
Bari, 2010. È la vigilia di una torrida estate e pochi eventi italiani, tranne i vicini Mondiali di calcio, sembrano scuotere il ritmo levantino della città. Il sole è già alto quando due abitanti della Barivecchia si presentano in questura, con l'aria di essere uscite per la prima volta da quelle antiche mura. Lolita Lobosco, finiti i rituali del mattino - le spremute d'arancia e la vista del mare - arriva sul posto di lavoro come sempre di buon umore. Se non fosse per quelle due presenze inquietanti, venute apposta per lei, Lolita sarebbe già a sbrigare la montagna di pratiche che si sono accumulate sulla scrivania. Sabino Lavermicocca, bel pescatore con il vizio delle fujtine amorose, è scomparso nel nulla. Indagando nel mondo sotterraneo e omertoso annidato nel cuore di pietra della medina barese, Lolita si imbatterà in una serie di inquietanti personaggi che la condurranno fino in Montenegro. Affiancata dall'insostituibile Tonino Esposito e dal sedicente sciupafemmine Antonio Forte, la commissaria Lobosco si troverà così invischiata in una pericolosa rete di criminali e sfruttatori.
A settembre le sere romane sono ancora calde e accoglienti, i giovani si riversano per le strade per vivere gli ultimi giorni d'estate. All'alba il risveglio ha il colore del sangue: sul lungotevere viene trovato il corpo senza vita di una ragazza, atrocemente mutilata. La fine delle vacanze si trasforma in un incubo per l'ispettore Mariella De Luca, che si trova catapultata nell'universo fragile e crudele dell'adolescenza. Tra coppie in crisi e minacce della mafia russa, madri sole e figli alla deriva, Mariella riannoda i fili di una relazione pericolosa, nell'età in cui la menzogna appare l'unica difesa, e la morte l'unica alternativa.
La morte per un colpo di pistola di un noto primario, nello studio di un Dipartimento universitario di psichiatria, porta all'arresto di un collega della vittima, che da sempre gli è stato oppositore. L'arrestato, infatti, incarna un'idea della malattia mentale e della sua cura opposta a quella dell'ucciso, sostenitore convinto della farmacopsichiatria. Rinchiuso nel supercarcere di S. Gabriele, il mite prof. Apfelbaum, innocente, incastrato in quella vicenda per una serie di circostanze sfavorevoli, si arrovella su chi mai possa essere il colpevole di quell'uccisione, ma non riesce a venirne a capo, malgrado tutte le ipotesi avanzate da lui e da altri.
Tre racconti avvincenti, tinti di mistero, che catturano immediatamente il lettore. Richiamandosi al fortunato stile dei gialli di Padre Brown o del televisivo “Don Matteo”, l’Autrice, con uno stile ironico e accattivante, snoda le sue storie attraverso la lente della Fede: l’amore e la misericordia di Dio fanno da sfondo ai racconti e ammantano con delicatezza la vita dei personaggi.
LOREDANA BERTUZZI è stata catechista, corista, membro di pastorale parrocchiale con un breve percorso nel cammino Terziario Francescano. Fa parte del Rinnovamento nello Spirito Santo e ha ricoperto diversi incarichi nel suo gruppo di appartenenza. Svolge diversi servizi in parrocchia. Ha presentato i suoi racconti in piccole sceneggiature teatrali e rappresentato diversi personaggi via radio (ottenendo anche dei riconoscimenti). I suoi scritti e i suoi gialli contengono sempre una dimensione cristiana.
Pavia. Pietro, Giustino e Davide sono iscritti all'ultimo anno di liceo. Vivono quel momento irripetibile in cui si deve scegliere il proprio futuro, però a comandare sono i primi amori, la scoperta del sesso, il semplice fatto di essere diciottenni. La loro è l'età inquieta e meravigliosa, senza compromessi: tutto pare a portata di mano, ma anche pronto a sfuggire per sempre. Giustino, che da anni sta insieme a Laura, sogna di fare il fumettista, però non si applica davvero; Davide, detto Golia, è un buon giocatore di basket, ma sulla sua strada incrocia la disinibita Lucilla, una distrazione irresistibile. E Pietro teme di fallire il test di Medicina, dovrebbe studiare, invece i suoi neuroni non fanno che ammutinarsi appena compare Anna Pettirosso. I tre amici, infatti, sono spavaldi e cinici quando si tratta di rapporti con le ragazze, fragili e spaventati quando entrano in gioco speranze e sentimenti, proprio come Anna, Laura e Lucilla - ragazzi e ragazze di una generazione che ha paura di sognare e tuttavia non può farne a meno. È un mondo che pulsa davanti ai nostri occhi e in cui entriamo grazie allo sguardo e alle voci interiori dei protagonisti, che irrompono nella narrazione come un gioco di opposti desideri (spesso con effetto comico), fra attrazioni e separazioni, insicurezze e gelosie, partite di pallacanestro e feste notturne, baci improvvisi e risse.
