
Al vecchio chevalier Auguste Dupin, investigatore dilettante immortalato dalla fantasia di E.A. Poe, mentre rovista fra le ingiallite scartoffie, ricordi di tanti memorabili casi da lui risolti, capita sotto mano una misteriosa cartella che porta l’impegnativa scritta: evadenda. Con grande sorpresa vi scopre l’abbozzo di un suo vecchio racconto sul traditore di Cristo. E ora si ricorda: ecco l’unico caso, ‘il caso Giuda’ che egli non ha ancora risolto, e neppure seriamente affrontato. La presenza del suo altrettanto vecchio amico, compagno inseparabile della giovinezza e attento interlocutore nelle sue lunghe riflessioni ad alta voce, lo induce a improvvisare una disquisizione sul ‘sommo delitto’ che, offrendo pochi indizi concreti, si presta eminentemente a essere trattato con il metodo analitico di Dupin, che permette al suo inventore il lusso di non dover mai rinunciare alla comodità della propria poltrona.
Con questa trovata della ‘chiacchierata in poltrona’ l’autore alleggerisce notevolmente l’implicita gravità dell’argomento che da duemila anni eccita la fantasia di studiosi, scrittori e artisti. E affidando all’acume, al brio, allo spirito battagliero di Dupin l’analisi e la soluzione del delitto più misterioso della storia, quasi gli addossa una parte della responsabilità dei singolari risultati dell’indagine. Con questo trucco sottile e specioso l’autore sottolinea che non pretende di aver scoperto la verità e che sarà contento di aver prospettato una soluzione «anche se non quella giusta, comunque una, e ottima», sempre per citare le note parole del cavaliere Dupin.
L’autore così cautamente mascherato imposta il problema in una maniera insolita, che permette di considerare il ‘caso’ sotto punti di vista nuovi e sorprendenti, e quindi di giungere a risultati inaspettati. Il tradimento di Giuda, il cui movente umano perde qui ogni importanza, si delinea – attraverso momenti di suspense metafisico da ‘giallo teologico’ – come la risultante del conflitto di altri interessi dietro le quinte superne e infere, inscindibili da quella visione mitologica del mondo che in quei tempi non aveva ceduto ancora al razionalismo e si era sovrapposta perfino alla realtà storica. Così il famigerato tradimento si configura innanzitutto come un momento decisivo nella lotta che l’uomo combatte contro il suo Dio per strappargli almeno i surrogati di quella felicità di cui venne privato con l’espulsione dal Paradiso Terrestre.
In questo libro, pubblicato per la prima volta nel 1975, l’autore del Sacro amplesso prosegue con temeraria sottigliezza le sue indagini sui testi sacri, alla ricerca di indizi da cui si possa sperare che la nostra problematica esistenza e la nostra travagliata storia abbiano un senso, almeno al cospetto del Dio della Bibbia.
Mario Brelich è stato uno scrittore del tutto anomalo nel paesaggio letterario italiano: e non solo perché l'intera sua opera narrativa è dedicata a figure ed episodi delle Sacre Scritture, ma anche (o forse soprattutto) perché ognuno dei "capitoli" di quest'opera ci appare come un oggetto tanto più malioso quanto più difficile da etichettare. Questa volta Brelich si misura con Giuditta -l'unica fra tutte le eroine dell'antichità ad "affidare la salvezza della sua città, del suo popolo e dell'avvenire del suo Dio esclusivamente alla propria bellezza" - e mentre ne ripercorre la vicenda con la consueta, affabile scioltezza, la indaga con gli strumenti più vari (non ultimo la psicoanalisi); e poiché ha la scienza del teologo e la grazia del narratore, riesce a farci penetrare nel mistero di questa seducente eroina-avventuriera, in quel miscuglio di castità austera e irresistibile sex-appeal che non a caso ha ispirato alcuni fra i più grandi dei "maestri antichi".
Primo dei due volumi dedicati allo scrittore siciliano, questo Meridiano ne raccoglie innanzitutto i romanzi: oltre a "Don Giovanni in Sicilia", "Il bell'Antonio" e "Paolo il caldo", anche quelli meno noti al grande pubblico, come "Singolare avventura di viaggio", "Sogno di un valzer" e "Gli anni perduti". Nel volume sono raccolti inoltre i testi saggistici di Brancati, prevalentemente civili e letterari, a dimostrazione di un suo forte impegno intellettuale. Le riflessioni sul fascismo costituiscono il nucleo da cui si irradia la sua battaglia per la libertà della cultura.
La vita di Anna-Christina si svolge fra Budapest, dove è nata nel 1924, Israele, dove tenta di vivere, e Milano, dove approda dopo la fine della guerra, e dove, dopo mille peripezie, trova l'amore e la fortuna. È la storia di una donna ebrea, che passa attraverso il dramma delle persecuzioni, la delusione di fronte ai "liberatori" sovietici, i pericoli e lo sbandamento di chi lascia il proprio paese alla ricerca di una vita normale. Ma è anche la storia di un grande amore con Peter, unico uomo in una vita piena di uomini.
In questo breve saggio si vogliono raccogliere pensieri e riflessioni nel tentativo di evidenziare alcune affermazioni e conclusioni sbagliate in cui sono incappati alcuni pensatori, anche eminenti.
Il romanzo racconta, in modo ironico, di un professore di matematica colpito dalla leucemia.
