
“Le cose straordinarie, quelle che resteranno per sempre nella tua vita, arrivano spesso in punta di piedi e all’improvviso, senza tuoni e particolari avvisaglie. Proprio come quella nevicata dell’85.”
A dodici anni sono diventato amico di un supereroe. Aveva venticinque anni, abitava nel mio condominio a Napoli e diceva di non essere per niente un supereroe. Ma io so che i supereroi esistono. E sono in mezzo a noi.
La donna è sola, inquieta, in fuga: non vuole più restare dove non c'è amore. Ha lasciato la città, nella quale tutto è frenetico e in vendita, ed è tornata nella vecchia baita dell'infanzia, sul Monte. Qui vive senza passato, aspetta che la neve seppellisca i ricordi e segue il ritmo della natura. C'è un inverno da attraversare, il freddo da combattere, la solitudine da farsi amica. Ci sono i rumori e le creature del bosco, una volpe curiosa e un gufo reale che bubola sotto un pergolato. E c'è l'uomo dal giaccone rosso, che arriva e che va, come il vento. A valle lo chiamano lo Straniero: vuole risistemare il rifugio e piantare abeti sul versante nord della montagna, per aiutarla a resistere e a tornare fertile. Una notte terribile riporta la paura, ma la donna si accorge che ci sono persone che vegliano su di lei: la Guaritrice, muta dalla nascita, che comprende il linguaggio delle piante e fa nascere i bambini; la Rossa, che gestisce la locanda del paese; la Benefattrice, che la nutre di cibo e premure. Donne che sanno dare riparo alle anime rotte, e che come lei cercano di vivere pienamente nel loro angolo di mondo. Mentre la montagna si prepara al disgelo e a rifiorire, anche la donna si rimette in cammino. Arriverà un altro inverno, ma ora il Monte la chiama.
Napoli è la città meno equilibrata del mondo. È una metropoli complessa, piena di sfaccettature, è più città in una: un miscuglio di colori e di stati d'animo, di stili architettonici e classi sociali, di sapori dolci e salati, pastiera e pizza, sfogliatella e ragù, di musica antica e neomelodica, di fede e scaramanzia. Come fare allora a catturare le sue mille anime? Acuto osservatore dei piccoli e grandi fatti di cronaca della sua città, Lorenzo Marone sceglie di raccontare Napoli a modo suo, lasciandosi sorprendere da ciò che gli accade intorno così da raccogliere storie, incontri e aneddoti: i "Granelli" della sua rubrica settimanale su "la Repubblica" di Napoli. E proprio dai "Granelli", arricchiti da due testi e organizzati secondo una struttura a ossimoro che ben fotografa i contrasti della città, nasce questo libro. Dalla leggenda della sirena Partenope alle celebrazioni in onore di Totò, passando per l'arteteca e Higuaín, una lettera d'amore per Napoli, vista attraverso lo sguardo privilegiato di uno scrittore. Una guida molto sui generis per bibliofili curiosi, napoletani e non. Perché Napoli è una filosofia di vita, una continua e stupenda contraddizione: forse comprenderla ci aiuterà a vivere meglio.
Cesare Annunziata potrebbe essere definito senza troppi giri di parole un vecchio e cinico rompiscatole. Settantasette anni, vedovo da cinque e con due figli, Cesare è un uomo che ha deciso di fregarsene degli altri e dei molti sogni cui ha chiuso la porta in faccia. Con la vita intrattiene pochi bilanci, perlopiù improntati a una feroce ironia, forse per il timore che non tornino. Una vita che potrebbe scorrere così per la sua china, fino al suo prevedibile e universale esito, tra un bicchiere di vino con Marino, il vecchietto nevrotico del secondo piano, le poche chiacchiere scambiate malvolentieri con Eleonora, la gattara del condominio, e i guizzi di passione carnale con Rossana, la matura infermiera che arrotonda le entrate con attenzioni a pagamento per i vedovi del quartiere. Ma un giorno, nel condominio, arriva la giovane ed enigmatica Emma, sposata a un losco individuo che così poco le somiglia. Cesare capisce subito che in quella coppia c'è qualcosa che non va, e non vorrebbe certo impicciarsi, se non fosse per la muta richiesta d'aiuto negli occhi tristi di Emma... I segreti che Cesare scoprirà sulla sua vicina di casa, ma soprattutto su se stesso, sono la scintillante materia di questo romanzo, capace di disegnare un personaggio in cui convivono, con felice paradosso, il più feroce cinismo e la più profonda umanità.