Venezia, 1755. Giacomo Casanova è tornato in città, e il precario equilibrio su cui si regge la Repubblica, ormai prossima alla decadenza, rischia di frantumarsi e degenerare nel caos. Lo scenario politico internazionale è in una fase transitoria di delicate alleanze e il disastroso esito della Seconda guerra di Morea ha svuotato le casse della Serenissima. Il doge Francesco Loredan versa in pessime condizioni di salute, e l'inquisitore Pietro Garzoni trama alle sue spalle per ottenere il consenso all'interno del Consiglio dei Dieci e influenzare così la successione al dogado. Il suo sogno proibito è arrestare il seduttore spadaccino, e per far questo gli mette alle calcagna il suo laido servitore Zago. Rubacuori galante e agile funambolo, Casanova entra in scena prendendo parte a una rissa alla Cantina do Mori, la più antica osteria della laguna, per difendere una bellissima fanciulla, Gretchen Fassnauer, apparsa a consegnargli un messaggio: la contessa Margarethe von Steinberg vorrebbe incontrarlo. La nobile austriaca intende sfidarlo a una singolare contesa: se riuscirà a sedurre la bella Francesca Erizzo, figlia di uno dei maggiorenti della città, allora lei sarà sua. Casanova accetta, forte del suo impareggiabile fascino. È l'inizio di una serie di rocambolesche avventure che lo porteranno ad affrontare in duello Alvise, il focoso spasimante di lei, uccidendolo. Il guaio più serio e inaspettato è però un altro: Casanova, per la prima volta, si innamorerà davvero. Le fosche macchinazioni dell'inquisitore avranno successo e Giacomo verrà incarcerato ai Piombi, mentre Francesca finirà murata in convento. Con il cuore spezzato, Casanova nutrirà il sospetto che l'intera vicenda sia stata architettata dalla diabolica contessa per toglierlo di mezzo. Evaso, si metterà sulle sue tracce e, fra inseguimenti, imboscate e intrighi notturni, arriverà ad affrontarla in un ultimo faccia a faccia mozzafiato: scoprirà di essere stato pedina in un gioco di spie fra Venezia e l'Impero Austriaco e infine si troverà ad accettare a sua volta un incarico della massima segretezza. Fra canali immersi nella bruma e palazzi patrizi di sfolgorante bellezza, si staglia una Venezia settecentesca mai così seducente e spietata: Matteo Strukul fonde magistralmente il feuilleton d'avventura con gli intrighi amorosi del romanzo libertino, e lo fa attraverso un appassionante intreccio di ricostruzione storica e invenzione, con un'ambientazione straordinaria, riccamente animata di personaggi dell'epoca, da Giambattista Tiepolo a Carlo Goldoni, da Federico di Prussia a Maria Teresa d'Austria, restituendoci in modo potente, originale e modernissimo lo spirito del tempo.
Natale e il "classico" per eccellenza, forse l’ultimo in quest’epoca post-moderna. Un appuntamento al quale nessuno si sente ancora di poter mancare.
E anche Giorgio Torelli nella veste di grande cultore di ricordi e, quindi, di Natali, fa riaffiorare in questo libro dal sapore semplice e antico, gli incontri, le facce, i ricordi e gli "effetti" che il Natale suscita nell’animo di tutti noi.
Appuntamenti con il Bambin Gesù, nei posti più disparati, nelle circostanze più strane ai quali ognuno si sente di non mancare, anche se a volte… arriva un po’ in ritardo.
"La suddivisione tra quelli a cui piace l'albero di Natale e quelli a cui piace il presepe, tra alberisti e presepisti, è tanto importante che, secondo me, dovrebbe comparire sui documenti di identità. Il primo tiene in gran conto la Forma, il Denaro e il Potere; il secondo invece pone ai primi posti l'Amore e la Poesia. Tra le due categorie non ci può essere colloquio, uno parla e l'altro non capisce. Quelli a cui piace l'albero di Natale sono solo dei consumisti. Il presepista invece, bravo o non bravo, diventa creatore e il suo Vangelo è Natale in casa Cupiello. I pastori debbono essere quelli di creta, fatti un poco brutti e soprattutto nati a San Gregorio Armeno, nel cuore di Napoli, e non quelli di plastica che vendono al supermercato, e che sembrano finti; i pastori debbono essere quelli degli anni precedenti e non fa niente se sono quasi tutti scassati, l'importante è che il capofamiglia li conosca per nome uno per uno e sappia raccontare per ogni pastore nu bello fattariello..." Nessuno come Luciano De Crescenzo sa raccontare le storie che compongono una mitologia, sia essa dell'antica Grecia o della nostra vita quotidiana. In questo nuovo libro ricostruisce con la consueta ironia le origini del presepe, da Virgilio a Eduardo, e ritrae a uno a uno i personaggi che lo compongono: dai Re Magi a Cicci Bacco, da Benino al Pastore della Meraviglia. Fino a quando, come in un basso napoletano, i pastorelli si metteranno a discutere, litigare, spettegolare...
Negli ultimi dieci anni Valerio Magrelli ha raccolto, su foglietti sparsi, appunti riguardanti il padre. Quando quest'ultimo muore, quei documenti diventano un materiale prezioso, "il bandolo canoro di un'infinita matassa di storie": i viaggi in auto d'estate in giro per l'Italia; le avventure d'amore e morte durante la guerra; i desolati pomeriggi che l'uomo ormai maturo trascorre spingendo il genitore sul girello; il giorno in cui il figlio, armato di forbici, libera l'anziano febbricitante dal bozzolo del maglione; lo stupore di riconoscere, davanti allo specchio, un'espressione del viso che gli restituisce la ferrea legge dei vincoli genetici; gli abbracci, le risse, l'amore per Borromini o i folli scatti di rabbia. Diviso in 83 capitoli (numero che corrisponde agli anni vissuti dal protagonista), il libro scava fra ricordi e storia patria, mentre la biografia sfuma nella paleontologia, se non nella geologia... L'enigmaticità di questo iroso anti-eroe, e insieme la sua lontananza, suggeriscono infatti una possibile identificazione con i resti umani di origine preistorica trovati in Ciociaria, a Pofi, suo paese d'origine. Cosi narrando, Magrelli, orfano ad honorem e padre a sua volta, procrastina il congedo definitivo grazie al racconto, e non desiste, ma si maschera, fugge, scegliendo la digressione per scendere ancora più in profondità nella vita del capostipite, e mostrarne, oltre alle virtù, anche quei difetti che lo rendevano "un vecchio esacerbato e vulnerabile".