
C'è chi durante le vacanze di Natale va in montagna (la maggioranza), chi va al mare (pochi), e chi emigra verso paradisi esotici (i fortunati), il vicequestore aggiunto Gigi Berté, invece, non sembra volersi identificare con nessuno di questi. Trasferito per ragioni disciplinari da Milano a Lungariva, in Liguria, ha deciso di tornare nella sua metropoli per capire se gli manca davvero. E se si aspettava una sorta di felliniano Amarcord, non immaginava certo di trovarsi catapultato nella Milano dei suoi diciott'anni a causa di un omicidio. Appena arrivato, infatti, Berté incappa nel cadavere di una vecchia conoscenza, uno dei ragazzi delle panchine di piazza Stuparich, con i quali aveva condiviso anni di scuola, di amori, di chiacchierate, di sogni... E benché in vacanza, il commissario non può restare con le mani in mano. Contatta gli amici di un tempo e, indagando, si accorge di quante cose possono cambiare in un quarto di secolo. E di quante, invece, resistono inalterate: passioni, ossessioni, proprio quelle di cui Berté scrive nei suoi racconti. Perché fanno parte dell'animo umano. Di quello delle vittime e di quello dei colpevoli. Nei libri come nella realtà.
In un villaggio padano del Seicento, cancellato dalla storia, si consuma la tragica vita di Antonia, strega di Zardino. Dalla nebbia del passato riemergono situazioni e personaggi a volte comici e persino grotteschi, a volte colmi di tristezza.
Al museo di Volterra il giovane archeologo Fabrizio Castellani sta cercando di svelare il mistero racchiuso nella statuetta etrusca "L'ombra della sera", quando inquietanti telefonate gli "consigliano" di lasciar perdere. Nel frattempo nei boschi circostanti la necropoli vengono rinvenuti cadaveri di persone sbranate da una terrificante belva. Fabrizio è convinto che tutto sia frutto di un'ira implacabile dalle lontanissime origini. E da archeologo si fa detective del passato.
Nella maratona, il trentesino è il chilometro che piega i corridori e per Radek è giunto il momento di affrontarlo. Una storia di sudore e fatica, nella corsa e nella vita.
Senza lavoro e lasciato dalla fidanzata dopo la proposta di matrimonio, un giovane medico polacco entra in crisi. Per dimenticare i guai, un amico lo convince a iscriversi a una maratona. Le vicende di Radek vengono filtrate attraverso la preparazione della gara; tre mesi di allenamento che diventano riscoperta di se stesso ed educazione alla vita. Lentamente i tasselli della sua esistenza iniziano a trovare il giusto collegamento: l’amore per la musica, il rapporto di amicizia con Robert, le sedute dallo psicologo, e poi finalmente la maratona. Radek riesce a vincere la sfida e a concludere la corsa e qualche giorno dopo la competizione Ania si rifà viva, ma ormai si tratta di un capitolo chiuso. Un’intervista a un volontario di Medici senza frontiere fa comprendere a Radek che è il momento di fare delle scelte, di superare il chilometro trenta nella corsa della vita, e lo spinge a diventare medico nelle favelas brasiliane.
Destinatari
Un romanzo per tutti.
L’autore
Stefano Redaelli ha vinto nel 2001 il premio speciale della giuria del Premio internazionale di poesia Orient-Express sezione giovani, ha conseguito il Master “l’Arte di scrivere” presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Siena. Attualmente è ricercatore di Letteratura Italiana presso l’Università di Varsavia. È traduttore di autori contemporanei in lingua polacca e insegna lingua Italiana e scrittura creativa nell’Istituto di Ricerche Interdisciplinari dell’Università di Varsavia.Tra le sue pubblicazioni di Poesia e Narrativa, Spirabole – Racconti (Città Nuova, 2008); Per nome – Storie di testimoni (Città Nuova, 2008); Su questa strada – Passi di vocazione (Città Nuova, 2006); Arrivano in tempo Storie di angeli custodi (Città Nuova, 2005, 20062); Sull’autobus Poema a fermate per le vie di Varsavia (Edizioni Orient-Express, 2002).
