
L'alba di un primo bacio, preludio del tempo bello che verrà. Due storie, due amori, due epoche diverse... Lele ha vent'anni ed è stato lasciato dalla fidanzata dopo tre anni. Decide di andare a trovare il nonno paterno, Raffaele, per raccontargli le sue paure per il futuro, ma anche il suo dolore per la fine del rapporto con Lorena. Il nonno lo ascolta e gli racconta una storia che non ha mai rivelato a nessuno. Ha lavorato come infermiere nel manicomio di Teramo. Qui, nel 1945, mentre finisce la guerra vengono ricoverati, quasi contemporaneamente, due giovani, Saverio e Crocifissa. La simpatia tra i due si trasforma presto in un sentimento più profondo. Tutti osteggiano il rapporto nato in un luogo di sofferenza e di alienazione, ma Raffaele prende a cuore i due giovani e li aiuta a scappare dal manicomio.il saggio di Loredana Petrone affronta le tematiche legate al periodo dell'adolescenza e dell'innamoramento.
Sveva è inginocchiata nel suo giardino, intenta a sradicare le erbe infestanti. All'improvviso sente un profumo inequivocabile, quello di suo padre, e si rende conto di quanto lui le sia ancora vicino nonostante sia mancato ormai trent'anni fa. "Caro papà, è stato così che ho deciso di raccontarti quello che ti ho sempre taciuto...", scrive, aprendo lo scrigno della memoria. Il ricordo la riporta alla fine degli anni cinquanta, a Milano, quando è una giovane donna costretta a lasciare l'università per affacciarsi al mondo del lavoro con la piena consapevolezza di non saper fare nulla di concreto. Si improvvisa segretaria prima in un ufficio di rappresentanza commerciale, poi in una prestigiosa galleria d'arte, dove incrocia artisti e intellettuali che solleticano la sua curiosità. Ma per quel lavoro non sente alcuna inclinazione, e ben presto capisce di dovere imboccare un'altra strada, perché ciò che le piace davvero è il mestiere di scrivere. Diventerà una narratrice dopo anni di giornalismo. Gli esordi di Sveva Casati Modignani hanno dell'incredibile, anche perché raccontano un'Italia del boom economico che non esiste più, dove le prospettive di lavoro erano molto diverse da oggi. In questo viaggio nel passato, che alterna una graffiante lucidità con la tenerezza che la lega alle persone amate, l'autrice conduce il lettore fino alle soglie della sua affermazione come scrittrice, quando pubblica il suo primo romanzo. E ci ricorda che, nella vita, nulla avviene per caso, che dagli errori si può imparare, che ogni porta chiusa ha una sua chiave per aprirsi.
A Bellano gira voce che presso il cinema della Casa del Popolo verrà proiettato "Ultimo tango a Parigi". Siamo nel febbraio del 1973, e per i vicoli del paese si scatena una guerra senza frontiere. A combattersi due fazioni ben distinte: da una parte gli impazienti che fantasticano sulle vertiginose scene di nudo che ci si aspetta di vedere sullo schermo; dall'altro, schierati con il parroco, coloro che pretendono di evitare a Bellano una simile depravazione. I tempi però sono cambiati, e nulla può fermare il "progresso". Adelaide, giovane e volitiva operaia del cotonificio, mette con le spalle al muro Alfredo, il fidanzato eternamente indeciso su ogni cosa: o la porterà al cinema o lei ci andrà lo stesso, magari con quel bel fusto di Ernesto, che le ha già messo gli occhi addosso e che a lei non dispiace, per quanto sia una testa matta e non ci vuole molto a capire che finirà per mettersi nei guai. Cosa che puntualmente accadrà di lì a qualche mese, quando Ernesto finirà implicato nel contrabbando di sigarette riuscendo a inguaiare la stessa Adelaide. In "Un bel sogno d'amore" assistiamo alla messa in scena di un paese scosso dalla modernità che si insinua fra le contrade sotto forma di ammiccanti locandine cinematografiche, attraversato da una criminalità ancora romantica e pasticciona e della normalità di chi spera in un amore felice che possa coronare il sogno di una famiglia come si deve.
