
"Tutto d'invenzione è il rustico paesotto: il paesaggio remoto, le otto chiese (sette per gli abbienti, una per i contadini), il Circolo litigioso e scalmanato; le scivolose segretezze, le vacanterie escandescenti di angusti e scaduti puntigli, le aggressioni sbagliate fatte in nome dell'onore, la foia atroce di un brigante dal nome biblico, l'astio e le divisioni tra bassa aristocrazia di campagna, professionisti borghesi, massari, campieri, nullatenenti. Assolutamente vera è invece la faccenda, testimoniata da Filippo Turati e da Don Luigi Sturzo. E personaggio storico è il protagonista Matteo Teresi, avvocato dei poveri e dei deboli; e giornalista, che la sua animosa attività di denuncia nutre di socialismo umanitario. Un fremito, un rimbombo, un intollerabile fracasso investe il villaggio. Si teme un'epidemia di colera. Corre l'anno 1901. Per un susseguirsi sbrigliato di equivoci, si crede al contagio. A un'invasione del Maligno. Nelle chiese si raccolgono e si mescolano le classi sociali. I preti, tutti, tranne quello della parrocchia dei poveri, svampano dai pulpiti sulle teste dei fedeli spauriti. Colgono l'occasione e infamano Teresi. Lo accusano di essere un sovversivo: in lega con il diavolo, nelle sue battaglie laiche. Viene indetta una crociata d'espiazione contro 'il diavolo sotto forma dell'avvocato', che attenta all'ordine sociale e all'unità sacra delle famiglie per dar luogo a una nuova Sodoma e a un'altra Gomorra." (Salvatore Silvano Nigro)
Federico, il protagonista di questa storia ambientata in una Roma elegante e decadente, è uno sceneggiatore di esperienza con molti film di successo alle spalle. Frequenta i salotti nobili della capitale, ma anche le redazioni dei giornali, le trattorie storiche del centro e l'entourage intellettuale e cinematografico. Un giorno uno dei più apprezzati broker della finanza romana gli chiede di incontrare un giovane attore, Domenico Greco, per aiutarlo a entrare nel mondo del cinema e Federico, per cortesia, invita a casa sua quello che a prima vista è un belloccio senza arte né parte.
Poche ore dopo, però, il ragazzo viene ucciso con un colpo di pistola. E il protagonista, essendo uno degli ultimi ad averlo visto, si ritrova coinvolto nelle indagini. A dipanare l'intricata trama di segreti, relazioni clandestine, innamoramenti mai confessati, tradimenti, lavorano parallelamente Margiotta, un sagace commissario, Maselli, un giornalista di cronaca nera assetato di scoop, e lo stesso Federico, che si ritrova talmente invischiato nella vicenda sentimentale legata all'omicidio da mettere a rischio il proprio matrimonio. E muovendosi tra nobili decaduti, fisioterapiste brasiliane e mostri sacri del cinema italiano, la sfida del protagonista sarà proprio quella di dimostrare la sua innocenza. Di rivelazione in rivelazione, la verità verrà a galla gradualmente, tenendo altissima la tensione e spiazzando anche il lettore più navigato.
Servendosi di una lingua raffinata, di un ritmo avvolgente e del suo sguardo ora caustico ora malinconico, Enrico Vanzina manovra con maestria personaggi veri e immaginari sullo "scintillante palcoscenico dell'eternità romana". Il risultato è un romanzo impeccabile, che è insieme un giallo appassionante, una riflessione sul Tempo e un affresco eccezionalmente autentico di Roma e della società italiana.
Un autore tormentato dai versi di Dante, il cui segreto insegue da tutta la vita. Un amore che diventa ossessione, e lo spinge ad attraversare l'Europa sulle tracce del Poeta. In un remoto borgo dell'Alta Baviera, dopo anni di studi e riletture febbrili, sente il bisogno di raccontare: scrive dei thriller, scopre il successo e il grande pubblico. Ma l'ossessione continua. E lui decide di alzare la posta, lanciandosi nella sfida più difficile che un autore possa affrontare: riscrivere il più grande capolavoro della nostra letteratura, presentandolo ai lettori come un romanzo contemporaneo. Una sfida che attraversa sette secoli, un'avventura nella vita dell'uomo Dante e nei misteri della sua opera, che continua ad affascinare per la sua straordinaria modernità. Con l'energia e la raffinatezza di un narratore esperto, Francesco Fioretti ci conduce nell'Inferno dantesco come nel viaggio più incredibile di tutti i tempi, un viaggio che ha per destinazione il Male assoluto. Girone dopo girone, cerchio dopo cerchio, l'Inferno si dischiude con i suoi enigmi e le sue profondità, in un'ambiziosa operazione letteraria che racconta il Capolavoro dantesco mostrandolo ai lettori di oggi in tutta la sua spettacolare potenza.