Argomenti di vendita
Una scrittura avvincente per una storia in cui è possibile immedesimarsi.
Carlo e la sua famiglia, come il resto della popolazione, sono chiusi in casa da 5 anni a causa della pandemia di Covid-19. Quella che sembrava essere una emergenza temporanea si sta prolungando nel tempo, mutando abitudini, modelli culturali, professionali e quindi anche ecclesiali. La stessa esperienza della fede subisce un cambiamento, rispetto al quale Carlo si pone domande di senso, anche alla luce della sua esperienza in una comunità parrocchiale, interrogandosi su temi spirituali, di annuncio, liturgici, caritativi... Il romanzo si ispira all'esperienza che abbiamo vissuto recentemente e la estremizza al fine di aprire riflessioni profonde sui modelli pastorali in atto, sull'esperienza spirituale delle persone e la preghiera, sull'organizzazione della Chiesa e l'efficacia del suo annuncio. La ricerca di Carlo si intreccerà con una crisi familiare che incrinerà gli equilibri della sua casa e costituisce una metafora del rapporto di ogni persona con la Chiesa. Il tutto con uno stile diretto e graffiante, tramite la scrittura di post all'interno di una piattaforma social.
Valter, cronista, una mattina inizia a sanguinare dal naso e dalle orecchie davanti agli occhi inorriditi dei colleghi, poi sviene. L’epatite, lo stesso male che ha già ucciso suo padre, è ormai in stato avanzato: solo un trapianto può scongiurare la morte. La vita di Valter è stata un addestramento al dolore, alla malattia, alla degenza ospedaliera, e ora più che mai lo mette davanti alla metamorfosi del corpo, alla perdita di intimità per l’invasione di macchinari e visite, e a un supplizio fisico che continua anche dopo il trapianto. Eppure, questo attraversamento del dolore diventa una strada verso la salvezza, la risurrezione. Il percorso che lo conduce a una vera e propria rinascita. Solo chi prova un dolore estremo può riconoscere il proprio dolore dentro il dolore di tutti, e trovare una via verso la gioia.
Scheggia è in crisi. È dalla "parte sbagliata" dei quarant'anni, ha avuto qualche successo come scrittore, ha diversi progetti, tutti un po' in aria, ma non è riuscito a recuperare il rapporto con la moglie, e suo figlio Roy ormai va per la sua strada. Si sente in un vicolo cieco, e ogni tanto anche il corpo gli lancia messaggi preoccupanti. Non ha mai fatto davvero i conti con se stesso e sente che il momento è arrivato. Il luogo dove farli, però, non può essere la sua città, ma dev'essere ancora una volta la strada, anzi le strade, quelle dell'Africa, in sella alla sua moto. Questa volta Scheggia è da solo, diretto nel Mali, con il vago obiettivo di presenziare al mitico evento musicale del Festival au Desert. In realtà quello che sta cercando è una risposta alla sua inquietudine, alla sensazione di fallimento e al bisogno di sentirsi ancora vivo. Quello che gli capiterà durante il viaggio - tra incontri eccezionali, avventure e disavventure, incidenti e rapimenti, chilometri e chilometri - lo cambierà per sempre: la strada, a suo modo, gli risponderà, e Scheggia, forse per la prima volta, non scapperà più.
29 agosto 2018. Venezia splende. È la Serata di Gala della Mostra del Cinema. Red Carpet, Star, limousine, champagne, fotografi. E Vivi Wilson. La protagonista incantevole del Film di Apertura. Ma nell'aria vibra una nota di inquietudine. Un'ansia che cresce a ogni pagina. Verità inaccessibili aspettano nell'ombra. Vivi brilla per una sera soltanto. Il giorno dopo è un mucchietto di stracci, sulla spiaggia elegante del Lido. La sua morte è un mistero. Alfio, il bel commissario siciliano sciupafemmine, viene chiamato a indagare. E il suo cuore perde un colpo. Emma è tornata. L'inglesina che gli è entrata, suo malgrado, dentro la pelle, è l'avvocato di Netflix, che coproduce il film. È ospite di una Contessa affascinante e misteriosa, in una magnifica Villa. Emma e Alfio sono due anime che si cercano. Due vite sospese. Il Destino gioca con loro e con la sporcizia nascosta nelle vite dei ricchi. Insieme, entrano nel buio. Tre indiziati, tre confessioni da spavento. Ma alla verità manca una riga. Quella sepolta dentro un Passato che urla.