Una città si può raccontare in mille modi. Se poi è l'unica città che vanta il solo monumento equestre eretto a un cavallo e non a un cavaliere ti viene da scrivere, raccontandoti con ironia, che "siamo l'unica città secoli avanti nella lotta per la parità dei diritti tra umani ed equini". Con la penna che scorre agilmente sul foglio, Marocco descrive una generazione che vive la periferia di una città levantina come Bari, anche quando di questa città abita i quartieri "bene" e frequenta i posti alla moda. 6 racconti che tracciano e segnano, nei destini dei protagonisti, i linguaggi, i sogni, le solitudini e le acrobazie di una generazione immersa in una metropoli che è periferia perchè città del sud, che non sa essa stessa se dirsi antica o moderna... e che festeggia il suo santo patrono con le stesso ardore con cui ricorda l'estate in cui il Bari comprò João Paulo, mentre strizza l'occhio ad Antonio Cassano.
Tanti autori letterari hanno scritto "contro" la fede in Dio, l'appartenenza alla Chiesa Cattolica e la religione in genere, ma solo perché animati da un ideale "alto" di Dio, Chiesa e religione. Sono i "cristiani contro". Rivivono in questo libro che ne fa una carrellata di ritratti essenziali e sorprendenti, ricchi di citazioni dalle loro opere, attraversando i secoli, le opere e gli stili della letteratura italiana: da Iacopone da Todi a Pier Paolo Pasolini, da Giovanni Boccaccio ad Alessandro Manzoni, da Ludovico Ariosto ad Antonio Fogazzaro, da Giuseppe Gioacchino Belli a Ignazio Silone e a padre David Maria Turoldo. Anche Giacomo Leopardi, Luigi Pirandello e Umberto Eco appartengono, metaforicamente, a questo percorso morale e letterario. I loro, sono ritratti di "cristiani senza Cristianesimo", ma profondamente segnati dall'educazione cattolica e dalla cultura religiosa.
Questo libro è il "sequel" di Cristiani contro, uscito con l'Editrice Tau nel 2017 e il sottotitolo: "I grandi 'dissidenti' della letteratura italiana da Iacopone a Umberto Eco". È venuto il momento di aggiungere altre dodici grandi voci di poeti e narratori che dal Trecento ai nostri giorni hanno raccontato la loro esperienza in rapporto al mistero di Dio, al cammino spirituale e istituzionale della Chiesa e alla dimensione del sacro in generale: Dante Alighieri, Nicolò Machiavelli, Torquato Tasso, Giovanni Verga, Grazia Deledda, Clemente Rebora, Cesare Pavese, Mario Pomilio, Luigi Santucci, Italo Alighiero Chiusano, Alda Merini e Andrea Camilleri. Il criterio di scelta e di proposta rimane lo stesso: scrittori e scrittrici che hanno donato alla pagina un approccio problematico e complesso ma sempre originale e creativo al "problema religioso", anche al di là della rispettiva posizione ufficiale o ufficialmente riconosciuta. Lungo questo sentiero, le sorprese e perfino i colpi di scena non mancano certamente. Un ateo o un agnostico può leggere proficuamente i romanzi dei cattolici Pomilio o Santucci e viceversa un cattolico può accostarsi con fiducia a quelli di Pavese e Camilleri. L'esperienza umana, unita alla sincerità e alla coerenza intellettuale, diventa grande letteratura e la grande letteratura non ha confini. Così, spesso lo scrivere "contro" è scrivere "per": per una umanità rinnovata, veramente libera, che fa della fede una dimensione da rispettare profondamente o da vivere in tutta la sua purezza e in tutta la sua credibilità. Resta anche l'invito a scoprire e a riscoprire questi autori in modo autonomo e creativo, senza pregiudizi di nessun tipo; a leggere le loro poesie e i loro romanzi (a volte poco noti o dimenticati) come un grande contributo di civiltà e una inesauribile, fantastica avventura.