"Un bene al mondo" racconta di un paese sotto una montagna, a pochi chilometri da un confine misterioso. Un paese come gli altri: ha poche strade, un passaggio a livello che lo divide, e una ferrovia per pensare di partire. Nel paese c'è una casa. Dentro c'è un bambino che ha un dolore per amico. Lo accompagna a scuola, corre nei boschi insieme a lui, lo scorta fin dove l'infanzia resta indietro. E ci sono una madre e un padre che, come tutti i genitori, sperano che la vita dei figli sia migliore della loro, divisi tra l'istinto a proteggerli e quello opposto, di pretendere da loro una specie di risarcimento. Ma nel paese, soprattutto, c'è una bambina sottile. Vive dall'altra parte della ferrovia, ed è lei che si prende cura del bambino, lei che ne custodisce le parole. È lei che gli fa battere il cuore, che per prima accarezza il suo dolore. "Un bene al mondo" è una storia d'amore e di crescita; è una storia universale, perché racconta quanto può essere preziosa la fragilità se non la rifiutiamo. Basta cercarsi su una mappa, disseminare parole per trovarsi, provare altre strade e magari perdersi di nuovo.
C'era una volta un bambino che aveva un dolore, non se ne separava mai. "Il dolore era fedele al bambino," ed era solo con lui che voleva giocare. Il bambino se ne prende cura, lo nutre, lo accompagna ai margini del piccolo paese ai piedi di una montagna, nel bosco, lo tiene con sé a scuola, sotto la tavola quando mangia. Anche il padre del bambino ha un dolore, che a volte, senza preavviso, butta giù le porte della casa, e latra con urli che sembrano arrivare dal centro del mondo. Quel dolore così distruttivo spaventa il bambino e lo fa sentire solo: almeno fino a quando, insieme al suo cucciolo, conosce la bambina sottile che vive oltre la ferrovia. Allora ogni cosa prende la forma di lei, le foglie che cadono sono le sue mani, il passaggio a livello le sue ciglia che sbattono, i binari le sue gambe sottili distese nell'erba. Con un testo critico di Emanuele Trevi.
Raimondo è un diciassettenne timido e impacciato che vive tutte le aspettative e i tormenti dell'adolescenza. Incapace di esprimere la sua posizione nei confronti delle cose si ritrova sempre in balia delle "ingiustizie" degli adulti: dei professori che lo fanno sentire una vera e propria nullità, ma anche dei genitori che gli impongono umilianti ripetizioni pomeridiane. Quando si sente inerme, sfiancato dai paragoni, Raimondo si scatena in esilaranti sogni a occhi aperti in cui tutto è filtrato attraverso il sesso. L'unica cosa che gli riesce bene sono i giochi di prestigio. Proprio uno di questi permetterà a una ragazza di accorgersi di lui, Raimondo Ricci, quello carino, curvo, dinoccolato e timido.
Non mi rimane che utilizzare la vecchia strategia del bacherozzo: quando si avvicina un pericolo, si distende sul dorso, immobile, e si finge morto.
Nel caso mio, non devo neanche fingere troppo».
«Io non ho piú interesse per niente e nessuno, rubo penne, passeggio per strade degradate, sbavo per una portinaia e basta, basta cosí», dice di sé il narratore di questa storia, un vecchiaccio sgradevole e scorretto, burbero, perfido. Irresistibile.
E se la portinaia di cui si è invaghito - una donna sulla sessantina, attraente, sciabile, che mentre pulisce i vetri del portone muove quell'architettura meravigliosa che si ritrova sul petto - accetta la corte di un barista con i denti rifatti; se la sua ex moglie, che era «un vortice di generosità, di capricci, di ovulazioni, di piccole iniziative stupefacenti», lo guarda come se fosse il suo gommista; se con la figlia parla per lo più del tempo, tanto che il loro «sembra un dialogo tra meteorologi, piú che tra consanguinei», a lui non resta che raccontare, divagando, di tutto questo. E raccontare di Armando, il suo migliore amico. La parte buona del carciofo che è lui. Una persona rara, gentile, positiva. Con un progetto folle in testa. Sì, perché se tutti vogliono lasciare qualcosa dopo la loro morte, «chi una tabaccheria avviata, chi un grande romanzo, qualcun altro una una collezione di lattine di birra», Armando vuole lasciare un amore.
