
Rachele ha trentotto anni quando il tumore che aveva scoperto mentre aspettava il terzo figlio si ripresenta. Da lì la decisione di scrivere qualcosa da lasciare ai suoi bambini, un diario della sua vita. Lo fa mandandomi venticinque messaggi vocali, un racconto senza sconti o giri di parole di tutto quello che ha vissuto e che vale la pena raccontare. Li ho custoditi e poi trascritti. Oggi Rachele non c'è più, ma riascoltare la sua voce e le sue parole ha acceso in me una domanda: per cosa vale la pena vivere? La sensazione più forte dopo la pandemia è di quanto tutto sia precario, mutevole, di quanto la vita sia preziosa e valga la pena alzare la testa. Così ho cominciato a osservare e ascoltare come sta cambiando il mondo e ho cercato persone che potessero regalarmi con l'esempio una convinzione: si vive una volta sola e non si deve sprecare un solo istante. Bisogna essere fedeli a sé stessi, fare scelte coraggiose e appassionate e vivere con intensità, regalandosi ogni giorno la possibilità di scegliere. Per Franco significa, dopo oltre sessant'anni di vita insieme, non lasciare la mano di sua moglie neppure per un giorno. Per Claudia, trovare la forza di ribellarsi al marito camorrista, alle sue regole, e ricominciare da capo. Per Camilla, attraversare l'oceano in cerca delle proprie origini. Per Sami, rispondere con l'impegno e la memoria agli orrori che hanno segnato la sua storia. Per Laura, scegliere la vita, reagire, anziché rinunciare e arrendersi.
Italia, 2025. Quando Alice si risveglia in una cella dal soffitto basso e le pareti strette, in sottofondo l'urlo di una sirena, salta in piedi sulla branda, con il cuore che le martella nel petto. Quando poi la voce metallica di un altoparlante le ordina di dirigersi verso la Sala Comune, si accorge di non essere sola: insieme a lei ci sono altri dodici ragazzi, i detenuti dei Centri Rieducativi più pericolosi del Paese. L'ultima cosa che ricorda, Alice, è la protesta a Città 051 contro l'Autorità Provvisoria, che controlla la politica, e il blindato nero in cui è stata trascinata insieme ad Andrea, il ragazzo che le piace. Non avrebbe mai immaginato di risvegliarsi in un bunker tra le Alpi, è certa di essere stata rinchiusa lì per errore. Divise grigie e cibo in scatola, un orologio arancione al polso, il tempo nel bunker sembra non passare mai in attesa delle 17, ora in cui ogni giorno due Sfidanti sono chiamati a lottare all'ultimo sangue nella Gabbia. Per Alice è subito chiaro che là sotto, anche se hai sedici anni, non hai diritto di avere paura e nemmeno di innamorarti. Perché dentro Under, il reality show della morte di cui è cavia insieme ai compagni, si sopravvive solo uccidendo. Ma anche nella prigione più terribile puoi scoprire chi sei e cambiare le regole. Insieme, ribellarsi è possibile, e il gioco al massacro può trasformarsi in rivoluzione...
Manca solo un mese a Pesach, la Pasqua ebraica, e quest'anno tocca a Vittoria occuparsi della grande cena, il séder. La preparazione meticolosa della tavola, dei pani azzimi, delle erbe amare e dei dolci è una responsabilità, ma se non altro aiuterà Vittoria a distrarsi dal pensiero dell'uomo che, dopo tanti anni di matrimonio felice con Giacomo, le fa battere il cuore. Dalla storia dell'amore perduto e mai dimenticato della novantenne zia Angelina che ha attraversato con coraggio gli anni della guerra e delle persecuzioni razziali - fino agli intrecci non facili delle famiglie che nascono nel millennio della precarietà globale, tre generazioni si confrontano sulle comuni radici ebraiche e sul senso dell'esistenza nel corso di una serata destinata a cambiare la vita di ciascuno dei commensali. Alla grande tavolata, oltre a celebrare la liberazione degli ebrei dalla schiavitù d'Egitto, ciascuno porta infatti con sé la propria storia, i propri pensieri nascosti, i propri desideri... Ci sono Edoardo e Ruth, cattolica convertita all'ebraismo, Daniele e Sofia, preoccupati per la ribelle figlia Micòl, Leone che si è riavvicinato alla propria gente dopo esserne stato a lungo lontano, sino ad arrivare a Beniamino, il figlio di Vittoria, adolescente che mal sopporta i limiti imposti dalla tradizione. Su tutto, su tutti, i retaggi, i comportamenti, le ricette di una cena che da rito antichissimo si tramuta in terreno di incontro, confronto e inevitabile scontro umano.