Gabriel è un uomo ricco, un architetto famoso: una archistar. Il suo vagare per l'Europa sembra improvvisato, casuale, addirittura involontario; o forse è guidato da un destino, da un'antica sapienza, da una volontà divina - o da un amore perduto. Il mondo nel quale vaga, il Vecchio Mondo, è irrimediabilmente vecchio, stantio, prossimo alla Fine. Gabriel è uno dei pochi che vedono, intravedono, sanno la prossimità della Fine: e così lui cerca, dentro al tempo che sfugge, in città e paesaggi che già svaniscono, di salvare qualcuno. Fanciulle ignare, artisti maledetti, grandi boia di stato: senza sapere bene perché, l'uomo - che a volte appare potentissimo e altre volte fragilissimo salva, salva, salva. Soprattutto chi non vuol essere salvato. E noi, col cuore in gola, seguendo le avventure di quest'uomo, impariamo a domandarci cosa sia il mondo che stiamo attraversando: un mucchio di cose reali e opache, oppure una fantasia nella mente di un dio che ormai pensa ad altro, il trucco di un prestigiatore, l'illusione prodotta da una matrice o da un tumore che cresce nel cranio di un uomo innamorato della vita. Come sempre nei romanzi di Tullio Avoledo, anche in "Chiedi alla luce" tutti i mondi inventati sono terribilmente reali.
Anna ha scelto di vivere in punta di piedi. Di cercare un porto sicuro nel silenzio. Un silenzio che le ha promesso di tenere lontano i rumori del mondo. Ora questa promessa è stata infranta: suo figlio Luca non c'è più, sparito nel nulla proprio sotto casa. All'improvviso ha scoperto che il dolore è il rumore più forte di tutti. Si sente smarrita e disorientata e non sa più cosa fare. Sa solo che ha bisogno di sapere cosa è davvero successo quella terribile mattina del 27 dicembre. Con il coraggio che solo una madre può dimostrare, suona i campanelli di tutti i vicini nella speranza che qualcuno si ricordi anche un piccolo dettaglio per arrivare alla verità. Ma c'è una porta a cui continua a bussare con insistenza: è quella del solitario Giona. Anna è convinta sappia qualcosa della scomparsa di Luca e stia facendo di tutto per nasconderlo. Eppure, nonostante i suoi sospetti, quando comincia a frequentarlo, a condividere con lui ricordi e preoccupazioni, si stupisce di trovare conforto tra le sue braccia. A poco a poco, il loro rapporto si trasforma in un legame profondo. Ma ben presto entrambi si troveranno a fare i conti con un passato impossibile da dimenticare e si chiederanno se saranno pronti ad affrontare insieme una fitta rete di menzogne e uscirne conservando il loro amore immutato.
Il libro contiene trentatré favole scritte da Guareschi e scelte dai figli dello scrittore, con l'aiuto di Guido Conti che ne ha scritto la prefazione. Il lettore corre libero nell'Eden del Boscaccio assieme a Chico e alla masnada dei suoi fratelli; sente, angosciato, l'urlo di terrore di Mario, il ragazzino che si arrampica sul pilone dell'alta tensione e precipita nel grande fiume; ritrova la pace nella brigata di nove figli di Marcella, orfani di padre, ma con una madre che riesce a tenerli tutti con sé. Alle favole si aggiunge un "fumetto" inedito, "Ciccio Pasticcio e i due compari", disegnato e scritto da Guareschi e pubblicato nel 1943 quando lui era internato militare nel Lager di Czestochowa in Polonia.