Si è messo in testa che due ragazzi del quartiere che ancora non si conoscono, Chiara e Giacomo, sarebbero una coppia perfetta, e intende dare una mano al destino. Pretesa, questa, che l'intrattabile vecchiaccio reputa ridicola e tenta di osteggiare in tutti i modi. Ma dopo aver impiegato oltre settant'anni per convincere gli altri a non contare su di lui, si ritroverà coinvolto dalla fastidiosa, insistente, implacabile fiducia nella vita di Armando. E tra uno scherzo feroce e una battuta acida, contagiato dall'amicizia come da un virus, potrà scappargli anche un gesto spiazzante e diverso.
Rinnovamento o restaurazione? L'Italia è un Paese di funamboli in bilico tra queste due scelte. Vogliamo novità: ed ecco lo tsunami grillino. Ma vogliamo anche stabilità: voilà il governissimo. Intanto succede di tutto: presidenti uscenti che rientrano, elezioni "non perse" ma neanche vinte, ex premier dati per spacciati che risorgono, candidati che cadono crivellati dai colpi dei franchi tiratori. Scene dal declino di un impero? O fotogrammi di un nuovo Sessantotto? Dario Fo veste i panni del saggio giullare per raccontare la corte senza più miracoli della politica allo sbando. Spiega, dall'ottica privilegiata del collega clown, chi è e dove va Beppe Grillo, il castigamatti sbucato dalla Rete per travolgere un intero sistema di potere. Indaga le radici dell'autolesionismo in fase terminale che ha annientato in poche settimane gli eredi dell'onorato Pci. E ricordando altre rivoluzioni e altre piazze, ricostruisce in pochi tratti scanzonati e veri il filo di una narrazione del nostro passato e del nostro presente. Restituendoci, con rabbia e speranza, il senso del futuro.
A Torino, quella mattina, fa un freddo cane e c'è aria di neve. Mentre sta andando a scuola, senza quasi aver tempo di capire cosa accade, la prof Camilla Baudino si ritrova testimone di un brutale regolamento di conti: all'incrocio tra due centralissime vie della città una moto si affianca a un'auto e con un colpo di pistola il centauro uccide il conducente della macchina, per poi sparire nel traffico. Pochi minuti dopo, ad accorrere sulla scena del delitto per dirigere le indagini arriva l'unico poliziotto da cui Camilla avrebbe desiderato tenersi alla larga: il commissario Gaetano Berardi. Sono trascorsi quasi tre anni da quando Gaetano e Camilla si sono incontrati l'ultima volta, ma il tempo - che a lui ha regalato qualche affascinante ruga in più, mentre a lei la pungente inquietudine per un matrimonio un po' appannato e le scaramucce con una figlia nella piena adolescenza - sembra non aver sopito del tutto un'attrazione pericolosamente vicina a trasformarsi in amore. Poche ore più tardi, anche la giornata della giovane dottoressa Francesca Gariglio è destinata a prendere una piega inusuale. La polizia rinviene il cadavere di un pensionato, massacrato con una spranga: è un suo ex paziente, uno dei tanti di cui Francesca si prende cura lavorando nelle corsie dell'ospedale di Chivasso, cittadina che fino a quel momento aveva ritenuto sin troppo tranquilla...