Tutto Renato Zero, anno per anno, disco per disco, canzone per canzone, parola per parola. Una ricostruzione attenta e scientifica della vita e della carriera, partendo dalla sua opera e attraversando migliaia di documenti: interviste, rassegne stampa, programmi di sala, saggi, inchieste, testimonianze, filmati, speciali TV, registrazioni radio.
Pubblicato nel 1927 è il romanzo più tipico di Pirandello, quello in cui meglio si manifesta il nucleo fondamentale di quel particolare sentimento della vita e della società che sta alla base di tutta la sua grande opera teatrale. Vitangelo Moscarda si convince improvvisamente che l'uomo non è "uno", ma "centomila"; vale a dire possiede tante diverse personalità quante gli altri gliene attribuiscono. Solamente chi compie questa scoperta diventa in realtà "nessuno", almeno per se stesso, in quanto gli rimane la possibilità di osservare come lui appare agli altri, cioè le sue centomila differenti personalità. Su questo ragionamento il tranquillo Gengé decide di sconvolgere la sua vita.
Umoristico antieroe della modernità, filosofo pazzo, il protagonista Vitangelo Moscarda narra la sua storia che, partendo dalla frantumazione della coscienza unilaterale, culmina in una sorta di santità laica coincidente con l'attività di una scrittura indirizzata al lettore da un "oltre" fuori della vita. Il volume fa parte della serie pirandelliana diretta da Nino Borsellino che firma l'ampia introduzione sulla vita e l'opera dell'autore. L'apparato critico introduttivo è completato da una bibliografia di Graziella Pulce.
"Una realtà non ci fu data e non c'è, ma dobbiamo farcela noi se vogliamo essere: e non sarà mai una per tutti, una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile. La realtà d'oggi è destinata a scoprircisi illusione domani." (Luigi Pirandello)
"Uno, nessuno e centomila", pubblicato nel 1926, è il romanzo in cui appare in modo più articolato e coerente il pensiero pirandelliano circa la vita e la società, trattandosi della sua ultima opera che segna dunque il culmine di quella attualissima riflessione sulla complessità e sulla drammaticità della condizione umana iniziata con "Il fu Mattia Pascal" (1904). Il protagonista, Vitangelo Moscarda, esprime nella propria tragica vicenda ciò che potrebbe accadere a ognuno di noi: egli ha infatti scoperto di essere estraneo a se stesso, in quanto viene visto e costruito dagli altri a modo loro, dunque in "centomila" modi; prende così coscienza di non possedere una personalità, bensì tante quante gli altri gliene attribuiscono. L'ossessione lo travolge, gettandolo in un vortice di follia, e facendolo giungere a rinnegare perfino se stesso.
Sentì che sopra di lui ormai splendeva qualcosa di limpido e pulito.
Fu allora che alzò il suo sguardo lassù, verso il cielo.
Un treno corre nella notte attraverso pianure e montagne, con a bordo un ragazzo in viaggio sulle tracce di un passo sconosciuto; una ragazza in una stanza della sua casa, con gli occhi fissi su una finestra a guardare il buio che avvolge la città.
Un ragazzo e una ragazza distanti e uniti per trovare i propri genitori.
Nessuno sa di preciso cosa li aspetta, ma ciascuno ha la consapevolezza che avverrà qualcosa di significativo e che il destino giocherà le proprie carte imponendo delle scelte importanti.
Quello che ancora non sanno è che ognuno di loro rappresenta un tassello fondamentale nella storia di un uomo ormai cinquantenne, un viaggiatore che ha lasciato tutto alla ricerca, in giro per il mondo, di risposte ai mille interrogativi sull'esistenza.
