lesto a impugnare l'arma, prima che questa scivolasse a terra. Con la mano, afferrò una manica dell'abito del re, preparandosi a vibrare un colpo micidiale." Nel III secolo a.C., la Cina è insanguinata da lotte per il potere che oppongono i sovrani di numerosi staterelli. Tra battaglie, duelli e intrighi di palazzo, sono numerose le vittime di questa carneficina, che non ha riguardi per il sesso o l'età. Ma un giovane riesce a scampare alla strage. È Ying Zheng: in lui si compirà il destino della Cina imperiale. Fondatore della dinastia Qin, diventa un tiranno spietato e crudele, odiato dai sudditi, temuto dai nemici e costantemente a rischio di attentato. Sbarazzatosi dei due reggenti - la madre e il primo ministro, che forse era il suo vero padre - non trova ostacoli nella conquista dell'impero che lo conduce a porre fine a una guerra plurisecolare tra i diversi stati, sottomettendone ogni sovrano, fino a controllare l'intera Cina. A capo di un impero vasto e invincibile, diffonde la cultura del terrore, dando impulso alla costruzione della Grande Muraglia. Cultore di magia e alchimia, si guadagna fama d'immortalità e trasforma la sua figura in mito e leggenda.
Nell'Europa degli anni Venti, permeata da una profonda atmosfera esoterica, si diffondono le dottrine che costituiscono il background del nazismo occulto, ispirate a una forte ripresa dei miti e del pensiero dell'antico oriente. In questo contesto lo stesso Fuhrer, giunto al potere, incomincia a vagheggiare avventurose spedizioni alla ricerca delle origini dell'uomo, del Graal, della razza pura e della magia nera del buddhismo.
Su questo sfondo si muove Leonhard Mayer, brillante ufficiale che viene ammesso a far parte della sezione occulta delle SS: l'Ordine Nero. In quella che si presenta a tutti gli effetti come una setta esoterica, Leonhard viene iniziato a sapienze antiche, che fanno di lui uno dei prescelti per partecipare alla spedizione organizzata da Himmler alla volta del Tibet, alla ricerca della razza padrona e del segreto della vita, custodito dagli eredi dei progenitori dell'uomo, i quali vivrebbero nascosti nelle profondità della terra proprio sotto i domini tibetani. La spedizione, che si consuma negli anni in cui il nazismo sta per condurre l'Europa nel secondo conflitto mondiale, è attesa come una grande avventura volta a realizzare il desiderio di immortalità e potere di Hitler. Nella realtà si trasformerà in un viaggio di formazione che travolgerà la vita e le illusioni di Leonhard, svelando la drammatica follia del progetto dell'Ordine Nero di dominare il mondo.