"Sognando, Montalbano è entrato in un sogno dipinto da Rousseau il Doganiere. Si è ritrovato, insieme alla fidanzata Livia, nel respiro di luce e nella convivenza innocente di un'edenica foresta. Gli intrusi riconoscono il luogo solo grazie a un cartello inciso a fuoco. Sono nudi. Ma portano addosso l'ipocrisia di foglie di fico posticce, fatte di plastica. L'armonia dell'eden, la sua mancanza di volgarità e violenza, è una finzione pittorica. Non appartiene a nessun luogo reale. E neppure ai sogni. Ciononostante, anche nella cieca e brutale realtà può sopravvivere la delicatezza del canto discreto e cortese di un uccello del paradiso saltato giù dai rami dipinti o sognati. Montalbano viene svegliato dal fischiettare di un garbato vagabondo che intona II cielo in una stanza, con "alberi infiniti", imponendosi sul fracasso di un temporale. La filologia congetturale del commissario deve applicarsi al fondo torbido e malsano di esistenze nascoste e incarognite dal malamore, dagli abusi e dalle sopraffazioni, dalla crudeltà e dalla sordidezza, dalle ritorsioni e dai ricatti, dalla gelosia e dal rancore: non meno che dall'interesse. Il ragioniere Cosimo Barletta, sciupafemmine compulsivo e strozzino, è stato trovato morto: ucciso con modalità che a prima vista appaiono inesplicabili, e addirittura insensate. Montalbano indaga sui segreti impenetrabili di una famiglia e sui misteri di una comunità. Sui rapporti di sangue e quelli di affinità." (Salvatore Silvano Nigro)
Una bambina che avrebbe voluto avere un nome maschile, ma che infine arriva a riconciliarsi con il suo, Susanna. Una ragazzina che sbatteva le braccia nel tentativo di volare, ma che si sentiva anche legata alla terra, ai suoi ritmi, alle sue creature. Una donna che si è impegnata a fondo nello studio del mondo naturale, della realtà, ma che considera la spiritualità una sostanza irrinunciabile dell'essere umano. Questo movimento circolare di ribellione e accettazione, di indagine dell'esistente e tensione verso l'ineffabile, percorre tutta la vita raccontata tra aneddoti e riflessioni, con ironia, acume e dolcezza, in queste pagine. La vita è quella dell'autrice ma è anche quella di tutti noi, che ci sentiamo ogni giorno costretti a indossare una maschera, pieni di interrogativi e tormentati dalle amarezze, bisognosi di un conforto e di una guida che spesso cerchiamo nei luoghi sbagliati. Ma siamo anche capaci di grandi gesti di perdono e di pace, possiamo cogliere l'infinito in un panorama di montagna e siamo in grado di compiere il cammino impervio della verità. «Tra i sentimenti, il mio prediletto era la gentilezza» scrive Tamaro, e in un'epoca che di gentilezza sembra offrirne ben poca è più attuale che mai questa storia delicata e potente. Un vero e proprio diario dell'anima, che si legge come un romanzo e che nel racconto delle pieghe di una vita ci offre chiavi preziose per interpretare le nostre stesse emozioni.
Natale è vicino e, a poco a poco, il Pm Manrico Spinori si ritrova solo in una Roma fredda e umida. Una condizione troppo malinconica anche per un appassionato del melodramma come lui. Ma ideale per concentrarsi su un mistero che pare un autentico "giallo della camera chiusa". Quando il mare di Ostia restituisce il cadavere di Ademaro Proietti - palazzinaro di successo e personaggio di rilievo negli equilibri politico-economici della capitale - la prima ipotesi è che l'uomo sia annegato in seguito a una disgrazia, cadendo dal suo gigantesco motor yacht durante una gita con i figli e il genero. Eppure c'è qualcosa che non torna, un piccolo indizio che potrebbe richiedere per l'episodio una spiegazione diversa. È davvero così o è Manrico a essersi fissato? Magari si è lasciato suggestionare dall'abitudine a pensar male dell'impulsiva ispettore Cianchetti, il più recente acquisto della sua squadra investigativa. Stavolta nemmeno l'opera lirica, che da sempre lo ispira nella soluzione dei casi, sembra volergli venire in soccorso. L'unica certezza è che la famiglia del morto ha più di un segreto da nascondere. Del resto, e lui lo sa bene, quale famiglia non ne ha?