E così, a vent'anni di distanza, sotto la regia di un disegno superiore, i fili spezzati di questo passato si riannoderanno. Sorprendentemente ogni quesito troverà soluzione e ciascuno dei protagonisti avrà finalmente l'opportunità di far pace con il proprio passato.
Roberto Milone è nato a Roma, dove si è laureato in Lettere.
Giornalista professionista, è stato capo redattore al TG1 della Rai.
E' autore responsabile di programmi televisivi della Rete 1 e della Rete 2 Rai, tra i quali Italia sul 2, Sereno Variabile, Sulla via di Damasco, Ferite d'Italia.
Da trent'anni segue con reportage i fatti del nostro Paese e non solo.
Attualmente è vicedirettore della Rete 2 della Rai.
Per EdizioniSI ha pubblicato anche "Un sogno per te".
Gli autori, le città:
Carmine Abate: Calabria; Edoardo Albinati: Roma; Cosimo Argentina: Taranto; Gianfranco Bettin :Venezia; Gianni Biondillo: Milano; Gianni Bonina: Catania; Giosuè Calaciura: Palermo; Gaetano Cappelli: Potenza; Mauro Covacich: Trieste; Giuseppe Culicchia: Torino; Giovanni Di Iacovo: Pescara; Angelo Ferracuti: Fermo; Gianluca Floris: Cagliari; Marcello Fois: Bologna; Roberto Garlini: Pordenone; Chiara Marchelli: Aosta; Bruno Morchio: Genova; Valeria Parrella: Napoli; Antonio Pascale: Caserta; Mauro Pianesi: Perugia; Andrea Piva: Bari; Alessandro Tamburini: Trento; Marco Vichi: Firenze.
Ventitre interviste ad altrettanti scrittori italiani. Il tema: la città, quella in cui vivono o sono vissuti. L’intento: tracciare una mappa letteraria del nostro paese nel terzo millennio. L’assortimento degli scrittori è composito: alcuni molto noti (Culicchia, Fois, Parrella, Albinati, Pascale, Cappelli, Bettin, Covacich), altri cosiddetti «di genere» (Morchio e Vichi), altri ancora quasi esordienti (Di Iacovo, Pianesi). Il percorso lungo cui Filippo La Porta, critico tra i più rigorosi e agguerriti – a partire da un progetto di esplorazione dello spazio urbano avviato da Anci Rivista –, accompagna ogni autore, mira a intrecciare il profilo individuale di ciascuno di loro con una sorta di ricognizione storico-critica delle molteplici rappresentazioni letterarie delle città in cui vivono. Ed ecco che la letteratura, spinta ai margini nell’epoca dei linguaggi audiovisivi, si prende una rivincita e mostra la sua vocazione a rappresentare la realtà. Molti romanzi italiani di questi anni hanno saputo raccontare le complesse trasformazioni del nostro paese, e in qualche caso hanno intuito momenti di svolta e di rottura anche traumatici. Oggi i dipartimenti di architettura invitano gli scrittori per descrivere meglio il territorio, e i grandi quotidiani si affidano a loro per i reportage sui quartieri urbani. Una tendenza che viene da lontano, se pensiamo a scrittori americani come Paul Auster e Jonathan Lethem, cittadini del mondo ma anche ossessionati dalla loro «Brooklyn», dal loro quartiere, un po’ reale e un po’ immaginario.
Guardandosi come ogni mattina allo specchio, Vitangelo Moscarda, detto Gengè, nota un particolare del proprio volto di cui non si è mai accorto: il naso in pendenza verso destra. Inizia qui l'avventura dell'uomo, che si sente sdoppiato in un altro se stesso, conosciuto solo dallo sguardo altrui. Le cose si complicano velocemente: Moscarda non è più alle prese con un solo estraneo, bensì con centomila estranei che convivono in lui, secondo la realtà che gli altri gli danno, "ciascuno a suo modo". Nello sfuggire alle proprie centomila realtà, Gengè si troverà a rinnegare perfino se stesso. Con "Uno, nessuno e centomila", il suo ultimo romanzo (pubblicato nel 1925), lo scrittore siciliano porta all'estremo compimento il processo di scomposizione del personaggio, raggiungendo nel contempo il vertice della sua carriera narrativa...