
A raccontarci Pulce e il suo mondo speciale è la sorella Giovanna, con la sua voce ironica, candida, intelligente, divagante. Pulce è una bambina allegra, a cui piace infilarsi negli abbracci degli sconosciuti, stritolarti più forte che può. Quando un giorno, come tutti i giorni, mamma Anita va a prenderla a scuola, Pulce non c'è. "Provvedimenti superiori" hanno deciso che loro non sono più dei buoni genitori, e Pulce è stata portata nella comunità Giorni Felici. Anita e Giovanna possono farle visita una volta alla settimana, "sotto lo sguardo soldato di un'educatrice". Papà Gualtiero, invece, sua figlia non può vederla, perché su di lui grava una mostruosa accusa. Giovanna ha solo tredici anni quando comincia questa "storiaccia". È una ragazzina curiosa, con qualche tic nervoso e un gruppetto di amici immaginari. E proprio grazie alla sua immaginazione vispa e intelligente, alla sua potente capacità inventiva, Giovanna ci racconta senza retorica e senza patetismi lo scontro tra mondo adulto e infanzia, tra malattia e normalità, tra rigidità delle istituzioni e legami affettivi. Il suo sguardo singolare, il suo punto di vista spostato, ci fa vedere improvvisamente le cose, rende intellegibile ciò che anche gli adulti faticano a capire.
Il Ballerino è per bene, prende bei voti, non ha mai una ragazza, è goffo e "dice sempre la cosa sbagliata": fa pugilato per riappropriarsi dell'esistenza; con la sua leggerezza da libellula sul quadrato è diventato una leggenda, ma la madre gli vieta di salire sul ring e lui non si è mai misurato. La Capra è povero, è sordo e non riuscire a sentire le voci lo ha escluso dal mondo, combatte con testarda determinazione ed è un campione, ma vuole sapere se veramente è lui il più forte. "Boxe", il primo di questi tre ritratti di giovani alle prese con l'iniziazione alla vita, parla di palestre e odori di corpi, di sacrifici e rese, della prova e della sfida, della rivelazione del senso segreto della vita.
Il 1° ottobre 1862 un "fatto criminale di orrida novità" funesta Palermo: alla stessa ora, in luoghi quasi equidistanti, vengono pugnalate tredici persone. A investigare su quella che subito appare come una sinistra macchinazione è il procuratore Guido Giacosa, di recente arrivato dal Piemonte e già impaziente e insofferente nei confronti dei palermitani. L'inchiesta conduce ben presto a individuare nel principe di Sant'Elia, ricchissimo e rispettatissimo senatore del Regno d'Italia, l'insospettabile mandante. Con crescente angoscia, con disperazione, fra complotti, doppie verità e "sommessi sussurri", avvalendosi solo della testimonianza di pentiti e spie, Giacosa affronterà l'immane difficoltà di costruire una solida accusa.
Tutto comincia con un passaporto e un poliziotto fuori di testa: l'anonimo protagonista, un giovane solitario che ha sempre dimostrato una certa predisposizione a ficcarsi nei guai senza volerlo, viene coinvolto in un delitto. Perseguitato da un commissario di polizia che lo considera un testimone da eliminare, non trova altra soluzione che scappare senza tregua, diventando suo malgrado un disavventuriero, da Bologna all'Elba, quindi in Spagna per colpa di tre pirati squinternati al comando dell'enigmatica Aivly, fino al Messico, dove viene preso per l'erede di un mercante d'armi. Fuggiasco improvvisato e maldestro, incontra Elio, uno sbandato italiano che prima lo deruba e poi diviene istigatore e complice di nuove disavventure. A Puerto Escondido, l'apoteosi delle sgangherate imprese della coppia di picari da strapazzo in perenne ritardo sulla realtà circostante. Una continua fuga sotto il sole del Messico. Da questo romanzo il film omonimo di Gabriele Salvatores del 1992.