Gli piaceva il calcio. Per questo, quando a sei anni ha lasciato il suo villaggio nel deserto, Alì era contento: perché il deserto è pieno di sabbia e nella sabbia il pallone non rimbalza. Se non è diventato un campione come Baggio è perché nella vita le circostanze contano più dei sogni di un bambino. Però ha visto il mondo e se lo porta dietro sotto forma di un mappamondo che di notte gli serve da abat-jour. Durante il suo viaggio ha chiesto l'elemosina per conto di un cugino che aspirava a diventare 'guerriero dell'Islam', ha lavorato in un circo, ha fatto il pizzaiolo in una città irta di grattacieli. Come a ogni essere umano, tutto gli accade per la prima volta, e Ali lo affronta con candore e coraggio.
"Di sicuro questa non è figlia di contadini" esclama il contadino Jacopo allorché gli viene affidata la trovatella Matilde Sofiri: e subito la delicatezza dell'aspetto e la sorte infelice di lei gli ispirano un sentimento che non ha mai provato nemmeno per i figli veri. Ma la bambina non resterà con lui a lungo: per sottrargliela viene ideato un tortuoso inganno, che dura un'estate e ha al suo centro l'interminabile esecuzione di un ritratto: e l'epilogo, lieto e doloroso insieme, sarà segnato dall'apparizione di una carrozza nera e oro da cui sporge, simile ad un artiglio, una mano guantata di donna.
L'estate ha appena iniziato ad arroventare la pianura quando una crepa si apre nella vita di Edo. La sua è l'esistenza di un normale tredicenne, reso speciale da un'immaginazione sensibile come un sismografo, che trasferisce la più piccola vibrazione della realtà nella vertigine di paesaggi surreali, in cui linee, proporzioni e colori danno vita a un mondo deformato e pulviscolare. Con gli adulti Edo entra in contatto malvolentieri e nella misura dello stretto necessario. Cosa potrebbe esserci di peggio, dunque, dell'incomprensibile accerchiamento di parenti che da un paio di giorni gli si muovono attorno con circospezione? Finché, scomposto e assordante, esplode il cordoglio: qualcosa di terribile è accaduto e i genitori di Edo non torneranno più a casa. Per fortuna gli zii sanno bene cosa fare, Edo andrà a vivere con zia Selma, tutto continuerà come prima. Solo che lui non ha nessuna intenzione di assecondarli. Non fa scenate, semplicemente si rifiuta di lasciare casa sua. Liberata dalla presenza logorroica degli adulti, la casa di Edo diventa il polo d'attrazione di una serie di personaggi bizzarri: le gemelline dai caratteri complementari Greta e Lavinia, che con le loro risatine "fanno scricchiolare l'aria" e lo iniziano al mistero della complicità e dell'antagonismo femminili; il compagno di classe Enea che, senza mai oltrepassare la soglia di casa, cerca di coinvolgere l'amico in scorribande in bicicletta sull'argine del fiume.
"Aeroromanzo" scritto netl'odiata-amata Venezia nel 1944, durante l'ultimo periodo di vita di Marinetti, Venezianella e Studentaccio arricchisce l'illustre tradizione delle rappresentazioni letterarie della città lagunare con nuove immagini, a metà tra un'incredibile ricchezza di dettagli e una delirante vena surrealista, e trasfigura nell'arte la drammatica vicenda di quegli anni. Nella trama si intrecciano due temi, la città e la donna, entrambi identificati nel personaggio principale, la bella crocerossina Venezianella, donna sensuale, enigmatica e vitale, ma anche intensamente spirituale, musa ispiratrice e novella Angelica in fuga perenne. Di lei si innamora Studentaccio, volontario in licenza medica dal fronte, impegnato in un'utopica impresa architettonica: la costruzione, sulla Riva degli Schiavoni, della Nuova Venezia futurista. Un romanzo gioioso e giocoso, eversivo e irriverente, che rende un omaggio innovativo e sorridente al mito veneziano.