"Io sono nata viaggiando. Ho saputo solo più tardi, da grande, che il viaggio era un male di famiglia." Partita per Tokyo ad appena un anno di età, abituata alle valigie e al contatto con l'altro sin da bambina, con il tempo Dacia Maraini ha fatto del viaggio un destino, un modo di vita. In queste pagine, che raccolgono racconti, articoli e reportage, offre al lettore uno spaccato del mondo come è apparso ai suoi occhi vagabondi, dall'Africa nera delle savane e delle baraccopoli affogate nei fumi della diossina all'Europa pasciuta, dall'Oriente che dimentica inesorabilmente le proprie radici ai ricchi campus degli States, alle città del Sudamerica cariche di prezioso passato. Attraverso le sue parole, che si intrecciano e rievocano brani, visioni e passaggi firmati da grandi scrittori come Marguerite Yourcenar, Henry James e molti altri, i luoghi ripongono la maschera che indossano a beneficio del turista e svelano finalmente la loro anima.
Negli anni Settanta Annibale Canessa è stato l'uomo di punta nella lotta al terrorismo, quella combattuta in strada, dove le ideologie o i colori politici contavano zero, le pistole sparavano e troppa gente è rimasta a terra. "Carrarmato Canessa" lo chiamavano, perché era irruente, forte, deciso. Nel lavoro, ma anche con le donne, attratte dalla sua vita in perenne pericolo, dal suo essere inafferrabile, dal profondo senso dell'onore. Questo era prima, molto tempo fa. Perché poi c'è stato quel giorno nero del 1984 in cui tutto è crollato - certezze, fiducia, sogni - e lui ha lasciato l'Arma, preferendo l'esilio nel suo paradiso personale, San Fruttuoso, tra nuotate all'alba e il piccolo ristorante da gestire con un'anziana zia. Dalle ombre del passato però non ci si libera mai del tutto, e questa verità diventa dolorosa la mattina in cui da Milano arriva una notizia: suo fratello Napoleone, che non incontrava da trent'anni, è stato massacrato da una raffica di Kalashnikov. Accanto a lui, steso sull'asfalto, il corpo di "Pino" Petri, ex terrorista di spicco che proprio Annibale, nella sua precedente vita, aveva arrestato. Ma che facevano quei due insieme? E chi li ha uccisi? Alla ricerca delle risposte e del suo "tempo perduto", Canessa non concederà sconti né indulgenze, neppure a se stesso e alla bella giornalista che saprà aprire una breccia nel suo cuore malandato.
Nel giorno che cambierà la sua vita, il Maestro si sveglia prima dell'alba. Guarda il sole sorgere sulla laguna e ascolta le pulsioni dolorose inviategli dal proprio corpo. Sono "i dolori del braccio che regge lo scudo". È il 25 dicembre, fa già caldo alle sette del mattino e una nuova giostra sanguinaria si prepara. Ma nulla di tutto questo oramai importa. Ora il Maestro ha un motivo per rimanere in vita. 2092, Venezia - ricostruita da una multinazionale di Pechino dopo una terribile onda alluvionale - è la perversa Las Vegas della decadenza europea). In un clima africano, una folla di nuovi ricchi vi accorre per concedersi ogni vizio e, soprattutto, per assistere alle lotte tra gladiatori. Piazza San Marco è, infatti, trasformata in un arena: il Colosseo del terzo millennio. Mentre le Nazioni si dissolvono, il carnevale si avvicina e i padroni cinesi preparano lussi sfrenati e spettacoli crudeli. Gli ultimi veneziani ai quali è stata interdetta la riproduzione, vivono confinati in un ghetto, piegati e derelitti. Nessuno sembra più volersi sottrarre alla violenza e alla lussuria di questo bordello della fine dei tempi. Eppure, perfino in questo parco giochi orwelliano, ci sono due uomini in rivolta che si levano contro l'orgia del potere. "Il Maestro", guida dei nuovi gladiatori, e Spartaco, suo allievo. L'antica via dei ribelli li condurrà alla città delle donne. Un libro non solo ambientato nel futuro, ma rivolto al futuro, a quella speranza di vita che sorge solo nel senso della lotta.