"Scrive Maugham, ossia uno dei più straordinari indagatori dei possibili narrativi, in un suo racconto, che alle donne "non interessa il senso dell'umorismo". Ma è proprio vero? Forse ai tempi dell'impero britannico. Oggi le donne sanno fare tutto quello che fanno gli uomini, secondo qualcuno anche meglio, e sono diventate sensibili a quella misteriosa e benemerita tonalità. Alice, editor della casa editrice Fazi, nonché moglie del titolare, sceglie, in questo suo libro in terza persona (romanzo? diario dissimulato? trattamento per un possibile film?), un punto di vista obliquo, che si proietta sul mondo da un'angolazione che ha il potere di incrociare, coordinare e concertare fra loro persino i contrari più irriducibili. Ingranata la marcia dello humour, la realtà non è abolita, ma si rende sopportabile, talora comincia addirittura a lievitare. Il racconto ha inizio con la descrizione di un viaggio alle Maldive, aprendosi poi a fisarmonica lungo l'arco di circa mezzo secolo, con largo spazio all'oggi. Quanto ai soggiorni all'estero, ne seguiranno molti altri, tutti godibilissimi per il lettore, fra cui quello in Giappone (nessuno lo conosceva così, cioè come realmente è). Protagonista il marito, l'editore Elido Fazi, impegnato nella quest che lo porta dai contrafforti del natio, rude e generoso Piceno all'Inghilterra dell'Economist, e quindi, ormai imprenditore di successo, alla Roma, sempre felliniana, e ora anche sorrentiniana, dei nostri anni..." (Giuseppe Leonelli)
Dei tanti modi in cui un essere umano può decidere di passare il suo tempo libero, leggere è uno dei più strani. A prima vista rifugiarsi tra le pagine di un libro è un tentativo di eludere la realtà. In verità, suggerisce Piperno, è esattamente il contrario: letteratura e vita si nutrono l'una dell'altra, e vicendevolmente si amplificano. I personaggi dei libri che amiamo vengono a farci visita nei momenti più delicati e inattesi, proprio come Humphrey Bogart sta affettuosamente al fianco del Woody Allen di "Provaci ancora, Sam". Quando ci troviamo di fronte ai loro stessi bivi, agli stessi amori impossibili, amicizie perdute, offese subite, felicità promesse, è facile sentire che i protagonisti dei nostri romanzi del cuore sono gli amici che meglio potrebbero comprenderci. E la magia della lettura, il rapporto esclusivo che si crea con chi quelle pagine le abita ma anche con chi le ha scritte. Con buona pace dei seriosi critici accademici, il modo migliore di leggere un libro è sempre immedesimarsi e lasciarsi rapire, fino al riso, fino alle lacrime. Per non parlare di ciò che accade se il lettore è anche, come in questo caso, uno scrittore... Invidia, gelosia, rancore, snobismo, vergogna, ansia di gloria e bisogno di solitudine, somma fragilità e smisurato orgoglio: nei brevi saggi di questa raccolta Alessandro Piperno racconta e analizza sentimenti, vizi e virtù che accomunano ciascuno di noi ai più celebri personaggi dei romanzi moderni e, spesso, anche ai più famosi scrittori.
Prudenzio, nato a Calagurris, in Spagna neL 348 d.C., fu avvocato e governatore della provincia ed è considerato il poeta più rappresentativo della lelteratura cristiana latina. La "Psychomachia", ispirata alle scene belliche dell'Eneide, narra l'allegorica battaglia tra vizi e virtù per il possesso dell'anima umana.
“Lo psichiatra del dolore conosce il proprio dolore e lo offre nell’incontro con il matto. La terapia diventa una condivisione della sofferenza: quella dello psichiatra e quella del suo malato.”
Vittorino Andreoli
C’è chi si crede il priore di un antico monastero in Beozia e parla di Dio e dell’uomo; c’è un ladro omicida che sostiene che solo il furto conferisca un senso alla sua dignità di emarginato; c’è un ricco che rinnega il suo status sociale perché lo considera alla stregua di un crimine...
In questa raccolta di racconti intensi e coraggiosi, oscillanti tra finzione e realtà, tra invenzione ed esperienze vissute, Vittorino Andreoli ci conduce a tu per tu con la sofferenza della pazzia e con quel mondo – personale e misterioso, ma ricco di spunti di profonda umanità – che ogni matto elabora e che è sempre desideroso di raccontare purché trovi qualcuno, come lo psichiatra senza nome che tesse il filo di queste storie, pronto ad ascoltarlo.