Alberto misura i passi, le cose, i minuti. Misura le forze che stanno tornando. Osserva gli allievi e i colleghi insegnanti, li classifica divertito per categorie. Guarda il mondo con occhi diversi, ora. E quando un’amica infermiera gli affida Danielle, una paziente in crisi, perché la ascolti e la aiuti, si tuffa anima e corpo in un’avventura imprevista.
Perché Danielle è sola, malata, bellissima. Ma, soprattutto, Danielle ha un segreto. Per aiutarla davvero, Alberto dovrà imbarcare nella sua impresa una squadra di compagni, incrociati o ritrovati per caso, ma tutti disposti a farsi carico della vita degli altri.
Tra Torino e Bruges, tra le aule del liceo e le stanze della chemio, tra i Murazzi e le Molinette, tra bar di periferia e trattorie in riva al lago, tra autoradio a palla e notti silenziose, si dipana la storia, ricca d’emozioni, di un gruppo di nuovi amici che sanno per cosa vale la pena lottare.
Flavia de Luce fa un'orrida scoperta. Nell'orto dei cetrioli, proprio sotto la finestra della sua camera da letto, in mezzo agli attrezzi disordinati del bravo Dogger, il giardiniere autista tuttofare, inciampa in piena notte in un corpo semisepolto; esalando l'ultimo respiro, l'uomo sussurra una strana parola: "Vale!". Poco prima, dietro la porta di una delle infinite stanze di Buckshaw, il castello di famiglia, aveva sentito parole inquietanti pronunciate in una conversazione del padre con uno sconosciuto: "Twining? Il vecchio Tazza? E morto da trent'anni...". "E lo abbiamo ucciso noi". E ancora prima sulla soglia della cucina, il padre era quasi svenuto di fronte al freddo corpicino di un uccellino con un francobollo infilzato nel becco. Segnali, premonizioni che stuzzicano la curiosità dell'undicenne Flavia, temeraria detective. Lei, come il segreto modello Sherlock Holmes, sa usare la chimica da esperta per i suoi misteri, che la spingono in moto perpetuo per campagne e stradine di Bishop's Lacey, di cui i de Luce sono i signori decaduti. Sempre in lotta con le dispettose sorelle maggiori, Daffy e Feely, con loro condivide il vetusto maniero, insieme all'altrettanto annosa servitù, tutt'e tre orfane di una dama avventurosa e rimasta presente nel ricordo e non solo. Chi era Twining? E chi è quel tipo con cui papà ha urlato? Che significa quel francobollo infilzato nel becco ? E come si lega tutto questo all'infausta tragedia, trent'anni prima, nel college?
Il condominio come luogo del delitto. Un luogo in cui ci si sente protetti perché non si è isolati, non si è soli, e se si ha bisogno di aiuto qualcuno accorre. Oppure no? Una giovane donna viene uccisa alle tre del pomeriggio sul pianerottolo di un condominio. Le coltellate sono venti. Nessuno sente. Nessuno vede. Cominciano le indagini. Arrivano i giornalisti. In molti raccontano di avere visto l'assassino mentre fuggiva. Erba, 11 dicembre 2006: Rosa e Olindo compiono un massacro nell'appartamento dei vicini. Ma come è possibile che due persone apparentemente normali agiscano come autentici serial killer? Dopo la "strage di Erba" nulla è più come prima. La nostra casa, simbolo della sicurezza e dell'intimità, si è trasformata nel teatro di potenziali delitti. Ora sappiamo che la convivenza forzata in un condominio può esplodere in una violenza senza fine. O nell'indifferenza più agghiacciante. La cronaca dei nostri giorni continua a offrire storie di vicini che ammazzano. Come è possibile che, nel silenzio estivo, nessuno in via Poma si sia accorto che qualcuno stava uccidendo a coltellate Simonetta Cesaroni?
L'imprevisto irrompe nel quotidiano di quattordici donne tutto sommato comuni, con una vita tutto sommato ordinaria. E spesso il ribaltamento dell'ordinario nello straordinario - e viceversa - apre le porte all'umorismo. Ciascuna delle protagoniste dei quattordici brevi racconti possiede, come ogni donna, qualcosa di assolutamente originale, unico e forse un po' magico. Con lo spirito di chi riesce a cogliere il comico anche dall'osservazione del quotidiano, l'autrice guida il lettore in una bizzarra galleria di personaggi femminili.
Il romanzo è ambientato in Toscana, negli scavi di una misteriosa città etrusca e di una strada selciata portate alla luce lungo la via commerciale che anticamente univa il Tirreno e l'Adriatico. La protagonista è una giovane e appassionata archeologa di origini etrusche, Aura Seianti, che nel sonno "vive" frammenti di storie passate che la catapultano nell'era etrusca e la guidano a straordinarie e gratificanti scoperte. Scene di vita attuale si intrecciano così a lucidi flash-back storici attraverso i quali il lettore può rivivere i drammatici conflitti tra la popolazione etrusca, costretta a migrare dalla propria terra sotto le incursioni delle truppe nemiche, e la dominante civiltà romana. Tra avvincenti e continui colpi di scena, la storia si tinge di giallo, con tanto di vittima e sospetti colpevoli, in un crescendo di tensione che terrà il lettore con il fiato sospeso fino alla soluzione del caso. Un romanzo storico dove passato e presente si fondono idealmente sulle tracce della via etrusca.