«Caro don Lorenzo, sono passati quanti anni dalla lettera che mi hai inviato? Quarantadue? Quarantatre? Il mondo è cambiato mille volte da allora. Eppure io mi ritrovo a insegnare incredibilmente nella scuola dei tuoi poveri Gianni, sempre piú distinti dai ricchi Pierini. Non a Barbiana, bensí in una periferia palermitana. Quaranta anni fa, ci avevi convinti tutti. Noi insegnanti e quelli che decidono. Avevamo capito la tua lezione. Ci abbiamo provato a fare una scuola migliore. E l’avevamo fatta, lasciamelo dire, prima che arrivasse questo disastro». Quindici lettere di una professoressa (a Don Milani, al primo della classe, all’ultimo della classe, a una mamma, al presidente della Repubblica) per raccontare il disastro della scuola italiana.
Il mondo della scuola attraverso storie vere, tutte immaginate tra banchi e lavagne. Qual è la sostanza della scuola italiana? Quali rituali, frasi fatte, disfunzioni, tic resistono per corridoi e aule? Come interagiscono professori e ragazzi? Chi per anni ha raccontato la scuola in maniera lieve con un malinconico retrogusto che lascia un po' d'amaro, è Domenico Starnone, che è stato a lungo insegnante. Lo ha fatto a partire dal suo esordio letterario, Ex cattedra, libro ormai di culto: la cronaca di un anno scolastico registrata da un docente che annota la quotidiana lotta, la quotidiana complicità tra alunni confusi e insegnanti amareggiati. Seguono le confessioni di Fuori registro, quattordici istantanee così realistiche da sembrare assurde. C'è poi la scuola di Sottobanco, che racconta uno scoppiettante scrutinio di fine anno. E infine il repertorio di Solo se interrogato, dove il difficile compito dell'insegnante viene ricostruito attraverso memorie di quando si è stati studenti, storie di vita quotidiana ed esercizi di immaginazione. La scuola è un piccolo scrigno che conserva momenti di un lavoro lungo e appassionato: quello che Starnone ha svolto nelle aule e quello che ha fatto scrivendo per il piacere di narrare e per amore dell'istruzione pubblica.
Cosa è successo alla scuola? Come possiamo risollevare le sorti dell'istituzione più importante per il futuro del Paese dopo una fase difficile come quella che sta affrontando? Dovremmo partire dagli insegnanti motivati e capaci che la sorreggono nonostante i molti ostacoli e dal serbatoio di vitalità degli studenti. E poi naturalmente occorre ridare all'istruzione le risorse e la centralità che merita. La scuola può fare la differenza, soprattutto in momenti di crisi. Dacia Maraini ne è convinta e lo testimonia con il suo impegno in difesa dell'insegnamento come negli interventi scritti nel tempo e in alcuni intensi racconti raccolti in questo libro: "L'esame", "Il bambino vestito di scuro" e "Berah di Kibawa". Da sempre l'autrice si dedica al dialogo con gli studenti e con i loro docenti approfondendo modelli di apprendimento e impugnando questioni di diritti e di riforma, e in queste pagine racconta una scuola come dovrebbe e potrebbe essere, filtrata dagli occhi di scrittrice, di intellettuale civilmente impegnata e anche di docente. Storie, idee, battaglie e ricordi di una vita intera, dalle lezioni al Liceo di Palermo all'insegnamento nel carcere di Rebibbia. Un viaggio tra i banchi, anche attraverso la forza dell'immaginazione, da cui emerge l'urgenza di garantire ai nostri ragazzi un'istruzione migliore per ridare all'Italia una concreta speranza nell'avvenire.