Un viaggio inquietante e commovente alla costante ricerca del labile confine tra follia e normalità, ammesso e non concesso che quest’ultima esista.
"Il provinciale attento alle opportunità, la formica che ha accumulato cultura e professione vede nel Sessantotto un'onda anomala che lo sorprende, lo sballotta, qualcosa che ribalta i valori, confonde le procedure, scompagina le gerarchie." Così, introducendo le pagine sul Sessantotto, il "provinciale", che è il "personaggio guida" di questa bizzarra autobiografia, balza fuori continuamente. Bocca restituisce il cammino di questo personaggio, penetrando nel tessuto connettivo del nostro Paese, sommando personaggi minori e personaggi maggiori. Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1991.
I proverbi di Calatafimi, curioso, insolito libro, può considerarsi la summa del pensiero di Marco Vitale sul buon management.
Pensato con un taglio divulgativo, è indispensabile per imprenditori e manager; fondamentale per gli studenti di questa materia; utilissimo per chiunque abbia a che fare con persone o cose da organizzare e orientare; piacevolissimo per chi semplicemente ami una buona lettura, ricca della saggezza di chi sa far emergere illuminanti collegamenti tra molti campi dell’esperienza umana e della cultura mondiale.
Federalista della prima ora, amareggiato dalle forze politiche e sociali che usano il federalismo come pretesto per disgregare l’Italia, l’Autore si è recato a Calatafimi, dove si svolse la prima sanguinosa battaglia della spedizione dei Mille, per vedere più da vicino cosa costò questa nostra Unità. Qui, per avventura, si imbatte nel Vicolo dei Proverbi che raccoglie alcuni penetranti detti siciliani. Vi trova racchiuso un insegnamento profondo, utilissimo alla gestione dell’impresa moderna e al buon management. Ne scaturisce un libro agile, leggero, ma denso e prezioso, che dimostra l’attualità dell’antica saggezza contadina e vi aggiunge ciò che quella cultura non poteva ancora dare: le qualità di leadership e l’innovazione che Garibaldi, a Calatafimi, seppe dimostrare.
«È che lo sfigato è sfigato per natura. Magari perché è grasso, timido, balbuziente. Io ero sfigato per convinzione. Era accaduto per eccesso di sensibilità, avrebbe detto mia mamma. Ero stato fregato, avrei detto io».
Ironica, ruvida, sincera: è la voce di Lorenzo Baldacci, arrivato a Roma per svoltare e incagliato invece in una folla di personaggi esilaranti. E in Samia, la ragazza che attira gli sguardi di tutti, e per tutti resta un inaccessibile mistero. Quella che risplende per una breve, fulminea stagione.
Con sguardo aspro e comico, di giovanissimo provinciale toscano approdato nella capitale, Lorenzo Baldacci racconta una Roma marginale, vitalissima e mai cosí vera. Pony-pizza, badanti, professori in pensione, professori sfruttati, truffe, subaffitti, periferie e campi rom.
Una voce fresca e originale, un irriverente romanzo di formazione che è anche la piú classica e struggente delle storie d'amore.
Lorenzo ha 21 anni ed è approdato nella capitale per cercare di prendere finalmente il diploma in un liceo del «calcioinculo», uno di quelli privati in cui paghi e ti promuovono. A Roma si aspettava il «casino serissimo», invece si ritrova a dover sbarcare il lunario facendo il pony-pizza. Con la sua Vespa Primavera si rovina la schiena a ogni buca delle strade romane, e spia le persone, le loro vite, per cercare di afferrare la città, cambiare punti di vista, e finalmente capire. In questa schiera di personaggi indimenticabili, esasperati, commoventi, si imbatte proprio in Samia, e sembra non capirci nulla neppure di lei.
Hayat, diciotto anni, araba. Daniel, venticinque anni, americano. Ruth, diciannove anni, ebrea. lshi, trent'anni, indiano. Quattro ragazzi, quattro mondi. Sconosciuti in treno, da Milano a Roma: poche ore che possono durare un'eternità. Il tempo di un viaggio, l'occasione per conoscersi, piacersi, litigare, odiarsi, scoprirsi. Una storia di confronti e possibilità.