Roma, anni Settanta: un quartiere residenziale, una scuola privata. Sembra che nulla di significativo possa accadere, eppure, per ragioni misteriose, in poco tempo quel rifugio di persone rispettabili viene attraversato da una ventata di follia senza precedenti; appena lasciato il liceo, alcuni ex alunni si scoprono autori di uno dei più clamorosi crimini dell'epoca, il Delitto del Circeo. Edoardo Albinati era un loro compagno di scuola e per quarant'anni ha custodito i segreti di quella "mala educacion". Ora li racconta guardandoli come si guarda in fondo a un pozzo dove oscilla, misteriosa e deforme, la propria immagine. Da questo spunto prende vita un romanzo, che sbalordisce per l'ampiezza dei temi e la varietà di avventure grandi o minuscole: dalle canzoncine goliardiche ai pensieri più vertiginosi, dalla ricostruzione puntuale di pezzi della storia e della società italiana, alle confessioni che ognuno di noi potrebbe fare qualora gli si chiedesse: "Cosa desideravi davvero, quando eri ragazzo?". Adolescenza, sesso, religione e violenza; il denaro, l'amicizia, la vendetta; professori mitici, preti, teppisti, piccoli geni e psicopatici, fanciulle enigmatiche e terroristi. Mescolando personaggi veri con figure romanzesche, Albinati costruisce una narrazione che ha il coraggio di affrontare a viso aperto i grandi quesiti della vita e del tempo, e di mostrare il rovescio delle cose.
Roma, anni Settanta: un quartiere residenziale, una scuola privata. Sembra che nulla di significativo possa accadere, eppure, per ragioni misteriose, in poco tempo quel rifugio di persone rispettabili viene attraversato da una ventata di follia senza precedenti; appena lasciato il liceo, alcuni ex alunni si scoprono autori di uno dei più clamorosi crimini dell'epoca, il Delitto del Circeo. Edoardo Albinati era un loro compagno di scuola e per quarant'anni ha custodito i segreti di quella "mala educacion". Ora li racconta guardandoli come si guarda in fondo a un pozzo dove oscilla, misteriosa e deforme, la propria immagine. Da questo spunto prende vita un romanzo, che sbalordisce per l'ampiezza dei temi e la varietà di avventure grandi o minuscole: dalle canzoncine goliardiche ai pensieri più vertiginosi, dalla ricostruzione puntuale di pezzi della storia e della società italiana, alle confessioni che ognuno di noi potrebbe fare qualora gli si chiedesse: "Cosa desideravi davvero, quando eri ragazzo?". Adolescenza, sesso, religione e violenza; il denaro, l'amicizia, la vendetta; professori mitici, preti, teppisti, piccoli geni e psicopatici, fanciulle enigmatiche e terroristi. Mescolando personaggi veri con figure romanzesche, Albinati costruisce una narrazione che ha il coraggio di affrontare a viso aperto i grandi quesiti della vita e del tempo, e di mostrare il rovescio delle cose.
Per Vani fare la ghostwriter è il lavoro ideale: può scrivere chiusa in casa in compagnia dei libri, ma soprattutto può sfruttare al meglio il suo dono di capire al volo le persone e di ricreare perfettamente il loro stile di scrittura. Un'empatia innata che il suo datore di lavoro sa come sfruttare al meglio. Lui sa che Vani è la migliore, l'unica in grado di mettersi nei panni di uno dei più famosi autori di thriller. Anche la polizia si è accorta delle sue doti intuitive e il commissario le ha chiesto di collaborare. E non un commissario qualsiasi, bensì Berganza, la copia vivente dei protagonisti di Raymond Chandler: impermeabile beige e sigaretta sempre in bocca. Sono mesi ormai che i due fanno indagini a braccetto. Ma tra un interrogatorio e l'altro qualcosa di più profondo li unisce. E ora non ci sono più scuse, non ci sono più ostacoli. O così parrebbe. Perché la vita di una ghostwriter non ha nulla a che fare con un romanzo rosa, l'happy ending va conquistato. Perché il nuovo caso su cui Vani si trova a lavorare è più personale di altri: qualcuno minaccia di morte Riccardo, il suo ex. Andare oltre il suo astio per aiutarlo è difficile e proteggere la sua nuova relazione lo è ancora di più. Vani sta per scoprire che la mente umana può tessere trame più ordite del più bravo degli scrittori.

